mercoledì 23 dicembre 2015

IL BLOG IN FORMATO LIBRO

Ecco come promesso (anche se in colpevole ritardo) la pubblicazione in formato libro di tutti i post racchiusi in questo blog, con tanto di appendici con mappe e note sull'ambientazione.
Il file PDF con tutte le sue 676 pagine di morbidezza (!) può essere scaricato a questo link o nella sezione "Leggi tutto d'un fiato" nella colonna laterale del blog.

Il Sussurro di Even (PDF)

Mai avrei pensato che un giorno sarei arrivato a scrivere un "mattonazzo" del genere...
Il prossimo passo sarà mettere online tutto il materiale di campagna, lavoro che richiederà tempo, anche se confido nel periodo natalizio per portarmi un po' avanti.

Nel frattempo auguro un sereno Natale e un felice anno nuovo a tutti quelli che ancora passano di qua!

venerdì 21 agosto 2015

RINGRAZIAMENTI

All'inizio pensavo di ringraziare nei commenti all'epilogo, ma alla fine ho deciso di dedicare un post a tutte le persone che hanno contribuito a rendere speciale questo piccolo spazio del web per tutti questi anni.
E' doveroso, è uno spazio che meritate, sarà il primo post che incrocerà lo sguardo di chi in futuro arriverà su questa pagina.
Il primo e più grande grazie va ai giocatori che hanno interpretato in maniera eccezionale questi personaggi. Steve, Ugge, Chiara, Ferdi, Andrea, Dedo e Paolo, chapeau. Avete saputo dare una profondità non banale ai vostri eroi, e siete stati capaci di farli crescere, maturare, evolvere con il passare del tempo.
Un grazie speciale poi ai lettori che fin dai primi post si sono affezionati e mi hanno sostenuto con la loro presenza, i commenti, le discussioni appassionate, i sondaggi scherzosi: se sono arrivato in fondo è principalmente per merito vostro, non avrei mai potuto lasciarvi orfani del finale!
Grazie quindi al fedelissimo Mr. Mist, sempre presente con il commento giusto ad ogni post. Sei stata una delle colonne portanti qui, non sottovalutare il tuo contributo! Inoltre sono contento che il blog sia stato lo sprone per conoscerci anche di persona!
Grazie poi a Jamila, con le riflessioni sulla nebbia e il pc che l'abbandona impedendole di terminare il suo eccellente racconto (ma io non dispero, eh!).
Grazie a Kuduk, fondatore del HFC (Hearst Fan Club) e ai suoi 100 blog in cui un link al Sussurro di Even non manca mai.
Grazie a MetalDave, redivivo da poco, con cui ho potuto condividere un paio di divertenti fiere e una ben poco riuscita one-shot :)
Grazie a Nicholas, grande collaboratore su OneShot :)
Grazie ai lettori ancora presenti e quelli che forse non leggono più. Grazie ad Ursha, anche per aver fatto suo il personaggio di Lady Notte ;). Grazie a Llukas con la sua torbida passione per i sotterranei di Isla del Quitrin :), grazie a MaxDZ8, ad Andrea Martin, a Liberté, a Yahnu, a HowlingWolf, a Tenar, a Barbiomalefico, a Ghostdog, ad AshuraFantasy, a Ventu, a tutti gli amici GoogleFriend nel banner qui a fianco, a tutti coloro che certamente mi sono dimenticato di citare (fatemelo notare, vi aggiungo!).
Grazie anche a chi magari ha seguito nell'ombra per tanto tempo senza mai palesarsi: dai, è il momento per farlo e prendervi la vostra fetta di gloria!

E' stato bello essere accompagnato da tutti voi in questa fantastica avventura. Come ho già scritto nei commenti al post precedente i nostri eroi proseguiranno nel loro cammino senza che possiamo vederli, e nemmeno io so dove andranno. Tuttavia chissà, magari un giorno torneranno e li potremo rivedere in azione...

Se e quando capiterà, questo blog tornerà a vivere. Nel frattempo restate qui ancora per un po', pubblicherò il PDF completo e tutto il materiale di campagna, per chi volesse cannibalizzarlo.
Nel frattempo, continuate a seguire One Shot perché sarà lì che pubblicherò nuovi resoconti, riflessioni o... l'annuncio del ritorno di fiamma dei nostri beniamini!

Ciao a tutti!

Ale

giovedì 20 agosto 2015

467 - EPILOGO

Isabel osserva l'orizzonte dall'ampia terrazza del Monastero dei dervisci del Santo Drago. Il vento fresco dell'inverno di Kal-Mahda le scompiglia i capelli mentre i suoi occhi si perdono sulle vallate e sul deserto a nord, e la sua mente s'immerge nei ricordi.
"E' già passato un anno..." mormora.
Un anno da quando attraversarono lo specchio nero. Un anno da quando Gimble non c'è più.
Un groppo le stringe la gola quando ricorda quella ricca stanza in un palazzo di Ouarzazade in cui si materializzarono, e l'apprensione con cui attendeva l'arrivo del compagno dall'altro lato del portale. Quando emersero solo Rune ed Hearst capì...
Sei stato un eroe Gimble, un eroe silenzioso che il mondo non conoscerà mai... se solo tutti potessero sapere...
Il palazzo di Ouarzazade era probabilmente uno dei rifugi di Zaranzargûl, un luogo riccamente arredato ma allo stesso tempo anonimo. La città nel deserto era in tensione quando arrivarono. Sebbene non fossero ancora scoppiati disordini, le notizie provenienti da Bakaresh l'avevano spinta sull'orlo del precipizio. Solo la sua natura di crocevia e la naturale e più ampia tolleranza dei suoi abitanti avevano evitato il peggio. Ma era solo questione di tempo.
Riposarono lo stretto necessario e ripartirono per il Passo di Sarir, dove appresero da Padre Koztan che l'improvvisa scomparsa del nuovo Granduca alcuni giorni prima aveva gettato nuovamente nel caos Bakaresh.
Ancora sangue, ancora morte.
Raggiunsero quindi il monastero dei dervisci sulle Montagne Aride, dove ritrovarono Ashanti e Sahla. Spiegarono l'accaduto e fu liberatorio, ma allo stesso tempo il Maestro si rabbuiò realizzando quanto l'ombra del Peccato si stesse allungando sul creato.
Il Capitano partì qualche giorno dopo in missione diplomatica alla volta di Berenzan, con l'intenzione di sollecitare l'aiuto dell'Impero e portare le ultimi terribili notizie: la situazione a Kal-Mahda stava precipitando, con il Granduca vacante, l'Ordine del Drago a pezzi, la Chiesa di Mujon decapitata e la costante minaccia di Yar-Mazar. Bovak andò con lui, quindi per la sua strada. Da allora nessuno sa dove sia, così come nessuno sa se Sahla riuscì nel suo intento. Certo è che l’Impero mosse le sue pedine di lì a poco. Mallorea non poteva permettersi di mettere a rischio l'incolumità di un così importante baluardo contro gli infedeli ai suoi confini meridionali.
Venne convocato in fretta e furia un Consiglio a Millenia, in cui, con la Chiesa di Mujon indebolita, ebbero grande peso nelle scelte le pressioni della Confraternita Arcana di Naama Sul.
I maghi spinsero perché si favorisse una successione sul trono di Kal-Mahda della famiglia regnante di Naama Sul, i Bezir, gli unici economicamente e militarmente in grado di riprendere il controllo di Bakaresh e del Granducato.
Il capostipite Bashar Bezir si dimostrò ben felice di sostenere l’Impero e venne nominato Granduca, mentre le donne della famiglia Naxxar - Leila, Malika e Naima - vennero esiliate nel momento in cui la nuova dinastia s'insediava schiacciando nel sangue ogni opposizione.
Alcuni passi alle spalle di Isabel la distolgono dai suoi pensieri. Rune le appoggia una mano sulla spalla.
"Cosa farai? Hai deciso di restare?" le chiede il monaco.
La chierica scuote la testa: "No, e tu?"
"Nemmeno."
"Questo posto ormai fa troppo male. E' una terra martoriata costellata di tristi ricordi..."
"Hearst e Juan sono impazienti di partire. Vogliono andare a nord. Ma aspetteranno ancora qualche giorno che ci prepariamo..."
Isabel sorride amaramente e appoggia le mani sulla balaustra della terrazza. Siamo stati tutti segnati nel profondo da ciò che è accaduto nella Fossa, pensa. Siamo stati legati indissolubilmente da qualcosa di enorme e spaventoso che abbiamo dovuto affrontare, ma allo stesso tempo questo legame che ci accomuna è fonte di un dolore intenso e costante, di una tristezza latente che ci accompagna ogni volta che incrociamo lo sguardo tra noi. E' qualcosa che ci consuma dentro, pian piano, da cui però siamo incapaci di separarci.
"Ci vorrà tempo Isabel... è difficile, per ognuno di noi..."
Sembra che il monaco possa leggere i suoi pensieri.
Isabel si volta, il mantello si alza sbattuto dal vento. E' tempo di prepararsi, di viaggiare ancora.
Si ferma per un istante, appena di spalle al compagno.
"Lo spero Rune. Lo spero davvero..."

martedì 4 agosto 2015

466 - LA FINE DI TUTTO

Gimble attende in piedi di fronte al cadavere di Zaran, le braccia aperte, il pugnale insanguinato in una mano.
Rakoud avanza lento e sicuro, pronto ad ucciderlo quando ne avrà voglia per vendicare il suo alleato.
"Sei già morto nanerottolo, non puoi nemmeno pensare di farcela contro di me ed i miei uomini"
"Ovvio che no" ribatte lo gnomo serafico. "Un ultimo desiderio mi preme però prima di morire, Granduca: perché tutto ciò? Cosa vi ha spinto a seguire Zaran e Valus?"
Rakoud studia per un attimo lo sguardo dello gnomo, imperscrutabile. Quindi valuta che non sarà grave fornirgli una risposta prima di farlo a pezzi.
"Il potere, solo la brama di potere. Guardami ora, sono il Granduca di Kal-Mahda, e presto regnerò al fianco di Mog! Avete ucciso Zaran, ma finchè Valus vivrà..."
Gimble sorride malizioso.
Poi, un'esplosione poderosa cancella tutto.

martedì 28 luglio 2015

465 - PERCHE' NON SI RIPETA

Isabel e Juan arrivano trafelati.
"Correte! Mettetevi in salvo! Nello specchio!" li esorta Gimble.
Hearst e Bovak si ergono all'entrata della sala falciando senza troppi complimenti il primo dei due uomini con le insegne di Bakaresh che sopraggiungono.
"Dove conduce?" chiede Isabel.
"Non importa ora, non c'è più tempo! Andate! Bovak vai con loro, potrebbero aver bisogno di protezione!"
Hearst copre la ritirata del compagno impegnando l'avversario in un rapido scambio di fendenti e parate.
La chierica guida Juan attraverso il portale, seguita dal druido e da Batuffolo.
Con un grugnito Hearst taglia praticamente in due il suo avversario, spargendone le interiora a terra, proprio mentre la massiccia sagoma di Rakoud fa capolino in fondo al cunicolo rosso, in testa ad un nutrito drappello di soldati.
"Stanno arrivando..." ringhia Hearst soppesando l'elsa dello spadone, pronto a farne nuovamente buon uso.
"Non c'è più tempo, dobbiamo fuggire, presto tutto crollerà!" esorta Rune. Hearst indietreggia seguito dai compagni. Quando sono vicino al portale, Gimble si ferma e torna sui suoi passi.
"Che diavolo...!?" esclama Hearst.
Rune gli appoggia una mano alla spalla, impedendogli di seguirlo. Il monaco ha capito.
"Se solo uno tra Zaran e Rakoud dovesse sopravvivere, tutto ciò potrà ripetersi" afferma Gimble. La sua voce è calma e decisa mentre sfila il proprio pugnale dal fodero e si china sul negromante privo di sensi volgendo loro le spalle.
"Ma così morirai! Vieni con noi! Troveremo... un modo..." un nodo in gola strozza la voce di Hearst. Ormai Rakoud è solo a pochi passi. Si rivolge al compagno che lo trattiene cercando supporto "Rune..."
Il monaco non riesce a trattenere le lacrime. Delicatamente afferra il braccio del guerriero e lo  trascina nello specchio.
Gimble guarda indietro, con il volto di profilo e quel suo tipico sorrisetto a metà: "Andrà tutto bene, avete fatto molto più di ciò per cui vi avevo pagato..."
"Addio, amici miei" sussurra mentre il nero inghiotte i suoi compagni lasciandolo solo.
Gimble solleva il pugnale e lo pianta con forza nel cuore di Zaran. Nella sua mente scorrono molti pensieri mentre il negromante esala i suoi ultimi aliti di vita e lo specchio vetrifica, lucido ed impenetrabile.

giovedì 16 luglio 2015

464 - DISFATTA

Zaran impallidisce quando sente le sillabe pronunciate da Rune.
"Pazzo! Pazzo!!!" urla consapevole di quello che accadrà da lì a poco. Si volta verso la grotta ma una mano lo trattiene per la caviglia. La presa del coloviano, sebbene accecato, è salda.
Poi un ringhio alla sue spalle. Una grossa pantera nera corre famelica verso di lui, gli balza addosso, lo atterra. I morsi lo feriscono, gli artigli strappano la carne.
Zaran cerca di mantenere la lucidità mentre vede i suoi nemici risalire sul suo sperone, ode il Principe ordinargli di ucciderli.
Ma egli sa che tutto è perduto - almeno per ora. Il principe Valus è condannato. La pietra di Jaluar esploderà portandolo con sé, seppellendolo nella fossa del Respiro.
Immobilizzato a terra, ora deve pensare solo a fuggire. Solo salvandosi non andrà tutto in fumo. Ci vorrà tempo, anni, ma non tutto sarà perduto e potrà ricominciare, con nuovi alleati, un nuovo ospite. Zaran cerca la sua mano spettrale con lo sguardo. Vocalizza sillabe occulte delegando a lei la componente somatica dell'incantesimo.
Un portale nero si apre sotto il negromante inghiottendolo e richiudendosi immediatamente, lasciando Batuffolo sbigottito a cercare la sua preda, come un gatto cerca la lucertola che gli è appena sfuggita.

Zaran arranca faticosamente nel cunicolo che dalla fossa portaq verso il suo laboratorio. Zoppica e si trascina la gamba sinistra, ha un ginocchio messo male che gli manda fitte dolorosissime. Sa di essere inseguito dai suoi nemici, quella pantera in primis. Supera un bivio, svoltando nel tunnel in discesa. Da quello che risale si ode sferragliare di armature. Rakoud con i suoi uomini, probabilmente: con un po' di fortuna riusciranno ad intercettare i suoi inseguitori e lui avrà spianata la via di fuga.
Sfila dalla cintola una bacchetta sormontata da schegge di rubino. La caverna di fronte s'illumina di rosso al suo comando, ed in fondo ad essa si profila la grande sala adibita a laboratorio alla cui estremità si staglia un imponente specchio nero.
Man mano che si avvicina la superficie lucida s'increspa come acqua. Entra nella grande sala, accelera il passo stringendo i denti per il dolore.
Dietro di lui un ruggito. Si gira madido di sudore, il suo sguardo tradisce preoccupazione. Mancano solo pochi passi, ma la pantera balza veloce, seguita dal monaco, talmente rapido da tenerle testa.
Zaran capisce di non potercela fare. Si volta facendo ricorso a tutte le energie magiche che gli rimangono per sprigionare dal palmo della mano un raggio rovente che investe in pieno Batuffolo e sfiora Rune. Il manto della pantera s'incendia, costringendola a rotolarsi a terra in preda al terrore per spegnere le fiamme. Rune invece non demorde e prima che Zaran possa attaccare di nuovo lo atterra con una scivolata e chiave di gambe sul ginocchio malconcio.
L'articolazione del negromante schiocca paurosamente strappandogli un urlo. Rune lo sovrasta cercando di immobilizzarlo, afferra la bacchetta. I due si rotolano a terra cercando di strapparsela vicendevolmente di mano, ma alla fine il monaco riesce a sfilarla e gettarla via.
Rune solleva il pugno canalizzando tutta l'energia mistica di cui è capace, pronto a calarla sul cranio del negromante.
Dietro di lui sente i compagni sopraggiungere: Gimble, Hearst, Bovak. A seguire, ma più distanti, Juan sorretto e guidato da Isabel, con alle calcagna Rakoud e la sua élite.
Zaran sfodera un ghigno intriso di sangue: "Se muoio il passaggio si chiuderà... morirete tutti, moriranno tutti..." sibila in faccia a Rune.
Il monaco esita. Potrebbe essere vero, potrebbe non esserlo. Potrebbe bastare il ciondolo di Ekelorn per attivare lo specchio, o forse la bacchetta, o forse  nulla di tutto ciò.
Rune affonda il colpo sfiorando appena la fronte di Zaran. Il contraccolpo di energia cinetica della tecnica del pugno stordente fa immediatamente perdere conoscenza al mago. Lo specchio trema per un istante.

lunedì 13 luglio 2015

463 - Il SUONO DELLA PERSEVERANZA

Zaran gesticola nell'aria salmodiando sillabe incomprensibili. La sua pelle diventa grigia come la pietra un istante prima dell'impatto di una freccia scagliata con estrema precisione da Bovak. Il dardo si frantuma sull'incantesimo di protezione non arrecando alcun danno al negromante, il quale continua a vocalizzare evocando una mano spettrale accanto a sé.
Juan e Rune iniziano a risalire i ponti di carne che collegano gli spuntoni rocciosi, percorrendo veloci gli stretti tendini organici con grandi doti di equilibrio.
Hearst incocca a sua volta le sue frecce, con Isabel che richiama su di esse la benedizione di Erevos instillando la sua magia divina.
Sia il guerriero che il nano bersagliano e trafiggono ripetutamente Valus.
"Zaran... fa in fretta..." ringhia il Principe infastidito. Le frecce lo fanno sanguinare, ma la sua carne pulsa rigettandole fuori dal corpo, rigenerandosi in fretta e rimarginando le ferite.
Il negromante, ancora fermo nella sua posizione, continua a tessere incantesimi. Allunga un braccio e dal palmo della sua mano una bocca vomita cinque sfere viola urlanti che saettano con traiettorie irregolari verso Hearst e Bovak. Ogni tentativo dei due di evitarle o di pararsi è vano. I proiettili di energia squarciano la pelle sotto le armature aprendo dolorose lacerazioni. Per gli avventurieri già provati ogni minima ferita rende la situazione immediatamente critica.
Isabel si prodiga nella cura con la magia, quando all'improvviso il Respiro di Mog soffia dalle viscere della terra. La chierica sente il rombo sconquassarle la mente, disgregando il legame divino attraverso cui fluisce in lei il potere di Erevos. La sua preghiera s'interrompe mentre porta le mani alle tempie e urla il suo dolore muto, sovrastato dal baritonale frastuono.
I tendini e la roccia tremano costringendo Rune e Juan a fermare la loro risalita ed aggrapparsi alla carne vibrante per non precipitare nell'orrido sottostante.
Quando tutto cessa una scarica di sfere viola si abbatte anche su di loro strappando lamenti di dolore. Zaran ride soddisfatto, unico a riuscire a sopportare gli effetti del Respiro senza perdere la concentrazione.
Tuttavia, improvvisamente alla sua risata si sovrappone un canto. Un canto malinconico ma risoluto, di cadute e risalite, di perseveranza e sacrificio. Risuona dalla voce e dal flauto di Gimble, ma più che mai risuona dal suo cuore; è una melodia magica che sprona a non mollare. Zaran perde il suo sorriso constatando come i suoi avversari si risollevano dai suoi affondi, ostinandosi nella loro missione disperata.
Per lunghi istanti non riesce a far altro che osservare stupito, mentre quelli risalgono i tendini e gli spuntoni di roccia con l'intento di arrivare a lui o Valus.
Zaran si scuote quando Rune raggiunge lo sperone di pietra e carne da cui si protende il principe. Quindi traccia nell'aria segni occulti che alle sue parole sprigionano un fumo scuro, e neri tentacoli crescono viscidi sotto i piedi del monaco. Le terribili propaggini l'avvinghiano bloccandogli gli arti, avvolgendosi al petto e al collo. La loro forza è formidabile, la loro presa stritola da togliere il fiato.
"Non raggiungerai il Principe!" si compiace il negromante, che tuttavia non s'avvede, se non all'ultimo istante, dell'avvicinarsi di Juan. Il coloviano percorre come un fulmine l'ultimo tendine che lo separa dal pianerottolo su cui si trova Zaran, e la sua lama affonda sul negromante con precisione. Un colpo che sarebbe stato letale se non fosse stato per la pelle di pietra; l'incantesimo protettivo consuma la sua efficacia salvando il negromante e sbriciolandosi come argilla.
Zaran risponde prontamente evocando uno dei suoi malefici: un spago spesso sbuca dalle palpebre del coloviano cucendole tra loro e rendendolo cieco mentre egli impazzisce di dolore. Juan cerca di strisciare lontano, a carponi, consapevole del rischio di precipitare.
"Morirai insignificante bastardo..." sibila Zaran avvicinandosi a lui. Gli basterà spingerlo giù con una pedata.
Intanto Rune è allo stremo, ma scorge i compagni ormai vicini allo spuntone di Zaran. Con un sforzo estremo usa tutta la sua abilità per divincolarsi. Stringe i denti - sa che sarà dolore, ma è la sua scuola - e disarticola le braccia in modo innaturale, sgusciando via dalla presa infernale. Strattona, si libera, e tenta la sua mossa disperata. Afferra dallo zaino la pietra di Jaluar e la fa scivolare tra la roccia e la carne, prima di fuggire lungo un tendine laterale.
"Ras! Khal! Adin! Ylem!"

mercoledì 24 giugno 2015

462 - LE TESSERE DEL MOSAICO

"Zaran! Zaran!" chiama l'uomo a metà. La voce roca e profonda evidenzia una fatica immane in ogni parola.
Ma Zaranzargûl è già lì, si affaccia da uno degli speroni superiori gettando il suo sguardo di sotto. Non vi è sorpresa sul suo viso nel vedere gli avventurieri, né preoccupazione.
"Zaran... chi sono costoro...?"
"Intrusi. Che ho già sottovalutato troppe volte."
"Intrusi... aaaahh... sono ancora molto stanco..." dice la figura immersa nella carne protendendo lentamente le braccia. "Eliminali."
Zaran annuisce, limitandosi a sogghignare.
"Dite le vostre preghiere al vostro Dio morto, o inchinatevi al nuovo che verrà, il Principe Valus!"
La pronuncia di quel nome è disorientante in quanto ben noto a tutti per le cronache ad esso legate. Valus, nientemeno che il secondogenito dell'Imperatore Auro IV di Mallorea, dato per morto in seguito ad un rovinoso assalto di bucanieri nelle Isole Coloviane. La rivelazione suscita ancor più interrogativi che risposte.
"Che razza di blasfemia è questa, negromante!" ribatte Isabel ripresasi dallo stordimento. "Quale orrore stai progettando in quest'abisso? Cos'è quella mostruosità di carne che alimenti col sangue degli innocenti? Valus la chiami, come il figlio dell'imperatore prematuramente perito?"
"Scomparso, direi, non perito. Con un grande ideale ed un grande progetto, pronto ad un sacrificio tale che nemmeno potete immaginare per ridare dignità ad una razza, la nostra, ormai decadente sotto l'ottuso dominio della fede."
"Cosa vai blaterando..."
"Ciò che è vero!" gli occhi di Zaran s'incendiano di fervore. "Il Principe Valus ha avuto il coraggio e l'ardore di guidarci in ciò che perseguiamo, sacrificando tutto il suo essere per un fine superiore. E' tempo che all'uomo venga ridato ciò che fu indebitamente tolto dalla cecità di un Dio assente e dalla gelosia dei suoi primi figli. Il potere primigenio che Mog ci aveva donato. Cos'altro potrà mai cambiare la natura dell'uomo?"
Le ultime parole di Zaran provocano nei nostri eroi un senso di vertigine, facendo riecheggiare nelle loro menti una domanda più volte rimasta senza risposta. Una domanda che li ha seguiti fin dai primi giorni assieme, quando raggiunsero l'isola della strega dei mari Silla in cerca di Bleena, riproponendosi più volte in seguito. Preveggenza? Predestinazione? All'improvviso tutto sembra essere parte di un disegno prestabilito, la trama di un fato tessuto da altri.
"Amore? Amicizia? Stima?" continua il negromante. "No, nulla di tutto ciò. Dall’inizio dei tempi solo il Peccato è stato in grado dei più gradi sconvolgimenti!"
"Tu bestemmi!" accusa Isabel.
"No, siete voi ciechi davanti all'evidenza! Ciò che tutti chiamano Peccato, io lo chiamo potere, libertà! Ciò predicate è il riflesso di ciò che Angeli arroccati sulle loro paure vogliono farvi credere attraverso la Chiesa, la più grande menzogna del Creato!"
La voce di Zaran si addolcisce mentre sposta il suo sguardo su quel fragile busto che emerge dalla carne. "Presto Mog risorgerà in Valus. Sarà l'alba di nuovo mondo in cui l’uomo riavrà la sua dignità e sarà elevato a creatura immortale. La chiesa cadrà a pezzi con le sue falsità. Non ci sarà più paura, non ci sarà più distinzione."
"Dignità? Come puoi parlare di dignità tu che la stai calpestando senza rimorso! Guarda le vite che hai spezzato, soggiogato, sacrificato al tuo folle scopo!" ringhia Rune.
"Non c'è dignità nelle vite corrotte dalla maledizione della mortalità, non c'è colpa nel fare ciò che è dovuto per una grazia superiore. Ne sarà valsa la pena per coloro che vivranno e ricorderanno come giusto il sacrificio necessario."
"Sei completamente pazzo!" commenta incredulo il monaco. "Come pensi di far rivivere un Demone dentro il corpo di un uomo? Non ti rendi nemmeno conto dell'assurdità dei tuoi propositi!"
"Siete talmente indottrinati da non scorgere ciò che è dinanzi ai vostri occhi. Mog sta già rinascendo. Valus vede attraverso i suoi Occhi, e presto respirerà attraverso il suo Respiro che soffia sepolto nelle viscere di questo abisso. Uno ad uno ritroveremo i pezzi dell'Angelo caduto. Saremo tutti dèi. Alla fine Even cadrà: è già una città morta!"
Mentre Zaran proclama il suo delirio, è come se tutti pezzi mancanti del mosaico trovassero il loro posto nella mente dei nostri eroi. Il disegno appare improvvisamente completo nella sua logica perversione. Un disegno che hanno solo intravisto in molte occasioni ma di cui hanno sempre fatto parte fin dall'inizio, forse per predestinazione, forse per casualità.
Dopo il naufragio del principe Valus, in tutto l'impero si diffuse la notizia della sua scomparsa e della conclamata incapacità degli alti sacerdoti imperiali di richiamare la sua anima. Nessuna magia riuscì a trovarne il corpo. Ora è chiaro il motivo: Valus *non morì*, ma si fece credere tale per compiere il suo assurdo piano. Quale follia l'aveva condotto ad orchestrare tutto quanto? Forse la repressione di essere il secondo figlio, solitamente destinato ad incarichi clericali o di cavalierato, che mai avrebbe preso il potere? Perché allora "semplicemente" non attentare alla vita dei propri familiari, episodi di cui le cronache abbondano? Perché ordire ed aspirare a qualcosa di così estremo? Per una reale, lucida, fanatica convinzione come quella di Zaran e dei suoi alleati? Domande destinate a rimanere senza risposta.
E poi quegli Imperiali sull'Isola di Alznar, uccisi a tradimento. Quel mostro cieco, incatenato in un tempio perduto, a cui qualcuno aveva strappato gli occhi - gli Occhi di Mog - imprigionati in quel corpo corrotto da chissà quanti secoli! Valus aveva usato i suoi fedelissimi per impadronirsi degli Occhi, massacrandoli poi per assicurarsi il loro silenzio. E loro erano arrivati tardi, per caso, e intravisto, senza capire.
Poi gli schiavi approvvigionati nei modi più disparati, non ultima la falsa malattia mortale di Puerto, e trafficati con l'appoggio di pirati senza scrupoli.
E le anime rapite dal Malaugrym, usate da Zaran per far rivivere e controllare i mostri di Ekelorn con cui finanziarsi e finanziare la rivolta degli Ashfar grazie ai proventi dell'Arena, oppure usate per alimentare una regina formian con cui tramutare gli schiavi in insetti umanoidi. E ancora l'ascesa del nuovo Granduca per garantirsi un solido dominio su Kal-Mahda.
Gli schiavi trasformati in formiche operaie per scavare l'abisso da cui estrarre il Respiro di Mog, o uccisi per nutrire il corpo di Valus, troppo debole per sopportare da solo l'alito del demone.
Le reliquie, essenze di beatitudine, probabilmente recuperate da Sharuk e usate come catalizzatori dell'energia demoniaca.
Kade, Henox, Nezabal, Ekelorn, Rakoud, Sharuk, Zaran. Tutto converge qui. Tutto iniziato con la banale vendita della povera Bleena a banditi senza scrupoli da parte di quel bastardo di Grolac.
Un piano vasto e complesso, difficile da comprendere in tutte le sue ramificazioni. Una piovra in grado di abbracciare con i suoi tentacoli l'arcipelago delle Isole Coloviane e Kal-Mahda, esteso nel territorio, capace di contare sull'appoggio di numerose organizzazioni criminali - guidate da facili guadagni ma certamente inconsapevoli del fine ultimo - ed ora anche di un Granduca. Il seme di un mondo nuovo.
Con la superbia di far rivivere in Valus un nuovo Mog.
Il mezzobusto del principe inspira rauco e affaticato, pronunciando poi con sforzo un'unica parola.
"Uccidili"

domenica 7 giugno 2015

461 - UNO SGUARDO NEL BUIO

I piedi dei nostri eroi calpestano la carne dello stretto cunicolo che diparte dalla grande sala piena di cadaveri. Simile ad un intestino, il tessuto organico risponde contraendosi al passaggio dei nostri eroi, suscitando una sensazione disgustosa e spiacevole.
"Sembra di percorrere le viscere di un gigante..." commenta Rune.
"Faranno la fine delle altre viscere di gigante che abbiamo incrociato finora" commenta spavaldo Hearst. "Alla fine della battaglia me le sono sempre dovute levare di dosso..."
Il budello si apre di nuovo su una sala in cui la carne e gli sfinteri s'intervallano a grotte ricolme di materiali di scavo, per poi continuare oltre, stretto e curvo nella sua spirale discendente.
Il boato delle profondità ruggisce nuovamente, terribile, e la carne si agita gioiosa in risonanza con la sua cupa nota.
Infine, quando il silenzio torna a regnare, la caverna si esaurisce improvvisamente sulla fossa, aprendosi su di essa con un ampio pianerottolo di roccia. La voragine si estende per centinaia di metri sopra di essi, con i suoi schiavi e gli umber hulk, soverchiante, e s'incunea profonda e nera sotto di loro, in un pozzo d'oscurità da cui solo il baritonale respiro sembra sfuggire.
Ed in questo punto di congiunzione tra l'alto e il basso, un'altra visione amena ed opprimente li attende. Alcuni metri sopra di loro uno sperone di roccia e carne si estende verso il centro della fossa, e sulla sommità sospesa sopra il nero baratro, un busto umano nasce come un'escrescenza,  incastonato come una cuspide. Altri speroni si affacciano a varie altezze lungo tutto il perimetro, come delle spine rivolte all'interno di un immaginifico stelo, collegate tra loro e alla protuberanza carnosa centrale da filamenti e tendini di materia organica spessi come grossi rami.
Un nuovo rombo dalle profondità scuote la fossa, soffiando come un vento dal pozzo oscuro. Attorno allo strano busto umanoide quattro oggetti dalle fattezze irriconoscibili s'illuminano quando investiti dalle vibrazioni del suono, attaccati a loro volta a delle escrescenze che nascono alla base del corpo incastonato nella roccia.
"Che razza di mostruosità è mai questa?" si domanda ad alta voce Bovak, mentre il tremore va scemando.
"Lo scopriremo presto" gli fa eco Isabel, salmodiando i versi di un incantesimo di chiaroveggenza. In pochi secondi è come se gli occhi della chierica si trovassero in prossimità di quel busto alieno una decina di metri sopra di loro. Lo osserva nel suo aspetto assolutamente umano, se non fosse per il corpo che nasce dalla roccia a livello del ventre, come una sirena la cui coda è una congiunzione di pietra, carne, vene e sangue. La pelle pallida e sporca, il volto provato e sofferente, gli occhi chiusi.
Isabel volge la vista magica sugli oggetti che attorno a lui stanno perdendo la loro luminosità: reliquie, indubbiamente. Reliquie come quella che loro stessi hanno impedito a Sharuk di trafugare. Una di molte, a quanto pare. Lo sguardo di Isabel torna però su quel corpo nudo, indugia su di lui. Chi è costui, con i suoi lineamenti sconosciuti? Cos'è tutta questa follia che ruota attorno a questa creatura a metà?
Poi, all'improvviso, l'uomo schiude le palpebre.
Isabel si trova ad incontrare due occhi neri come la pece, abissi sul vuoto in cui si sente risucchiare l'anima. Si sente divorata, trascinata all'interno di un universo incognito da cui non c'è via di fuga. Con uno sforzo immane si aggrappa alla realtà e interrompe bruscamente l'incantesimo. Barcollando all'indietro stenta a stare in piedi, prontamente sorretta dai compagni. Il naso le sanguina, si sente frastornata e sconvolta dalla certezza che si fa largo nei suoi pensieri, una certezza senza ragioni. Lo sa e basta.
Quelli erano gli Occhi di Mog.

lunedì 25 maggio 2015

460 - LA FINE DELLE ILLUSIONI

Gimble sente la disperazione più cupa impadronirsi del suo cuore. Una sensazione opprimente cresciuta parallelamente alla loro discesa nelle tenebre, che ha consumato morso dopo morso ogni residuale illusione.
Dopo tanti dubbi, tanto struggersi, tanti sforzi, la più logica delle consapevolezze matura in certezza nell'animo di Gimble. Non ha bisogno di vederne il corpo, o le fattezze trasformate in insetto.
Semplicemente, non può essere altrimenti: Bleena non può essere sopravvissuta a tanto orrore per tutto questo tempo. Sua sorella, il motivo per cui ha combattuto senza indugi fino ad ora, è sicuramente morta.

Vittima di eventi molto più grandi di tutti loro, vittima di una folle congiura e di un progetto visionario e malato.
Morta.
Lo gnomo crolla sulle ginocchia. Realizzarlo, esserne consapevole lo abbatte. Tutto viene a mancare, ogni motivazione, ogni slancio. E' stato tutto inutile, ha fallito. Non la salverà.
Gimble stringe i pugni con un gemito di dolore, un dolore profondo più di ogni ferita subita finora, un dolore aperto e sanguinante che mai si tramuterà in cicatrice. Non ci sono lacrime nei suoi occhi a dar sollievo alla follia che sta vivendo.
Tutto inutile.

Quando Gimble cade sulle ginocchia, Rune è il primo a rendersi conto del tracollo mentale del compagno. Qualcosa si è spezzato nel suo animo, ed il dolore l'ha invaso.
Il monaco sa benissimo quanto sia devastante la sofferenza - la sua disciplina glielo ha insegnato. Può rendere un uomo una larva o dargli energie insospettate e spingerlo ad azioni non ponderate.
Gimble si alza e si volta, ma non è lui: lo vede dagli occhi spiritati. Incede a grandi passi verso la direzione da cui sono giunti.
Rune gli si para davanti e lo ferma.
"Lasciami andare!" sbraita Gimble.
Rune non molla la presa.
"Lo ucciderò! Ucciderò Rakoud! Lo farò con le mie mani! E' tutto ciò che mi resta! La vendetta! La vende---"
Le urla dello gnomo vengono coperte dal terribile respiro delle profondità. La carne carcinosa alle pareti risponde alle vibrazioni contraendosi e spurgando mefitici fluidi.
Rune lo afferra per le spalle, si china su di lui, lo guarda negli occhi. Le sue parole escono mute sovrastate dal frastuono roboante. Gimble si dimena, scuote la testa, urla una rabbia inaudibile.
Rune è saldo nella sua presa e nelle sue parole. Il dolore si apprende e si metabolizza, non c'è altra strada. Il rombo sale d'intensità, cresce con la marea della disperazione e dell'irrazionalità.
Poi veloce svanisce, così come s'esaurisce per Gimble la furia che consuma. Lascia il posto ad un amico in lacrime tra le braccia di Rune, preda di un vuoto straziante che non colmerà mai.
"Solo il tempo ti guarirà amico mio" bisbiglia il monaco. "Non perderti d'animo ora. Se non puoi farlo per tua sorella, fallo per gli innocenti che non dovranno più subire il suo destino."
Gimble annuisce, e Rune fa cenno ai compagni di lasciargli qualche minuto per riprendersi. In cuor suo soffre per lui, ha letto il suo strazio nei suoi occhi. Presto tornerà a lottare al loro fianco, forse troverà nuove motivazioni, ma non sarà mai più lo stesso. Ha perso quel che aveva di più prezioso: la speranza.

lunedì 11 maggio 2015

459 - ROCCIA E CARNE

Hearst è il primo a riprendersi. Tossisce e sputa sangue e polvere.
Cerca a tastoni una torcia nello zaino, l'accende, fa luce.
I compagni giacciono riversi vicino alla carcassa del montacarichi, ricoperti come lui da una coltre grigia che lentamente si sta depositando dopo l'impatto.
Li sveglia uno a uno. Nonostante le ossa indolenzite nessuno ha riportato conseguenze serie, nulla che un paio di pozioni guaritrici non possano sistemare.
All'improvviso, il terribile rombo che li accompagna dal loro primo momento sottoterra gorgoglia tra le pareti. La sua forza e intensità sono inondanti, innaturali, percuotono l'anima con vibrazioni ancestrali. Gli avventurieri attendono paralizzati che finisca.
"Siamo ancor più in profondità..." riesce a balbettare Rune quando il silenzio torna a dominare. Nessuno risponde per alcuni lunghissimi secondi.
"Perlomeno ora abbiamo un grande vantaggio sui nostri inseguitori"
La voce di Gimble tradisce una profonda inquietudine, ma allo stesso tempo il fatto di vedere il lato positivo della situazione sprona al movimento i compagni.
Gli avventurieri ripartono lungo il cunicolo che si allontana dall'area di arrivo del montacarichi, accompagnati - forse suggestionati - dalla sensazione che qualcosa di angosciante e alieno sia all'opera qui sotto. Non si tratta tuttavia di una percezione astratta, ma di una sensazione fisica e tangibile, soffocante al punto di togliere il respiro. Un senso di claustrofobia a cui è difficile resistere senza mettersi ad urlare disperati.
Poco più avanti il cunicolo si divide in tre. Le gallerie sono anguste, chiaramente scavate dall'opera di formian e umber hulk. Una di esse sale, tornando probabilmente attraverso un complesso dedalo di caverne alle zone da cui sono arrivati, mentre il tunnel frontale si apre su una caverna naturale utilizzata per l'accumulo dei materiali di risulta degli scavi. L'ultimo passaggio si sviluppa invece in discesa: in esso aleggia una tetro vapore arancione dall'odore pungente e dolciastro, la roccia espone strane venature blu di un materiale apparentemente plastico.
Nonostante l'istinto urli nella testa di fuggire e basta, gli avventurieri si inoltrano in quest'ultimo passaggio. Il caldo è umido e soffocante, e sopprime la lucidità. I nostri eroi hanno l'impressione di osservarsi dall'alto, distaccati dai propri corpi, mentre proseguono con fatica. E' un cammino che non lascia ricordi, come l'incedere assetati ed esausti nel deserto; solo rare visioni che certificano l'avanzata in questa discesa senza tempo, un confuso mutare di ciò che li circonda, la roccia che sembra fondersi alla carne e diventare indistinguibile da essa
Dopo una curva verso destra con ampio raggio, il cunicolo si apre su un'enorme grotta. Un ambiente così ampio è come uno schiaffo che risveglia i nostri eroi dal loro torpore, riservando loro terribili rivelazioni.
Il grande antro è disseminato di un numero impressionante di cadaveri di schiavi e mutanti, alcuni integri, altri fatti a pezzi in maniera irriconoscibile. Rivoli di sangue ed icori colano dal buio della volta, formando vaste pozze maleodoranti che si mischiano ai fluidi dei morti e nutrono, attraverso bocche, vene e sfinteri, il colossale cancro di carne che si è fuso alla roccia delle pareti.
La visione è una lama di follia. Per Gimble più di tutti.

mercoledì 29 aprile 2015

458 - DISCESA NELLE TENEBRE

Le pareti della caverna scorrono veloci nella corsa a precipizio dei nostri eroi, finché - quasi all'improvviso - il cunicolo si spalanca su un ambiente talmente vasto da provocare un senso di vertigine.
Gli avventurieri si guardano attorno spaesati: il tunnel li ha portati a sbucare nell'immensa voragine centrale, su un costone roccioso di poco soprelevato rispetto ad una più ampia spianata a precipizio sulla fossa che pullula di mutanti, umber hulk e negromanti nemici.
Nei pochi istanti che intercorrono prima che tutti si accorgono di loro, valutano la situazione. Tornare indietro nelle braccia di Rakoud sarebbe suicida. Alla loro destra, ma su un camminamento diversi metri più in alto, arriva il montacarichi che avevano incrociato in precedenza, mentre a sinistra un secondo montacarichi a fune sembra essere appena risalito dalle profondità del baratro con il suo carico di mostruosità: un negromante, un umber hulk e due mutanti.
Senza pensarci troppo, e considerando che la concentrazione di nemici in quest'ultima direzione è inferiore, Hearst si fionda in avanti per aprire un varco.
La fossa si riempie di urla di sorpresa e odio quando l'intrusione è ormai palese, presto sovrastate da un nuovo, terribile rombo che si scatena dall'abisso. Hearst fa da cuneo falciando senza pietà i nemici che gli capitano sotto tiro. In preda ad una furia cieca e ricoperto dal sangue e dall'icore delle creature colpite avanza inarrestabile, seguito e supportato dai compagni che arginano la marea che si chiude su di loro.
Il negromante sul montacarichi sta ancora sbraitando ordini come un ossesso quando il guerriero lo decapita di netto con Candido Splendore, prima di trovarsi faccia a faccia con il grosso umber hulk alle sue spalle. I compagni irrompono a loro volta sul montacarichi: Juan che mette alle strette uno degli schiavi formian contro un parapetto, Batuffolo che azzanna e atterra l'altro mutante, Bovak, Rune ed Isabel che combattono per arginare la massa di inseguitori e tenerli giù dall'elevatore.
Gimble studia rapidamente la situazione: il montacarichi è azionato da due argani normalmente manovrati dagli schiavi mutanti, ognuno al momento bloccato da una leva frenante. Lo gnomo potrebbe sgusciare fino ad essi passando tra le gambe dell'umber hulk, ma se la bestia se ne accorgesse ed ignorasse Hearst, basterebbe una sola manata per sbalzarlo nel vuoto.
La pressione dei nemici si fa sempre più insistente e Gimble sa di non poter esitare. Invocando l'arte bardica materializza una mano magica con cui rilascia il freno di destra. La rimozione del blocco fa oscillare bruscamente la piattaforma.
Hearst non riesce a mantenere l'equilibrio e cade, mentre l'umber hulk per tenersi sfascia un palo portante e parte del parapetto. Ciò non impedisce tuttavia al mastodontico insetto di assoggettare i nemici alla confusione provocata dal suo sguardo.
Gimble non capisce più dov'è, cosa deve fare, e la mano magica si dissolve nel nulla. Allo stesso modo Batuffolo molla spaesato la sua preda.
L'umber hulk si avventa su Hearst cercando di stritolarlo, mentre il guerriero da terra risponde con violente spadate che spezzano il carapace protettivo delle gambe del mostro.
Isabel incita Gimble, che non risponde, ancora intontito: ha capito le sue intenzioni.
"Rune, Bovak! Tenete duro!" urla abbandonando la posizione e lasciando che la coprano i compagni. Scatta verso il secondo argano, parando malamente con lo scudo un poderoso pugno dell'umber hulk che la sospinge tuttavia verso il suo obiettivo. Quindi, con un colpo di mazza, rilascia anche il secondo freno.
Con un contraccolpo secco, la piattaforma senza blocchi scivola bruscamente lungo la fune in discesa libera. La partenza tumultuosa sbilancia l'umber hulk oltre il parapetto già spaccato, costringendolo ad aggrapparsi ad uno dei pali portanti per non cadere. Anche Juan e il formian impegnati in lotta vengono sbalzati fuori dal parapetto. Il coloviano si avvinghia con tutte le sue forze all'intelaiatura in legno, ma a sua volta il nemico rimane aggrappato a lui, abbracciandolo in vita. Juan lo prende a calci mentre il montacarichi precipita nella fossa a velocità sempre più folle, ma quello non molla la presa. Una, due, tre pedate. Juan lo sente avvinghiarsi disperato: non è un nemico, è un poveraccio a cui è toccato un destino terribile, e che con tutte le forze resta aggrappato alla sua misera esistenza. Ma non c'è scelta, si tratta di salvare la propria pelle. Una tallonata ben piazzata sul muso fa perdere la presa al formian che precipita silenzioso nell'oscurità del baratro sottostante. Dopo pochi istanti la mano salda di Rune accorre in soccorso a Juan, aiutandolo a ritornare sul montacarichi.
Gimble, nel frattempo ripresosi dallo stordimento, aziona il freno di destra per rallentare la discesa, provocando un ulteriore contraccolpo che fa sì che l'umber hulk, anche'esso impegnato nel tentativo di tornare a bordo, debba aggrapparsi con forza per non volare via. Con un orrendo sibilo il mostro fa appello a tutte le sue forze per tornare sulla piattaforma con uno slancio.
Poi un tonfo sordo e osceno, l'intelaiatura che si sfascia e assi che si spezzano, la struttura del montacarichi che oscilla pericolosamente, la pressione dell'aria che chiude le orecchie.
Il fulmineo e fortunoso ingresso in un tunnel dall'altro lato della voragine non ha lasciato scampo all'umber hulk.
Hearst gattona fino al secondo freno e lo tira. L'azione combinata dei blocchi decelera la caduta, ma quello di destra si spezza improvvisamente sotto le sollecitazioni dell'argano. Il guerriero stringe i denti cercando di mantenere il proprio in posizione.
Infine lo schianto, violento. Polvere, rocce e schegge di legno esplodono tutt'attorno. Poi solo silenzio.

lunedì 20 aprile 2015

457 - NE' RANCORE NE' RIMORSO

Isabel riapre gli occhi a fatica. Ogni rauco respiro le provoca un bruciore immane ai polmoni, ma riconosce quella sensazione come l'effetto della pozione curativa che le è stata fatta ingerire. Capisce di essere stata ad un passo dalla morte. Con lo sguardo cerca i compagni: Hearst sta stabilizzando le emorragie di Bovak e della sua pantera, ma non vede gli altri. Il corpo di Grey giace immobile, il suo sangue si mischia a quello degli altri prigionieri sacrificati o vittime della battaglia colando nel foro al centro della fossa.
Si rialza. L'effetto della pozione è veloce, percepisce le ferite richiudersi. Non può spendere altro tempo a riposarsi, il suo aiuto, i suoi incantesimi curativi, sono urgenti per salvare la vita al nano e ristabilire i compagni feriti.
Hearst nel frattempo ricompone il corpo di Grey. Lo spoglia dell'armatura, il Difensore Grigio; al collo il simbolo sacro dell'Umile è annerito, come se fosse passato attraverso le fiamme. Gli sfila la spada, ancora stretta nella rigida presa della morte, e lo scudo.
Non prova rancore, né rimorso. Solo tristezza, e il peso di qualcosa di inevitabile sulle spalle. Si sente vittima, come lo è stato Grey, di un qualcosa di più grande che non comprende appieno, in cui si è trovato invischiato assieme ai suoi compagni quasi per caso. Un gioco tra santi e demoni in cui sono solo pedine, come su una scacchiera, combattivi fino all'ultimo ma manovrati, pronti ad essere sacrificati all'occorrenza.
"Mi dispiace, amico mio" sussurra. Quindi si infila la corazza di piastre del paladino, stringe le fibbie, l'aggiusta al suo corpo. Impugna Candido Splendore, la rinfodera e se la lega alla schiena.
"Laverò via il sangue delle ingiustizie che hai dovuto compiere con quello dei nostri nemici. Te lo prometto."
Mentre Juan, Rune e Gimble spogliano Sharuk di tutto ciò che potrebbe tornare utile e si curano, Bovak usa la magia druidica per ristabilire Batuffolo e sé stesso dopo le prime cure della chierica.
Isabel e Hearst si apprestano a liberare i prigionieri sopravvissuti, quando un urlo dalla balconata d'accesso li pone in allerta.
"Sono qui!" esclama una sentinella prima di essere freddata da una freccia di Hearst in mezzo alla fronte.
Un nutrito rumore di passi si avvicina dalla caverna. Juan tira con l'arco su coloro che vede sopraggiungere, uomini dalle casacche nere, che rispondono con imprecisi colpi di balestra. Rune cala una corda per aiutare la risalita dei compagni sulla balconata dove hanno affrontato Sharuk.
Sono attimi preziosi, il coloviano scaglia una pioggia di frecce per tenere lontani gli avversari e coprire gli alleati. Una volta riunitisi, i nostri eroi si fiondano a perdifiato nell'unico passaggio che diparte dalla balconata, sapendo di avere l'occasione di distanziare gli avversari, che si troveranno ora a dover risalire il crepaccio. Juan è l'ultimo ad abbandonare la posizione. Quando cessa di tirare i soldati invadono la caverna e irrompono nella sala del massacro. Le casacche nere col drago d'oro della Guardia di Bakaresh precedono di un istante l'ingresso nientemeno che di Rakoud. Il coloviano si volta e corre. Dietro di sé il ruggito furente del Granduca testimonia la macabra scoperta della loro più recenti vittime.

lunedì 13 aprile 2015

456 - ISTERIA

Sharuk ride in preda ad una incontenibile isteria. Il destino è ancor più beffardo di quanto si aspettasse e ciò gli dona un'eccitazione senza pari. Grey morto per mano dei suoi alleati, per mano di coloro che aveva chiamato amici tempo addietro. Quale estasi implicita nel piano del suo signore quando aveva catturato il paladino, che anziché ucciderlo aveva deciso di soggiogarlo con un elmo maledetto! Ora che l'elmo gli è scivolato dalla testa, ed il controllo esercitato è svanito, per quanti lunghi istanti prima di morire egli ha potuto realizzare ciò che aveva compiuto, per mano di chi stava morendo, e quanto il male da lui compiuto era l'empio sangue che li stava portando verso il nuovo mondo?
Sharuk ride nell'immaginare il disorientamento del suo eterno nemico, poi il suo strazio ed infine la disperazione nell'avvicinarsi all'oblio. Nonostante le numerose ferite che gli rendono sempre più difficile tenere a bada i tre avversari che l'accerchiano, nulla potrebbe dargli più gioia, tanto che vaneggiamenti sull'orlo della follia gli sgorgano dalle labbra: "Il bene che uccide il bene! Questo è il trionfo del Peccato! Il cerchio si chiude e si completa e presto saremo liberi, liberi da questa vile condizione mortale! Saremo angeli di luce e di tenebra, e voi, voi siete gli inconsapevoli alfieri della rinascita!"

Il negromante appeso come un ragno al soffitto ha già capito da un po' che le cose si stanno mettendo male, ma il gufo evocato da Gimble lo tormenta. Il maledetto rapace ha già vanificato le sue immagini illusorie, rendendolo decisamente vulnerabile.
"Hearst!" urla lo gnomo, indicandolo. "Sta scappando!"
Il guerriero molla lo spadone e in men che non si dica sta già impugnando il suo arco. Il negromante sente di esser sotto tiro, deve solo raggiungere la caverna dall'altro lato... alla svelta... gli manca poco, se non fosse per quell'uccellaccio.
I suoi pensieri si tingono di rosso quando la prima freccia gli trafigge la schiena e gli toglie il respiro. Subito dopo una seconda gli trapassa la gola e si pianta nella roccia, prima di essere spezzata e trascinata nella caduta dal suo stesso peso.

Sharuk mena un rovescio impreciso verso Rune che evita facilmente. Tre avversari sono troppi anche per lui, e nonostante siano tutti provati sono più volte riusciti a fiancheggiarlo e ad infliggere altre ferite debilitanti. Juan approfitta di un tentennamento per un colpo preciso e letale sotto l'ascella destra. La sua lama affonda togliendo il fiato a Sharuk, che con un riflesso istintivo si gira rapido sul coloviano. Il colpo è così rapido e innaturale da cogliere di sorpresa Juan. La mazza lo prende dolorosamente alla base del collo, e l'impatto è tale da scaraventarlo all'indietro, dove la terra gli viene a mancare sotto i piedi. Dopo il volo dalla balconata, lo scontro col terreno è duro.
Rune non si lascia distrarre o impressionare, e quando Sharuk si volta per fronteggiarlo di nuovo e atterrarlo con una sventagliata, lui gli è già addosso: il suo pugno sinistro colpisce duro sul bicipite della guardia nera, rivoltandogli contro la stessa forza impressa nel suo attacco. Il muscolo cede e l'osso si spezza, ma Sharuk non può nemmeno urlare perché il monaco lo tempesta con una raffica di colpi di destro. Un dritto gli fracassa il setto nasale, costringendo la testa all'indietro, e contestualmente Rune afferra l'elsa della spada conficcata da Juan per non lasciarsi sfuggire il nemico e compromettere gli organi interni. Senza tregua affonda con le dita tese sulla trachea, poi di taglio alla base dell'orecchio sinistro per sfondare la scatola cranica, grazie al rilascio della sua energia interiore sui punti deboli del nemico.
Poi, ormai ridotto ad uno straccio, lo spinge indietro scatenando su di lui una combinazione di calci, pugni e leve che gli spezzano le ossa e spappolano gli organi vitali.
Quando la furia di Rune si placa, il corpo senza vita di Sharuk crolla a terra come un burattino disarticolato.

giovedì 2 aprile 2015

455 - IL SANGUE DI UN AMICO

Rune si defila con un'acrobazia per evitare gli affondi di Grey, senza nemmeno avere il tempo di constatare se Isabel è ancora viva. Il paladino rotea su di sé sventolando l'arma per raggiungerlo, tagliando in due nell'intento una prigioniera malauguratamente sulla sua strada.
Sulla balconata Sharuk incalza Juan ridendo sguaiatamente. Il coloviano evita come può i colpi della guardia nera, ma la superiorità in combattimento di quest'ultimo è indubbia. Rune sa di doverlo aiutare, è l'unico che può arrampicarsi agilmente. L'opportunità si presenta quando Hearst e Batuffolo tornano alla carica su Grey.
Nello stesso istante in cui Rune risale, un elementale della terra evocato da Bovak si materializza corpo a corpo con Sharuk, mentre contemporaneamente il leone di sotto scompare con lo scemare dell'incantesimo di convocazione che l'aveva richiamato.
Rune si getta nella mischia: circondato da tre avversari Sharuk viene ferito ripetutamente, ma in preda ad una frenesia isterica la sua determinazione viene esaltata dalla situazione difficile in cui si trova. Con poderose mazzate sbriciola letteralmente l'elementale, incalzando quindi Juan e Rune. Sebbene malconcio sembra riuscire a tener testa ad entrambi.
La situazione si complica ulteriormente quando il negromante scaglia dalla sua mano spettrale un incantesimo di indebolimento sul monaco, rendendo i suoi colpi ancor più inefficaci.
Gimble, accortosi della pericolosità dell'arcanista, evoca un falco da cui si fa prima trasportare sulla balconata dove si trovano i compagni, quindi lo manda all'attacco del mago.
Gli attacchi del falco vanificano alcune delle immagini speculari del negromante, finché questi non lo riesce ad afferrare con la sua mano spettrale, riservando al rapace una stretta folgorante che lo neutralizza. Tuttavia Gimble non si perde d'animo: evoca con la magia un grosso gufo e lo manda all'attacco: sa che tenere occupato il negromante in questo momento è vitale.
Lo gnomo crea a sua volta attorno a sé alcune immagini illusorie e si lancia in mischia con Sharuk.

Lo scambio di colpi tra Grey e Hearst è impressionante. Il paladino è una fortezza impenetrabile, ed è solo grazie alla forza del toro che il guerriero, quelle poche volte che è riuscito a superare le sue difese, è stato in grado di procurargli danni di rilievo.
Hearst invece è una maschera di sangue: ha incassato numerose ferite, ma è ben lungi dal mollare. Stringe i denti e carica, ma Grey frappone lo scudo. Parata, finta, un fendente, una spinta. Hearst è scansato di lato contro la parete, ma il paladino viene subito assalito da Bovak, trasformatosi grazie ai suoi poteri druidici in un grosso coccodrillo.
Grey viene azzannato dalla morsa letale del druido-rettile, e subito assalito al fianco da Batuffolo. Le fauci gli procurano profonde ferite mentre cerca di divincolarsi senza successo. La situazione imprevista sembra destabilizzare la terribile freddezza di Grey. Si agita per liberarsi, menando fendenti devastanti sui due avversari con una furia senza precedenti. La sua spada fa scempio del coccodrillo e della pantera, li incalza indomabile con tutta la sua energia, li massacra lasciandoli entrambi esanimi a terra, ma compie l'errore imperdonabile di perdere il controllo della situazione.
Quando si accorge di Hearst è ormai troppo tardi. Lo spadone cala su di lui entrando all'altezza della scapola. La lama penetra per più di una spanna nella carne costringendolo in ginocchio per l'energia impressa, affonda in profondità, lacera le arterie e il cuore. Grey muove le labbra con gli occhi inespressivi all'insù mentre il suo sangue gli lorda l'armatura mischiandosi a quello delle sue vittime. Riversa indietro la testa, da cui l'elmo si sfila rimbalzando a terra. Hearst gli appoggia lo stivale sul petto e spinge per estrarre la sua arma. Il cadavere resta per parecchi istanti così, in ginocchio con gli occhi sbarrati verso un cielo che non c'è, prima di cadere.

martedì 31 marzo 2015

454 - SEMPLICI COMPARSE

Isabel e Bovak convocano su Juan e Rune magie di forza, quindi la chierica e Gimble li rendono invisibili. Scattano per primi con l'intento di raggiungere di nascosto la balconata di Sharuk grazie alla loro agilità. I compagni seguono, e mentre i primi due hanno già disceso la scalinata e sono pronti ad arrampicarsi inosservati sulla balconata dove staziona la guardia nera, essi irrompono nella fossa.
Sharuk grugnisce rabbioso per la sorpresa, Grey volge loro lo sguardo interrompendo la sua carneficina. Gli occhi inespressivi del paladino corrono su di loro senza riconoscerli.
Sharuk si ricompone dallo sconcerto iniziale, e sfoderando la sua mazza di metallo nero, impartisce un solo ordine a Grey, ai due sacerdoti di Valmar che lo aiutano ed al negromante che assiste in disparte, inosservato, sulla sua balconata: "Annientateli!"
Mentre Hearst carica balzando giù tre gradini alla volta spadone alla mano, Gimble supporta i compagni con la sua arte bardica e Bovak ordina a Batuffolo di seguire il guerriero. Quindi fa ricorso alla magia druidica: sul pavimento intriso di sangue compaiono per alcuni istanti delle irregolari linee luminose verdi e gialle, che si concentrano e brillano fino a materializzare dal nulla un maestoso leone. La belva assale con un ruggito il primo chierico, atterrandolo con il suo abbraccio mortale e dilaniandogli la faccia tra le fauci.
I prigionieri si agitano spostandosi per quanto concesso dalle catene che li costringono agli anelli piantati nel pavimento il più lontano possibile dalla battaglia. Grey e Hearst incrociano le armi, si scambiano colpi rapidi e violenti, con il primo che non si preoccupa minimamente di falciare nell'impeto della battaglia le povere vittime incatenate.
"Grey!" grida Isabel. "Non puoi servire Sharuk! Non puoi servire il tuo nemico giurato! Ti ricordi di noi? Abbiamo combattuto assieme!"
Ma il paladino non mostra alcuna reazione a quelle parole.
"Grey! Non ricordi nulla? Non ricordi Larus de Warance? Come puoi tradire i tuoi voti, voltare le spalle all'Umile?"
Negli occhi freddi sotto l'elmo di protezione non balugina la minima emozione, solo la gelida determinazione ad uccidere gli avversari del momento.
Il negromante sulla balconata si prepara alla battaglia con incantesimi di protezione, e crea delle immagini speculari di sé stesso. Al suo fianco compare una mano fluttuante, scheletrica e traslucida.
Il chierico di Valmar superstite si fionda verso Hearst per colpirlo alle spalle con la sua mazza chiodata, ma viene prontamente intercettato da Isabel che vibrando un colpo basso all'altezza del ginocchio con lo scettro di Carnegie gli frantuma l'articolazione. Il nemico finisce a terra dolorante, neanche il tempo di tirarsi in disparte e Batuffolo gli è addosso per strappargli la carne.
Sharuk all'improvviso percepisce qualcosa: il suo sesto senso lo obbliga a voltarsi ma è già troppo tardi per schivare il pericoloso affondo di Rune. Il monaco ricompare dal nulla con il pugno già proiettato verso la guardia nera, che non può far altro che difendersi alla bene e meglio esponendo con uno scatto repentino le zone più protette. Il destro di Rune carico d'energia s'infrange sul pettorale dell'armatura nera, ne piega il metallo, e gli stivali di Sharuk strisciano all'indietro sul terreno per il contraccolpo. Ma il danno è evitato e Sharuk risponde veloce roteando la mazza. Rune para, risponde, una gomitata e un calcio ben piazzati, ma poi l'arma del nemico impatta bassa sulla gamba d'appoggio facendolo volare a terra. La testa flangiata vibra poi dall'alto al basso, e solo all'ultimo Rune riesce a proteggersi il petto con le braccia da un colpo che gli toglie il respiro. Le ossa degli arti gli fanno male e Sharuk lo sovrasta pronto ad spaccargli il cranio.
Sembra finita quando il monaco si vede zampillare addosso del sangue. Sharuk urla per il dolore voltandosi verso Juan, che approfittando della situazione l'ha pugnalato alle spalle.
Il negromante sulla balconata, notando la presenza troppo vicina di troppi avversari, si allontana arrampicandosi sulle pareti ed il soffitto come un ragno - o meglio come cinque ragni, tutti uguali che si muovono all'unisono - fuori dalla portata di qualunque attacco, mentre la sua mano spettrale s'avventa su Bovak per risucchiargli la vita col suo tocco vampirico. 
Grazie all'intervento di Juan, Rune ha l'opportunità di rotolare di fianco oltre il bordo della balconata. Usa la parete della fossa per frenare la discesa, una tecnica già usata in passato per affrontare incolume la caduta. Isabel lo vede, si porta verso di lui e sprigiona la luce curativa di Erevos dalle sue mani, lenendo le sue ferite.
Grey tuttavia è attento, riconosce la risorsa che Isabel rappresenta per i nemici. Con una mossa da esperto spadaccino sfrutta un'imprecisione di Hearst per perforare le sue difese: riesce a ferirlo al fianco e a rifilargli una pedata che lo butta a terra. Libero dal guerriero si getta sulla chierica schiantando Candido Splendore sulla sua schiena. La spada trapassa la sua corazza di scaglie spezzando le costole e affondando nel torso per tutta la larghezza della lama. Isabel non riesce nemmeno ad urlare. Il sangue le riempie improvvisamente la gola. Sbarra gli occhi annaspando come un pesce fuori dall'acqua mentre crolla addosso al monaco.

Sharuk stringe i denti per il dolore mentre mette a fuoco il volto di colui che l'ha colpito. Nei ricordi del mezzelfo riemergono eventi accaduti mesi prima, e si intrecciano con le parole della Contemplatrice di Erevos udite poc'anzi e le voci giunte alle sue orecchie di recente sulla morte di Nezabal e poi di Ekelorn. Si sorprende delle coincidenze e non riesce a trattenere una risata, bassa e lenta. Ha sempre adorato l'ironia del fato.
Quelle nullità che aveva incrociato nelle isole coloviane e alle quali era stato costretto a lasciare la reliquia del Beato Berdingal dopo il sanguinoso scontro con Grey che gli costò il braccio, sono in realtà diventate la peggior spina nel fianco dei suoi alleati. Fino ad ora li reputava delle semplici comparse, non li ricordava neppure. Grey li salvò quella volta, e lui dovette fuggire; ma ora è tutto diverso. La luce del Candido Splendore non brilla più.

martedì 24 marzo 2015

453 - LA MATTANZA

Gli avventurieri scivolano lungo cunicoli tutti uguali, una lunga discesa costellata di scalinate scavate nella roccia. La cautela ha fatto loro perdere il contatto con la mesta processione di schiavi, ma le tracce, il puzzo e gli escrementi lasciati non rendono difficile ricostruirne il percorso.
Dopo l'ennesima svolta, una trentina di passi più avanti, il cunicolo si apre su un ambiente illuminato da un'innaturale chiarore rosso. L'apertura parrebbe di nuovo affacciarsi su una fossa o qualcosa di simile, non essendo visibile null'altro che la volta di roccia, ma essendo ben udibili dei sommessi lamenti provenire dal basso.
"Cominciate!" ordina perentoriamente qualcuno.
Alcune urla femminili riecheggiano soffocate. I pianti crescono d'intensità, seguiti da gorgoglii strazianti.
"Maledetti!" Gimble lancia su di sé un incantesimo di invisibilità. "Aspettate, vado a vedere."
Lo gnomo si avvicina silenzioso, il sangue gli pulsa ferocemente nel petto e nelle tempie. Ha visto molti orrori, ma mai come questa volta ha paura. La paura di trovare Bleena, la paura che sia troppo tardi. L'apertura si affaccia su una balaustra di roccia dalla quale una scala ripidissima scende nella fossa sottostante. Ciò che vede lo lascia sorpreso e sgomento.
Sul fondo una trentina di donne e bambini sono legati in cerchio, ed il sangue di cinque di loro, le prime vittime, cola dalle gole tagliate lungo il pavimento scosceso verso un foro al centro della stanza. Gimble rabbrividisce di fronte al trattamento da mattatoio riservato loro come fossero bestie, ma non riesce - incredulo - a distogliere gli occhi dalla nobile figura in armatura grigia tra due sacerdoti di Valmar ammantati di nero: Grey.
La corazza lordata di rosso e la spada insanguinata del paladino non mentono. E' stato proprio lui, senza indugi, aiutato dai diabolici cerimonieri, ad eseguire l'ordine di uccidere impartito da un'altra vecchia conoscenza, Sharuk, in piedi a far da spettatore su una balconata più bassa che si estende lungo il versante opposto della fossa.
La guardia nera assiste compiaciuta mentre un sacerdote afferra per i capelli un ragazzino torcendogli la testa all'indietro, e Grey gli passa lentamente la sua lama Candido Splendore sulla gola, tagliando in profondità, incurante del lamento disperato della madre a fianco, a cui non è stata nemmeno concessa la pietà di morire prima del figlio.
Gimble si ritrae con il cuore che batte all'impazzata. Bleena non è tra gli schiavi la sotto, ma questo non mitiga la nausea e la rabbia che lo invadono.
Con passo svelto e circospetto torna dai compagni mentre la mattanza continua alle sue spalle. Li informa di ciò che ha visto.
Turbamento, incredulità, confusione, il sentirsi traditi. Sensazioni che turbinando si mischiano negli animi degli avventurieri che mesi addietro avevano combattuto fianco a fianco col paladino. Certezze che crollano ed un'unica che rimane, quella di essere soli, di non poter contare su nessuno se non su loro stessi.
Ma non c'è tempo per struggersi né per farsi domande. Non c'è tempo per capire. Davanti a loro c'è l'occasione d'oro di vendicarsi del secondo assassino di Rabiaa ed infliggere un nuovo duro colpo all'organizzazione di Zaran e Rakoud. C'è l'occasione di punire la ferocia con cui gli schiavi vengono massacrati per i loro oscuri e deviati propositi, qualunque essi siano.

mercoledì 18 marzo 2015

452 - UNA MESTA PROCESSIONE

Gli avventurieri corrono disperati lungo un cunicolo in salita, svoltano una, due volte, quando all'improvviso una parete crolla pochi passi di fronte a loro, costringendoli ad fermarsi bruscamente. La massiccia sagoma dell'umber hulk, fattosi strada scavando nella roccia, si staglia davanti a loro. Dopo un primo istante di esitazione, Hearst lo carica con violenza fintanto che la bestia si sta ancora scrollando di dosso il pietrisco rimosso. Vibrando energicamente lo spadone affonda più volte spezzando il carapace della creatura, spargendo il suo sangue nero. Accusate le prime ferite l'umber hulk reagisce minacciando il guerriero con i suoi poderosi artigli in uno scambio di colpi tanto rapido quanto letale.
Hearst para e schiva, subendo ferite marginali, ma all'improvviso non capisce bene cosa accade, dove si trova. E' solo un istante, nella sua testa baluginano gli occhi da insetto dell'avversario. Poi è come se venisse investito da un albero sventagliato da un gigante. L'impatto lo sbatte sanguinante e confuso contro la parete, e solo l'intervento di Rune e Juan che si gettano sul mostro lo salva dall'intento dell'avversario di schiacciarlo sotto i suoi piedi e la sua mole.
Alle loro spalle, sopraggiungono i due individui allertati assieme al mostro. Uno dei due inizia a salmodiare qualcosa, ma viene provvidenzialmente azzannato alla gola da Batuffolo, mentre Isabel affronta l'altro in corpo a corpo supportata da Gimble.
Rune e Juan balzano veloci attorno al pesante avversario, sfruttando la loro agilità per evitare quelle braccia come tronchi, ma trovano estremamente difficile e rischioso avvicinarlo: nessuno di loro due ha la resistenza di Hearst. Più volte sentono nella testa le incursioni psichiche del mostro, ma in qualche modo riescono a respingerle.
Hearst scuote la testa scrollandosi di dosso lo stordimento, vede Bovak avvicinarsi. Il druido recita un incantesimo ed il guerriero prova un'immediata sensazione di potenza, la forza di un toro infusa nel suo corpo.
Si rialza, e coordinando il suo attacco agli affondi dei compagni aggredisce il bestione quando ha il fianco scoperto. L'umber hulk non si fa sorprendere e spazza l'aria con l'avambraccio per scagliare via quel fastidioso umano che lo carica.
Hearst vede arrivare il colpo, ed anziché evitarlo lo incalza con un violentissimo fendente di spada. La nuova forza sovrumana gli permette di resistere al contrasto, la lama frantuma il carapace sull'avambraccio dell'avversario ed affonda recidendo la carne e le ossa. La spinta fa volare l'arto mutilato come un proiettile contro la parete, mentre il mastodontico insetto stride di dolore e indietreggia impazzito.
Approfittando della condizione di vantaggio Juan colpisce alle spalle, conficcandogli la lama alla base del collo. L'umber hulk si agita così violentemente che il coloviano viene sbalzato ed è costretto a mollare l'arma. Hearst salta e con uno schianto finale dello spadone spacca la parte sinistra del cranio del mostro schizzando ovunque materia cerebrale giallognola.
Infine uno schiocco secco di elettricità dietro di loro decreta la fine dell'ultimo avversario, folgorato da una scarica dello scettro di Carnegie.

Gli avventurieri si muovono rapidi e quanto più silenziosi lungo le grotte tutte uguali sfruttando il boato ritmico a loro vantaggio. A parte le cure necessarie a Hearst da parte di Isabel, non si sono più fermati dopo essere stati scoperti, percorrendo quei monotoni cunicoli quanto più possibile in discesa. Sudati fradici si fermano in una rientranza nascosta a prender fiato. Più si spingono in profondità e più l'atmosfera dà l'impressione di essere calda e soffocante. Impressione, in quanto il caldo è chiaramente una percezione e non un dato di fatto: gli oggetti e le pareti mantengono la stessa temperatura che avevano all'entrata, ma ciò non elimina la sensazione di appiccicaticcio, la difficoltà a respirare a pieni polmoni.
Isabel sta per dire qualcosa, ma Juan la blocca intimandole di tacere. Passi in avvicinamento.
Già diverse volte hanno dovuto seminare o eliminare delle sentinelle durante la discesa, ma questa volta il rumore dei passi denota la presenza di molte persone, un piccolo plotone, e lo sferragliare che li accompagna mentre si avvicinano non promette nulla di buono.
Gli avventurieri si appiattiscono al buio nel loro nascondiglio. La fila di persone transita in un'intersezione vicina, tanto da risultare visibile. Tuttavia, passate le prime guardie, il resto della colonna è costituito da una trentina di schiavi incatenati, perlopiù donne e bambini, prima che alcuni sacerdoti di Valmar chiudano il corteo.
Sguardi mesti, spaventati, rassegnati. Incedono frettolosi vestiti di stracci, svuotati della scintilla della vita. Sono morti che camminano. Pur inconsapevoli del loro destino, lo percepiscono, ineluttabile. Persino i più piccoli. Persino le madri non proteggono più i propri figli.
Passano alcuni minuti prima che qualcuno fiati.
Gimble cerca di ricacciare nello stomaco il groppo che gli stringe la gola. Quello che hanno appena visto è abbandono, provato e perpetrato.
"Dobbiamo scoprire dove li portano" dice qualcuno dei compagni, lui annuisce.
Il groppo in gola si trasforma in rabbia mentre pensa a quella processione di disperati, ma quando il pensiero si rivolge a Bleena, subdolo, si tramuta in colpa.

martedì 10 marzo 2015

451 - LO SCAVO ABBANDONATO

Il breve riposo viene interrotto dal vociare animato di individui che si muovono di corsa. Hearst si riprende dallo stordimento del sonno e si accerta della presenza al suo fianco della sua arma. Quante ore sono passate? Troppo poche di sicuro.
Isabel era l'unica già sveglia assieme a Bovak, intenta a pregare perché Erevos le conceda di nuovo il suo potere. Come gli altri si accuccia tra il pietrisco, consapevole che considerati i rischi del luogo, quel nascondiglio e quel breve riposo sono anche più di quello che potevano sperare.
Voci distanti danno l'allarme, poi qualcuno corre davanti l'ingresso del deposito di materiale senza fermarsi.
La regina è a posto, si sente echeggiare, ma qualcuno ha trovato i cadaveri dei negromanti e dato l'allarme. Ci hanno messo anche più tempo del previsto. Poi il consueto rimbombo invade il sotterraneo.
Attenti a non farsi scorgere, i nostri eroi abbandonano il loro rifugio. Juan traccia la strada in avanscoperta, e più volte è costretto a cambi repentini di direzione per evitare di incappare in nutriti gruppi di sentinelle o per allontanarsi dai pesanti passi degli umber hulk.
Il loro girovagare evitando i percorsi più battuti li porta in un cunicolo percorso da lunghe rotaie. La galleria rettilinea scende nella stessa direzione per molte decine di metri, fino ad una sezione dove il cedimento di un'impalcatura ha provocato un crollo che invade i binari. La frana tuttavia non ha ostruito completamente il passaggio, e rimuovendo un po' di pietrisco gli avventurieri riescono a ricavare uno stretto pertugio per passare oltre.
"Questa sezione sembra abbandonata da tempo" commenta Bovak, osservando la caverna oltre il crollo. Ragnatele e detriti ovunque ne sono la testimonianza.
"Probabilmente aveva perso il suo interesse minerario" gli fa eco Rune.
Una ventina di passi dopo il crollo il tunnel curva verso sinistra in modo deciso. Poco più avanti un carapace di formian svuotato giace in mezzo alle rotaie.
Juan sogghigna sarcastico: "Un formicoide sfortunato..."
La sua affermazione diviene tuttavia sempre meno azzeccata mentre avanzano nel loro cammino. Nella caverna sono disseminati altri carapaci ed ossa umane, fino al punto essa si apre su una grande cavità nella montagna. Il percorso delle rotaie prosegue su uno stretto sentiero attaccato alla parete di sinistra, a ridosso dell'oscuro baratro che si apre a strapiombo sulla destra.
"Non mi piace questo posto" sussurra Isabel, fiutando nell'aria uno strano odore agliaceo.
Gimble si concentra e crea alcune luci danzanti per illuminare l'orrido che si para loro di fronte. Le sfere ondeggiano nel vuoto fin sopra il burrone, rivelando il pericolo in agguato nell'oscurità.
Aggrappato alle pareti del crepaccio, mimetizzato come una smisurata roccia, un enorme predatore a dodici zampe attende le sue prede. Un gargantuesco rettile di quaranta piedi che ricorda un incrocio tra un coccodrillo e un centipede, in grado di inghiottire una persona in un sol boccone. Disturbato nel suo sonno vigile, scatta con innaturale rapidità affondando nella parete verticale i suoi giganteschi artigli e volgendo verso gli avventurieri con il suo sguardo affilato.
"Un behir! Via, via, scappiamo!" urla Isabel riconoscendo la creatura di cui aveva letto anni prima nei bestiari mitologici.
Le fauci del mostro si spalancano rivelando l'elettricità crepitante nella sua gola, origine del pungente odore che contamina l'aria.
Gli avventurieri corrono a perdifiato senza voltarsi. Sentono i capelli drizzarsi ed il friggere dell'elettricità alle loro spalle, indizio di un attacco del mostro andato a vuoto. Arrivano fino alla sezione crollata e lì si fermano ansimanti.
Rune è il primo ad avere il fiato per parlare: "Ecco spiegato il perché nessuno si avventura fin qua. I nostri nemici devono essersi imbattuti nella tana di quell'affare durante gli scavi, e l'incontro non è finito bene per loro a giudicare dai carapaci e dalle ossa sparse qua e là."
Ripresisi dalla fuga repentina e riattraversato il crollo, sempre guidati da Juan, gli avventurieri tornano sui loro passi infilandosi in una deviazione prima ignorata. Il passaggio scende in modo tortuoso dividendosi in labirintiche biforcazioni, mentre il consueto rombo delle profondità lo invade. Forse è quello che impedisce al coloviano di essere attento come al solito. Da un bivio poco più avanti sbucano improvvisamente due figuri ammantati con al collo il simbolo di Valmar, alle cui spalle torreggia l'imponente mole di un umber hulk. La sorpresa e la distanza sono tali da permettere ai nostri di voltare sui propri passi e fuggire, mentre lo scemare del baritonale ruggito lascia spazio alle grida d'allarme delle sentinelle che li inseguono.

venerdì 27 febbraio 2015

450 - L'INTERROGATORIO

Hearst rifila due sonori schiaffoni al prigioniero addormentato.
L'incantesimo di sonno lanciato da Gimble alle spalle dei due individui di ronda ha avuto pieno effetto, spedendo entrambi nel mondo dei sogni. Dopo averli trascinati nella grotta del pietrisco, Hearst ha prontamente eliminato uno dei due, prima di legare ed occuparsi dell'altro.
Il prigioniero si sveglia bruscamente, ed inspira terrorizzato quando il suo primo sguardo si posa sul cranio fracassato del compagno al suo fianco. Il guerriero gli tappa la bocca, schiacciandogli la testa sulle rocce.
"Innanzitutto sappi che tra i due non sei tu quello fortunato" gli sibila minaccioso tenendo il suo volto a pochi centimetri dai suoi occhi sgranati. "Ora farai il bravo e ci dirai ciò che vogliamo sapere, se non vuoi che ti riservi un destino ben peggiore" continua alludendo al cadavere del compagno.
"Sono adoratori di Valmar" dice Isabel mostrando un medaglione recante il simbolo del Demone dell'Invidia al collo del morto.
Hearst non ci va per il sottile, e nemmeno Gimble. All'inizio il prigioniero mostra un briciolo di resistenza, che crolla tuttavia sotto la minaccia di essere portato nella sala delle mutazioni e trasformato in un formicoide. O meglio in un formian, come li chiamano loro. Isabel ricorda di aver studiato qualcosa in passato a proposito di queste creature di origine planare, organizzate in maniera fortemente gerarchica e guidate da potenti e terribili regine, esattamente come le formiche.
"Come è possibile che riusciate a trasformare degli umani in formian?" chiede risoluta la chierica.
"Non lo so, è opera di Zaran, io non c'entro!"
Hearst tappa la bocca del prigioniero e gli rischiaccia la testa a terra. Attende che il consueto rombo dalle profondità della fossa ritorni, poi con l'altro braccio gli afferra la mano legata dietro la schiena, e con uno strappo secco gli spezza un dito.
Il sacerdote morde il guanto di cuoio del guerriero impossibilitato a gridare. Piange e singhiozza per il dolore, coperto comunque dal cupo brontolio che scuote le caverne.
"Rispondi alla chierica, non ci interessa se c'entri o meno!"
Il prigioniero annuisce tramante: "Ha trovato una regina, non so come, non so dove. Era morta, ma in qualche modo quel mago elfo, Ekelorn, ha scoperto come farla rivivere e come controllarla. Zaran invece l'ha studiata, e con la sua arte negromantica ha creato budelli e pungiglioni per estrarne l'essenza e inocularla negli schiavi: i formian sono più forti, efficienti ed obbedienti degli uomini."
"Le anime di Nezabal alimentano la Regina..." deduce Isabel.
"E dove si trova la regina formian?" chiede Gimble.
"Vicino alla stanza delle mutazioni..."
Ecco il perché di tutte quei glifi di interdizione, pensa Juan.
"E noi invece dove ci troviamo?" continua lo gnomo.
Il prigioniero lo guarda stranito.
"Rispondi, o vuoi che ti spezzi un altro dito?" ruggisce Hearst.
"No, no, pietà! Siamo a sud ovest di Naama Sul, nelle profondità delle Montagne Aride!"
"Che cos'è tutto questo, cosa cercate?"
Il prigioniero sbianca di fronte a quella domanda.
"Non... non lo so..." balbetta.
Il rombo delle profondità copre la sua voce mentre Hearst lo gira prono, gli tappa la bocca e gli torce in modo innaturale il pollice.
"Parla!" intima Gimble.
Ma lui, con gli occhi sanguigni per il dolore, scuote la testa e basta.
"Parla!"
Hearst fa ancora più forza sul dito, slogandolo fino a rompere la pelle ed esporre le ossa.
Il rombo sale d'intensità, coprendo l'urlo soffocato del prigioniero.
Con tutte le sue forze comincia a sbattere la fronte sulle pietre, ma prontamente il guerriero lo ferma tirandogli indietro il capo con la mano con cui gli tappa la bocca.
Gimble sfila un coltello e gli taglia la gola.
Il baritonale respiro della terra va scemando mentre il seguace di Valmar dissanguato gorgoglia gli ultimi istanti di vita.
"Non avrebbe parlato e tenerlo vivo stava diventando un rischio troppo alto" dice Gimble pulendo la lama. Ripensa alla sua vittima mentre scuoteva la testa rifiutandosi di parlare. C'è qualcosa qua sotto che evidentemente lo spaventava più della stessa morte.

martedì 24 febbraio 2015

449 - PIETRE SU PIETRE

Hearst trascina i corpi nell'oscurità dei corridoi superiori per evitare che siano immediatamente visibili, ma può fare ben poco con le abbondanti pozze di sangue che chiazzano le scale e il pavimento della stanza.
Juan, impegnato a controllare le trappole in cui è incappato Gimble, scuote la testa.
"Niente da fare. Credo fosse un glifo di protezione, e ce ne sono di certo altri, ma non riesco a individuarli con precisione, né tantomeno a disattivarli."
"Forse è meglio girare i tacchi ed allontanarci da qui" suggerisce Rune. "Qualunque cosa ci sia oltre questa stanza non promette nulla di buono e di certo a breve la zona non sarà più sicura"
Guidati dalla scurovisione di Bovak impegnano quindi la caverna che dalla balconata si allontana dalla sala delle mutazioni. Percorrono stretti cunicoli ricurvi e irregolari in discesa, incrociando numerosi bivi sulla loro strada, sempre accompagnati dal ritmico tremore che sale dal sottosuolo.
Quando la grotta si allarga ed il sommesso chiarore della fossa filtra attraverso le aperture che si aprono su di essa, Juan e Bovak fanno cenno ai compagni di restare immobili ed avanzano da soli in avanscoperta.
Attenti a non fare il minimo rumore, arrivano al limite dello slargo. Una grande apertura si apre a strapiombo sulla voragine, e vicino ad essa un individuo incappucciato sibila ordini perentori a quattro specie di formiche umanoidi. Bovak rabbrividisce realizzando che quei quattro sono probabilmente il risultato della mutazione degli schiavi, un'aberrazione della natura compiuta da negromanti senza scrupoli.
Gli schiavi eseguono mesti ogni comando. Tirano corde e manovrano argani che azionano un montacarichi che scende legato a grandi funi dall'ampia apertura sul baratro, risalendo carico di pesanti rocce. Gli uomini-formica le spostano e accatastano vicino ad un secondo ingresso dal lato opposto dell'antro, dal quale dipartono due rotaie che si perdono nell'oscurità.
Il druido e il coloviano tornano sui loro passi, troppo rischioso continuare di qua senza doversi scontrare di nuovo.
I nostri eroi scelgono altre strade, incrociano nuove caverne, ripercorrono vecchi passaggi. Orientarsi è complicato in queste grotte tutte uguali.
Improvvisamente, due voci e la luce di una torcia che si avvicina costringono i nostri eroi a ripararsi in un passaggio laterale fortunosamente vicino. L'apertura conduce a una gigantesca cavità naturale, già riempita per quasi la sua interezza di materiale di risulta.
Le due voci arrivano, la luce della lanterna filtra dall'entrata sopra le teste degli avventurieri appiattiti tra il pietrisco. Parlano di vini, ed il più entusiasta decanta la prelibatezza di un nettare di Arx portato dalla superficie. Poi le voci si allontanano, passando oltre.
La superficie. Arx. Tanto basta per i nostri eroi per escludere quantomeno di essere finiti nell'abisso.
Quei pochi secondi sdraiati sulle rocce hanno fatto tuttavia affiorare l'enorme stanchezza che li accompagna.
"Sono sfinita" bisbiglia Isabel con un filo di voce. "Dobbiamo riposare, recuperare le forze. In queste condizioni non sono più in grado di invocare il potere di Erevos, e presumo sia lo stesso per voi..."
Gimble e Bovak annuiscono. Anche le loro riserve magiche sono al limite.
"Hai ragione" controbatte Rune, "ma il tempo non è dalla nostra parte. Potrebbero aver già scoperto i cadaveri dei negromanti, o potrebbero farlo a breve. Ogni secondo in cui stiamo fermi è un secondo perso."
"Rune, siamo allo stremo!" replica Hearst. "E non sappiamo nemmeno cosa stiamo cercando veramente! Zaran? Potrebbe essere dovunque, così come Bleena!"
Juan gli dà man forte: "Hearst ha ragione, vaghiamo senza meta e non siamo nelle condizioni - anche se lo trovassimo - di affrontare Zaran. L'ultima volta gli è bastato poco per metterci fuori gioco, ma per nostra fortuna ci ha sottovalutato e venduto a quel sadico di Carnegie. Questa volta potrebbe non andarci così bene..."
"Sssht! Stanno tornando!"
Gli avventurieri si appiattiscono in silenzio nel loro nascondiglio. La luce della lanterna e l'animata discussione enologica passano di nuovo.
"Una ronda" sogghigna Gimble. "Bene, forse è giunto il momento di dar fondo al mio ultimo incantesimo per sapere veramente cosa sta accadendo qui."

lunedì 16 febbraio 2015

448 - DARE LA PACE

"Gimble aspetta!" sussurra Juan con voce roca, ma lo gnomo è cieco e sordo ai suoi avvertimenti.
La rabbia disperata lo rende incapace di agire con raziocinio. Deve capire, quello potrebbe essere - o essere stato - il destino di Bleena.
Alcuni passi più avanti, come previsto, una scala sulla destra scende nella sala con i tavoloni, ma la caverna prosegue allo stesso tempo dritta nell'oscurità, con tutta probabilità verso la fonte di quell'orribile processo di trasformazione. Gimble vuole andare all'origine di quella follia e senza esitare supera il bivio.
Poi un'esplosione verde l'acceca e un liquido denso e irritante lo investe: una trappola. Gimble si getta a terra urlando mentre il vetriolo fumante gli penetra attraverso gli abiti, bruciando sulla pelle.
Le sue grida allarmano i negromanti nella sala di sotto, già insospettiti dalla prolungata assenza del loro capo. I due si precipitano sulla scalinata armi alla mano, e quando il primo accede alla caverna viene investito ancor prima di accorgersene dalla carica di Hearst, che gli stacca di netto la testa dal collo. Il secondo appena addietro, assiste incredulo alla decapitazione del compagno, sbilanciandosi  per la sorpresa e capitombolando giù dalle scale.
Con un cenno Hearst indica ai compagni che è il nemico è sotto, quindi inizia a percorrere a sua volta gli stretti scalini.
Isabel recita velocemente una preghiera ad Erevos, ed invocandone il potere crea dal nulla una massa d'acqua che rilascia sopra Gimble, con grande sollievo per lo gnomo.
Acciaccato nel frattempo il negromante si rialza, e dolorante si lancia verso la porta di ferro che confina con la prigione degli schiavi dove si trovano gli umber hulk. Getta un sguardo all'indietro per vedere il suo vantaggio sull'inseguitore, ma ignora che la sua nemesi è in arrivo da tutt'altra direzione. Juan balza su di lui dalla balconata trafiggendolo in volo con la spada corta poco sotto la nuca. Il corpo del nemico si accascia con l'elsa che spunta dalla base del collo, mentre il coloviano conclude con una capriola la sua acrobazia.

Gli avventurieri si avvicinano ai due schiavi incatenati ai tavoli di pietra, mentre Juan ripulisce la spada.
"Facciamo in fretta e niente mosse azzardate" dice, indirizzando indirettamente il messaggio a Gimble. Lo gnomo annuisce, scusandosi per essersi fatto trasportare dalla foga.
Il processo di mutazione in pieno svolgimento ha ricoperto il corpo e il volto degli schiavi, ormai immobili, con una specie di corazza chitinosa che li fa assomigliare a gigantesche formiche.
"Sono... morti?" si chiede Juan mentre afferra il terminale infilato nella bocca di uno dei due. Il coloviano tira per estrarlo. Non ci riesce, prova con uno strattone. Inaspettatamente il tubo viscido si stacca lacerando la bocca del poveraccio e strappando con il terminale a pungiglione la lingua.
Gli occhi dello schiavo si spalancano. Le iridi, unico rimasuglio del suo aspetto umano annegate in un bulbo rigonfio di liquido giallo, si spostano disperate su Juan piene di dolore ed interrogativi.
Il coloviano indietreggia lasciando cadere a terra il budello da cui continua a colare un rivolo di icore ocra.
"Non è vita, gli dobbiamo la nostra pietà" commenta Rune. Gli cinge le mani al collo e stringe.
Gimble annuisce amaramente: "Sono d'accordo, fai ciò che dev'essere fatto. Non esiterei a dar loro la pace nemmeno se su quel tavolo ci fosse Bleena."
Juan assiste in silenzio, incapace di togliersi quello sguardo implorante dalla testa. Voleva davvero che gli si desse pace? Non è vita quella come dice Rune, o è pur sempre preferibile alla morte? Il coloviano cerca di scacciare quelle domande scomode, ma queste riemergono continuamente nei suoi pensieri. Inspiegabilmente, dopo tante, troppe morti, proprio ora si trova a interrogarsi su questioni che solitamente non lo sfiorano.