venerdì 30 maggio 2014

417 - NOTTE DI FESTA

Un lampo nel buio seguito da un botto fragoroso scuote gli avventurieri dallo stordimento del viaggio planare. Una serie fuochi colorati e luminosi cadono lenti disegnando nel cielo scie come fossero le fronde di un salice.
Si guardano attorno. Poche case, immerse in strade scure e silenziose, praticamente deserte. Altri fuochi saettano in cielo fischiando ed esplodono, illuminano il centro di Bakaresh in lontananza, la Torre del Tempio, l'Alhambra.
"Sono i fuochi pirotecnici dei maghi, stanno festeggiando..." deduce Gimble. "E' la notte di capodanno! La notte del matrimonio di Rakoud! Senza i riferimenti di notte e giorno nel Piano dell'Aria abbiamo completamente perso il senso del tempo!"
"Dobbiamo andare, alla svelta!" dice Isabel. "Alla cerimonia troveremo certamente Ashanti, dobbiamo informarla al più presto riguardo ciò che abbiamo scoperto sul conto di Ekelorn!"
Senza perdere tempo, i nostri eroi si affrettano dalle periferie di Bakaresh fino all'arco di Dyarx, per poi risalire tutta la scogliera della città alta fino all'ingresso superiore del Tempio del Drago. Nelle strade principali la gente si accalca per i festeggiamenti, chiassosa e felice. Ad ogni angolo saltimbanchi e suonatori, giocolieri e danzatrici. Nella mite notte invernale innumerevoli bancarelle improvvisate vendono ogni sorta di mercanzia, cibo di strada o bevanda, sollevando nell'aria un miscuglio di aromi indecifrabili. Ognuna di esse è pubblicizzata a squarciagola dal proprio ambulante, in una sorta gara a chi meglio riesce a richiamare l'attenzione dei passanti. Il caos, tra fuochi e folla, è assordante.
Arrivati sfiniti dalla calca al ponte che collega il quartiere dell'Alhambra alla Torre, vengono inizialmente fermati da Saver Xandru e dalle sue guardie, che tuttavia, dopo averli riconosciuti e sapendoli invitati al matrimonio, li lascia passare. Il sergente li avvisa di affrettarsi, perché la mezzanotte è già scoccata e la cerimonia è cominciata da un pezzo.
Gli avventurieri impegnano di corsa il serpentone di scale che porta fino alla sommità della Torre, lasciandosi alle spalle la confusione della città, presto sostituita da un silenzio immacolato.
All'improvviso Rune, che precede il gruppo, rallenta sospettoso. Tutto è tranquillo, troppo. Prova uno strano senso d'angoscia, come una tetra premonizione.
"Dove sono tutti? Non abbiamo incontrato anima viva finora, nemmeno un soldato di guardia..."
La risposta li attende alcune spire dopo, ormai vicini alla cima della Torre. Il sangue sui gradini anticipa la macabra scoperta di due Cavalieri del Drago accasciati senza vita, pugnalati a tradimento, e salendo di altri armigeri falciati a colpi di spada. Complice il caos dei festeggiamenti e la cerimonia, nessuno sembra essersi accorto di ciò che è successo qui. Persino Xandru incontato sotto pareva ignaro di tutto, certamente a causa della netta divisione delle aree da pattugliare tra Guardia cittadina e Ordine.
Arrivati dinanzi alle porte del Tempio, un drappello di individui agghindati con le vesti delle tribù Ashfar del deserto blocca l'ingresso. I corpi senza vita di alcuni di loro si mischiano a quelli dei Cavalieri di guardia, ed il loro sangue si unisce a quello che si spande uscendo da sotto i battenti della Sala del Drago.
Una mezzelfa dal volto tatuato, ben protetta dal loro schieramento, mantiene vivo un incantesimo atto a sigillare i portoni, attraverso cui si odono affievolite le urla strazianti provenienti dall'interno.
"Non facciamoli passare!" esorta uno degli Ashfar. "Proteggiamo la strega!"
Chi sono costoro? Da che parte stanno? Cosa sta accadendo? Chi è quella strega che blocca le porte? Tutte domande a cui i nostri eroi non hanno tempo e modo di rispondere. Ancora una volta dovranno agire trasportati dagli eventi e dall'istinto.
Sfoderano le armi e si preparano a combattere.

lunedì 26 maggio 2014

416 - SETTIMO INTERLUDIO

Il coro intona un'aria solenne e maestosa mentre gli sposi incedono a braccetto sul tappeto di petali sparso dai paggetti che li precedono. Elargiscono sorrisi alle file di presenti, tradendo nei loro sguardi l'emozione e l'ansia per lo storico momento.
Rakoud, elegantemente vestito nella tradizionale tunica nera di Bakaresh avvolta in vita da una fascia dorata, e Malika, raggiante di bellezza nei suoi veli di bianco e oro, si avvicinano all'Altare del Drago Martire mentre le grandi porte del Tempio vengono richiuse alle loro spalle, lasciando di fuori i caotici festeggiamenti della città per la notte di capodanno.
Il Granduca Altair Naxxar siede assieme alla moglie Leila e alla figlia minore Naima sui regali scranni in prima fila. Dietro di lui le guardie della sua elitè, e poi dignitari e nobili di corte in ordine di importanza decrescente. Il resto della grande sala esagonale del Tempio è stracolma fino ad esplodere di personalità più o meno in vista del regno: i signori delle altre città di Kal-Mahda, autorità ecclesiastiche e dell'ordine dei Cavalieri del Drago, gerarchi militari, delegazioni delle tribù Ashfar e ambasciatori dai più disparati feudi dell'Impero.
Gli sposi sfilano davanti al Granduca in piedi per il rituale del saluto, compiuto con l'inflessibile serietà richiesta dall'etichetta. Egli stringe compostamente le mani di Rakoud che si inchina davanti a lui, ma quando Malika gli è di fronte e ne solleva il velo per baciarle le guance, per un istante la fredda maschera imposta della cerimonia si scioglie, ed il suo volto è solo quello di un padre che augura tutta la felicità del mondo a sua figlia.
Rakoud e Malika raggiungono l'Altare, accolti dal Gran Dragone e dagli Alti Sacerdoti.
Uno stuolo di chierici ondeggia a tempo i turiboli spandendo incensi profumatissimi e penetranti, mentre Aaron Rikmalit unge la fronte dei promessi sposi con un olio rosso rappresentante il sangue di Mujon e salmodiando la sua benedizione.
Infine il potente canto del coro va scemando, lasciando che il silenzio cali sull'assemblea.
La cerimonia ha inizio. I sacerdoti celebrano il rigoroso rituale del matrimonio in un crescendo di solennità, fino al momento culminante dello scambio degli anelli.
La sala freme di emozione mentre gli sposi accettano la reciproca promessa, sigillata dalle parole del Gran Dragone: "Nel nome del Drago Santo, Mujon il Martire, protettore di Kal-Mahda e della dinastia dei Naxxar, io suggello questa unione che insieme avete stipulato!"
Aaron Rikmalit intinge le dita nell'olio rosso, passandole poi sugli anelli degli sposi.
"Questo è il sangue del Drago, che unisce il vostro sangue. Il tuo sangue, Rakoud ibn Mouktadir, è ora il sangue di questa dinastia. D'ora in poi sarai chiamato Rakoud Naxxar! Che Dio vi benedica!"
Il coro esplode in un canto gioioso e trionfale a celebrazione del matrimonio. L'assemblea è una cacofonia di applausi e felicitazioni. Alcuni piangono di gioia, altri levano le mani al cielo.
Gli sposi si afferrano le mani, socchiudono gli occhi, avvicinano le labbra.
Il canto sale d'intensità coprendo tutto.
Il Granduca sorride alla coppia, è felice.
Poi il freddo metallo di una lama gli scorre sulla gola. Veloce e netto.
La felicità diventa orrore mentre il sangue schizza sul candido vestito di Malika.
Il coro canta potente una nota stonata. Leila urla. Un dardo scagliato dalle balconate trapassa la tempia del Gran Dragone, la punta fuoriesce fracassandogli lo zigomo opposto.
Il canto si spezza. Un silenzio di tomba diviene interprete dello sbigottimento generale.
Una delle guardie d'elitè leva un coltellaccio insanguinato urlando: "Libertà per gli Ashfar! Morte al falso sangue!" poi viene trafitto dalle spade degli uomini del Granduca.
Il coro grida il suo terrore assieme alla folla dei presenti. Si ode lo sguainare di lame. I primi lamenti di chi viene falciato senza pietà dai ribelli Ashfar.
Il panico ha il sopravvento.
Molti si gettano sulle porte per cercare la fuga, ma sono sigillate. Si affollano lì, dove trovano la morte schiacciati dalla massa pressante, calpestati da chi cerca di scappare.
Ed il massacro ha inizio.

lunedì 19 maggio 2014

415 - LA VERITA'

Ghazeer osserva a testa bassa la fiasca vuota che ha lasciato cadere ai piedi del suo scranno anonimo. Gli avventurieri raccolti in attesa attorno a lui non osano fiatare. Sono attimi interminabili, che sembrano durare più del tempo impiegato per tornare a Saah col Volagibile di Hodwinkle, lasciato ora assieme al proprietario agli attracchi fuori città.
Come aveva promesso, il Genio non ha opposto alcuna resistenza quando si è trattato di bere l'acqua della Fonte. Era semplicemente indifferente, disinteressato. Ma dopo alcuni sorsi l'espressione sul suo viso è mutata, le sue mani hanno lasciato andare la fiasca, che scivolata a terra ha sparso sul pavimento il resto del suo contenuto.
"Perché..." bisbiglia Ghazeer a denti stretti. "PERCHE'!!!" urla furibondo scattando in piedi, con i pugni contratti. Dal suo corpo si sprigiona una rabbia così intensa che sembra diventare energia fisica, tanto che gli avventurieri indietreggiano repentinamente come spinti da una forza invisibile.
"Voi... voi... cosa avete fatto!" ruggisce indicandoli uno ad uno con l'indice. "La pagherete!"
A quelle parole lo scranno di pietra esplode proiettando le sue schegge sugli avventurieri che si riparano come possono.
"Fermati Ghazeer!" urla Rune. "Perché lo stai facendo?! Ti abbiamo ridato la memoria..."
"Mi avete ridato ricordi che avevo deciso di cancellare!"
Le illusioni della Fonte non mentivano. Il Genio aveva deliberatamente scelto di dimenticare. 
"Che follia è mai questa!" interviene Hearst, fronteggiando la furia del Genio a viso aperto. "Perché Ghazeer? Perché dimenticare?"
"Per il dolore... il dolore dei ricordi è insopportabile! Volevo bene a Rabiaa come ad una figlia!"
"Per questo Genio? Credi che soffrire sia una tua esclusiva?" nelle parole di Hearst c'è tutto il disprezzo che prova.
"Un Genio vive a lungo, gli affetti passano, ma il dolore ti accompagna per l’eternità!" ribatte Ghazeer, ma in lui lentamente l'ira lascia il posto all'amarezza. "...può farti impazzire. Gli umani muoiono in fretta e possono sopportarlo per la loro vita di un soffio, ma per uno djinni non è la stessa cosa. Il passato diventa un fardello troppo pesante da trasportare..."
"Il Mercane!" realizza Gimble. "Ecco cosa gli hai venduto, i tuoi ricordi!"
"Sei solo un codardo!" sentenzia Hearst. "Cosa è successo quella notte? Ti sei lasciato sopraffarre? Sei fuggito? O sei forse tu l'assassino di Rabiaa? E' forse questo il peso che ti opprime?"
Un gesto della mano del Genio ed il guerriero viene scaraventato via da una forza invisibile.
"Non avrei mai potuto!" protesta Ghazeer. "Ma la padrona ha spezzato i legami, *lei* mi ha rimandato qua, *lei* ha rifiutato che la proteggessi! Ed io... non riesco a convivere con la consapevolezza di non aver potuto far nulla!"
Nella mente di Gimble tutto prende forma, tutto ora è chiaro: "Rabiaa ti ha svincolato per affidarti il compito più importante Genio! E questo lo sai bene anche tu! Tu sai cos'è accaduto quella notte! Tu *sai* chi l'ha uccisa!"
"Eppure col suo egoismo rischiava di mandare tutto all'aria!" infierisce Hearst, rialzatosi dolorante. "Siamo stati ad un passo dalla rinuncia, se non fosse stato per la provvidenziale presenza della Fonte della Memoria a pochi giorni di volo..."
"Provvidenziale... dici Hearst?" Gimble sorride a mezza bocca. "Ho la sensazione che non tutto sia casuale, vero Ghazeer? La scelta dei luoghi, dei modi... tu Genio inconsciamente hai lasciata aperta una porta. Tu volevi dimenticare, ma *speravi* che qualcuno te lo impedisse perché anche staccarti dal passato e da Rabiaa era una pena... ma ormai poco importa. Le questioni degli uomini sono così irrilevanti dinanzi all'eternità del tuo dolore che forse... forse ti capisco... non c'è vendetta che possa lenirlo, solo l'oblio..."
Ghazeer serra le labbra. Ogni traccia di rabbia s'è trasformata in tristezza. Quanta verità nelle parole dello gnomo, una verità confermata dalle sue intenzioni iniziali di vendicare la morte della maga. Si era già preparato per farlo, salvo poi rinunciare perché nessuna vendetta gli avrebbe permesso di ricominciare. Solo il non sapere avrebbe potuto dargli pace.
Isabel si avvicina al Genio, gli prende le mani: "Rabiaa si fidava di te. Non deluderla."
Ghazeer sospira: "Mi aveva chiesto di vedere la neve poco prima. E' stato il suo ultimo desiderio prima di salmodiare il rituale di scioglimento. Mi ha permesso di vedere i suoi assassini prima di spezzare il legame pronunciando l'ultima parola dell'incantesimo. Li aspettava."
"Chi erano?"
"Ekelorn ed un suo sgherro, un mezzelfo senza un braccio in armatura nera."
Gli avventurieri si guardano sorpresi. La memoria di tutti torna all'epico scontro tra il paladino Grey e la guardia nera Sharuk, in cui quest'ultimo perse un braccio. Possibile che si tratti di lui?
E poi l'elfo Ekelorn, il signore dei mostri dell'Arena, personaggio nelle grazie del Duca e della Confraternita Arcana. Lui è l'assassino di Rabiaa, colui a cui la maga sarebbe presumibilmente arrivata attraverso le sue indagini su Nezabal. Ma qual è il suo ruolo nell'oscuro disegno che va delineandosi?
Isabel fa per ritrarre le mani, ma Ghazeer la trattiene. Una custodia argentata le si materializza tra le dita. Il Genio le fa cenno di aprirla, al suo interno vi è una freccia nera come la notte.
"L'avevo preparata per uccidere Ekelorn, prima di rinunciare. E' creata per trafiggere il suo cuore senza lasciargli scampo. Prendetela, fate ciò che dev'essere fatto."
Un lungo silenzio avvolge la sala. Tutta la tristezza è diventata ora un dolore talmente intenso nell'anima del Genio da pervadere l'ambiente.
Gli avventurieri potrebbero chiedere a Ghazeer di aiutarli, di tornare, di farlo per Rabiaa. Eppure ad ognuno di loro è ora chiaro il perché delle sue scelte. Non tornerà, probabilmente cercherà un nuovo oblio, un nuovo inizio.
"E' ora che andiate..." sussurra.
Gli avventurieri annuiscono.
Attorno a loro i contorni si fanno sfumati mentre la magia di spostamento planare di Ghazeer li riporta verso il Piano Materiale. Poi, all'improvviso, il buio li circonda.

mercoledì 14 maggio 2014

414 - LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA

Le illusioni vorticano su loro stesse perdendo le fattezze delle persone conosciute per trasformarsi in piccoli turbini.
"Sono elementali dell'aria!" esclama Bovak preparandosi a combattere.
Hearst, Rune e Juan si frappongono tra i nemici ed gli alleati, cercando di resistere ai loro tentativi di scaraventarli in aria, dando ai compagni la possibilità di ricorrere alla magia.
Isabel fa appello alla magia divina per potenziare la forza e le armi degli avventurieri, rendendole capaci di colpire l'aria, Gimble sfrutta la sua arte arcana per favorire i combattenti. Infine Bovak evoca a sua volta elementali della terra e dell'acqua per contrastare gli incorporei avversari.
Lo scontro è duro, ma la ritrovata unità e decisione d'intenti dei nostri eroi li porta ad una rapida vittoria.
Quando tutto è finito regna solo il silenzio, appena scalfito dal rombo ovattato e lontano della tempesta perenne che vortica nel cielo. Gli avventurieri tirano il fiato, ammaccati nel fisico e nell'animo, ma ancora in piedi.
"Non ci resta che tornare ora" afferma Bovak. "Riposiamoci un poco prima della discesa, non sarà di certo una passeggiata..."
Dopo un breve ristoro in quell'oasi di primavera in cima alle montagne, gli avventurieri si rimettono in marcia.
Come previsto dal druido la discesa a valle è tutt'altro che semplice per le terribili condizioni climatiche. Tuttavia l'acqua della Fonte della Memoria è nelle loro mani, e questo sembra dare nuovo slancio ai nostri eroi.
Presto raggiungeranno Hodwinkle e il Volagibile riparato, quindi potranno ripartire alla volta di Saah. E finalmente scoprire la verità.

lunedì 12 maggio 2014

413 - L'ORA DELLE DECISIONI

Le acque della Fonte ondeggiano, riverberandosi sulla riva, all'emergere di una nuova figura. Avanza risoluta, aiutata da un bastone nodoso. La pelle arricciata e rugosa, i capelli che sembrano alghe con quel loro tanfo salmastro di putrefazione.
La vista di Silla, la strega dei mari, risveglia negli avventurieri inquietanti ricordi, paure ancestrali, domande senza risposte.
La strega parla, e come al primo incontro ogni sua parola è un macigno, il suo giudizio il più duro: "Vi siete guardati dentro, e avete visto ciò che le vostre decisioni hanno provocato. Scelte che credevate a fin di bene e non si sono rivelate tali, scelte fatte per conto di altri per cui non avete pagato, per cui innocenti hanno sofferto. Non sarebbe stato meglio se le cose fossero andate diversamente? E' forse giusto decidere al posto di altri, non pensare alle conseguenze, far sì che gli eventi seguano il corso dei propri desideri, dei propri scopi, senza chiedersi del dolore che porteranno? Non è forse meglio riflettere a fondo, prendere tempo? Non è forse meglio alle volte porre fine a nuove sofferenze accettando di dimenticare, accettando l'oblio?"
Un silenzio innaturale invade quel luogo ai confini della realtà quando la strega conclude le sue domande. Un silenzio che perdura per attimi eterni.
Gimble inspira profondamente, cercando di scacciare la confusione di pensieri che gli affolla la mente, la stessa confusione dettata dalla paura e dalla sorpresa che l'aveva attanagliato la prima volta che avevano incontrato la strega. Quella volta se n'erano andati con una domanda a cui non avevano ancora trovato risposta. Questa volta non sarebbe successo di nuovo.
Lo gnomo fa ricorso a tutto il coraggio possibile per pronunciare la sillaba che sembra spezzare un incantesimo: "No!" sentenzia mentre lo sguardo della strega si posa su di lui, il volto contratto in una smorfia d'odio. "NO!" ripete deciso stringendo i pugni. "Ponderare all'infinito le scelte può portare solo a non decidere, a non agire. Questo è il tuo vero scopo. Per quanto amare possano essere, mi prenderò le responsabilità delle mie decisioni. L'oblio è solo una comoda scorciatoia per rifuggerle! Io sarò padrone del mio destino!"
Silla si volta di scatto verso Hearst: "E tu? Dopo ciò che è successo puoi ancora sopportare le conseguenze delle tue azioni? Non è bastato ciò che hai provocato?"
"Accetterò il peso delle conseguenze lasciando che gli eventi evolvano" ribatte il guerriero. "Per quanto abbia tentato di agire per il giusto finora, l'ho fatto trascurando un dettaglio importante, agendo solo di testa mia. Non questa volta."
"Tu, Rune, non puoi lasciare che l'irruenza offuschi la tua visione!" sibila Silla voltandosi verso il monaco.
"Non sarà l'irruenza a guidarmi, ma non mi fermerò a guardare. Come gli altri pagherò le mie decisioni, rifletterò sulle conseguenze delle mie azioni sottoponendole al mio giudizio, a quello degli altri e a quello del tempo."
"Sai benissimo che gli eventi non seguiranno il percorso che credi!" insiste Silla facendo leva sulle fragilità del monaco. "Lo sai, è già accaduto, e ne porti con te il peso!"
"Questa è la vita, Silla!" interviene decisa Isabel. "Le conseguenze sono il risultato di una concatenazione di eventi che, per quanto ci fermiamo a pensare, non possiamo prevedere. La casualità è una variabile imperscrutabile che dominerà inevitabilmente su ogni decisione! Per evitare l'immobilità bisogna scegliere secondo il giudizio più ragionevole, in pace con la propria coscienza, essendo consapevoli di aver fatto del proprio meglio ma senza la certezza di ottenere il risultato sperato. E' la nostra condizione, il nostro libero arbitrio. Dobbiamo convivere con le gioie ed i dolori che questo comporta."
"Isabel ha ragione" rinforza Bovak. "Poni sul peso delle nostre scelte la responsabilità legata al caso. Per quanto si possa ponderare ogni strada, ogni possibilità, ce ne sarà sempre una che non avevamo previsto. E' come pretendere di conoscere il percorso che farà una goccia di pioggia che scivola sulla pietra."
"Che sciocchezze!" tuona la strega spostando i suoi occhi folli su Juan.
"Nessuna sciocchezza strega! Mi sembra che tu abbia avuto le tue risposte questa volta! Non ci fermeremo! Personalmente ho già digerito decisioni ben più ardue di questa, e non mi farò incantare da qualche stupida illusione!"
"Non lo farete! No, non lo farete!" gracchia Silla, mentre la sua figura e quella delle altre illusioni tremolano e si dissolvono. "I ricordi resteranno qua, per sempre!"

lunedì 5 maggio 2014

412 - QUALCOSA E' CAMBIATO

Occhi Blu si avvicina da dietro, cinge le sue mani sui fianchi di Hearst, gli bacia il collo. Il guerriero non ha dubbi che sia lei, il suo profumo inebriante non mente.
Lentamente, accarezzandolo, Occhi Blu gli scivola davanti allentando il suo abbraccio. Indietreggia di un paio di passi, guardandolo provocante.
Hearst la fissa impassibile. La sua espressione non tradisce alcuna emozione.
"Non sei contento di vedermi Hearst? Suvvia, non sarai arrabbiato..."
Hearst tace indifferente.
"Io avevo scelto Hearst. Ricordi che mostro era divenuto mio fratello, solo perché non capiva la mia scelta. Io avevo scelto di essere una principessa della notte, ribellandomi a lui che mi avrebbe data in sposa a qualche vecchio bavoso. Le scelte devono essere rispettate, anche quando sembrano sbagliate. Non vorrai sopportare il fardello di aver deciso della vita di qualcun altro? Non vorrai sopportare di decidere per Ghazeer?"
"Ciò che dici non conta più nulla per me, tu non sei nessuno" ribatte sprezzante Hearst. "Io mi ero innamorato di te e tu mi hai ingannato, usato per i tuoi scopi. Dalla tua bocca escono solo menzogne, ed anche questa volta non ti smentisci. Quello che sto facendo servirà a conoscere la verità, a scoprire chi ha ucciso Rabiaa!"
"Ah, capisco. Ancora una volta non ti fermerai davanti a nulla per la tua *innamorata*. Dimmi Hearst noti qualcosa di diverso?" dice Occhi Blu indicandosi ironicamente.
"Sì, tutto è cambiato. La similitudine è solo apparente. Questa volta so che ciò per cui sto lottando è qualcosa di giusto. So che i miei compagni sono con me. So che non è solo la vendetta per la morte di Rabiaa a guidarmi. Scoprire la verità ci permetterà di combattere il male che attanaglia Bakaresh. So che qualcuno soffrirà per questo, ma è un prezzo che sono disposto a pagare."

venerdì 2 maggio 2014

411 - VITTIMA INCONSAPEVOLE

Juan sente la sua presenza, il suo odore al suo fianco. Lo vede con la coda dell'occhio, scorge la sua espressione di rimprovero, ma aspetta a voltarsi, cercando di prender coraggio. Ancora una volta il passato da cui si voleva nascondere torna a tormentarlo.
Adriano era stato per lui una vera infatuazione, sin dal primo momento in cui aveva messo piede come un adone sulla Sable Drake, anche se era un semplice mozzo. Tuttavia le attenzioni che aveva per lui non erano passate inosservate ai suoi fratelli Diego e Luìs, e la vicenda aveva finito per arrivare all'orecchio di Black Bart. Il pirata non poteva accettare un'onta simile nella sua stirpe. Quello fu veramente l'inizio di tutto.
Juan ricorda bene l'umiliazione di camminare sull'asse. Prova dolore al pensiero di ciò che suo padre gli ha confessato in cella a Salamanca: dopo che l'ebbero buttato a mare, furono Diego e Luìs a occuparsi di sistemare Adriano.
"Non hai nemmeno il coraggio di affrontarmi, Juan?"
No, in cuor suo Juan sente davvero di non avere la forza di farlo. Non può guardare quell'illusione senza immaginarlo seviziato, torturato e fatto a pezzi dai fratelli. Tuttavia, deve.
"Ti chiedo perdono Adriano, per tutto ciò che è accaduto..."
Adriano scandisce con rabbia le sue accuse: "Sai quanto ho pagato una tua decisione, quel tuo abbraccio furtivo? Sai quanto dolore per qualcosa che ignoravo, di cui sono stato vittima inconsapevole nella faida della tua famiglia? Sai quanto dolore c'è nel subire la scelta di qualcun altro, nel pagare con la vita per un fortuito equivoco che il sogno di qualcun altro ha tramutato in una tragedia?"
Juan tace schiacciato dal senso di colpa. Quella notte in cui lo abbracciò credendo che fossero soli non ci fu il tempo di sapere da Adriano se i suoi sentimenti fossero corrisposti. I suoi fratelli li colsero in flagrante e si palesarono, dileggiandoli, legandoli e riportandoli al cospetto di Black Bart.
Il dubbio atroce di averlo condannato a morte con le sue azioni senza che lui nemmeno si rendesse conto del perché, è qualcosa con cui Juan è consapevole di dover convivere per sempre.
"Seguendo egoisticamente le tue pulsioni ti sei arrogato le libertà che la tua posizione ti concedeva. Io ero solo un mozzo, potevo forse capire, oppormi?" continua rabbiosamente Adriano. "Non ti è mai importato nulla di me, altrimenti avresti pensato alle conseguenze di ciò che facevi."
"No, questo non è vero!" protesta Juan ferito dalle ultime parole del giovane mozzo. "Ho cercato di proteggerti e capire, ma non potevo sospettare che i miei fratelli mi stessero tendendo una trappola."
"Una trappola escogitata per te di cui io sono stata la vittima inconsapevole!"
"Adriano, anch'io ho pagato duramente ciò che è accaduto..."
"Quello che hai pagato tu non è nulla in confronto a ciò che mi hanno fatto! Mi hanno legato, pestato, torturato; mi hanno finito ficcandomi un palo appuntito nel culo, spingendolo con un martello finché non ha devastato le mie viscere, spappolato i miei organi! Io sono stato il loro capro espiatorio!"
Juan rabbrividisce a quel racconto, vero o frutto della sua immaginazione che sia.
"Tu ti sei salvato, hai deciso di nascondere chi eri, di dimenticarlo, per iniziare di nuovo. Io non ho avuto una seconda chance. Non sempre si paga di persona il peso delle proprie decisioni, prese per il proprio interesse, vero Juan? Il salvataggio di tuo padre dalla giustizia ne è un altro bell'esempio, o sbaglio? Per il tuo egoismo non hai esitato a scatenare una guerra tra Granada e Salamanca. Sai quanti innocenti avrai sulla coscienza? Io sono solo il primo di quelli..."
Il coloviano ascolta senza replicare. Sa quanto dolore ha provocato con le sue scelte. E' consapevole delle sue colpe, ma ha imparato ad accettarle e a sostenerne il peso. E anche questa volta non sarà diverso.