martedì 28 luglio 2015

465 - PERCHE' NON SI RIPETA

Isabel e Juan arrivano trafelati.
"Correte! Mettetevi in salvo! Nello specchio!" li esorta Gimble.
Hearst e Bovak si ergono all'entrata della sala falciando senza troppi complimenti il primo dei due uomini con le insegne di Bakaresh che sopraggiungono.
"Dove conduce?" chiede Isabel.
"Non importa ora, non c'è più tempo! Andate! Bovak vai con loro, potrebbero aver bisogno di protezione!"
Hearst copre la ritirata del compagno impegnando l'avversario in un rapido scambio di fendenti e parate.
La chierica guida Juan attraverso il portale, seguita dal druido e da Batuffolo.
Con un grugnito Hearst taglia praticamente in due il suo avversario, spargendone le interiora a terra, proprio mentre la massiccia sagoma di Rakoud fa capolino in fondo al cunicolo rosso, in testa ad un nutrito drappello di soldati.
"Stanno arrivando..." ringhia Hearst soppesando l'elsa dello spadone, pronto a farne nuovamente buon uso.
"Non c'è più tempo, dobbiamo fuggire, presto tutto crollerà!" esorta Rune. Hearst indietreggia seguito dai compagni. Quando sono vicino al portale, Gimble si ferma e torna sui suoi passi.
"Che diavolo...!?" esclama Hearst.
Rune gli appoggia una mano alla spalla, impedendogli di seguirlo. Il monaco ha capito.
"Se solo uno tra Zaran e Rakoud dovesse sopravvivere, tutto ciò potrà ripetersi" afferma Gimble. La sua voce è calma e decisa mentre sfila il proprio pugnale dal fodero e si china sul negromante privo di sensi volgendo loro le spalle.
"Ma così morirai! Vieni con noi! Troveremo... un modo..." un nodo in gola strozza la voce di Hearst. Ormai Rakoud è solo a pochi passi. Si rivolge al compagno che lo trattiene cercando supporto "Rune..."
Il monaco non riesce a trattenere le lacrime. Delicatamente afferra il braccio del guerriero e lo  trascina nello specchio.
Gimble guarda indietro, con il volto di profilo e quel suo tipico sorrisetto a metà: "Andrà tutto bene, avete fatto molto più di ciò per cui vi avevo pagato..."
"Addio, amici miei" sussurra mentre il nero inghiotte i suoi compagni lasciandolo solo.
Gimble solleva il pugnale e lo pianta con forza nel cuore di Zaran. Nella sua mente scorrono molti pensieri mentre il negromante esala i suoi ultimi aliti di vita e lo specchio vetrifica, lucido ed impenetrabile.

giovedì 16 luglio 2015

464 - DISFATTA

Zaran impallidisce quando sente le sillabe pronunciate da Rune.
"Pazzo! Pazzo!!!" urla consapevole di quello che accadrà da lì a poco. Si volta verso la grotta ma una mano lo trattiene per la caviglia. La presa del coloviano, sebbene accecato, è salda.
Poi un ringhio alla sue spalle. Una grossa pantera nera corre famelica verso di lui, gli balza addosso, lo atterra. I morsi lo feriscono, gli artigli strappano la carne.
Zaran cerca di mantenere la lucidità mentre vede i suoi nemici risalire sul suo sperone, ode il Principe ordinargli di ucciderli.
Ma egli sa che tutto è perduto - almeno per ora. Il principe Valus è condannato. La pietra di Jaluar esploderà portandolo con sé, seppellendolo nella fossa del Respiro.
Immobilizzato a terra, ora deve pensare solo a fuggire. Solo salvandosi non andrà tutto in fumo. Ci vorrà tempo, anni, ma non tutto sarà perduto e potrà ricominciare, con nuovi alleati, un nuovo ospite. Zaran cerca la sua mano spettrale con lo sguardo. Vocalizza sillabe occulte delegando a lei la componente somatica dell'incantesimo.
Un portale nero si apre sotto il negromante inghiottendolo e richiudendosi immediatamente, lasciando Batuffolo sbigottito a cercare la sua preda, come un gatto cerca la lucertola che gli è appena sfuggita.

Zaran arranca faticosamente nel cunicolo che dalla fossa portaq verso il suo laboratorio. Zoppica e si trascina la gamba sinistra, ha un ginocchio messo male che gli manda fitte dolorosissime. Sa di essere inseguito dai suoi nemici, quella pantera in primis. Supera un bivio, svoltando nel tunnel in discesa. Da quello che risale si ode sferragliare di armature. Rakoud con i suoi uomini, probabilmente: con un po' di fortuna riusciranno ad intercettare i suoi inseguitori e lui avrà spianata la via di fuga.
Sfila dalla cintola una bacchetta sormontata da schegge di rubino. La caverna di fronte s'illumina di rosso al suo comando, ed in fondo ad essa si profila la grande sala adibita a laboratorio alla cui estremità si staglia un imponente specchio nero.
Man mano che si avvicina la superficie lucida s'increspa come acqua. Entra nella grande sala, accelera il passo stringendo i denti per il dolore.
Dietro di lui un ruggito. Si gira madido di sudore, il suo sguardo tradisce preoccupazione. Mancano solo pochi passi, ma la pantera balza veloce, seguita dal monaco, talmente rapido da tenerle testa.
Zaran capisce di non potercela fare. Si volta facendo ricorso a tutte le energie magiche che gli rimangono per sprigionare dal palmo della mano un raggio rovente che investe in pieno Batuffolo e sfiora Rune. Il manto della pantera s'incendia, costringendola a rotolarsi a terra in preda al terrore per spegnere le fiamme. Rune invece non demorde e prima che Zaran possa attaccare di nuovo lo atterra con una scivolata e chiave di gambe sul ginocchio malconcio.
L'articolazione del negromante schiocca paurosamente strappandogli un urlo. Rune lo sovrasta cercando di immobilizzarlo, afferra la bacchetta. I due si rotolano a terra cercando di strapparsela vicendevolmente di mano, ma alla fine il monaco riesce a sfilarla e gettarla via.
Rune solleva il pugno canalizzando tutta l'energia mistica di cui è capace, pronto a calarla sul cranio del negromante.
Dietro di lui sente i compagni sopraggiungere: Gimble, Hearst, Bovak. A seguire, ma più distanti, Juan sorretto e guidato da Isabel, con alle calcagna Rakoud e la sua élite.
Zaran sfodera un ghigno intriso di sangue: "Se muoio il passaggio si chiuderà... morirete tutti, moriranno tutti..." sibila in faccia a Rune.
Il monaco esita. Potrebbe essere vero, potrebbe non esserlo. Potrebbe bastare il ciondolo di Ekelorn per attivare lo specchio, o forse la bacchetta, o forse  nulla di tutto ciò.
Rune affonda il colpo sfiorando appena la fronte di Zaran. Il contraccolpo di energia cinetica della tecnica del pugno stordente fa immediatamente perdere conoscenza al mago. Lo specchio trema per un istante.

lunedì 13 luglio 2015

463 - Il SUONO DELLA PERSEVERANZA

Zaran gesticola nell'aria salmodiando sillabe incomprensibili. La sua pelle diventa grigia come la pietra un istante prima dell'impatto di una freccia scagliata con estrema precisione da Bovak. Il dardo si frantuma sull'incantesimo di protezione non arrecando alcun danno al negromante, il quale continua a vocalizzare evocando una mano spettrale accanto a sé.
Juan e Rune iniziano a risalire i ponti di carne che collegano gli spuntoni rocciosi, percorrendo veloci gli stretti tendini organici con grandi doti di equilibrio.
Hearst incocca a sua volta le sue frecce, con Isabel che richiama su di esse la benedizione di Erevos instillando la sua magia divina.
Sia il guerriero che il nano bersagliano e trafiggono ripetutamente Valus.
"Zaran... fa in fretta..." ringhia il Principe infastidito. Le frecce lo fanno sanguinare, ma la sua carne pulsa rigettandole fuori dal corpo, rigenerandosi in fretta e rimarginando le ferite.
Il negromante, ancora fermo nella sua posizione, continua a tessere incantesimi. Allunga un braccio e dal palmo della sua mano una bocca vomita cinque sfere viola urlanti che saettano con traiettorie irregolari verso Hearst e Bovak. Ogni tentativo dei due di evitarle o di pararsi è vano. I proiettili di energia squarciano la pelle sotto le armature aprendo dolorose lacerazioni. Per gli avventurieri già provati ogni minima ferita rende la situazione immediatamente critica.
Isabel si prodiga nella cura con la magia, quando all'improvviso il Respiro di Mog soffia dalle viscere della terra. La chierica sente il rombo sconquassarle la mente, disgregando il legame divino attraverso cui fluisce in lei il potere di Erevos. La sua preghiera s'interrompe mentre porta le mani alle tempie e urla il suo dolore muto, sovrastato dal baritonale frastuono.
I tendini e la roccia tremano costringendo Rune e Juan a fermare la loro risalita ed aggrapparsi alla carne vibrante per non precipitare nell'orrido sottostante.
Quando tutto cessa una scarica di sfere viola si abbatte anche su di loro strappando lamenti di dolore. Zaran ride soddisfatto, unico a riuscire a sopportare gli effetti del Respiro senza perdere la concentrazione.
Tuttavia, improvvisamente alla sua risata si sovrappone un canto. Un canto malinconico ma risoluto, di cadute e risalite, di perseveranza e sacrificio. Risuona dalla voce e dal flauto di Gimble, ma più che mai risuona dal suo cuore; è una melodia magica che sprona a non mollare. Zaran perde il suo sorriso constatando come i suoi avversari si risollevano dai suoi affondi, ostinandosi nella loro missione disperata.
Per lunghi istanti non riesce a far altro che osservare stupito, mentre quelli risalgono i tendini e gli spuntoni di roccia con l'intento di arrivare a lui o Valus.
Zaran si scuote quando Rune raggiunge lo sperone di pietra e carne da cui si protende il principe. Quindi traccia nell'aria segni occulti che alle sue parole sprigionano un fumo scuro, e neri tentacoli crescono viscidi sotto i piedi del monaco. Le terribili propaggini l'avvinghiano bloccandogli gli arti, avvolgendosi al petto e al collo. La loro forza è formidabile, la loro presa stritola da togliere il fiato.
"Non raggiungerai il Principe!" si compiace il negromante, che tuttavia non s'avvede, se non all'ultimo istante, dell'avvicinarsi di Juan. Il coloviano percorre come un fulmine l'ultimo tendine che lo separa dal pianerottolo su cui si trova Zaran, e la sua lama affonda sul negromante con precisione. Un colpo che sarebbe stato letale se non fosse stato per la pelle di pietra; l'incantesimo protettivo consuma la sua efficacia salvando il negromante e sbriciolandosi come argilla.
Zaran risponde prontamente evocando uno dei suoi malefici: un spago spesso sbuca dalle palpebre del coloviano cucendole tra loro e rendendolo cieco mentre egli impazzisce di dolore. Juan cerca di strisciare lontano, a carponi, consapevole del rischio di precipitare.
"Morirai insignificante bastardo..." sibila Zaran avvicinandosi a lui. Gli basterà spingerlo giù con una pedata.
Intanto Rune è allo stremo, ma scorge i compagni ormai vicini allo spuntone di Zaran. Con un sforzo estremo usa tutta la sua abilità per divincolarsi. Stringe i denti - sa che sarà dolore, ma è la sua scuola - e disarticola le braccia in modo innaturale, sgusciando via dalla presa infernale. Strattona, si libera, e tenta la sua mossa disperata. Afferra dallo zaino la pietra di Jaluar e la fa scivolare tra la roccia e la carne, prima di fuggire lungo un tendine laterale.
"Ras! Khal! Adin! Ylem!"