lunedì 26 marzo 2012

282 - ARALDI E FALSARI

Juan attende silenzioso nella sala al pianterreno della Stella del Sud. Il sole è sorto da poco, e l'odore delle frittelle dolci e della purea di banane preparate da Benito per la colazione si diffonde nella locanda.
Nella sua mente continua a farsi largo la domanda di Lady Notte, assieme al senso di inquietudine che l'ha accompagnata. Quella stessa domanda senza risposta, che tempo prima era stata rivolta loro da Silla, la strega dei mari.
Juan è confuso ripensando agli avvenimenti della sera prima. Se ne sono andati in fretta, non c'era altro da dire, non c'era risposta. L'angoscia li ha portati a congedarsi velocemente, e sono tornati in taverna senza parlare lungo il tragitto. Ma quelle parole gli hanno tolto il sonno.
Sono stati stregati? Probabile. Ma quella domanda... per due volte... non può essere un caso.
Un rumore di passi che scendono dalle scale interrompe i suoi pensieri. Il primo della fila è Gimble, con cui basta un'occhiata per capire che la perplessità e l'inquietudine non sono una sua esclusiva. Di seguito tutti gli altri.
Gilead non risparmia un commento sarcastico al giovane coloviano: "Sono sorpreso di vederti così mattiniero, Juan. Dopo una giornata di sollazzo per Salamanca e una notte di bagordi e Caonabo con Gimble e Hearst, avrei giurato che di non vederti prima del mezzodì..."
Juan si sente urtato da quella voce altezzosa e cadenzata, dal giudizio ipocrita e gratuito dell'elfo. La sua lingua è pronta a ribattere con parole di fuoco, ma Isabel lo precede di un istante, smorzando i toni.
"Una giornata di riposo ci vuole di tanto in tanto. Nel frattempo ieri ci siamo informati sulla traversata per Bakaresh. La prima nave partirà da Tavistock tra sei giorni, la seguente una settimana dopo la prima, e così via."
Un rullo di tamburo proveniente dalla strada interrompe la discussione. "Udite! Udite!" urla un araldo del Governatore. Con voce stentorea l'uomo annuncia che tra quattro giorni, di giovedì, avrà inizio il processo al famigerato pirata Bartholomew Roberts, anche detto Black Bart. Mentre la folla si riunisce attorno a lui per sentire meglio, l'araldo prosegue snocciolando tutte le indicazioni di rito riguardo lo svolgimento pubblico delle udienze e l'iscrizione nelle liste dei testimoni.
Un silenzio imbarazzato cala sul tavolo degli avventurieri. Nessuno se la sente di affrontare l'argomento con Juan. All'improvviso il giovane coloviano si alza, imboccando le scale verso la camera.
"Scusate, mi è passata la fame."

Miguel de Osuna vive in un edificio su due piani ben curato, con un grazioso giardinetto che si affaccia sulla strada ciottolata. Gimble e Juan vengono ricevuti da un domestico zelante che offre loro un poco di caffè freddo, ma neanche il tempo di sorseggiarlo e il legale li riceve.
Dopo i soliti preamboli per tastare il terreno, i due arrivano al dunque. Osuna mostra una certa riluttanza iniziale, ma presto l'avidità vince sul patriottismo.
"Non è un falso facile da realizzare, quello che mi chiedete" afferma il notaio, di certo per giustificare il suo prezzo. "Vi verrà a costare trecentoventi monete..."
"E' un prezzo che possiamo permetterci..."
Osuna fa cenno a Gimble di non continuare, facendo intendere di non aver finito la frase.
"...e mi servirà un sigillo di Granada per la copia fedele all'originale, o uno stampo su cera intatto dello stesso."
"Trecentoventi monete per chiederci di portarti il sigillo originale?!?" sbotta Juan. "E tu cosa faresti per *sole* trecentoventi monete? Non sei in grado di falsificarlo tu stesso?"
"Non con l'accuratezza del caso. Posso stendere con precisione un documento che sia nel perfetto stile di Nuova Speranza, ma non posso ricreare un sigillo credibile. A Salamanca non è così frequente esserne in possesso, giusto forse l'ambasciatore di Granada..."
"Appunto! E se non---"
Gimble afferra l'avambraccio di Juan: "Lascia stare."
Quindi si rivolge a Osuna: "Duecentoventi al massimo."
"Duecentocinquanta e l'affare è chiuso" ribatte il legale.
Gimble annuisce. Dopo un cortese scambio di strette di mano e saluti, gli avventurieri si congedano.
All'uscita Juan, visibilmente contrariato da come lo gnomo ha concluso la trattativa, chiede lumi al compagno: "Ci siamo fatti fregare da un ladro! Diamine Gimble! Anche ammesso che il suo falso le valga tutte quelle monete, dove lo rimediamo un sigillo?"
Il bardo esibisce il suo consueto sorrisetto: "Dove ci ha suggerito lui..."

mercoledì 21 marzo 2012

281 - SILENZI DI PAROLE

Quando Gimble e Juan rientrano alla Stella del Sud la luna è già alta da un pezzo. Benito sonnecchia appoggiato al bancone, con gli occhi semichiusi e la testa che gli cade con regolarità. I compagni sono già a dormire. Nella sala vuota oltre all'oste solo Hearst, che ammazza il tempo sgranocchiando anacardi.
Juan si siede al tavolo, raggiunto dal bardo, cui chiede se ha trovato qualcosa. Gimble scuote la testa: "Solo cialtroni. Cercare un falsario degno di questo nome nei bassifondi senza volersi esporre troppo è come cercare un ago in un pagliaio. Ma del resto non possiamo fare altrimenti..."
Hearst sgranocchia un anacardo dissimulando indifferenza, ma ciò che dice pochi istanti dopo deve costargli molta fatica: "Potremmo provare da Lady Notte..."
"No, ci ha già procurato abbastanza guai! Ed è meglio se tu stai alla larga da quel posto!" taglia corto Gimble.
"Il bordello però è frequentato da persone importanti e Lady Notte conosce i segreti di un mucchio di gente! Potrebbe indicarci un falsario di prim'ordine, non quei ladruncoli che gironzolano nei quartieri loschi!"
"Hearst ha ragione, e noi abbiamo poco tempo Gimble" sussurra risoluto Juan. "Andrò alla Casa che non c'è. Se volete mollare siete liberi di farlo."
Gimble sorride: "No, non ti mollerò Juan, come tu non hai mollato me nella ricerca di Bleena. E va bene. Hearst, portaci da lei..."

Rivedere Occhi Blu. Sono passati solo due mesi e sembrano un'eternità. Hearst non avrebbe più voluto tornare, eppure eccolo di nuovo davanti a lei alla prima occasione. Per aiutare gli amici, certo, ma in fondo in fondo sapeva di averlo desiderato. Ciò che non si aspettava era questo subbuglio di sensazioni, una strana confusione davanti alla consueta, cordiale, provocante e sensuale indifferenza di lei. La detesta per ciò che ha fatto, per ciò che gli ha fatto fare, così come un brivido lo percorre al pensiero della matrona e del suo corpo gelido. Allo stesso tempo però non sa resistere all'oscuro fascino di entrambe, al desiderio di rivederle, di capire, di spiegarsi, di esprimere tutte quelle parole mai dette, di porgere tutte quelle domande mai chieste.
Ma le cose non vanno mai come ci si immagina, ed è difficile portare alle labbra ciò che si sente nella pancia. Gli interminabili dialoghi sognati si risolvono in pochi e freddi convenevoli, i pensieri e la rabbia sono come braci consumate incapaci di divampare di nuovo.
All'improvviso sente che in realtà non è rimasto molto da dire.
"Siamo qui per parlare con Lady Notte", e lei s'incammina sulle scale con movenze flessuose, invitandoli a salire una volta che la matrona ha accordato il suo permesso.
Lady Notte siede a gambe accavallate sulla sua sfarzosa poltrona, lasciando trasparire attraverso i veli che la vestono la pelle d'avorio.
Ancora una volta Hearst è di poche parole, si limita a chiedere aiuto, lasciando a Juan l'onere di spiegare la loro esigenza. Aiuto che non gli verrà negato, afferma la matrona, dal momento che ha goduto solo in parte della sua ricompensa.
Il tono di Lady Notte si fa mellifluo mentre Occhi Blu alle sue spalle le massaggia le spalle nude. Ogni parola viene scandita per renderla preziosa quanto il segreto che sta rivelando.
"La persona che cercate per il vostro scopo è uno stimato notaio, Miguel de Osuna..."
Gimble non riesce a trattenere la sorpresa: è il nome dell'altro legale che gli era stato fatto la mattina stessa da Benito! Ma certo! Chi meglio di un burocrate è in grado di manipolare i documenti?
Lady Notte spiega come entrare in contatto con lui e come approcciarlo, poi quando la discussione sembra volgere al termine e gli avventurieri sono pronti a congedarsi, volge il suo sguardo ambiguo verso Juan.
"Ti dai pena per fare in modo che tuo padre venga risparmiato, senza preoccuparti di metterti in pericolo, di rischiare, senza preoccuparti di quel che sarà delle tue azioni. Eppure ti chiedo, non credi che tuo padre meriti il suo destino? Non credi che questo sia il giusto e naturale epilogo delle sue scelte?"
La matrona sorride mentre parla. A Juan pare che la sua voce possa entrargli nell'anima e rubargli i segreti più intimi. Tuttavia mettendo da parte ogni timore risponde cercando di esibire la massima convinzione: "E' vero, mio padre non è uno stinco di santo, ma... ma può ancora cambiare, ne sono certo. Anzi, forse... forse ha già cominciato a cambiare, senza l'influenza dei miei fratelli."
Lady Notte gela il coloviano con un gridolino di derisione.
"Davvero credi a ciò che stai dicendo?" incalza la matrona. "Spiegami allora questo grande segreto, Juan: cosa può cambiare la natura di un uomo?"

lunedì 19 marzo 2012

280 - CORSARI E PIRATI

Le parole di Magroldes rimbalzano nella mente di Gimble mentre il legale si perde in una lunga e noiosa spiegazione su come si svolgono i processi a Salamanca. Un sistema peculiare per cui, dopo che un araldo ha reso pubblica l'udienza, tutti coloro che sono testimoni o parti offese saranno invitati ad iscriversi in un registro. Queste persone, se fidate e timorate di Dio per essere degne di credibilità, verranno quindi chiamate a portare la loro testimonianza davanti a un giudice imparziale.
Il fatto che una delle parti lese sia il Governatore stesso, che è anche colui che nomina i giudici, non alleggerirà certo la posizione del pirata, che Magroldes pare dare già per spacciato.
All'uscita dal palazzo del notaio, Juan non nasconde nervosismo e malumore, tant'è che vedendo il bardo particolarmente tranquillo e con un mezzo sorrisetto stampato sul volto, non riesce a trattenersi: "Cosa ti fa ridere gnomo? Vedermi inebetito davanti all'azzeccagarbugli che con paroloni altisonanti e spiegazioni intricate mi dice che mio padre verrà appeso? Sei stato tu a spedirmi da lui per fare un buco nell'acqua e adesso la cosa ti fa sghignazzare?"
Gimble, colto alla sprovvista, si fa serio di colpo e fissa il coloviano dritto negli occhi: "Non scherzerei mai con i sentimenti verso un familiare, mai. Ricordalo sempre Juan." Poi sul suo volto torna il consueto sorrisetto. "In realtà stavo pensando alle parole di Magroldes e mi è venuta un'idea. *La sua unica possibilità sarebbe quella di non essere mai stato tale* ha detto. E se fosse così? Se tuo padre non fosse un pirata?"
"Ma allora lo prendi davvero per il culo..." si lascia scappare Hearst, fino a quel momento silenzioso.
Gimble scuote la testa, ignorando il guerriero: "E' chiaro che tuo padre è un *pirata*... ma se fosse un *corsaro*?"
Gimble legge la perplessità sui volti dei compagni: "I corsari sono pirati - scusate il gioco di parole - al servizio di un governo con lo specifico compito di saccheggiare le navi dei regni nemici. Costoro, sebbene agiscano esattamente come dei comuni filibustieri, ottengono lo status di combattenti per mezzo della cosiddetta *lettera di corsa*. Questo li rende automaticamente, al momento della cattura, dei prigionieri di guerra anziché dei semplici criminali! E come ben saprete, i prigionieri di guerra non si giustiziano..."
"Ma nessun Governatore si avvale in maniera così spudorata dei corsari!" esclama Juan. "E soprattutto, dove la troviamo una lettera di corsa simile? Per essere credibile dovrebbe quantomeno portare il sigillo di Luis Pinilla di Granada. Anche ammettendo di avvicinare e convincere Pinilla - cosa già di per sé estremamente improbabile - mio padre dondolerebbe appeso alla fune prima del nostro ritorno da Nuova Speranza."
Il sorriso di Gimble si fa ancora più beffardo: "Non sei attento Juan... ho detto che ci serve una lettera di corsa, non una *vera* lettera di corsa..."

martedì 6 marzo 2012

279 - CONSULENZA LEGALE

"Non ho ancora capito dove stiamo andando..." chiede con aria perplessa Hearst, seguendo Juan e Gimble per le vie in salita di Salamanca.
Trovando il guerriero stranamente mattiniero nella sala della taverna per colazione, Gimble ha deciso di coinvolgerlo. Una guardia del corpo non è mai di troppo, e di sicuro la compagnia di Hearst dopo i fatti di Isla del Quitrin è particolarmente indigesta a Isabel, Rune e Gilead.
Sono poi bastate un paio di domande all'oste Benito per scoprire i nomi dei legali più noti di Salamanca. Un tale Miguel de Osuna e i ben più famosi Magroldes, famiglia di notai e avvocati già nota ai nostri eroi per averne visitato le cripte mesi addietro.
La strada che porta al palazzotto di questi ultimi è una via soleggiata e tranquilla appena fuori dal centro della città. E' strano come girando l'angolo, gli schiamazzi delle vie commerciali appena abbandonate si perdano nel silenzio pacato di questo scorcio di Salamanca, fatto di pareti bianche e imposte colorate.
Juan picchia i battacchi del portone. Un sempre più sconcertato Hearst scuote la testa dopo aver letto il nome sulla targa affissa di fianco all'entrata. L'ultima volta che ha sentito nominare con questi tizi sinistri s'è ritrovato a fare il tombarolo diversi metri sotto terra.
Pochi istanti dopo vengono accolti da un diligente impiegato in un patio ombreggiato. Nonostante l'agenda di Magroldes sia particolamente fitta, con l'aiuto di qualche moneta Gimble convince il ligio funzionario a strappare un breve consulto poco dopo mezzogiorno.
Non avendo altri impegni, Juan e lo gnomo decidono di comune accordo di aspettare nella corte, sebbene manchino ancora più di due ore. Il funzionario serve loro del caffè freddo ed alcuni biscotti, che Hearst sgranocchia avidamente.
Senza curarsi della bocca piena, il guerriero chiede di nuovo spiegazioni a Gimble, il quale resta sul vago rispondendo di non preoccuparsi, gli spiegherà tutto a tempo debito se sarà necessario. Lo gnomo non perde tuttavia l'occasione di raccomandare ad Hearst di non aprir bocca con il legale. Qualunque cosa gli venga in mente deve tassativamente tacere. Hearst fa spallucce tornando ai suoi biscotti.

Il funzionario fa strada, attraverso le balconate strette che si affacciano sul cortile e corridoi bui intonacati a calce. Infine apre una porticina su un ufficio lungo e stretto, dove uno scrivano seduto ad un banchetto redige verbali infiniti sotto dettatura da parte di un uomo pallido e austero dall'aria aristocratica. All'ingresso degli avventurieri questi fa un cenno con la mano, indicando allo scrivano di congedarsi temporaneamente.
Dopo un freddo scambio di convenevoli accompagnato dal pagamento anticipato di trenta monete per la consulenza d'urgenza, Gimble e Juan illustrano la situazione al notaro. Il coloviano in particolare cerca di carpire informazioni senza andare dritto al punto, impegnandosi in spiegazioni arzigogolate per evitare che il legale associ le sue domande alla cattura di Black Bart. Magroldes sembra tuttavia troppo assorbito dal suo mondo di scartoffie e cavilli per essere intenzionato a scavare nelle motivazioni di coloro che ha davanti, e il suo disinteresse permette ai due di affrontare l'argomento della pirateria senza nascondere il coinvolgimento nella vicenda della Sable Drake.
"Non ci sono dubbi sulla legislazione isolana, signori" afferma placidamente Magroldes, scartabellando un codice consumato preso da uno scaffale alle sue spalle. "Salamanca da sempre applica una durissima repressione contro questa terribile piaga, e per coloro che la rappresentano - ovvero capitani di navi e covi - è prevista la pena capitale per impiccagione."
"Ma non ci sono appelli, altre possibilità, per cui la pena possa essere almeno commutata?" chiede avvilito Juan.
Il legale non tradisce alcuna emozione, rendendo fastidiosa la sottile ironia dietro le sue parole: "Certamente. La pena di morte può essere tramutata in detenzione da un'improbabile grazia del Governatore. Giovanotto, vi confesso che trovo impossibile tirar giù dalla forca un capitano pirata. La sua unica possibilità sarebbe quella di non essere mai stato tale..."
Gimble ha un sussulto. All'improvviso quell'affermazione accende nella sua memoria un ricordo che proviene dai racconti inscenati nei suoi anni da teatrante. Storie di eroi e fanciulle, mercanti e marinai, corsari e governatori...