martedì 20 agosto 2013

376 - SESTO INTERLUDIO

Rabiaa si avvicina alla balaustra della balconata e il suo sguardo si perde nelle luci della città bassa.
"Sei triste, padrona" mormora baritonale il genio alle sue spalle.
La maga annuisce. Negli ultimi giorni si è prodigata molto per scoprire la verità dietro l'operato di Nezabal, senza tuttavia arrivare ad una conclusione. Ma non è questo che la turba.
"Posso fare qualcosa per te, padrona?"
Rabiaa guarda il cielo: "Sai Ghazeer, ho visto molte cose grazie alla mia magia, meravigliose e terribili. Eppure ce n'è una che non ho mai avuto occasione di ammirare nella sua semplicità..."
"Sei giovane padrona, hai già visto molto nei tuoi sedici anni, molto più di qualunque umano."
Sedici anni. Solo sedici anni. Rabiaa sente improvvisamente il peso della sua giovane età, il peso di essere un prodigio, il peso di un'infanzia e di un'adolescenza rubate. Il peso di mostrarsi adulta per essere rispettata nelle cerchie dei potenti, per non essere considerata solo una ragazzina che gioca agli intrighi di palazzo.
"Ma ora dimmi padrona" Ghazeer interrompe i suoi pensieri. "Di cosa si tratta?"
"La neve."
Rabiaa sorride. Per alcuni istanti, istanti brevissimi, si sente bambina mentre i primi fiocchi bianchi cadono su Bakaresh. Li guarda danzare nel cielo per alcuni minuti, contemplando la loro fugace bellezza prima di sciogliersi a contatto col terreno. Poi le lacrime le arrossano gli occhi. Non può celare il suo turbamento, sembra che la notte pianga per lei. Le divinazioni difficilmente sbagliano.
"Ghazeer, questa sera scioglierò il vincolo che ci lega."
La frase di Rabiaa è accolta dal genio come una coltellata: "No padrona! Perché vuoi farlo? Io sono i tuoi occhi e tu i miei! Sai che non ti servo per costrizione, ma per amore. Tu padrona per me sei come una figlia! Non puoi farmi questo!"
"Lo so Ghazeer, e tu per me sei come un padre. Io sono i tuoi occhi e tu i miei!" Rabiaa piange nel momento in cui tesse nell'aria i primi gesti del rituale di scioglimento.
"No padrona! Fermati! Perché!?"
Capirai amico mio, pensa la maga mentre i contorni del genio si dissolvono in fumo man mano che il rituale avanza. Ghazeer si dispera senza potere nulla, Rabiaa pronuncia le sillabe arcane con voce rotta. Le lacrime, copiose, le rigano le guance.
I lamenti del genio si fanno sempre più flebili, lontani, fino a divenire impercettibili e infine cessare. Ancora un gesto, ancora una parola e il legame sarà spezzato per sempre. Rabiaa inspira profondamente, più volte. Guarda la neve scemare e ricaccia le lacrime, il suo aspetto si fa adulto e il portamento fiero.
All'improvviso un sibilo d'allarme risuona nella sua mente. Qualcuno è entrato nell'abitazione senza preoccuparsi di non farlo sapere. In pochi attimi, senza trovare ostacoli, il nemico è al suo cospetto.
Rabiaa l'affronta, sussurra l'ultima sillaba e recide il legame con un gesto secco, preparandosi a combattere.
Ora è davvero sola.

lunedì 19 agosto 2013

375 - DELUSIONE E MERAVIGLIA

E' il tramonto quando gli avventurieri ritornano in una Bakaresh molto più frizzante di quella che avevano lasciato. La città freme di attività e preparativi in vista del matrimonio che si celebrerà tra meno di due settimane, le strade polverose brulicano di persone, colori e profumi. Una babele di voci e dialetti si mischia nelle vie del suk, dove mercanti provenienti da tutta Kal-Mahda e dalle terre confinanti contrattano per vendere le loro merci alla moltitudine affluita nella capitale.
Sono passati quattro giorni da quando i nostri eroi hanno lasciato Ma'Habb in tutta fretta a seguito dell'assassinio di Aghmar. Il cammino si è dimostrato faticoso come previsto, e senza cammelli non ce l'avrebbero mai fatta se non fosse stato per la magia druidica di Bovak. Per questa ragione al nano è stato concesso, nonostante i patti iniziali sulla spartizione dei tesori, di tenere la scimitarra del capo kinnin.
Il resto del bottino, consistente in una Piuma di Quaal in grado di tramutarsi in piccione viaggiatore, una polvere per occultare le tracce, svariate pozioni e oggetti alchemici, é stato spartito invece dal resto del gruppo.
Sistemato Batuffolo fuori città, gli avventurieri si dirigono verso la bottega di Octalius per consegnargli quanto ritrovato e ottenere il loro pagamento. Hearst tuttavia, rimasto di cattivo umore per tutto il viaggio di ritorno, lascia che i compagni lo precedano.
"Vi raggiungerò più tardi dal cartografo, ho un paio di faccende da sbrigare" afferma il guerriero restando vago. "Devo ritirare il mio arco..." aggiunge giustificandosi di qualcosa che nessuno gli aveva chiesto. Si passerà a prendere l'arco, è vero. Ma è altrettanto vero che freme per incontrare Rabiaa, vuole vederla, andrà a casa sua.
"Bene, a dopo Hearst" gli risponde distrattamente Gimble. "Vedi di non cacciarti nei guai."

Hearst vorrebbe soffermarsi di più a saggiare le potenzialità del suo nuovo arco realizzato dall'armaiolo ashfar della Torre del Drago. Un'arma veramente ben fatta, che vale fino all'ultima le monete che è costata. Tuttavia il buio è già calato su Bakaresh e lui deve affrettarsi.
Percorrendo a passi svelti le scale della torre prima e le vie illuminate dalle fiaccole della città alta poi, raggiunge la lussuosa abitazione di Rabiaa. Le luci delle torce e delle candele all'interno della villa rischiarano le bifore, i drappi bianchi alle arcate dei balconi ai piani superiori svolazzano sospinti dalla brezza. La maga è in casa, Hearst la immagina distesa sul baldacchino della terrazza mentre accarezza un gatto nero, aspettando solo che lui arrivi.
Quando si presenta alla porta le sue fantasticherie vengono bruscamente infrante da un inserviente: "La signora questa sera non riceve nessuno, mi ha dato ordine perentorio di non disturbarla."
Hearst accenna un minimo di insistenza, ma nulla sembra smuovere il servitore che può solo consigliare al guerriero di tornare il mattino seguente. Improvvisamente nella sua mente la maga è in compagnia di un amante elegante, non di un rude combattente. La immagina brindare con bevande raffinate servite dal genio, incrociando i calici nelle tiepide acque della piscina. L'impulso di spingere da parte l'inserviente ed entrare è forte, ma poi gli tornano alla mente le parole di Gimble e quel suo tono falsamente superficiale di chi ha capito tutto; in questo lo gnomo è imbattibile. Il guerriero decide di tenersi la sua gelosia e ascoltare per una volta il consiglio dell'amico. Nervoso e deluso, si dirige verso la città bassa.

Octalius accarezza con la punta delle dita i papiri e i reperti di Ma'Habb, visibilmente eccitato.
"Sono magnifici, magnifici" continua a ripetere mentre ascolta il resoconto della missione di Bovak.
Il cartografo è estremamente soddisfatto dei ritrovamenti e sborsa la bellezza di centocinquanta monete, oltre ad offrire ospitalità agli avventurieri per la cena. Nel frattempo Hearst fa ritorno, scuro in volto, e nemmeno l'atmosfera conviviale della serata sembra rallegrarlo un po'.
"Bovak, ora che hai concluso la tua cerca cosa farai?" chiede Octalius pulendosi le labbra dal sugo speziato dello spezzatino con un pezzo di pane.
"Onestamente... non saprei..."
risponde il nano spiazzato da quella domanda. "In realtà ora non ho né una meta né un obiettivo."
"Perché non vieni con noi?" propone Gimble.
"Ma tu sei pazz--ahi!" non fa in tempo a dire Juan prima di prendersi un'occhiataccia da Isabel e una gomitata da Rune.
Bovak rimane sorpreso e pensoso per un istante.
"Le tue abilità e quelle di Batuffolo ci farebbero comodo" continua lo gnomo.
Il nano fissa quei cinque che nulla al mondo sembrerebbe poter tenere assieme. Eppure...
"E' un'idea... ehm... gnomo. Penso che si possa fare almeno per ora."
Un improvviso vociare stupito dalle strade distrae i commensali dalla conversazione. Octalius aggrotta le sopracciglia, si alza e si dirige verso l'uscio per controllare.
Quando esce nel vicolo il cartografo non può trattenere un'esclamazione di stupore. I suoi ospiti si alzano incuriositi per vedere coi loro occhi la ragione di tanta meraviglia.
E quando lo raggiungono non possono fare a meno di restare stupiti a loro volta.

giovedì 8 agosto 2013

374 - UN FINALE INEVITABILE

L'incontro con i guerrieri kinnin avviene al pianterreno, dopo che gli avventurieri riemergono dai sotterranei. I nomadi, feriti ed esausti, sono finalmente entrati nella fortezza dopo aver sterminato gli gnoll. Non ci vuole molto prima che la situazione si faccia tesa. Dopo aver constatato l'assenza del loro capo, i guerrieri cominciano a fare domande sempre più insistenti nel loro incomprensibile idioma, finché uno di loro non nota che la Mezzaluna del Deserto è nelle mani di Bovak.
Uno dei guerrieri si fa avanti con aria minacciosa mettendo mano alla scimitarra. Juan decide di non aspettare oltre. Con un movimento repentino gli scivola alle spalle facendogli correre il filo della spada corta lungo la gola. Colti ti sorpresa gli altri tentano una reazione, ma Hearst è già su uno di loro mentre sta sfoderando l'arma; con un primo micidiale fendente gli stacca di netto il braccio, quindi compie una giravolta in senso orario su sé stesso continuando la corsa dello spadone, spiccandogli la testa dal collo. Subito dopo affonda d'anticipo incalzando un avversario pronto ad intervenire in aiuto del compagno ormai decapitato. Uno dopo l'altro i due nomadi si accasciano al suolo. Senza dire altro Hearst fa un cenno con la mano, invitando gli altri guerrieri in blu a farsi avanti. I compagni lo affiancano minacciosi, mentre i guerrieri kinnin indietreggiano. Orfani del loro capo, feriti per la battaglia e con tre morti ammazzati in pochi secondi, i nomadi si ritirano inveendo con maledizioni e minacciando vendette, chiaramente intuibili nonostante la barriera linguistica.
Gimble li segue allontanarsi con lo sguardo: "Faremo meglio a muoverci. Torneranno a cercarci appena si sarano riorganizzati, non ci perdoneranno questo massacro. Prima mettiamo parecchie miglia tra noi e loro e più saremo al sicuro."
Isabel annuisce con lo sguardo triste: "Non sarebbe dovuta andare così."
Rune le appoggia una mano sulla spalla: "Non è colpa tua."
"Rune ha ragione"
conferma Gimble. "E la morte di questi tre è forse il male minore. Dopo l'uccisione di Aghmar non poteva finire diversamente."
"E' una magra consolazione" sospira Isabel.
Juan si batte improvvisamente una mano sulla fronte: "Oh no! Abbiamo lasciato i cammelli al loro campo!"
"Userò la magia druidica per creare l'acqua che ci serve, ce la faremo lo stesso"
rassicura Bovak.
"Sì, ma cosa racconto al cammelliere?"