lunedì 31 gennaio 2011

212 - ARTIGLI DEL DEMONE

Taleryn rigira soddisfatto tra le mani i cristalli azzurri; sei, proprio come aveva richiesto.
Hearst giochicchia similmente con l'ascia di pietra sottratta da Rune e Juan al capo dei cannibali: non è un granché, ma il guerriero non vede l'ora di piantarla in mezzo agli occhi di quel pazzo furioso che li tiene segregati qua sotto.
"Taleryn" esordisce Gimble, interrompendo l'estasi del mago. "Abbiamo i cristalli, ma la parte difficile deve ancora venire. Come facciamo per il corno dell'Inevitabile?"
"Oh, sì, certo..." balbetta Taleryn tornando nel mondo reale. "Ci ho pensato. Dovete sapere che l'idea di far capitolare il golem non è così stupida come potrebbe sembrare."
Taleryn spiega che tra i molti funghi che crescono nel sotterraneo ne esiste una varietà chiamata "artiglio del demone". Il nome deriva, oltre che dalla forma irregolare e dall'odore sulfureo, dalle sue insolite proprietà esplosive a seguito di un urto.
"Sebbene la detonazione di un singolo fungo non sia molto potente," continua il vecchio mago "gli artigli del demone crescono in grosse colonie, e se anche solo uno viene raccolto senza attenzione o calpestato inavvertitamente, l'effetto a catena può essere molto pericoloso."

Gli avventurieri attraversano il ponte sul fiume sotterraneo che conduce alle sale dei prigionieri. E' da quando Taleryn viveva là che non si preoccupa di quegli strani funghi, ma ricorda benissimo che crescevano in quelle zone. Si tratta solo di scoprire dove, e per farlo i nostri eroi sono intenzionati a chiederlo proprio a coloro che abitano quelle grotte.
Giunti in una delle prime caverne nella totale indifferenza degli occupanti, iniziano a chiedere invano informazioni a prigionieri disinteressati e diffidenti. I più si limitano a non rispondere o dire di non saperne niente.
Dopo vari tentativi gli avventurieri avvicinano un gruppetto di individui. Uno di essi li guarda avvicinarsi con un ghigno da sbruffone stampato sul volto.
Gimble formula educatamente la solita domanda per sapere dove si possono trovare gli artigli del demone.
Il prigioniero senza alzarsi dal suo pagliericcio sudicio, sghignazza.
"Certo che lo so, nanerottolo" risponde, suscitando risolini d'approvazione da parte dei suoi coinquilini, "ma qui sotto nessuno fa niente per niente..."
Gimble sospira rassegnato: "Sentiamo, cosa vuoi..."
Il tipo si fa passare la lingua sui denti fissando languidamente Isabel: "Fatemi fare *un giro* con la tettona..."
"Cosa?!?" protesta Isabel. "Brutto figlio di---" urla Gimble, cui segue l'indignazione degli altri compagni.
Ma chi non ci pensa su due volte è Grolac, che sputa sul prigioniero centrandolo in volto. Le risate degli altri prigionieri si fanno insistenti.
L'espressione di sfida sul volto dello sbruffone si fa minacciosa, mentre si rialza di scatto dal suo giaciglio: "Maledetto nano deform---"
Prima che sia in piedi, Hearst ne stronca le intenzioni con un montante devastante. Il suono delle parole del prigioniero lascia il posto al rumore della mandibola che si frantuma, e poi alle urla di dolore mentre sputa sangue e denti tenendosi tra le mani le ossa fuori posto. Le risate degli altri occupanti si fanno incontenibili.
Hearst si rivolge a questi ultimi minaccioso, mostrando le nocche insanguinate: "Maledetti pezzi di merda! Forse non avete capito che non c'è niente da ridere!"
Il gruppetto si zittisce immediatamente. Uno dei prigionieri si fa portavoce: "Va bene, va bene. Chi se ne importa di cosa ve ne fate di quelle schifezze puzzolenti! Oltre quella caverna, a destra, troverete una grata a saracinesca che si collega a un corridoio di pietra. Là ho visto diversi di quei dannati funghi!"

martedì 25 gennaio 2011

211 - RITORNO TRA I CANNIBALI

"Eccoci" bisbiglia Pequeño.
Rune gli fa cenno di tornare indietro.
Dopo essere ritornati con i compagni nel rifugio di Taleryn, il monaco e Juan hanno deciso di terminare la ricerca dei cristalli, nell'attesa che le condizioni di Gilead migliorino. Ancora una volta l'aiuto di Pequeño nel guidarli al covo dei cannibali si è rivelato utile.
Come nell'esplorazione precedente i due avventurieri si muovono nell'oscurità, aiutandosi con uno dei cristalli raccolti in precedenza avvolto in un sacco per illuminare la via quando necessario.
Juan e Rune imboccano uno dei passaggi non ancora esaminati, arrivando ad una piccola grotta in cui recuperano la quarta pietra azzurra. Senza incontrare resistenza i due proseguono verso un secondo antro di dimensioni maggiori, in cui l'odore di escrementi si mischia a quello dolciastro della putrefazione. La luce di un cristallo illumina delle viscere umane abbandonate a marcire.
Trattenendo il disgusto Rune si avvicina e spezza la roccia infilandola nel sacco.
"Siamo a cinque, e per fortuna non ci sono cannibali in zona" sussurra ottimista il monaco. "Andiamo Juan, ne manca solo uno."
Dopo aver imboccato uno dei cunicoli che lasciano la grotta ed essere arrivati in una nuova sala, un bagliore da un passaggio laterale conferma la presenza al suo interno dell'ultimo cristallo.
Senza esitare gli avventurieri si inoltrano nel tunnel leggermente in discesa, che s'interrompe bruscamente dopo pochi metri a causa di un crollo. Tra le pietre sul pavimento Rune recupera la sesta pietra azzurra.
"Ci siamo Juan! Ora..."
L'esultanza di Rune viene smorzata da un grugnito. Il monaco vede solo all'ultimo l'ascia di pietra scagliata verso di lui, provando a deviarla senza successo. L'impatto violento gli riempie la bocca di sangue, facendolo crollare a terra. La testa gira, la vista si sdoppia.
Prima ancora che il monaco riesca a capire cosa sta accadendo sente il corpo pesante del cannibale barbuto sopra di sé, con le mani che si stringono al collo. Per quanto si dimeni, la forza bruta dell'energumeno è soverchiante.
Poi, improvvisamente, la stretta viene meno. Rune ha un attimo di respiro. Con la vista ancora annebbiata scorge Juan, avvinghiato al bestione in una lotta impari. Il monaco sa di avere solo pochi istanti per tirarsi su, il coloviano non può resistere a lungo. Inoltre i rumori della lotta stanno attirando altri cannibali, di cui si odono sopraggiungere i passi veloci. Deve colpire.
Rune si alza a fatica, richiamando a sé concentrazione e disciplina. Si sente senza forze, ma non è la forza che gli serve ora.
Il cannibale colpisce con un destro poderoso Juan, che si tiene in piedi appoggiandosi alla parete, col naso che sanguina copiosamente. L'energumeno è scoperto: è il momento.
Rune affonda un colpo col taglio della mano sulla nuca del cannibale. Un colpo troppo debole per uccidere, ma preciso, per stordire.
Il bestione traballa con movimenti scomposti nel tentativo di reggersi in piedi. Juan non perde tempo e approfitta della situazione, balzando in avanti e conficcando con un movimento fulmineo la sua asticella metallica in un occhio dell'avversario.
Il gigante barbuto grida di dolore, strappando d'istinto il ferro dal bulbo. Mezzo cieco e traballante l'energumeno è ormai un bersaglio facile per il monaco, che lo incalza con una raffica di colpi al volto, fracassandogli gli zigomi fino a che le nocche sanguinano per le escoriazioni.
"Rune, i cannibali!" grida allarmato Juan notando altri nemici all'imboccatura della grotta. Il monaco lo affianca pronto a fronteggiare la nuova minaccia.
"Ce n'è anche per voi!" sibila Rune in posizione di combattimento, con i muscoli tesi e le vene gonfie.
I cannibali indietreggiano intimoriti, quindi si dileguano nell'oscurità. Quando la cena ammazza il tuo capo, si tratta certamente di un boccone indigesto...

martedì 18 gennaio 2011

210 - ARACNOFOBIA

Quando anche Gilead e Juan fanno il loro ingresso nel rifugio di Taleryn, tutti quanti tirano un sospiro di sollievo. Il calare della tensione lascia emergere tutta la stanchezza della fuga e il bisogno di riposo, oltre alla consapevolezza di aver perso completamente la nozione del tempo.
Mentre i nostri eroi condividono le ultime scoperte, la discussione si focalizza sul compito più difficile, il corno dell'Inevitabile. L'ingegno degli avventurieri li spinge a proporre piani bizzarri e idee assurde, difficilmente applicabili con le poche risorse a disposizione. Tuttavia, quando parlano del passaggio racchiuso tra le rampe di scale, l'espressione di Taleryn si fa estremamente interessata.
"Quella conca tra le scale dovrebbe tornarci utile" suggerisce il vecchio mago. "Il golem deve avanzare lento su quegli scalini per non cadere, e il soffitto è basso... se riusciste a farci arrivare l'Inevitabile con una certa velocità, l'abbassamento repentino del soffitto potrebbe spezzare il suo corno."
"Potremmo usare dei muschi per rendere scivolosi i gradini..." propone Juan.
"Dubito che funzioni" dice Gimble scuotendo la testa. "Quell'ammasso di ferro è troppo pesante per scivolare su qualche muschio. Inoltre, non dimenticare che sa riconoscere gli ostacoli. Così come rallenta per affrontare gli scalini, è probabile che rallenti per evitare zone scivolose."
"Gimble ha ragione, ma l'idea non è da buttar via del tutto" dice Taleryn.
"Bene mago, pensaci su allora" ribatte Juan, mentre si appresta a coricarsi.
Gilead chiude la discussione: "Ora riposiamoci, ne abbiamo tutti quanti bisogno. Domani esploreremo il passaggio segreto trovato mentre tornavamo. Chissà che non nasconda una scorciatoia per uscire di qui."

"Hai controllato bene, Juan?" chiede Gilead.
"Sì, diamine! Te l'ho già confermato! Hai la zucca dura elfo!" sbotta spazientito Juan. "Non ci sono trappole!"
Gilead spinge la sezione di muro, la quale risulta molto più leggera di quanto si aspettasse.
L'elfo entra seguito a pochi passi di distanza dai compagni, illuminando l'area con la debole luce di un monile-cristallo, aguzzando la sua vista proverbiale.
Di fronte a lui si apre una stanza, piena di ragnatele. Alcuni pezzi di legno sono sparsi sul pavimento e si scorge a malapena una sorta di buco sul soffitto, del diametro di un paio di piedi.
Gilead avanza con circospezione.
"Cosa vedi?" Chiede Juan.
"Nulla, non sembra esserci nulla di interessante a parte... AAAH!!!"
Qualcosa cade improvvisamente sull'elfo. Gilead sente numerose zampe pelose correre sul suo corpo, e un doloroso morso che l'infilza alla spalla. D'istinto il ranger afferra la creatura scagliandola lontano da sé, sentendone il corpo d'aracnide sotto le dita. Un ragno, grande quanto un cane!
"Uscite! Uscite!" urla Juan, facendo passare e coprendo Gilead, che si tiene la spalla dolorante.
I compagni non si fanno pregare, fiondandosi fuori dal passaggio.
Juan scorge il ragno nella penombra rimettersi sulle sue otto zampe, pronto a tornare alla carica. Il giovane si gira pronto ad uscire dalla stanza, ma con orrore nota che Gimble sta già richiudendo la porta segreta. Lo spettro di rimanere in questa stanza buia, sudicia e in compagnia di un ragno troppo cresciuto gli fa bollire il sangue.
"Gimble! Nooo!" urla Juan, gettandosi sulla porta appena in tempo. Lo gnomo si ferma, Hearst riapre di colpo il passaggio, per richiuderlo con forza una volta fatto uscire il coloviano.
Juan prende fiato, il suo sguardo si posa duro su Gimble: "Maledizione gnomo! Volevi farmi ammazzare!"
Gimble balbetta imbarazzato: "Scusami, non volevo... nella foga ho creduto che fossi già fuori!"
"Spero si tratti davvero di un errore" dice Juan rassettandosi i vestiti consunti. "Non mi piaciuto questo scherzetto..."
Nel frattempo Isabel osserva la ferita sulla spalla di Gilead, circondata da un alone violaceo. L'elfo, pallido in volto, accusa un forte senso di nausea.
"Ti è andata bene, il veleno sembra non essere penetrato... vedrai che in poco tempo starai meglio."

sabato 15 gennaio 2011

209 - LE SALE DEI PRIGIONIERI

"Elfo, hai una mezza idea di dove siamo finiti?" chiede Juan scontroso.
Gilead si limita a non rispondere. Fortunatamente, l'Inevitabile non li ha inseguiti e questo gli ha dato il tempo di osservare e orientarsi per quanto possibile nel labirinto. Ora se la memoria non lo inganna dovrebbero sbucare...
"...e questa che diavolo è?!?" esclama Juan sorpreso, entrando nell'ampia grotta della Torre dei Cubi.
Gilead sogghigna soddisfatto: "Ci siamo passati prima... prima di incontrarvi."
L'elfo spiega la destinazione delle due uscite lungo la scogliera perimetrale. Quella alla loro sinistra conduce al ponte sul fiume sotterraneo e quindi al rifugio di Taleryn. L'altra, dalla parte opposta della grotta, dovrebbe portare alle sale dove bivaccano gli altri prigionieri.
"Potremmo dare un'occhiata... siamo in due, veloci e abili a nasconderci in caso di pericolo..."
Juan annuisce controvoglia; ma del resto è l'elfo che conosce la via del ritorno...
L'ampia apertura dalla grotta della Torre dei Cubi conduce ad una caverna naturale di roccia scura più piccola, da cui si diramano almeno altri tre cunicoli, debolmente illuminati da muschi fosforescenti verdognoli. In un angolo riparato della sala s'intravedono un piccolo fuoco da campo spento, un pagliericcio, alcune stuoie, diversi pesci appesi, abbrustoliti o essiccati. Il minuscolo accampamento pare ospitare un solo inquilino, nonostante la grotta sia comunque ampia. Strano pensa Juan, mentre s'avvicina con Gilead all'uomo che li osserva seduto su una stuoia, un individuo muscoloso dalla pelle più nera di quella degli indigeni ... o c'è così tanto spazio che ogni prigioniero si prende una caverna, oppure...
"Sparite" sentenzia il nero con voce profonda. Ecco spiegato il motivo della sua solitudine. Il solito spaccone.
"Perché, è tua la grotta?" chiede Juan provocatorio.
"Sì, è mia. E non siete i benvenuti. E ora andatevene!" ribatte minaccioso l'ammasso di muscoli.
Gilead interviene prima che la lingua biforcuta di Juan faccia precipitare irrimediabilmente la situazione: "Stavamo solo cercando il ponte sul fiume sotterraneo per uscire di qua, puoi dirci dove si trova?"
Il nero digrigna i denti: "Non mi interessa dove volete andare! Vi ho detto di sparire! Non lo ripeterò di nuovo!"
Gilead fa un cenno con la testa a Juan e i due si allontanano attraverso una delle altre uscite.
Il passaggio li conduce attraverso altre sale adiacenti, dove numerosi prigionieri, per gran parte uomini, sono accampati alla bene e meglio. Ognuno nel suo piccolo angolo intento a farsi gli affari suoi, ognuno con le poche cose necessarie a sopravvivere, ognuno guardingo nei confronti degli altri occupanti. Solo pochi individui socializzano in piccoli gruppi, mantenendo comunque un atteggiamento schivo.
Juan e Gilead chiedono informazioni per raggiungere il ponte, senza incontrare ostilità da parte degli interlocutori, solo indifferenza. Probabilmente vengono semplicemente considerati "nuovi".
Attraversato il ponte sul fiume sotterraneo, la grotta incrocia perpendicolarmente il lungo cunicolo che collega la sala della Torre dei Cubi alla zona del rifugio di Taleryn. Senza esitare Gilead guida il compagno sulla via del ritorno.
"Tra poco dovremmo ritrovarci nei corridoi vicino alla porta nascosta da cui ci ha soccorso Pequeño. Spero che anche gli altri siano riusciti a..."
L'elfo s'interrompe bruscamente. La sua attenzione viene catturata da alcune impercettibili irregolarità sulla parete di sinistra.
"Juan, dà un'occhiata qui..." sussurra, sfiorando con la mano le pietre. "E' una porta segreta!"
Il coloviano si avvicina sondando la pietra con sguardo esperto, in cerca di trappole fortunatamente assenti.
"Chissà cosa nasconde... forse è una via di fuga!" bisbiglia l'elfo.
"Se anche fosse siamo stanchi e disarmati, Gilead. E' meglio tornare da Taleryn e rimandare l'esplorazione a tempi migliori."

domenica 9 gennaio 2011

208 - LOGICA DI FUGA

Hearst riprende fiato appoggiato alla parete, madido di sudore. Il suo sguardo incrocia quello dei compagni, anch'essi grondanti nel calore umido del sotterraneo.
L'Inevitabile non tarda ad arrivare, fermandosi davanti all'ingresso dello stretto corridoio. La sua mole, imponente ed inespressiva, comunica con la sua immobilità il chiaro messaggio che il tempo è dalla sua parte.
"Non può entrare nei corridoi stretti" dice Juan.
"Questo l'avevamo capito..." ribatte sarcastico Gilead. "Piuttosto, voi non eravate nelle tane dei cannibali? Cosa ci fate qui?"
"Potrei farti la stessa domanda elfo..." risponde tagliente il coloviano.
"Piantatela voi due, non è il momento!" taglia corto Isabel. "Finché stiamo qui siamo al sicuro, ma non possiamo rimanere in questo corridoio in eterno."
"Il passaggio si collega ad un cunicolo più ampio dall'altra estremità" spiega Rune "ma ti garantisco che non appena metteremo piede fuori da questo rifugio l'Inevitabile riprenderà la sua caccia. Abbiamo il vantaggio che non può passare nei corridoi stretti, ma quell'ammasso di ferro si muove rapido attraverso percorsi alternativi che pare conoscere perfettamente, mentre noi ci avanziamo alla cieca."
Gimble si sfrega la barba, mugugnando pensieroso, attirando l'attenzione dei compagni.
"Il golem non è senziente, segue solo la logica che gli è stata impartita..."
"E allora? Mi sembra una logica semplice e chiara..." sibila nervoso Juan. "Grazie gnomo, ma questa tua considerazione non ci aiuta un granché!"
"Usa il cervello prima della lingua, coloviano!" ribatte stizzito Gimble. "Se ci dividiamo possiamo capire con quale criterio il golem ci insegue! Insegue i più numerosi? I più veloci? I più lenti?"
Gilead supporta l'idea di Gimble, come anche gli altri compagni.
"Bene, allora cominciamo facendo qualche prova... Juan, cominci tu a uscire da solo dall'altra parte?"

"Maledizione!" Gimble impreca dopo essersi riunito agli altri nel corridoio stretto. L'Inevitabile, muove i suoi pesanti passi tornando a presidiare immobile una delle uscite del passaggio.
"Per tutti i santi, questo dannato affare non sembra seguire una logica uniforme!"
Dopo aver provato a uscire uno alla volta, a rimanere in due nel rifugio permettendo ai compagni una rapida esplorazione, dopo essersi divisi in due o più gruppi, gli avventurieri non riescono a trovare un comportamento sensato nel gigante di metallo.
L'unica cosa che pare certa è che quando qualcuno lascia il cunicolo, il golem resta a guardia di chi rimane fermo... ma non per molto. Dopo un tempo sufficiente a far sì che i fuggiaschi fatichino a trovare rifugio nei corridoi stretti, l'Inevitabile si getta all'inseguimento.
Gilead cerca di vincere l'esasperazione: "Dobbiamo dividerci, almeno avremo più possibilità di sopravvivere."
I compagni sono d'accordo, è l'unico modo. Hearst, Gimble e Grolac. Isabel e Rune. Juan e Gilead.

I pesanti passi dell'Inevitabile risuonano nell'oscurità, mentre Hearst, Gimble e Grolac corrono a perdifiato verso la conca di scale. La breve esplorazione conseguenza dei tentativi di Gimble di capire il comportamento del golem ha facilitato l'orientamento di Hearst, che guida il trio. Scesa la prima rampa di scale, gli avventurieri si paralizzano. Il suono dei passi si fa vicino, inesorabile.
"Dannazione! Sta inseguendo noi!" dice Hearst, facendo seguire all'affermazione una folta schiera di imprecazioni.
"Zitto bestione!" dice Grolac "Zitto e ascolta!"
Il soffitto trema, la polvere precipita sulle loro teste a seguito delle pesanti vibrazioni. I passi si allontanano.
"E'... è passato sulle nostre teste! Quindi c'è un corridoio che passa sopra questa conca di scale!" esclama sorpreso Gimble.
Grolac sogghigna: "Sono un nano, qualcosa sui cunicoli l'ho imparato prima di fare il teatrante. E ora andiamo, se il mio orientamento non m'inganna, salendo da quella parte torniamo verso il ponte sul fiume sotterraneo..."

Rune e Isabel corrono senza voltarsi. Alle loro spalle il gigante d'acciaio è sempre più vicino.
"Isabel! Seguimi! Siamo già passati di qua! Manca poco!"
Rune esegue un paio di svolte, sicuro del percorso, finché un incrocio inaspettato lo spiazza completamente. Perso.
Non c'è tempo per pensare. Maledicendo mentalmente la sua sicurezza nel proprio orientamento, il monaco prende il corridoio sulla sinistra, arrivando ad infilarsi in un passaggio stretto e lungo che si perde nell'oscurità.
"Perdonami Isabel, ho sbagliato..."
"Non pensarci, vediamo piuttosto dove porta questo cunicolo."