giovedì 31 luglio 2014

426 - ALBA DI SANGUE

La tenue luce dell'alba filtra dagli scuri rischiarando il volto teso e cinereo di Declan, che seduto su uno sgabello fissa il vuoto. Gli avventurieri si guardano tra loro, rendendosi conto solo allora di essersi addormentati tutti.
Rune sbircia fuori dalle imposte. Una bruma grigia e spettrale avvolge Bakaresh assieme ad un insolito silenzio. L'aria puzza di bruciato. Le strade deserte sono percorse solo da drappelli di guardie e sciacalli.
"Avete ucciso Ekelorn. Un omicidio efferato" sussurra Declan muovendo a malapena le labbra. La sua voce stanca riesce tuttavia ad attirare piena attenzione. "Un mio servitore me l'ha riferito, era all'Arena."
"Possiamo spiegarti..." attacca Gimble, ma un cenno di mano del mercante lo ferma.
"Non serve, ho deciso da molto di fidarmi delle vostre motivazioni qualunque esse siano, in virtù di ciò che avete fatto per mio figlio. Ma allo stesso tempo, in coscienza, ho la sensazione che la morte cammini al vostro fianco..."
"Ci cercano?" chiede lo gnomo.
"Sì. Se vi trovassero ora, vi getterebbero senza indugio dall'Arco degli Appesi."
"Ti stiamo mettendo in pericolo quindi..." aggiunge Rune.
"Sì ma..."
"Non possiamo rimanere! Dobbiamo trovare Ashanti, non possiamo restare qui con le mani in mano!"
Declan afferra saldamente l'avambraccio del monaco scuotendo la testa.
"Non c'è nulla che possiate fare ora, se non attendere. Qualunque mossa potrebbe rivelarsi avventata. Se rimarrete nascosti qui sarete al sicuro, ma se vi farete vedere non potrò più accordarvi la mia protezione. Farò in modo che Ashanti sappia che siete qua, sarà lei a farsi viva."
Tutti, uno ad uno, gli avventurieri annuiscono. Declan ha ragione. Alla fine anche Rune deve accettarlo. Per una volta, di comune accordo, aspetteranno.

Nei giorni seguenti la Congiura le informazioni riportate dai servitori raccontano di una vera e propria caccia all'Ashfar, ferocemente supportata dalla guardia cittadina agli ordini di Rakoud. Ogni traccia di sangue elfico nelle vene diviene il marchio del tradimento, e in un baleno vengono cancellate generazioni di integrazione tra le etnie della città. E' l'occasione per regolamenti di conti e vecchi rancori tra la gente di Bakaresh, sono i giorni del sospetto, in cui ogni pretesto diventa motivo per farsi giustizia, per trovare vendetta, per usare prepotenza.
Oltre a ciò, imperversano in città bande di sciacalli e mercenari che poco hanno a che fare con le etnie, ma trovano facili occasioni per arricchirsi a spese dei più deboli ed indifesi.
Dopo i primi giorni di stallo, la Chiesa di Mujon attraverso i suoi più alti rappresentanti è incapace di prendere una posizione, faticando a restare unita. Alla dura protesta di Maestro Ashanti e Zer'i Aldaren, si oppongono l'indifferenza di Zer'i Balthazar Sannat - preoccupato di preservare l'istituzione ecclesiastica - e l'aperto sostegno alla mattanza di Zer'i Luqa Tarxien, cugino dell'ex Granduca, più per arrivismo si dice che per vendicare per il trapassato parente.
Il precipitare degli eventi rende ancor più snervante l'attesa per gli avventurieri. Solo Bovak si prende il rischio di uscire per riportare in città Batuffolo. Fortunatamente, con la pantera trasformata in un grande gattone nero grazie ai poteri druidici, il nano non incontra problemi nel suo intento.
Finalmente, all'alba del quinto giorno, un servitore recapita un messaggio proveniente da Maestro Ashanti. Li incontrerà in incognito il giorno stesso, a mezzodì, all'Arco di Dyarx.

giovedì 24 luglio 2014

425 - NOTTE DI TERRORE

Juan scivola controcorrente tra la gente per raggiungere il cadavere di Ekelorn. Il corpo del mago giace isolato sulle gradinate settentrionali ormai abbandonate dagli spettatori in fuga.
Nessuno bada a lui, come nessuno bada a Hearst, che vede con la coda dell'occhio rialzarsi dalla sabbia e raggiungere il muro di cinta, per sgattaiolare indisturbato verso l'uscita meridionale.
Tutte le attenzioni sono concentrate sulla viverna, siano esse per combatterla o per sfuggirle.
Risale gli spalti, raggiunge il cadavere. Un fugace sguardo alla freccia e al volto del mago paralizzato in una smorfia a metà tra il dolore e l'incredulità. Nessuna empatia per lui, se la meritava tutta una morte così.
Le mani del coloviano frugano rapide tra le ampie vesti, poi sfilano gli anelli, il ciondolo che aveva al collo, il diadema e anche la stola di stoffa che gli cinge la vita. I maghi spesso incantano dettagli del loro abbigliamento con magie di protezione. Ci sarà tempo per capire cosa è utile e cosa no.
Nient'altro. Juan cerca ancora, a costo di rischiare. Non può farsi sfuggire possibili indizi che permettano di sbrogliare l'intrigo attorno a Ekelorn, a Nezabal, a Rakoud, a Zaran. Eppure niente.
Il barrito acuto della viverna richiama la sua attenzione riportandolo alla realtà del momento. La bestia è stata ferita con dei lunghi ronconi sotto le ali e viene costretta a terra dagli uncini delle armi in asta. Il mostro colpisce frenetico con morso e coda, uccidendo gli armigeri che lo trattengono, ma altri prendono il loro posto inchiodandolo al terreno, mentre altri ancora con le spade trafiggono la sua pelle spessa.
A Juan è immediatamente chiaro che è solo questione di tempo. Per quante vittime possa fare ancora la viverna, presto soccomberà. Ma lui allora sarà già sparito.

La città è nel panico. Le voci sugli omicidi di questa notte sono il seme del caos. La morte scesa sull'Arena. La festa che si tramuta in terrore. Le case bruciano, l'incertezza per ciò che sarà, la certezza su chi sono i colpevoli, scatena antichi rancori e regolamenti di conti e vendette, specie a danno dei semiumani.
I fuochi colorati nel cielo vengono rimpiazzati dalle volute di fumo denso, le espressioni di giubilo sostituite dalle urla strazianti delle violenze e dei soprusi.
Il contrasto con ciò che Bakaresh era solo qualche ora prima è surreale.
Gli avventurieri si affrettano da Declan. Tutti pur senza essersi accordati si ritrovano lì. Qualunque cosa accada la mia porta sarà sempre aperta per voi, aveva detto.
Si barricano in casa con il mercante, stremati. Hanno bisogno di riposare, almeno a turno, da quanto tempo non dormono?
Declan è incredulo, l'angoscia traspare sul suo viso. Vorrebbe poter fare qualcosa, ma non c'è nulla da fare, se non aspettare che tutto passi. E' notte fonda e sarà una notte di paura, finché le tenebre non lasceranno il posto ad un'alba di sangue.

venerdì 18 luglio 2014

424 - UNA STRAGE DI INNOCENTI

Ekelorn si accascia sulla gradinata, con la bocca aperta e lo sguardo sbarrato. Con le mani cerca di afferrare la freccia in un ultimo disperato gesto mentre questa affonda lenta nel suo petto, ma il dolore gli irrigidisce le dita, e le sue gambe sono percorse da improvvisi spasmi. Infine la morte lo abbraccia.
L'assassinio semina altro terrore. Le guardie finora concentrate su Hearst realizzano l'accaduto. Non uno, ma più attentatori, ormai riusciti nel loro intento. Sono istanti di smarrimento, alcune continuano a tirare su Hearst, altre rivolgono la loro attenzione sul resto del gruppo.
Tuttavia, un violento rumore metallico catalizza l'attenzione di chiunque si trovi nell'Arena, seguito da un barrito acuto. I cancelli del sotterraneo schiantano improvvisamente, e da essi una specie di drago imbizzarrito fa il suo ingresso sulla sabbia. Il gigantesco rettile agita con violenza il collo, imprigionato in un collare metallico da cui pendono lunghe catene. Il movimento sbatacchia a destra e a manca i poveri soldati del tutto inadeguati a trattenerlo, che aggrappati alle catene vengono prima trascinati, poi proiettati a terra. La coda del mostro s'innalza quindi come quella di uno scorpione rivelando un pungiglione acuminato, che con rapidi affondi colpisce i malcapitati a terra.
"Una viverna!" esclama allarmato Gimble osservando i corpi agonizzanti al centro dell'arena. "Il veleno della sua coda è leggendario! E' probabile che il mago esercitasse qualche sorta di controllo su quel mostro, e con la sua morte esso si è spezzato permettendogli di liberarsi!"
La terribile creatura emette un rumoroso stridio, impazzita e furente. Hearst decide di non tentare nemmeno di rialzarsi e fingersi morto. Le guardie avranno ben altro da fare che tirare su di lui.
La viverna con un balzo ed un colpo d'ali si solleva e cala sugli spalti, schiacciando gli spettatori, trafiggendoli con il suo pungiglione, straziando chiunque le capiti a tiro con il suo morso. La sete di sangue è la moneta con cui ricambia la sua prigionia. Il panico tra la gente è ormai incontenibile, ma le vie di fuga scorrono lente, la gente si accalca, viene calpestata. Urla, polvere, sangue.
"Dobbiamo fare qualcosa, quella bestia farà una strage!"  dice Rune.
"No, non questa volta" ribatte Gimble. "Quel mostro è il nostro diversivo, la nostra possibilità di andarcene! Finito con lei le guardie vorranno noi. Mi dispiace per questa gente, ma non saranno gli unici a morire questa notte. Ho la sensazione che questa città stia per lavare nel sangue i conti aperti del suo passato."
Alcuni coraggiosi soldati della guardia cittadina si precipitano verso la viverna, mentre molti altri disertano pensando alla propria pellaccia. Le armi dei più valorosi trapassano le spesse squame della bestia, ma ogni ferita porta con sé un pesante tributo di sangue.
"Non possiamo abbandonarli..." insiste Rune.
"Non questa volta" ripete risoluto Gimble. "Se li aiutassimo alla fine ci troveremmo costretti ad uccidere quei soldati. Non possiamo salvare tutti, Rune... non possiamo."
Isabel annuisce combattuta. Anche Bovak è d'accordo non c'è altro da fare.
"Ma Hearst, là in mezzo? E Juan, dov'é?"
"Sa la caveranno"
Rune abbassa lo sguardo e sospira un sì che gli costa molto.
Gli avventurieri voltano le spalle allo scempio di innocenti e si affrettano verso le uscite.

venerdì 11 luglio 2014

423 - OMICIDIO

La freccia si schianta sullo schienale dello scranno, sfondando l'imbottitura e spezzando il legno. Ekelorn balza all'indietro per la sorpresa, inciampa su una delle sedie vicine cadendo a terra assieme ad essa. Si rialza, istintivamente si mette a correre verso nord per sfuggire al suo attentatore. I nobili attorno a lui si urtano scomposti di scappare dal palco delle autorità. Il panico si aggiunge al panico, tutti urlano. Le guardie indicano Hearst, facilmente individuabile grazie al vuoto creatosi attorno a lui. Altri armigeri dagli spalti si fanno largo tra la folla per acciuffarlo.
Hearst bestemmia per il fallimento, e prendendo a spallate chiunque lo ostacoli si precipita giù dalle gradinate fino al muro che cinge l'arena. Con un balzo lo scavalca, atterrando con una capriola sulla sabbia. Getta una rapida occhiata verso l'alto, cercando Ekelorn in fuga. Deve prenderlo, non ci è riuscito con la freccia, lo farà a mani nude, prendendo la via più breve per raggiungerlo. Scatta, attraversando il circo a grandi falcate. Spinge talmente forte sulle gambe che sente i quadricipiti scoppiargli. I dardi delle balestre delle guardie si piantano imprecisi nella rena alle sue spalle a attorno a lui.

Juan scivola nella parte bassa delle gradinate costeggiando la muraglia, mentre i compagni si fanno largo verso il palco delle autorità. Nessuno bada a loro, l'attenzione dei soldati è totalmente focalizzata su Hearst, anche se nessuno osa inseguirlo al centro dell'Arena. I cancelli dei sotterranei aperti, pronti per lo spettacolo a venire, fanno troppa paura. Dio solo sa cosa potrebbe uscirne.
Rune precede tutti sfruttando la sua rapidità, raggiunge lo scranno di Ekelorn. Con un paio di pugni ben assestati spezza il legno e libera la freccia assassina.
Recuperato il dardo magico torna sui suoi passi mischiandosi alla folla in fuga e raggiunge Bovak che nel frattempo ha estratto il suo arco.
Il nano cerca Ekelorn sulle scalinate: quando lo individua vede il mago stringere il ciondolo che porta al collo, mentre la sua mano destra si carica di energia elettrica, e le sue labbra salmodiano formule arcane. All'improvviso un fulmine indaco crepita nell'aria disegnando un arco verso Hearst in corsa. Il guerriero, centrato in pieno, viene proiettato all'indietro di diversi metri. Resta riverso sulla sabbia, con la pelle annerita e fumante, percorso convulsioni e piccole scariche luminose.
Per alcuni secondi sembra morto. Poi, facendo ricorso a chissà quali energie, rotola di lato, si appoggia ai gomiti per rialzarsi. Alcuni proiettili lo mancano di poco.
Ekelorn allunga di nuovo la mano verso il guerriero, apprestandosi a scagliare l'incantesimo che lo finirà.
Rune capisce che è questione di attimi. In un battibaleno passa la freccia a Bovak che la incocca e prende la mira. Isabel invoca il favore dei Santi. Gimble fa ricorso alle magia bardica per supportarlo: la sua arte diventa il drammatico accompagnamento di quest'attimo decisivo.
Il druido sa che non può sbagliare. Se fallisce, Hearst morirà.
Prega che Myara gli dia la vista di un falco e tira.
La freccia nera colpisce Ekelorn al cuore.

mercoledì 2 luglio 2014

422 - L'ARENA

Gli avventurieri scendono nella parte bassa attraverso l'Arco di Dyarx e la Piazza dell'Obelisco. Serpeggiano rapidi tra la folla intenta nei festeggiamenti, come cominciano a serpeggiare le voci di quello che è avvenuto al Tempio, frettolosamente bollate come frutto della fantasia di chi ha esagerato con le celebrazioni del nuovo anno.
Superata la piazza, il caotico dedalo di viuzze che porta all'Arena diffonde, oltre alle consuete fragranze esotiche, l'odore pungente del sudore di chi schiacciato nella moltitudine cerca di farsi strada disordinatamente in una direzione o nell'altra.
Fortunatamente, mettendo da parte la delicatezza, Hearst sposta a spintoni chi li intralcia fungendo da cuneo, tirandosi tuttavia addosso ogni sorta di maledizione nel dialetto incomprensibile di queste terre.
La confusione è comunque troppa, ed i nostri eroi hanno troppa fretta. Chiesta qualche indicazione per capire la giusta direzione in linea d'aria, Hearst sfonda le porte di un paio di riad tagliando attraverso i cortili privati, e incurante delle lamentele dei proprietari guida i compagni fino allo spiazzo antistante l'ingresso meridionale dell'Arena.
"Levatevi di mezzo" continua il guerriero scansando coloro che occupano ammassati il tunnel d'accesso agli spalti, accalcandosi attorno agli allibratori.
Finalmente emersi alla base delle gradinate, gli avventurieri si guardano attorno. Sugli spalti regna una relativa tranquillità.
Nel circo di sabbia centrale, avvolto e separato dalle gradinate da una muraglia alta come due uomini, le chiazze di sangue lasciano intendere di cadaveri già rimossi, conseguenza dei feroci combattimenti precedenti. Uomini armati della guardia cittadina stanno tuttavia già risollevando la saracinesca dei sotterranei che si trovano dal lato diametralmente opposto per far entrare i mostri del successivo spettacolo.
Oltre all'entrata meridionale e al passaggio per i sotterranei, l'Arena presenta altri due ingressi laterali, uno ad est ed uno ad ovest. Sopra quello occidentale si staglia bene in vista il palco delle autorità, una struttura soprelevata in legno dotata di un baldacchino porpora, su cui sono allineate tre file di scranni imbottiti ad appannaggio della nobiltà e delle personalità importanti.
Ekelorn è facilmente riconoscibile, unico elfo a sedere sul palco. Bovak chiede conferma ad alcuni spettatori lì vicini, fingendosi semplicemente curioso di sapere chi è l'organizzatore degli incontri.
Il mago, l'assassino di Rabiaa, è a neanche quaranta metri da loro. Agghindato nelle sue ampie vesti color verde acqua, segue l'apertura della grata settentrionale appoggiato al bracciolo della sua sedia sostenendosi il mento con la mano, come se sovrappensiero, o annoiato.
"Il palco è protetto da diverse guardie" fa notare Gimble indicando gli armigeri dalla casacca nera attorno ad esso, "ma non sono molte, come del resto quelle incaricate di mantenere l'ordine nel resto dell'Arena" continua facendo scorrere gli altri soldati alla base degli spalti, certamente più interessati al prossimo spettacolo che al loro lavoro.
Tuttavia, l'analisi di Gimble viene interrotta dal coro di stupore che sale dalla folla. La gente guarda e indica la città alta, dove da diversi edifici a ridosso della parete di roccia si levano dense colonne di fumo. Le case bruciano.
I nobili attorno ad Ekelorn osservano preoccupati ciò che accade nella zona ricca. Il mago invece resta impassibile, nonostante il nervosismo tra i suoi ospiti si faccia sempre più marcato.
Quella voce assurda serpeggiata tra la gente sulla morte del Granduca, diventa all'improvviso più che verosimile. E il panico esplode.
La gente impaurita comincia ad accalcarsi verso le uscite dell'Arena e le poche guardie disseminate tra gli spalti possono fare ben poco per contenere l'emergenza. C'è chi urla, scappa, spinge, cade.
I nobili in preda all'isteria si raccolgono attorno ad Ekelorn, protetti dai soldati di stanza al palco, cercando nell'elfo organizzatore rassicurazioni, una via di fuga sicura.
Ekelorn cerca di calmarli, ma tradisce nervosismo e disgusto quando questi lo scuotono e lo toccano.
La situazione sta precipitando, ed Hearst decide di non attendere oltre. Afferra il suo arco lungo e incocca la freccia assassina di Ghazeer. Mentre tende la corda la folla attorno a lui si apre gridando impazzita di terrore. Ha la visuale libera, prende la mira. Ekelorn respinge i nobili, tende le braccia per tenerli a distanza, apre uno spiraglio tra le loro fila.
Hearst trattiene il respiro, punta al suo cuore. E tira.