mercoledì 30 giugno 2010

176 - CONTAGIO

"Hearst, è meglio se sparisci per un po'" dice Gimble. "Gilead, vai con lui, andate fuori città, almeno finchè c'è luce. Ci ritroveremo questa notte al magazzino 5, quello che abbiamo affittato. Non possiamo rischiare di scontrarci ancora con Nataniel."
"E tu, cosa farai?" chiede Gilead.
"Tornerò allo Scoglio Cinereo ad avvisare gli altri. Non preoccupatevi per me, so cavarmela" e così dicendo lo gnomo intona una filastrocca, invocando un incantesimo di camuffamento. Magicamente i connotati del bardo subiscono dei cambiamenti sostanziali, così come i colori dei suoi vestiti.

Quando Gimble rientra nella stanza dello Scoglio Cinereo, tre sguardi preoccupati si posano su di lui. Le imposte sono ancora chiuse, e una candela illumina Isabel, Rune e Juan.
"Che succede ora?" chiede lo gnomo, insospettito dall'aria da funerale che aleggia.
Juan solleva verso di lui le mani: vistosi arrossamenti, simili a punture di insetto, riempiono i polpastrelli e i palmi.
Gimble rimane di sasso. In un istante realizza come la situazione stia precipitando, quale orribile destino attenda Juan.
"... e... come stai?" chiede.
"Per ora bene, solo un po' debole" risponde il giovane coloviano. La sua voce tradisce tuttavia la paura, la paura dei condannati a morte.
Gimble tira un bel respiro, cercando per quanto possibile di razionalizzare: "Ti sei accorto di qualcosa, hai qualche sospetto di come tu abbia contratto..."
Juan nega, chiudendo gli occhi e scuotendo il capo.
Lo gnomo si morde il labbro inferiore, pensieroso. Anche Juan, sempre alle mani. Non se ne sono nemmeno resi conto ed uno di loro è stato contagiato.
"Non possiamo restare qui" dice Gimble. "Isabel vi avrà già raccontato del fatto che siamo braccati da Nataniel. Hearst e Gilead resteranno per sicurezza fuori città fino al calar del sole, poi ci raggiungeranno al magazzino 5. Credo sia meglio nasconderci là, e riorganizzare i nostri piani."

Hearst solleva la mano accennando un saluto in direzione di Rico, impegnato a impartire istruzioni di lavoro ad alcuni minatori raggruppati attorno a lui. Rico lo vede, ma continua a parlare con i suoi fino a quando, dettati gli ordini, ognuno torna alla propria mansione.
Solo allora, tergendosi col dorso della mano la fronte imperlata di sudore, si avvicina a Hearst e all'elfo, sotto il sole cocente del primo pomeriggio, che impietoso arrostice lo spiazzo appena fuori dalle miniere.
"Perchè siete venuti qui?" chiede Rico, tagliando sui convenevoli. "Le voci corrono, la guardia cittadina ha scandagliato la Cambusa al porto ieri notte, alla ricerca di un guerriero dai tratti nordici. Nataniel vi è alle calcagna."
"Rico ci serve una mano..." chiede Hearst, ignorando quanto appena dichiarato dal minatore.
"No, mi dispiace" ribatte secco il capo minatore. "Non posso aiutarvi. Non voglio sapere nulla del perché quell'imbecille di Nataniel vi sia addosso, il fatto che sia un imbecille vi rende già innocenti ai miei occhi. Tuttavia, in questa situazione non posso permettermi di avere problemi con la guardia cittadina. Lo devo ai minatori, ai fabbri e alle loro famiglie. Se il Capitano dovesse far interrompere i lavori, ne andrebbe della loro pagnotta, e di questi tempi i soldi scarseggiano. Nulla di personale, sia chiaro, ma cercate di capirmi."
Gilead annuisce, nonostante lo sguardo offeso di Hearst al categorico rifiuto di Rico: "E' comprensibile, grazie lo stesso. Tuttavia, vorrei chiedervi una cosa, capomastro: conoscete forse un mercante di Arx di nome Badouin Callermont?"
Rico scuote la testa: "Mai sentito nominare. Ma se volete una dritta, potreste provare a chiedere alla Cambusa, lì si riuniscono marinai e commercianti per ubriacarsi. Skradd, l'oste, saprà di certo chi è costui."
"Grazie Rico" dice Gilead. Quindi, salutato il minatore, si allontana assieme a Hearst.

mercoledì 23 giugno 2010

175 - LA LOCANDA DEL PRINCIPE

"Mia signora, i miei clienti mi hanno pregato di non essere disturbati per nessun motivo e da nessuno. Quello che mi chiedete va contro le disposizioni che mi hanno dato."
L'oste della Locanda del Principe, un uomo grassoccio, ben vestito e dalla barba curata che circonda il viso rotondo, non sembra affatto intenzionato a infrangere le richieste che i suoi clienti ben paganti gli hanno fornito. Del resto la Locanda del Principe deve il suo nome anche al suo servizio discreto e raffinato, e alla qualità dei suoi arredi e del suo vitto. Una soluzione non certo a buon mercato, spesso preferita in tempi migliori da ricchi mercanti, diplomatici e notabili che non hanno intenzione di mischiarsi alla plebe.
Isabel maledice tra sé e sé l'eccesso di cautela dei suoi compagni. Deve inventarsi qualcosa...
"Don Bernardo," dice chiamando il locandiere per nome "vi scongiuro, non lasciate che debba continuare a vivere nel sospetto. Preferisco che i miei occhi vedano e il mio cuore si spezzi, se il mio amato compagno elfo mi tradisce con un'altra donna..."
L'oste guarda confuso e imbarazzato la sacerdotessa. In pochi secondi, il malinteso si fa strada nella sua mente: l'elfo non è in compagnia di una donna! Arrossendo, pesa le parole, incerto se rivelarle che l'amante fedifrago si sta in realtà sollazzando con uno gnomo e un energumeno muscoloso.
"Sorella" attacca con voce tesa "a dir la verità--"
Le parole di Bernardo vengono interrotte dallo sbattere violento dell'uscio. Due guardie armate fanno il loro ingresso nell'atrio della locanda, seguite da Nataniel, che con fare spavaldo le supera e si pone dinanzi all'oste, con le mani ai fianchi, portando il volto a pochi centimetri dal naso del locandiere.
"Ehi! Oste!" sbraita, sputazzando volutamente sulla faccia del povero locandiere tremante. "Stiamo cercando un uomo delle terre del nord, barbuto e muscoloso! Ne sai qualcosa? E' tra i tuoi clienti?"
Bernardo annuisce, incapace di mentire, mentre Isabel si tira in disparte: sembra che Nataniel non l'abbia riconosciuta.
"Bene oste! Allora porta i miei uomini alla sua stanza!" dice il capitano delle guardie con fare minaccioso.
Bernardo fa strada lungo le scale strette, seguito dai due armigeri. Arrivato alla porta della camera degli avventurieri, bussa timoroso.
"Dannazione!" impreca una della guardie. "Bussa come si deve!" e così dicendo pianta due pugni secchi sull'uscio.
Gilead si riprende di scatto dalla sua trance. Questo è uno dei vantaggi degli elfi: non dormono mai. In men che non si dica sveglia i compagni, allarmandoli di prendere le loro cose. E' evidente che qualcosa non va.
Lo sguardo di Nataniel si sofferma su Isabel.
"Tu..." sibila stringendo le palpebre "tu sei quella puttana che era assieme all'elfo dalla lingua lunga l'altro ieri!"
Isabel sente un brivido. Lo sguardo di quest'uomo è pieno di follia, dovrà stare in guardia.
"Come vi permettete, capitano, di rivolgervi con queste ingiurie ad una Contemplatrice! Queste offese gratuite sono offese rivolte alla Chiesa e a nostro Signore!"
La voce adirata di Isabel giunge fino alle orecchie di Gilead, al piano superiore: "Capitano? Maledizione, Nataniel è sulle nostre tracce! Dobbiamo fuggire!"
L'elfo si avvicina svelto alla finestra che dà su un vicolo dietro la locanda. E' un salto di quattro metri circa. Senza pensarci due volte, si lascia cadere atterrando con una capriola da acrobata.
"Il tuo Dio si è dimenticato di questa fogna!" urla Nataniel rivolto ad Isabel, con gli occhi rossi di rabbia.
Intanto sul retro alcuni passanti si fermano sorpresi ad osservare la scena, mentre anche Hearst, dopo essersi appeso al davanzale si lascia cadere, rotolando a terra una volta toccato il suolo.
"Voi bestemmiate, capitano! Molto più di quel vecchio che avete pugnalato due giorni fa per questo motivo!" ribatte Isabel, incapace di trattenersi di fronte alla pazzia di Nataniel.
Al piano superiore si sentono le guardie che picchiano sulla porta, intimando di aprire.
Hearst si rialza, lanciando un'occhiataccia ai curiosi, che si dileguano senza fare domande. Infine anche Gimble si getta, aiutato e preso al volo dal guerriero. Appena in tempo, prima che la porta della camera venga sfondata dagli scagnozzi del capitano.
"Era solo un vecchio cencioso che blaterava idiozie!" ringhia Nataniel fuori di sé. "Ha avuto ciò che si meritava per aver parlato a vanvera, e lo stesso toccherà a te dopo che ti avrò sbattuto in una cella puzzolente!"
Il capitano muove un passo in direzione della sacerdotessa, mentre i suoi uomini si precipitano giù dalle scale: "Capitano!!!"
Il richiamo distrae Nataniel, costringendolo a voltarsi verso i suoi: "Sono scappati, dalla finestra!"
Un istante fondamentale, per Isabel. Un bagliore blu si accende nella coda dell'occhio dell'ufficiale. Quando si volta, la chierica è svanita nel nulla.

lunedì 21 giugno 2010

174 - RICERCATI

I nostri eroi si ricongiungono nei vicoli vicini allo Scoglio Cinereo, dopo che Gilead ha notato Juan, Rune e Gimble aggirarsi tra i moli. Le prime luci del giorno e lo strillare dei gabbiani fanno da sfondo al rapido scambio di informazioni tra i compagni, e alle conseguenti decisioni.
Gli avventurieri concordano sul fatto che sia troppo pericoloso per Hearst tornare allo Scoglio Cinereo. Sarà di certo il primo posto dove lo verranno a cercare, e soprattutto non sanno ciò che Ignacio può aver detto alle guardie la scorsa notte. E' più saggio che il guerriero, accompagnato dall'elfo e dallo gnomo, si procuri una stanza alla Locanda del Principe per riposare almeno qualche ora dopo quest'altra lunga notte senza sonno.
E così, i nostri eroi si separano.

Rune e Juan crollano in men che non si dica sui loro giacigli, mentre la luce del mattino fa capolino attraverso le imposte della camera allo Scoglio Cinereo. Al loro rientro l'oste non era ancora in piedi, e nessuno li ha visti tornare in stanza. Isabel invece si rigira tra le lenzuola in una dormiveglia agitata, incapace di prendere veramente sonno, con l'inconscio che cerca inutilmente di incastrare i pezzi del complesso mosaico in cui si sono imbattuti.
Ad un tratto, il profumo della colazione la riporta alla realtà, indicandole che Ignacio è sveglio. Isabel si riveste con calma, in silenzio, per non disturbare i compagni. Poi, con passo leggero, scende nel salone.
L'oste è ancora solo, intento a spazzare la sala, e la mattina è ancora giovane. Solo ora Isabel si rende conto di quanto sia stanca, e di quanto breve sia stato il suo riposo, probabilmente poco più di un'ora.
Quando Ignacio la scorge, un velo di preoccupazione gli copre il volto: "So-so-sorella! Pe-pe-per tutti i sa-sa-santi! Co-co-cos'è accaduto?"
"Ignacio" taglia corto Isabel "ho visto che questa notte le guardie vi interrogavano. Cosa gli avete riferito?"
"Nu-nulla, mia si-si-signora! Non sa-sapevo nulla! Mi ha-ha-hanno sv-v-vegliato nel cuore della n-n-notte, p-p-parlandomi di u-u-un'aggressione!" balbetta Ignacio. "P-p-pensavano fosse un ladro che cercava di in-n-ntrufolarsi, ma q-q-quando hanno chiesto di e-e-entrare n-n-nella vostra stanza p-p-er vedere che fo-fo-fosse tutto a posto, non c-c-c'eravate più! Dalla de-de-descrizione che hanno fatto, ho ca-ca-capito che si trattava del v-v-vostro m-m-muscoloso amico. E-e-ero confuso e ho de-de-detto che v-v-viaggiava con voi!"
"Maledizione!" impreca Isabel.
"M-m-mia signora, p-p-perdonatemi, c'è dell'a-a-altro..." continua l'oste, impacciato e rosso in volto. "Questa ma-ma-mattina presto, il ca-ca-capitano Nat-t-t-taniel in persona è venuto qui c-c-chiedendomi se eravate ri-ri-rientrati. Ho ne-ne-negato, perché non sa-sa-sapevo da-da-davvero ci fo-foste! Vi-vi-vi sta ricercando per tu-tu-tutta la città per aggressione!"
Isabel ha un momento di scoramento. Ricercati da Nataniel... questa non ci voleva. La situazione si complica e non di poco. Deve avvisare i compagni del pericolo che corrono.
"Ignacio, vi prego, so che siete un buon uomo. E' stato tutto un deprecabile equivoco. Vi prego, fidatevi di me, sistemerò tutto. Se tuttavia dovessero tornare le guardie, vi chiedo di negare di avermi visto, e negare che i miei compagni sono rientrati."
Ignacio annuisce. Isabel ringrazia di essere una sacerdotessa, la sua autorità le garantisce fiducia anche quando le evidenze remano contro; sa che sta usando la menzogna per coprirsi, che sta peccando, ma è una bugia che potrebbe salvare molte vite. E non solo le loro.

venerdì 11 giugno 2010

173 - FINO ALL'ALBA

Isabel e Gilead si aggirano per le vie buie di Puerto del Principe. Dopo quasi un’ora, sentendo che le acque nei dintorni della piazza dei Battitori di Ferro si sono calmate, convengono di tornare verso lo Scoglio Cinereo.
Tuttavia un’amara sorpresa li attende al loro ritorno. Come prevedibile, un drappello di guardie tra cui le due aggredite sta interrogando il locandiere balbuziente assonnato, operazione che sembra averli già portati sull’orlo di una crisi di nervi.
“Non possiamo rientrare ora, meglio aspettare che se ne vadano” sussurra Gilead.
I due se ne vanno, e dopo solo pochi metri incrociano Hearst, sconsigliandolo immediatamente di avvicinarsi alla piazza del Mercato del Porto.

“Psssst… ehi… Gimble! Qui!”
Lo gnomo scruta i vicoli bui intorno finché non scorge Juan: è la sua voce.
“Eccovi, per tutti i santi! Allora?” chiede ansioso.
“Tutto liscio, avevi dubbi?” risponde spavaldo il giovane coloviano.
Rune spiega per filo e per segno a Gimble ciò che hanno scoperto alla Capitaneria. Il bardo ascolta eccitato: è lampante che sono sulla pista giusta!
“Bene” dice lo gnomo. “Ma prima del nostro meritato riposo direi di fare un ultimo sforzo, con una breve perlustrazione al magazzino 7 e ai moli. Così ci potremo fare un’idea dei nostri prossimi passi.”
Il magazzino numero 7 è chiuso, la serratura già scassinata da Juan è stata prontamente sostituita da un pesante lucchetto e da una catena. Ad ogni modo, nulla di impegnativo per il giovane coloviano, che in men che non si dica lo fa saltare con i suoi grimaldelli. L’interno del magazzino è esattamente come i nostri eroi l’avevano lasciato. Se non fosse per il lucchetto nuovo, sembra che nessuno vi abbia messo piede dalla scorsa notte.
La passeggiata sul molo li porta invece in prossimità della Verconnes mentre il primo chiarore illumina l’orizzonte ad est. Il mercantile battente bandiera di Arx è ben sorvegliato, cosa del resto piuttosto normale. Cinque figuri armati, tra cui un nerboruto e poco rassicurante mezzorco, sono posti a guardia della nave.
I nostri eroi si scambiano sguardi preoccupati: di certo sarà molto difficile, se non impossibile, intrufolarsi sulla Verconnes furtivamente.

mercoledì 9 giugno 2010

172 - IL SILENZIO E' D'ORO

Rune e Juan attraversano l’arcata in punta di piedi. Basterebbe la minima disattenzione per svegliare la guardia dal suo sonno, e scatenare una non desiderabile schermaglia, che finirebbe per spargere sangue inutile. L’aver steso il custode senza che il soldato si svegli non dovrebbe causare problemi. Se anche il poveretto denunciasse l’aggressione ai quattro venti, la guardia, che rappresenta l’autorità, non confermerebbe mai la sua versione confessando di dormire in servizio, a costo di far passare il custode per pazzo.
Juan fa cenno a Rune di fermarsi, ma di stare pronto nel caso qualcosa andasse storto. Silenzioso come un gatto si avvicina allo scaffale, sfiorando le gambe distese sullo sgabello dell’armigero, volgendogli quindi le spalle.
Grazie al suo passato marinaresco, il giovane coloviano ha una certa dimestichezza con i registri navali. Juan riconosce a colpo d’occhio le carte, discriminando quelle utili da quelle inutili. Cerca i registri più recenti.
Non ci sono molte navi in porto… se c’è un collegamento tra i depositi e chi carica non sarà difficile trovarlo… pensa Juan. Con fare sicuro ignora i plichi con i contratti di affitto dei magazzini, e apre un grosso volume rilegato contenente le registrazioni di arrivi e partenze dal porto. Il russare regolare alle sue spalle gli infonde sicurezza che tutto andrà liscio come l’olio.
Juan volta cauto le pagine, senza fretta, senza fare il minimo rumore. Il suo sguardo corre sulle parole vergate in bella calligrafia degli arrivi più recenti, fino a quando un leggero sorriso indica che le ricerche hanno dato il loro frutto.
La Verconnes, mercantile proveniente da Baulne, nel Ducato di Arx, al comando del capitano Sinoble, destinata a riprendere la via del continente dopo aver caricato minerali vulcanici e manufatti in metallo. Ma soprattutto, proprietà dell’armatore Badouin Callermont.

lunedì 7 giugno 2010

171 - L'ARCHIVIO DELLA CAPITANERIA

Rune si arrampica con l'agilità di un gatto, raggiungendo il compagno prima che il soldato di ronda svolti l'angolo. Juan gli fa cenno di rimanere in silenzio, mentre appiattito al muro del secondo piano sbircia dalla finestra che dà su questo lato dell'edificio.
La luce di una candela filtra dai vetri, attraverso i quali il giovane coloviano scorge un piccolo atrio. Un'angusta ringhiera in ferro battuto indica la presenza di scale che dal piano inferiore conducono fino alla piccola sala, probabilmente la rampa a chiocciola notata nel pomeriggio nell'ufficio del funzionario. E poi scaffali, ricolmi di registri rilegati in pelle, scartoffie tenute insieme da lunghi lacci di cuoio. Vicino alla finestra, a pochi passi dal minuscolo tavolino su cui poggia la bugia con la candela che illumina la stanza, una guardia appesantita dorme sonoramente su una sedia posta vicino alla parete, con le gambe distese su uno sgabello appena di fronte e le braccia conserte, che si muovono ritmicamente su e giù all'unisono con la pancia, seguendo la regolarità del respiro e del russare. Una piccola arcata si apre nella parete di fronte alla finestra verso un'altra stanza.
"Aggiriamo il pianerottolo" bisbiglia Juan. "C'è una finestra anche dall'altro lato. Meglio evitare di svegliare il ciccione..."
Con passi svelti e silenziosi i nostri eroi si portano sul lato opposto, dove una seconda finestra simmetrica alla prima si affaccia su una sala lunga e stretta, colma di scaffali disposti perpendicolarmente alla sua lunghezza. Dalla finestra Juan scorge l'arcata che porta alla prima sala, dove la guardia continua imperterrita il suo sonno.
Dopo pochi istanti, da un'invisibile ingresso sulla destra, una candela precede l'arrivo di un uomo di mezza età, che con passi lenti e stanchi si aggira sbadigliando lungo il perimetro dell'archivio. Juan lo scruta: non è armato, probabilmente si tratta di uno dei custodi della Capitaneria, cui è toccata la presenza notturna.
Quando l'uomo ha terminato il suo giro, tornando da dove è venuto, Juan sfila dall'astuccio legato alla cintola un arnese lungo e stretto. Con un movimento rapido e sicuro, fa scattare la chiusura della finestra.
"Prima o poi dovrai spiegarmi come hai imparato..." sussurra Rune.
Juan fa spallucce, apre con cautela l'anta e scivola nella stanza. Il monaco lo segue. Con la luce scarsa che proviene dalla stanza dove riposa la guardia è quasi impossibile vedere cosa contengono i pesanti volumi rilegati che riempiono gli scaffali. Sembrano tutte bolle, registrazioni, fascicolate ordinatamente.
Ad un tratto un rumore di passi indica il ritorno del custode. Rune si sposta rapidamente verso l'ingresso sulla destra, appiattendosi di fianco all'uscio. Quando l'uomo entra, i suoi occhi hanno giusto il tempo di vedere il fulmineo destro di Rune. Un colpo preciso, alla tempia. Il custode si accascia svenuto sul monaco, che lo sostiene per evitare che cada facendo rumore, mentre Juan si precipita a raccogliere la candela scivolata dalle sue mani.
"Bene. Con il custode fuori combattimento, possiamo cercare con un po' più di calma" commenta a bassa voce Juan.
I nostri eroi esaminano attentamente gli scaffali di questa e delle altre piccole sale del piano. Ci sono un'infinità di bolle e contratti di affitto dei magazzini, ma si tratta sempre di documenti piuttosto datati. Probabilmente gli archivi con le registrazioni recenti vengono tenuti da qualche altra parte, a portata di mano.
Uno sguardo preoccupato d'intesa tra Rune e Juan indica che hanno pensato entrambi la stessa cosa: lo scaffale vicino alla guardia...