martedì 30 marzo 2010

160 - INCURSIONE AL CIMITERO

E' notte fonda quando i nostri eroi arrivano al cimitero. Aggirati i bastioni e raggiunto il lato ovest, Juan lancia abilmente la sua corda con rampino, che s'incastra al primo colpo.
Uno ad uno gli avventurieri salgono sul muraglione dell'antica fortezza, cercando di mantenersi più silenziosi possibile.
"Non sembra esserci nessuno" bisbiglia Gilead. Sotto la luce argentea della luna, la vista crepuscolare dell'elfo gli permette di scorgere particolari impossibili per i compagni. "Guardate, là sotto sembrano esserci le fosse comuni che non potevate scorgere dal sentiero, ed i cadaveri avvolti nei sudari che avete visto quest'oggi non ci sono più, probabilmente sono stati seppelliti... insomma, sembra tutto a posto..." continua, rivolgendosi a Gimble.
"Non mi fido, Gilead" risponde lo gnomo. "Ho la sensazione che qualcosa qui non quadri. Voglio esaminare l'area in cui abbiamo visto i corpi distesi sotto il sole."
Gimble indica il primo torrione alla destra degli avventurieri: "Gimble, Gilead, raggiungiamo la torre e scendiamo nel camposanto. Hearst, Isabel, Juan voi seguiteci e raggiungete l'area dei cancelli d'ingresso, nascondetevi e tenete d'occhio che non arrivi nessuno."
Tutti annuiscono, concordando con la strategia di Gimble, tranne Juan.
"Cosa c'è Juan?" chiede lo gnomo.
"Preferirei fare la vedetta dall'alto delle mura, ero bravo a fare la vedetta sulla nave di mio padre..." risponde Juan stropicciandosi nervosamente le dita.
Hearst scuote la testa: "Ancora con questa faccenda della paura dei morti, e la mania dei posti sporchi..."
Gimble alza gli occhi al cielo, e sospira: "Va bene, Juan."

Gimble, Rune e Gilead si muovono silenziosi tra le lapidi. Lungo le mura dell'area a nord-est si ergono cripte e mausolei eretti in tempi più recenti rispetto alla struttura della fortezza, sfruttando i bastioni come supporto naturale per la loro costruzione. Le robuste porte in pietra dei sepolcri garantiscono l'eterno riposo alle famiglie importanti di Puerto, alternandosi a cripte vuote o anonime, forse "svuotate" per liberare aree da destinare alla continua moria provocata dal flagello che colpisce la città.
"Anche qui, non sembra esserci nulla di strano" bisbiglia Gilead.
"Sssshht!" dice Gimble, portandosi l'indice sulle labbra. "Avete sentito anche voi?"
I compagni tendono l'udito. All'improvviso si sente un rumore sordo nell'oscurità, qualcosa di pesante, trascinato. Accucciatisi dietro alcune tombe, Gilead e Gimble si guardano nervosamente attorno, sfruttando la loro visione crepuscolare per scorgere un dettaglio, un movimento. Rune invece resta nascosto, consapevole di avere nel buio un nemico in più.
"Sembrava provenire da quel sepolcro" sussurra Gimble, mentre Gilead imbraccia l'arco. "Vado a vedere, coprimi."

Merda! esclama tra sé e sé Juan. Dalla sua posizione soprelevata il giovane coloviano scorge inequivocabili bagliori di torce che si avvicinano all'ingresso del cimitero. Deve avvisare i compagni!
Juan si guarda attorno... le uniche possibilità sono scendere là sotto, tra tombe e morti, oppure correre lungo le passerelle, lungo le mura e attraverso i torrioni. La scelta è presto fatta.
Juan corre con passi leggeri e rapidi lungo le passatoie malridotte, prodigandosi in vere e proprie acrobazie a tutta velocità per evitare di scivolare e rovinare parecchi metri sotto.
Dopo aver percorso più di metà del perimetro delle mura, Juan arriva al torrione di nord-est, che sovrasta l'area che Gimble voleva esaminare. Dove diavolo sono? pensa mentre cerca di scorgere qualcosa nell'oscurità sottostante. Passano attimi interminabili, poi, finalmente scorge Gimble, che esce dal suo nascondiglio da dietro una lapide. Vicino a lui c'è Gilead.
"Pssssttt!! Pssssttt!!!" il richiamo di Juan sembra giungere alle orecchie dell'elfo, che si gira nella sua direzione, cercandolo con lo sguardo. "Nascondetevi! Sta arrivando qualcuno!"

martedì 23 marzo 2010

159 - ANCORA MARA

Mara cammina con passo aggraziato lungo le viuzze in discesa, avvolta nelle sete della sua tunica, con il capo coperto da un velo leggero. Al braccio un piccolo cesto in vimini, di quelli usati dalle donne per la spesa al mercato. Abiti decisamente più femminili di quelli che indossava l'ultima volta.
Hearst la segue, a distanza. Passi attenti, i suoi. Il guerriero si ferma ad ogni svolta, sporgendosi dagli angoli per osservarla mentre cammina, ancora incredulo.
E' lei non ci sono dubbi, pensa. Ma sa che è assurdo. In lui è ancora vivo il ricordo di quel bagno di sangue. L'ho vista morta, col collo spezzato dai colpi di Rune...
All'improvviso Mara si volta, e i loro sguardi si incrociano.
Mi ha visto!
La donna distoglie lo sguardo, quindi riprende la sua strada. Hearst si sarebbe aspettato di tutto, tranne questo. Una fuga, una coltellata, un incantesimo: qualunque cosa, ma non l'indifferenza.
Sbigottito, il guerriero riprende il pedinamento. I loro sguardi s'incrociano ancora, lungo la strada. Ormai lei sa che di essere seguita, il suo passo si fa svelto. Svolta in una traversa.
Quando Hearst gira l'angolo a sua volta, per evitare di perderla, la vede alcuni metri più avanti mentre ferma due guardie di ronda.
Il guerriero torna rapido sui suoi passi, oltre la svolta, captando alcune parole di Mara, mentre spiega ai due armigeri che qualcuno la sta seguendo con fare minaccioso. Meglio togliere il disturbo.

"Vi giuro che non è stata un'allucinazione!" dice Hearst, interpretando gli sguardi increduli dei compagni, riuniti allo Scoglio Cinereo. "Era Mara, non ho dubbi! Io non dimentico facilmente il volto di una donna, specie se attraente!"
"Più che il volto, direi che non dimentichi facilmente il fondoschiena di una donna, visto che pedinandola l'hai vista più che altro da dietro..." commenta Juan, tagliente.
"Certo che lo guardo il culo delle donne, e anche tutto il resto! Perché, tu no? In effetti non ti ho mai visto con una femmina..." ribatte Hearst, gelando il giovane coloviano.
"Piantatela, non è il momento..." dice Gimble pensieroso. "E' tutto molto strano, in particolare l'indifferenza dissimulata da Mara, ma non dobbiamo farci distrarre. Ora andiamo a riposare un po'. Ci aspetta una notte in bianco..."

giovedì 18 marzo 2010

158 - IMPRESSIONI

"... e usciti dalla Brocca d'Argento abbiamo preso la strada che sale verso le miniere e poi devia verso nord, in direzione del faro" dice Gimble, quindi sorseggia un po' del suo ennesimo rum della giornata.
Il sole filtra dalle finestre dello Scoglio Cinereo, mentre lo gnomo continua il suo racconto ai compagni, riuniti in taverna dopo l'incontro col sindaco.
"Da là in alto potevamo vedere oltre le mura. C'erano un sacco di cadaveri sotto il sole, avvolti in sudari bianchi, disposti ordinatamente lungo il lato nord-est del cimitero-fortezza." Gimble appare pensoso: "Mi sarei aspettato di notare fosse comuni, ma non se ne scorgevano dalla nostra posizione, a meno che non si trovino nell'area a occidentale, quella non visibile dal sentiero soprelevato."
"Tuttavia" riprende Juan "l'arrivo di un passante a cavallo, armato, ci ha convinto ad abbandonare l'appostamento. Meglio evitare di destar sospetti, per il momento..."
"Dobbiamo entrare là dentro. Stanotte." dice Gimble.
"Dimentichi che il sindaco ci concederà un lasciapassare solo domani, come ti ho detto..." ribatte Rune.
"Perdona se sono malfidente, Rune" dice Gimble, sfregandosi la barba. "Juanito potrà anche essere il miglior sindaco del mondo, ma perché *domani*? Forse è come dici tu, è solo schiacciato dal peso delle decisioni, ma se così non fosse? Otterremmo un lasciapassare per andare a vedere ciò che vuole farci vedere! Ho il sospetto che al cimitero troveremo informazioni interessanti, e non vorrei sprecare l'effetto sorpresa..."

Il rosso del tramonto si riflette sui ciottoli delle vie semi deserte di Puerto del Principe, mentre Heart si dirige verso il centro della città dopo aver oltrepassato la piazza del mercato del porto. Un paio d'ore libere gli consentiranno di rimediare qualche moneta dalla vendita dell'armatura di maglie del soldato di Castellòn trovato morto nella tana dell manticora. E magari di trovare anche qualcosa di nuovo per lui. E magari di trovare anche un po' di "divertimento".
Ad un tratto un carretto trainato da due monatti avvolti nei loro manti neri svolta nella stretta viuzza da cui proviene il guerriero.
Hearst si schiaccia al muro per permetterne il passaggio. I monatti gli lanciano occhiate fuggenti, ma passano silenziosi trainando il loro carico di morte.
Hearst ha un brivido alla schiena; osserva i cadaveri, quella povera gente, ammassata su quell'asse di legno con le ruote. Giacciono in pose innaturali, coperti di pochi stracci. Sono morti da poco, raccolti or ora dai bordi delle strade, dalle case infette. Non si sente il tanfo della putrefazione, non ancora.
Hearst solleva lo sguardo: ne ha viste tante, nulla lo impressiona più facilmente. Ma questo... improvvisamente i suoi occhi incrociano quelli di uno dei monatti. Immediatamente, l'uomo ammantato abbassa lo sguardo, tirandosi il cappuccio sugli occhi. Quell'uomo aveva notato l'interesse di Hearst per i defunti, e lo stava fissando!
Il guerriero decide di continuare per la sua strada, meglio lasciar perdere per ora.
Tuttavia le sorprese per Hearst non sono finite. Mentre chiede informazioni su dove trovare un armaiolo a uno dei pochi passanti, nota una donna, che lo incrocia passandogli di fianco e dirigendosi verso la piazza del mercato del porto.
Hearst non riesce a credere ai suoi occhi. Le parole gli si spezzano in gola, tanto che il suo interlocutore cerca di assincerarsi che stia bene. Lei non l'ha visto. O forse ha finto di non vederlo, di non riconoscerlo. E' impossibile.
Solo un sibilo filtra dalle labbra di Hearst: "Mara....."

giovedì 11 marzo 2010

157 - IL PESO DELLE DECISIONI

Le parole di Gilead hanno su Juanito l'effetto di una coltellata al ventre. La tristezza invade i suoi occhi stanchi, quindi abbassa lo sguardo. Gilead potrebbe affondare il colpo, chiedere spiegazioni, ma preferisce tacere. Quello davanti a lui ora non è il sindaco, ma solo un padre sofferente.
Per alcuni lunghi attimi, solo al silenzio è concesso di parlare.
Juanito sospira.
"Sì, Nataniel, il Capitano della Guardia e del Porto, è mio figlio. Ha sostituito suo fratello Rodrigo, purtroppo stroncato dalla malattia alcune settimane or sono."
"Perdonate la mia schiettezza, sindaco" dice Gilead "ma vostro figlio non mi pare in grado di sostenere un tale compito in un momento come questo..."
Juanito solleva una mano per interrompere le parole dell'elfo: "Lo so. Nataniel è ossessionato dalla malattia, e sono seriamente preoccupato, come padre, per la sua salute. Ma non posso e non voglio destituirlo."
"Cosa significa *non volete*?" protesta Rune. "Vostro figlio è divenuto un pericolo per la popolazione, più che il loro protettore!"
"Non affrettare il tuo giudizio, te ne prego" risponde Juanito. Sul suo volto ricompare quell'ombra che pare schiacciarlo sotto il peso di tutte le sue scelte. "Puerto del Principe è in una situazione critica, e c'è chi trama per approfittarne e avere il potere. Non vi nascondo che Ramiro Bulloza, il Primo Consigliere, non aspetta altro che un mio ulteriore passo falso, un ennesimo fallimento, per avere l'appoggio del Consiglio e destituirmi. La rimozione di Nataniel sarebbe la goccia che fa traboccare il vaso."
L'immagine dell'uomo grasso e che parlava concitato nell'atrio si fa strada nella mente degli avventurieri, associandosi al nome di Ramiro Bulloza.
"Perché?" interviene Isabel. "Perché questo dovrebbe giustificare il fatto di permettere a Nataniel di imperversare impunemente? Per mantenere il *vostro* potere anziché quello di Bulloza? Mi pare una motivazione alquanto egoistica!"
"No, contemplatrice, non è una scelta d'egoismo. Io amo la mia città. La mia famiglia l'ha sempre governata nel suo interesse!" ribatte Juanito, appassionatamente. "La prosperità di Puerto si è sempre basata sull'equilibrio, delle miniere e del commercio. Invece Bulloza è supportato dalle grandi famiglie di mercanti navali, che vogliono maggiori libertà commerciali, contratti più vantaggiosi, per aumentare i loro profitti a scapito delle attività di terra! Questo è ciò che mi preoccupa realmente! Se Bulloza prendesse il comando, l'affare con Guzmàn sarebbe il primo a saltare, ma Ramiro dirotterebbe le sue navi sull'acquisto dei carichi a Granada per rivendere poi a Boca Chica. I commercianti navali ne avrebbero ugualmente guadagno, ma le miniere e le fucine? Una situazione di questo tipo inoltre sarebbe destabilizzante per i rapporti con Castellòn e Salamanca!"
Gli avventurieri riflettono, in silenzio. Juanito è un uomo tra mille fuochi. Ogni sua decisione ha un rovescio della medaglia e forse, in questi momenti, non esistono decisioni giuste.

lunedì 8 marzo 2010

156 - JUANITO

Rune, Gilead e Isabel attraversano la grande porta ad arco acuto, sotto lo sguardo vigile di due sentinelle. Il municipio di Puerto si trova all'interno di uno stretto cortile, chiuso tra quelle che erano le antiche mura della città. Mura che difendevano i primi coloni di Puerto dagli attacchi dei pirati, e che si snodavano da quello che è ora il centro cittadino fino alla fortezza che ora funge da cimitero.
Il cortile in cui sorge il municipio ospita anche la caserma della guardia cittadina. Entrambi gli edifici sono parte integrante delle vecchie mura, e la loro posizione interna li isola dal resto del centro cittadino. In tempi migliori, questo cortile ombreggiato era di sicuro un angolo di pace rispetto al trambusto dei negozi e delle vie dei commercianti.
L'arrivo dei nostri eroi nel palazzo del sindaco è salutato da un inserviente gentile ma distante nei modi. L'uomo, vestito di tutto punto in abiti neri di bella fattura, calvo, con un naso importante e lo sguardo imperturbabile, invita gli avventurieri ad accomodarsi in una sala d'attesa ricca di quadri e oggetti che rappresentano la storia, il passato e la gloria di Puerto. In particolare una grande tela che rappresenta Juanito troneggia in fondo alla sala, circondata da teche contenenti le armi, gli oggetti e i preziosi appartenuti ai suoi avi.
"Signori, vi prego di portare pazienza" dice l'inserviente con voce impostata. "Al momento il Sindaco Juan Fernando Rodriguez è impegnato in una riunione del Consiglio cittadino. Vi riceverà non appena la seduta verrà sciolta."

L'attesa è interminabile. Il mezzodì è già passato da un bel po', quando l'inserviente si ripresenta nella sala.
"Seguitemi, signori. Il sindaco vi attende."
L'uomo guida i nostri eroi attraverso l'atrio principale, verso scalone che sale verso un pianerottolo a balconata, dove si trova la sala consiliare. Diverse persone sono riunite sull'entrata, ed un uomo grasso vestito con abiti eleganti sta intrattenendo un accesa discussione con altri uomini in abiti pregiati. La foga della sue parole lo fa sudare vistosamente.
"...non può continuare così! La sua testardaggine ci porterà alla rovina! E' nostro dovere fare di tutto per ferm-"
Notando gli avventurieri, l'uomo s'interrompe bruscamente, aspettando che se ne vadano.
I nostri eroi entrano nella sala del consiglio cittadino. L'odore di sudore che permea la stanza fatica ad andarsene nonostante le finestre spalancate.
Juanito termina di porre un sigillo ed una firma su una pergamena, quindi va incontro agli avventurieri.
"Benvenuti, e perdonatemi per l'attesa. Aspettavo il vostro arrivo..."
Juanito appare chiaramente spossato. E' un uomo provato profondamente da una situazione evidentemente difficile, che fronteggia con tutti i mezzi. Ma nei suoi occhi si legge lo sconforto, la disillusione di chi sa che probabilmente tutti gli sforzi saranno vani.
Dopo i convenevoli di rito, la discussione si porta immediatamente sui motivi dell'incontro.
Su richiesta degli avventurieri, il sindaco illustra il quadro generale della vicenda.
Come già sanno, Puerto è stata colpita da una forte epidemia di quella che pare una sorta di febbre malarica. Nessuno è ancora riuscito a capire quale sia la reale provenienza della malattia, l'unica cosa certa è che colpisce manifestandosi inizialmente con arrossamenti simili a irritazioni cutanee e punture d'insetto, per poi degenerare in poco tempo in una febbre fulminante che porta alla morte nel giro di uno o due giorni. La diffusione tra la popolazione è stata molto elevata, il che fa pensare ad una forte contagiosità del morbo.
"Fin da subito ho voluto evitare una quarantena, che avrebbe sì permesso di combattere meglio la malattia, ma che di fatto avrebbe anche decretato la morte economica di Puerto. La città vive di commercio, isolarla significa togliere la linfa vitale ai suoi abitanti" sintetizza Juanito.
Ma di fatto la quarantena c'è, imposta seppur in modo ufficioso dal Governatore di Castellòn de la Plana.
"Daniel Batista ha bloccato tutte le navi per Puerto, ad eccezione di quelle poche che trasportano viveri e generi di prima necessità. Inoltre ha vietato il trasporto di persone e animali da Puerto a Castellòn, per evitare il propagarsi del contagio nella sua città. Inoltre ha smesso di pattugliare il passo sul vulcano, ovvero l'unica strada di collegamento via terra..."
"Sono misure piuttosto drastiche, per qualcuno che non vuole applicare in modo ufficiale una quarantena" commenta Gilead.
"Batista capisce che se applicasse una quarantena ufficiale, tutti gli altri Governatori lo seguirebbero, e così facendo stroncherebbe quel poco di commercio che ancora rimane. Il guadagno di Puerto d'altro canto è anche il *suo* guadagno. Tuttavia deve fronteggiare la forte ondata di timori da parte della sua popolazione, che si vede minacciata dalla pestilenza dei propri vicini di casa. Soprattutto dopo la morte dei dottori..."
Juanito racconta che tempo fa, quando la malattia si era manifestata, aveva richiamato alcuni famosi maghi e dottori da Castellòn de la Plana, per far luce sul fenomeno. Purtroppo però, non solo le ricerche di costoro non hanno portato risultati, ma due di essi sono stati contagiati e uccisi dal morbo.
"Da allora la situazione è solo peggiorata. I lutti ci colpiscono ormai quotidianamente. Le miniere lavorano a ritmi rallentati a causa delle molte perdite, e questo ha provocato la mancata risoluzione di un contratto importante con il Governatore Arbenz Guzmàn di Boca Chica, per una grossa fornitura di ossidiana destinata alla terraferma. Il rischio che ora Guzmàn acquisti la fornitura da Granada, dando un ulteriore colpo alla nostra fragile economia."
"Torniamo al punto, sindaco" dice Rune. "Cosa sapete della tratta degli schiavi?"
"Ben poco, vi confesso. Ho preso molto sul serio la lettera del mio caro amico Correia, e il Consiglio è stato informato della tratta di schiavi e delle Lacrime Rosse. Tuttavia, quello che non capisco come questo traffico possa avvenire sotto i nostri occhi, in una città piegata dalla malattia dove non abbiamo alcuna evidenza di queste attività illecite" spiega Juanito. "Il mio sospetto è che i fatti menzionati da Correia risalgano probabilmente ad un vicino passato, e che l'attuale situazione di pestilenza li abbia indirettamente fermati. Tuttavia, sono solo supposizioni..."
"Infatti siamo qui per saperne di più" dice Rune. "Sindaco vi chiediamo un lasciapassare per il cimitero, vorremmo iniziare da lì le nostre indagini."
Juanito rimane pensoso: "Un lasciapassare... scusate, ma devo rifletterci. Vi chiedo a questo proposito di tornare da me domattina."
I nostri eroi intuiscono immediatamente la riluttanza di Juanito. Ogni sua decisione è divenuta un fardello insostenibile. E' molto probabile che ogni suo passo, ogni sua azione sia pesata e misurata mille e più volte... forse, c'è chi aspetta solo un suo passo falso per approfittare dell'instabilità della situazione.
"Va bene" dice Gilead. "Un'ultima cosa, signor sindaco, prima che ce ne andiamo. Ieri abbiamo incontrato vostro figlio..."

lunedì 1 marzo 2010

155 - RICO "LA ROCA"

"No no no no no no!!! Signor minatore, la prego, come vede il mio amico è molto affamato e sragiona!"
Gimble fa leva su tutta la sua diplomazia per evitare la rissa, mentre Hernando fa la sua parte per calmare l'altro contendente, implorandolo di lasciar perdere, che non è la fine del mondo se per un giorno cambia tavolo.
"Ci scusiamo per aver occupato il vostro posto, è stato un caso" continua lo gnomo, mentre Hearst borbotta tra sé e sé, trattenendosi dal ribaltare tutta la taverna. "Possiamo sempre pranzare assieme a questo tavolo! Noi siamo solo in tre, se ci stringiamo ci stiamo tutti senza problemi!"
Hernando supporta il bardo, sostenendo i suoi argomenti e cercando di far ragionare l'energumeno e la sua squadra. Il minatore protesta, non ancora convinto, ma sicuramente ammorbidito nei toni.
Gimble coglie queste sfumature, è la sua specialità. Decide quindi di giocare il suo asso nella manica.
"Signori minatori, se posso, per ripagarvi del piccolo incidente, oggi offriamo noi rum per tutti!"
Il brusio di borbottii della squadra di minatori si trasforma in un boato esultante. I lavoratori dimenticano ogni scontrosità e prima che il loro capo abbia potuto anche solo fiatare, sono già seduti sulle panche a fianco degli avventurieri, ridendo e scherzando come compari di vecchia data, mentre Hernando si prodiga a benedire con fiumi di distillato questa nuova amicizia.
La scena strappa un sorriso al caposquadra, che scuote la testa per l'incorreggibile comportamento dei suoi, e quindi si siede vicino a Gimble.
"Sei in gamba piccoletto, stavo già scaldando i muscoli, e invece in quattro e quattr'otto ti sei conquistato la simpatia della mia squadra..." dice il gigante, mentre afferra una tazza colma di rum "...che alla promessa di una bevuta non ha esitato a farmi fare la figura dell'idiota..."
"So far leva sui tasti giusti, tutto qua... ad ogni modo, sta arrivando l'arrosto. Prima che le nostre bocche si riempiano di carne, io sono Gimble. A chi ho appena avuto il piacere di far fare la figura dell'idiota?"
In un'atmosfera decisamente più distesa, quasi anomala per questa città morente, i nostri eroi vengono a sapere che l'omone si chiama Rico "la Roca", ed è il rappresentante dei minatori. Rico, sia per la sua personalità che per la sua esperienza, è una vera istituzione tra i lavoratori, che spesso si sono rivolti a lui per portare agli occhi del Sindaco le loro cause.
Rico racconta che nell'attuale emergenza, è stato nominato da Juanito stesso guida ad interim delle miniere, dopo la morte del direttore Casimiro de Casòr per malattia.
Il rum aiuta a sciogliere le lingue, e con poco sforzo, i nostri eroi raccolgono informazioni di vario genere sulla situazione in città.
Rico racconta che benché non sia stata imposta una quarantena, di fatto ormai il governatore di Castellòn de la Plana la sta applicando. Le navi di Castellòn arrivano solo per scaricare pochi beni essenziali, e non è permesso il trasporto verso la città di abitanti.
"Ad eccezione dei soliti facoltosi" lamenta Rico "che pagano la loro salvezza con corruzioni dorate alle guardie e commercianti senza scrupoli."
Anche raggiungere Castellòn via terra è impraticabile. Il passo sul vulcano Soufriere, che non è mai stato particolarmente sicuro, è diventato molto pericoloso da quando le milizie del governatore l'hanno volutamente abbandonato per evitare il contagio, e ancor di più da quando anche le guardie di Puerto hanno rinunciato al pattugliamento della strada.
"Con quell'imbecille di Nataniel a capo della guardia non ci si poteva aspettare nulla di diverso."
Il volto di Rico esprime tutto il suo disprezzo.
"Non pare che tra voi corra buon sangue..." commenta Juan.
"Puah! E' un mistero come un uomo in gamba come Juanito possa aver generato un figlio tanto stupido! Purtroppo credo che dietro la sua nomina da parte del padre ci sia qualche giochetto politico, io non me ne intendo di quella roba. L'unica cosa certa è che Nataniel è sempre stato una testa calda, ed ora esercita la sua autorità come se la città fosse il territorio di caccia della sua banda di sciacalli!"
Rico tracanna il rum che resta nella sua tazza.
"Il problema è che Nataniel è terrorizzato dalla malattia. La sua paura della morte lo ha reso folle, e vede tutto come fosse una punizione divina! Ieri, ad esempio, si è reso protagonista dell'uccisione a sangue freddo di un povero vecchio, un mendicante, la cui unica colpa era di essere forse più matto di lui, e di proclamare ai quattro venti di essere morto di malattia e risorto!"
Gimble e Juan incrociano i loro sguardi, mentre Hearst azzanna gli ultimi pezzi di arrosto. Evitare di fare a pugni, a volte, paga.