martedì 30 aprile 2013

358 - DI OASI E DESERTI

"Kamal, mi serve il nome di un buon armaiolo, anzi, del migliore" chiede Hearst con la bocca piena, spazzolando l'abbondante colazione a base di focacce manaqish al timo e gustoso labne, un formaggio fresco di capra servito con olio e menta.
"Tutti dicono che il migliore è Mikiel. E' un ashfar, e la sua bottega è nella Torre del Drago" risponde sbrigativo il ragazzino, sputazzando pezzi di cibo attraverso le palette mancanti, senza fermarsi dall'arraffare il più possibile dalla colazione offerta dagli avventurieri.
"Più tardi, Hearst" interviene Gimble. "Prima andiamo a sentire cosa desiderano alla Corporazione dei Mercanti."

Sutta accoglie gli avventurieri nell'atrio luminoso, salutandoli in maniera rituale com'è abitudine a Kal Mahda.
"Seguitemi, venite, accomodiamoci. Declan si scusa, ma si è dovuto assentare per un affare importante."
Il tesoriere fa servire del tè prima di attaccare: "Sono felice che siate venuti, un membro della Corporazione ha un compito urgente da affidare, ed io ho subito pensato a voi!"
"Di cosa si tratta?" chiede Juan sperando che Sutta arrivi al dunque.
"In realtà non ho ben capito di preciso" risponde un po' imbarazzato il tesoriere, "ma credo si tratti di una sorta di ricerca. Ad ogni modo, la richiesta viene dal cartografo Octalius, che sarà ben felice di darvi tutti i ragguagli del caso e discutere con voi la paga. Ah, lo conoscete già? Ottimo, vi prego di raggiungerlo nella sua bottega."

Il profumo di frittelle di banane che si leva da una bancarella nel suk è un richiamo a cui Hearst non può resistere. Il guerriero decide di fermarsi per una seconda colazione di cui Kamal approfitta felicemente.
"Te l'avevo detto che avresti fatto affari con quell'armaiolo" afferma il ragazzino, come a voler giustificare che le frittelle siano il giusto compenso per i suoi consigli.
In effetti Hearst ha ottenuto ciò che cercava: un arco lungo composito su misura, in grado di sfruttare appieno la sua forza, in cambio di un suo vecchio giaco di maglia e di trecentocinquanta monete. Una bella somma, ma ben spesa per l'arma da tiro che sarà pronta tra una settimana.
Dopo aver ripetutamente sollecitato il guerriero a muoversi, gli avventurieri raggiungono finalmente la bottega di Octalius.
Nel piccolo locale ombroso il cartografo li accoglie di buon grado, facendoli accomodare su grandi cuscini attorno ad un tavolino. E' allora che si accorgono di non essere gli unici ospiti.
"Sono onorato di presentarvi Bovak Gimron" dice cerimonioso Octalius "con cui tutti condividiamo un amico in comune, l'illuminato Saadi Abbar di Naama Sul."
Il nano seduto all'estremità del tavolino si alza in piedi, accennando un breve inchino in segno di saluto. L'aspetto di Bovak risulta immediatamente curioso. Più esile e basso persino per i canoni della sua razza, scuro di carnagione, con i capelli raccolti a coda di cavallo e la barba lunga fino all'ombelico, veste una tunica in pelle di colore azzurro sbiadito, che pur essendo di ottima fattura deve averne passate parecchie. Appoggiato a terra c'è un cappello di paglia a tesa larga, e tra i denti tiene un legnetto cavo, che fa spesso rotolare da un lato all'altro della bocca.
Octalius presenta brevemente gli avventurieri al suo ospite, quindi attacca a parlare eccitato della ragione per cui ha chiesto aiuto alla Corporazione.
"E' una scoperta sensazionale, il frutto degli studi di questi anni! E il destino vuole che Bovak sia giunti qui proprio ora, da non credere che le nostre ricerche possano convergere! E' sorprendente come il fato intrecci le sue trame..."
"Perdonaci Octalius, ma non ci stiamo capendo un granché..." fa notare Gimble.
"Oh, sì... scusate! Partiamo dall'inizio..."
Il cartografo srotola una mappa di Kal-Mahda sul tavolino, mostrando un punto imprecisato nel deserto ad est di Ouarzazade.
"Più o meno in quest'area ci sono delle antiche rovine abbandonate. Un antico avamposto senza importanza a detta di molti, rifugio di banditi e tribù umanoidi, per questo ignorato ed evitato. Tuttavia..."
Octalius estrae alcuni papiri consumati con scritte indecifrabili: "Guardate queste meraviglie! Sono preziosi testi originali risalenti al 253 A.I., in piena dominazione di Yar-Mazar! Non immaginate con quale fatica sono riuscito ad ottenerli attraverso i miei contatti nella terra degli infedeli!"
L'espressione di Gimble e compagni si fa sempre più perplessa: "Continuiamo a non capire..."
"Arrivo al punto. Questi documenti in antica lingua mazar'i parlano di un'avamposto, chiamato Ma’Habb, descritto come una vera e propria oasi nel deserto, che prosperava pacifica sotto la guida del saggio emiro regnante. Nei testi viene descritta come un magnifico giardino di piante rigogliose, fonte inesauribile di acqua e vita."
"Ne deduco che le attuali rovine e questa oasi paradisiaca siano in realtà lo stesso luogo" commenta Gimble.
"Esattamente. E l'ho dedotto attraverso i riferimenti di altri testi e studiosi, che citano..."
"Ci fidiamo" taglia corto lo gnomo. "Andiamo al punto."
"Riassumendo: secoli fa, nel bel mezzo del deserto di Kal-Mahda, sorgeva un insediamento che vantava una cultura e uno stile di vita molto avanzati in un ambiente così ostile. La fortezza era opera degli occupanti di Yar-Mazar, sorta prima che nel 350 A.I. Arash Naxxar liberasse i territori della penisola dalla loro dominazione. Quando Arash avviò la sua campagna per scacciare gli infedeli, la fortezza venne attaccata da nord dalle milizie dell’impero che marciavano verso Bakaresh. Gli assediati vennero presto sopraffatti e l’insediamento abbandonato, in rovina. La distruzione portata e il disinteresse per un sito dallo scarso interesse commerciale, oltre alle sue dimensioni ridotte, contribuirono probabilmente al suo definitivo abbandono dopo il 350 A.I., nonostante il glorioso passato."
"Che storia triste..." commenta Juan scocciato "ma noi che c'entriamo?"
"Beh, innanzitutto mi serve che qualcuno esplori quelle rovine per dar certezza alle mie teorie. E poi dovete sapere che Ma'Habb, in lingua Mazar'i, significa *Semi dell'Acqua*."
"E allora?"
"Ehm..." Bovak si schiarisce la voce, il suo timbro è più acuto del classico baritono nanico, e leggermente nasale. "Qui entro in gioco io. Se ciò che Octalius dice fosse confermato, la *fonte inesauribile di acqua e vita* citata negli scritti andrebbe intesa in senso letterale. Ciò che sospettiamo è che l'antica prosperità di Ma'Habb sia da attribuire nientepopodimenoche ad un Seme dell'Acqua, un seme di potere elementale simile a quelli che resero santa Myara!"
Bovak fatica a trattenere l'eccitazione: "Capite ora la portata della scoperta? Un ritrovamento del genere potrebbe trasformare Kal Mahda in un giardino fertile e cancellare per sempre quell'orrore sterile che è il deserto!"
Chiarito il contesto, il resto della discussione si sposta sul compito (e la paga) dei nostri eroi. Octalius è interessato a reperti di valore storico e pagherà centocinquanta monete per l'esplorazione, più un bonus per ogni ritrovamento. Bovak invece accompagnerà il gruppo, perché il suo unico obiettivo è recuperare il Seme dell'Acqua, ma raggiungere Ma'Habb da solo è troppo pericoloso. Non può offrire molto in termini di compenso, ma si accorda in modo che eventuali tesori e bottini recuperati nella fortezza, ad eccezione del Seme, siano a totale disposizione degli avventurieri.
Definiti i termini dell'accordo, tutti concordano di non perdere tempo e partire al più presto. Bovak fissa l'appuntamento con i compagni di viaggio appena fuori città, tra un'ora, giusto il tempo di sbrigare le ultime faccende.
Congedatisi, gli avventurieri si avviano per le strade di Bakaresh, scambiandosi impressioni sulla nuova missione e sul peculiare nano.
"Un tipo davvero strano" commenta Isabel. "Parlava del seme di Myara con trasporto e convinzione, tanto quanto del deserto come un'anomalia. Sembra avere una forte predilezione per l'elemento acqua, una sorta di devozione..."
Juan sghignazza divertito: "Giuro che è il primo nano che incontro con una predilezione per l'acqua..."

giovedì 25 aprile 2013

357 - UNA CENA ELEGANTE

Mentre Isabel e Rune, una volta chiesta udienza ad Ashanti presso il Tempio del Drago d'Oro, consegnano al Maestro dell'Ordine le tessere di Nezabal spiegandole il terribile rinvenimento, e ottenendo la promessa che la Chiesa farà di tutto per dar pace a quelle povere anime, dall'altra parte della città alla locanda Spinarossa gli argomenti di cui parlare sono decisamente più frivoli.
Hearst, intenzionato ad acquistare un dono per Rabiaa, è impegnato in una estenuante discussione sul miglior regalo con Kamal, reincontrato nei pressi della Piazza dell'Obelisco. Contemporaneamente Gimble e Juan ricevono da Khalid notizia di essere stati cercati da un messo della Corporazione dei Mercanti. A quanto pare Sutta e Declan li vogliono incontrare domani mattina.
Il tono della discussione tra Hearst e Kamal sovrasta il vociare dei gruppi di persone che affollano la locanda, più numerose del solito, segno che molta gente sta affluendo verso Bakaresh per partecipare ai festeggiamenti che cominceranno tra una settimana, protraendosi dalla metà di dicembre fino al culmine di capodanno.
Dopo che Kamal è arrivato a sbraitare che non ha mai visto nessuno che capisce così poco di donne quanto Hearst, i due convergono su un regalo di rappresentanza, che non abbia valore simbolico né scopra le carte prima del tempo: un semplice barattolo di tè di Spinarossa. Nonostante il guerriero pensi che regalare del tè a una donna sia equivalente a stroncare in partenza qualunque velleità amorosa, la convinzione con cui Kamal insiste sul fatto che a Bakaresh questo sia un dono estremamente elegante ed apprezzato lo convince che le usanze del luogo vanno rispettate.

La cena di pesce è gustosa, accompagnata dal tè di Spinarossa gentilmente offerto da Hearst. Rabiaa è molto attenta ai convenevoli e dialoga amabilmente, ma con un certo distacco, parlando del più e del meno. Spesso la conversazione si spezza lasciando il posto a lunghi silenzi. Gli eventi del pomeriggio sono ancora vividi nella memoria di tutti quanti, e più di una volta l'argomento ricorrente torna ad essere ciò che è accaduto.
"Dunque Hassa ripartirà per Gahar, come aveva promesso..." chiede Rabiaa.
Rune annuisce: "Sì, lascerà Bakaresh domani mattina. Non vede l'ora di riabbracciare suo padre e chiedergli perdono. Forse questa volta la lezione gli è servita."
Rabiaa sorride con approvazione. Man mano il discorso si sposta su quello che Isabel e Rune si sono detti con Ashanti, quindi sull'esigenza della maga di condurre le sue indagini nei prossimi giorni. Al momento non ha altri compiti da affidare agli avventurieri, per cui potranno dedicarsi ad altro.
Il continuo parlare di lavoro sembra innervosire Hearst, che sperava in una serata diversa e si trova invece tagliato fuori dalla complessità delle questioni "magiche". Più il tempo passa e più il guerriero vede sfumare la possibilità di far colpo su Rabiaa. Spesso cerca invano di riportare la conversazione su argomenti più frivoli, fino ad arrivare, in un disperato tentativo, ad esibirsi in complimenti espliciti nei confronti della maga, a lodarne il carattere e la bellezza senza che questi siano minimamente legati al contesto della discussione, col risultato di far calare sulla tavola gelidi momenti di imbarazzo.
Quando gli avventurieri si avviano a congedarsi Hearst chiede di poter rimanere ancora un poco. Nonostante i modi poco consoni alla situazione da parte del guerriero fino a quel momento, Rabiaa, probabilmente per educazione, acconsente concedendogli di accompagnarla sulla terrazza.
Rabiaa si accomoda su un baldacchino, lo sguardo perso sulla città bassa, verso il mare. Una brezza fredda le lambisce la pelle. Nessuno dei due parla, stanno lì, soli, a fissare il panorama. Per la prima volta Hearst sente di essere davvero in difficoltà con una donna. Sa di aver sbagliato tutto stasera. Ma la cosa che più lo amareggia è che questo fatto gli fa male, ha paura di non poter recuperare, di perderla prima ancora di cominciare. Durante il lungo silenzio la sua mente si agita in un turbine di pensieri, alternando rimproveri verso sé stesso a possibili soluzioni per rimediare.
"Scusami" è l'unica cosa che riesce a dire alla fine. "Scusami per averti messo in imbarazzo... davanti agli altri..."
Rabiaa si volta e lo guarda. Con le gambe piegate, stringe le ginocchia tra le braccia, e vi appoggia il viso. Sorride.
"Non importa. Davvero. A volte penso che sia giusto così, i tuoi modi diretti... così schietti, senza sotterfugi, niente etichette, niente apparenze. In questo momento ti stavo invidiando."
Il volto di Hearst assume un'espressione interrogativa, mentre la maga continua a guardarlo benevola.
"Invidio il tuo mondo Hearst, dove si è giudicati per ciò che si è e ciò che si fa. Senza le trame, gli inganni, le finzioni che invece caratterizzano il mio. Mi sembrano mondi così... lontani."
Hearst annuisce. Ora sa di non dover dire nulla, solo ascoltare.
"Vivo ogni giorno dietro la maschera che mi sono costruita per difendermi ed affermarmi. A volte mi chiedo se sono ancora io..."
"Intendi il tuo aspetto?" chiede Hearst cercando di interpretare il suo sfogo. "La prima volta alla festa di Declan sembravi più vecc... ehm... meno giovane."
"Sì, c'è anche questa assurdità Hearst. Sono giovane e sono donna. Mostrarmi più matura nelle occasioni pubbliche mi garantisce un rispetto che altrimenti non avrei. Senza questo stratagemma agli occhi di molti sarei solo una ragazzina presuntuosa. Ma questo è solo uno degli aspetti del mondo di falsità in cui devo destreggiarmi."
Rabiaa guarda ancora verso il mare: "Sei tu a dovermi perdonare, non era mi a intenzione metterti in difficoltà durante la cena. Trovo... così complicato rapportarmi in modo sincero con le persone, che quando altri lo fanno con me alzo istintivamente le difese."
Un nuovo lungo silenzio.
Hearst non si aspettava tutto ciò. Aveva apprezzato Rabiaa per la sua bellezza, quindi per la sua forza e determinazione. Ora gli stava mostrando, incantandolo, tutta la sua fragilità.
"Si è fatto tardi" sussurra dolcemente la maga.
Hearst annuisce. E' ora di andare, ogni parola, ogni momento in più sarebbe di troppo.

giovedì 18 aprile 2013

356 - COLLEZIONE DI ANIME

"Il Malaugrym è un demone mutaforma, in grado di confondersi tra la gente, per questo è molto pericoloso. Il fatto che abbia trovato terreno fertile qui a Bakaresh è preoccupante" spiega Isabel salendo le scale che portano al secondo piano.
"Si nutre di anime?" chiede Rune.
"No, e questa è un'ulteriore anomalia. Il Malaugrym si nutre di carne, ed adora infilare i suoi tentacoli nella gola delle sue vittime e divorarle dall'interno quando sono ancora vive..."
Arrivati al pianerottolo, Juan apre con la chiave una robusta porta a due ante, oltre la quale si trova un ambiente a metà tra una biblioteca e un laboratorio. Sulle librerie sono accatastati numerosi tomi impolverati, alcuni vergati con caratteri incomprensibili. Sui tavoli sono ammucchiati alambicchi, pergamene e strani ingredienti, da cui si leva un mefitico odore di incenso e carne putrida che fa girare la testa.
E poi quegli scaffali, lungo la parete di sinistra, su cui sono ordinatamente riposte molte tessere di ceramica simili a quella di Hassa. Se ne contano almeno una ventina. Le figure impresse su di esse sembrano immobili, ma se osservate attentamente si agitano mute in un'eterna agonia, impossibilitate a ritornare nel proprio corpo. Una scena agghiacciante, difficile da sopportare, tanto che l'istinto di andarsene immediatamente pervade tutti quanti.
"Santo cielo... è terribile..." commenta Isabel con voce rotta. Per un attimo anche sul suo volto sicuro di Rabiaa scorre un'ombra di turbamento, per un attimo è come se a guardare fossero gli occhi innocenti e tristi di una fanciulla.
"Cosa... cosa possiamo fare per loro?" continua la chierica, pur sospettando già la risposta.
L'espressione della maga torna dura come sempre: "Nulla temo. Il Malaugrym ha certamente divorato i loro corpi. Anche se avessimo potuto costringere Nezabal a liberare le anime, sarebbero morti ugualmente."
"E' terribile, queste anime sono condannate all'oblio, non possono raggiungere il Grigio Reame, e per assurdo nemmeno l'Abisso! Una condanna peggiore dell'inferno!" realizza Isabel. "Sono certa che la Chiesa possa intercedere per questi poveri spiriti, e trovare un modo per liberarli, seppur non ridando loro la vita, ridando loro la pace. Dobbiamo... dobbiamo portare le anime al Maestro Ashanti, parlarne con lei e con il Gran Dragone. Di sicuro sapranno come aiutarci. Come aiutarli."
Rabiaa approva: "Sono d'accordo. Ma dovrò tenere una tessera, una sola, perché sia una prova per la Confraternita e perché possa studiarla per capirne lo scopo. Vi prometto che una volta scoperto cosa c'è sotto, mi premurerò io stessa di consegnarla alla Chiesa."
La maga sembra sincera. Sebbene non lo manifesti apertamente, è profondamente turbata e mortificata dal fatto un demone sia riuscito a farsi passare - da chissà quanto tempo - per un rispettabile membro della sua organizzazione. Ma la cosa che la preoccupa di più è che non sia un caso isolato, che possa contare su delle complicità. Se così fosse è decisa a scoprirlo, ed estirpare questa corruzione dal buon nome della Confraternita.
Rabiaa si sente in debito con gli avventurieri, è consapevole del fatto che hanno rischiato molto di più di ciò per cui erano pagati, e se non fosse stato per loro le malefatte di Nezabal non sarebbero mai venute alla luce. Una simpatia inusuale per quel peculiare gruppo di eroi le strappa un sorriso, e mentre loro già discutono delle prossime mosse, li sorprende: "Questa sera sarete miei ospiti a cena, per ringraziarvi di quanto avete fatto," poi rendendosi conto di essersi sbilanciata un po' troppo tanto da aver zittito gli avventurieri, aggiunge: "e potremo discutere di lavoro..."

giovedì 11 aprile 2013

355 - IL MALAUGRYM

La sfera fluttuante, Nezabal nella sua vera forma, si stacca di dosso i pezzi di carne appartenuti alle sue fattezze umane. Solchi profondi attraversano la pelle viscida della creatura, colando sul terreno un icore giallastro nauseabondo. L'unico occhio lo fissa con odio, quindi i tentacoli convergono davanti ad esso puntando verso di lui, generando al punto di incontro un intreccio di scariche elettriche
Gimble è paralizzato dal terrore, non ha vie di fuga. Con un briciolo di lucidità evoca l'incantesimo di immagini speculari creando tre duplicati illusori di sé stesso, un attimo prima che il demoni scateni su di lui un fulmine magico che disintegra uno dei falsi.
Gimble sfodera il pugnale di Hassa, pronto a fronteggiare il mostro in un tentativo disperato.

"E' qui!" esclama Rune giunto al pianerottolo, udendo i rumori che provengono dall'altro lato della porta chiusa. Il monaco cerca di forzarla con una spallata, invano.
"E' bloccata magicamente, lasciate fare a me" dice Rabiaa, invocando gesti e parole dell'incantesimo di dissoluzione magica. Le sue mani si muovono come se sbrogliassero la matassa della trama incantata che blocca la porta, districando uno ad uno i fili della magia di Nezabal.
Appena ottenuto il via libera dalla maga, Hearst si fionda nella stanza. La porta schianta di colpo rivelando alla sua vista le vere fattezze di Nezabal, ma il guerriero non si fa sorprendere, si aspettava qualcosa di fuori dal comune.
Il demone agita i tentacoli utilizzando la magia per ottenere un effetto di sfocatura a sua difesa, ma Hearst gli è già addosso. Confidando nella fortuna, la lama dello spadone disegna un arco discendente verso la figura confusa della creatura. Un tentacolo viene reciso, quindi il guerriero sente la resistenza delle carni e affonda il colpo con tutta la forza che ha in corpo. L'acciaio penetra in profondità mentre l'icore disgustoso ribolle dall'orrenda lacerazione, fino a fermarsi nell'occhio di mezzo, spaccandolo a metà.
Il corpo del demone diventa improvvisamente pesante, rovina a terra, sussultando mentre Hearst sfila la lama per infierire una seconda volta, poi una terza, e una quarta, proiettando icore e interiora sulle pareti.
Hearst si terge il volto con l'avambraccio, rimuovendo i liquidi viscosi del mostro, mentre Gimble si lascia cadere seduto, sollevato per il provvidenziale intervento.
Nel frattempo entrano anche Rune e Rabiaa, quindi Juan ed Isabel, accorsi quando alla morte del demone i Dretch sono scomparsi. La chierica contempla la scena inorridita e preoccupata. Riconosce le fattezze del demone, le bisbiglia ai presenti: "Un Malaugrym, servo di Eblis, Demone dell'Avarizia."
"Non riesco a crederci" le fa eco Rabiaa. "Nezabal, un membro della Confraternita... un demone assetato di anime! Dobbiamo scoprire il suo vero scopo, di certo in questa torre... ehi, fermo!"
L'esclamazione della maga blocca Juan, già chino sui resti della forma umana di Nezabal per perquisirli.
"Non toccare nulla, potrebbe essere pericoloso. Inoltre ti avviso che ciò che è in questa torre è proprietà della Confraternità Arcana che rappresento, e non posso permettere di saccheggiarla a chicchessia."
Juan solleva le mani, inveendo mentalmente contro la maga. Nella destra alza una chiave, recuperata dal corpo: "Cercavo solo questa, ci sarà utile..."

venerdì 5 aprile 2013

354 - IL DEMONE DEL GIOCO

"Non lo libererò mai!" ringhia Nezabal.
Gimble solleva la carta di ceramica sopra la testa pronto a schiantarla a terra: "Lo farai o distruggerò la *tua* anima!"
Il mago trema dalla rabbia, ma sa di non avere scelta. A denti stretti bisbiglia le parole di rilascio dell'anima di Hassa.

Rabiaa vede la carta sbiadire: "Ce l'ha fatta! Ghazeer" ordina al genio "teletrasportaci nella torre!"
Il genio si concentra per una frazione di secondo, poi scuote la testa: "Non posso" afferma con tono grave, rivelando per la prima volta la sua voce "è stata protetta contro le incursioni astrali."
Rabiaa maledice Nezabal, quindi si affretta verso la torre seguita dagli avventurieri e dal suo servitore. Giunto a ridosso di una parete il genio la scioglie tramutandone una porzione in fango e aprendo un passaggio verso l'interno.
"Resta fuori, proteggi Hassa" ordina la maga, quindi si precipita nell'atrio al pian terreno con gli avventurieri.
L'ingresso non sembra tuttavia passare inosservato a invisibili osservatori. Un vapore giallognolo si diffonde nella sala, concentrandosi rapidamente in cinque punti, e materializzandosi nella forma di disgustose creature dal corpo tozzo, glabro e ricoperto di vesciche, con una pelle pallida e malsana che emette un fetore nauseabondo.

Rabiaa doveva essere già lì. Forse Nezabal l'ha ingannato, forse qualcosa è andato storto. Gimble cerca di prendere tempo: "Perché le anime, a cosa ti servono? Cosa sei?"
Nezabal non offre spiegazioni, sibilando minaccioso: "Non la passerai liscia piccola creatura insignificante. Ti basti sapere che mi divertirò a straziarti con i miei uncini, facendoli passare dalla tua bocca e rivoltandoti da dentro."
Gimble fatica a mantenere il sangue freddo, ogni istante che passa si sente più oppresso e senza vie di fuga, e dei compagni neanche l'ombra.
All'improvviso qualcosa attira per un istante l'attenzione del mago, un allarme magico risuona nella sua mente. Gimble si rende conto che qualcosa è successo, ma Rabiaa non è lì e i suoi nervi saltano. Lo gnomo scaglia a terra la carta.
Negli attimi successivi è come se il tempo rallentasse a dismisura. Il volto di Nezabal si deforma in una smorfia di terrore mentre pronuncia le parole per liberare la propria anima, ma il ritardo di rilascio non gli lascia scampo. Il suo spirito fluisce in parte mentre la carta va in pezzi sul pavimento.
Quel che accade poi è orrore puro.
La figura di Nezabal si deforma e si spacca in un mare di sangue, per più di metà trasformata nella figura mostruosa che la carta aveva rivelato. La parte rimasta in forma umana gronda fluidi corporei attaccata al corpo sferico da lembi di carne pulsante. L'ammasso agonizza a terra, la parte umana si sgretola cercando di rialzarsi, la pelle di quella mostruosa si spacca aprendo spaventose ferite. Gimble prova a fuggire in preda al panico, si fionda sulla porta ma è bloccata. La magia di Nezabal non è morta, Nezabal non è morto.

"Sono Dretch, demoni minori!" esclama Isabel. "State vicini a me e non potranno toccarvi!"
Impugnato il simbolo di Erevos la chierica evoca un cerchio di protezione dal male.
I demoni soffiano spandendo i loro miasmi pestilenziali, ma non possono impedire l'avanzata dei nostri eroi. Preparandosi al peggio e alla presenza dei demoni, Hearst cosparge la sua lama dell'unguento di bagliore argenteo usato a suo tempo contro il licantropo, mentre Rabiaa ne amplifica la forza con un incantesimo, e protegge sé stessa con un globo antimagia.
Quando ormai sono in prossimità delle scale, Juan non riesce a trattenere un conato di vomito. Isabel si ferma per proteggerlo, la puzza le fa girare la testa. Con un cenno indica ai compagni di proseguire, la sua magia bloccherà il passaggio verso le scale ai demoni ancora per un po'.