domenica 28 settembre 2008

32 - UN TUFFO NEL PASSATO

Nargis e Mendoza arrivarono entrambi nelle isole quando erano molto giovani, al servizio del Barone Olerias. Entrambi viaggiarono con lui ed approdarono sull'isola di Salamanca, dove Olerias divenne Sindaco di Tavistock. Entrambi erano innamorati della figlia del Barone Olerias, la bella Yliyen, attuale moglie di Mendoza.
Pedro de Mendoza era un abile diplomatico, sempre in contatto con la politica e i mercanti, con conoscenze un po' dappertutto. Nargis invece era un combattente, un esploratore.
Durante il viaggio, il Barone Olerias aveva portato con sé la Reliquia del Beato Berdingal. Era il dono per la Chiesa di Salamanca, e visto il valore nessuno doveva sapere del trasporto. Nargis ne doveva essere il custode. Pedro e Nargis erano grandi amici, ma l'amore per la stessa donna li separò a seguito di fatti incresciosi.
Ovviamente Mendoza per primo si era accorto dell'interesse che anche Nargis nutriva per Yliyen; egli era più bello e muscoloso di lui, aveva il fascino del combattente solitario. Mendoza era ossessionato dal pensiero di non avere speranze nella competizione con l'amico.
Accecato dalla paura, Pedro de Mendoza cominciò a parlare male di Nargis con i suoi conoscenti, mettendo in giro voci malevole su di lui. Si parlava di un passato oscuro, della sua avidità e della sua brama per le donne e per il denaro. Le voci correvano veloci nella piccola isola. Scioccamente e ingenuamente, Pedro disse di quanto riteneva inadatto Nargis per il compito di custode della Reliquia… ma lo disse alle persone sbagliate, e qualche orecchio indiscreto carpì informazioni sulla Reliquia.
Nel frattempo Nargis venne a sapere delle maldicenze messe in giro da Mendoza. Realizzando ciò che stava accadendo, una notte, mentre la bella Yliyen dormiva, lo affrontò a viso aperto per parlarne, uno contro uno, nessun testimone. Pedro tremava, sapeva di aver sbagliato, ma non seppe chiedere scusa, seppe solo abbassare lo sguardo.
Il fato volle che proprio quella notte, mentre i due discutevano animatamente, malviventi determinati entrarono in azione e rubarono la preziosa Reliquia senza lasciare traccia.
Quando il furto fu scoperto il giorno seguente, tutti i sospetti si concentrarono su Nargis, ma non c'erano prove o testimoni a smentire o confermare l'accusa infamante. Solo Pedro avrebbe potuto salvarlo, ma vigliaccamente vide il suo tornaconto e non disse nulla.
Yliyen lo guardava con disprezzo. La gente l'avrebbe voluto sulla forca. Saggiamente Olerias decise di allontanarlo.
Nargis se ne andò. Il suo odio per Mendoza, l'amico che l'aveva tradito, era folle. Un odio che ha saputo resistere 25 anni in attesa della sua vendetta...

31 - NARGIS

Gli occhi fiammeggianti della Bestia scrutano gli avventurieri. Muove passi lenti, spostandosi di lato, studiando i suoi avversari. Non è un cane comune. E' troppo grande per esserlo. Il suo respiro pesante è ben udibile da tutti, nonostante il vento.
L'atmosfera è tesa, i nostri eroi stanno in guardia, sapendo che questo scontro sarà molto più impegnativo dei precedenti. Ma la Bestia attende, ed il suo attacco tarda ad arrivare.
C'è qualcosa di strano nel comportamento del mostro.
Quando il gruppo muove qualche passo in avanti, la Bestia gli volge le spalle e si allontana... vuole essere seguita!
I nostri eroi iniziano a seguire con circospezione il mostro, sapendo di correre grossi rischi nel caso si tratti di una trappola.
Il cammino è lungo e li porta ben distanti da Tavistock. La Bestia li conduce fino ad un suggestivo laghetto riparato da alcuni terrapieni, nascosto alla visuale, non distante dalle Colline dello Zucchero. Un piccolo pontile di legno utilizzato per la pesca è indice della presenza umana, confermata dal fuoco da campo situato all'entrata di una piccola grotta, utile riparo da acquazzoni e occhi indiscreti.
Un uomo attende vicino al fuoco. Quando la Bestia e la compagnia si avvicinano, si alza in piedi. Il suo volto scavato dal tempo osserva gli avventurieri, mentre la sua mano scivola fino a toccare l'impugnatura dell'ascia che porta alla cintola.
"Così siete voi i mercenari al servizio di Mendoza. Vi ho condotti qui per dirvi di non interferire oltre nei miei progetti. Non mi interessa di voi. Ciò che voglio è la rovina del Sindaco. Ma se continuerete a intromettervi mi vedrò costretto a eliminarvi. Qui. Ora."
Quest'uomo è chiaramente un ranger d'esperienza, un avversario non facile. Gimble e gli altri fanno leva sulla diplomazia per cercare di stemperare gli animi. Il dialogo è molto difficile nelle prime fasi e rischia più di una volta di spezzarsi e lasciar posto alla voce delle armi.
Nargis, questo è il nome del ranger, cova un odio viscerale per Mendoza, un odio coltivato per quasi 25 anni in attesa della sua vendetta. Un odio mai sopito che non vuole semplicemente la morte del Sindaco, ma la sua rovina.

mercoledì 24 settembre 2008

30 - LA BESTIA

La compagnia si fa largo tra la folla che assedia il Municipio. La gente inferocita urla la sua paura contro l'unico capro espiatorio possibile, il Sindaco. Mendoza, protetto da alcune guardie sulla porta dell'edificio, cerca di calmare gli animi, apparentemente senza successo.
Qualcuno di fianco a Hearst urla di risolvere veramente i problemi, invece che sprecare i soldi delle tasse assoldando avventurieri incapaci. Basta uno sguardo del guerriero, e la voce si strozza nella gola del popolano. L'episodio fa calare un silenzio teso sulla piazza, mentre la gente si sposta di lato creando un corridoio di passaggio tra gli avventurieri e Mendoza.
Il Sindaco riceve i nostri eroi. Come possono vedere coi loro occhi la situazione è ancora più difficile di quella che avevano lasciato. Mendoza suda vistosamente mentre spiega che la notte prima un nuovo, enorme cane mostruoso, dalle fauci fiammeggianti, ha fatto la sua comparsa presso la fattoria di sua proprietà. Il mostro per fortuna non ha attaccato, ma ha fissato le abitazioni per buona parte della notte, terrorizzando letteralmente gli abitanti.
Juan osserva con attenzione il Sindaco, i cui comportamenti non lo convincono. Il marinaio non sa perchè, ma ha la sensazione che Mendoza nasconda qualcosa, che non vuole o non può dire.
Facendo leva su questo fatto Juan tratta un compenso speciale per risolvere ancora una volta i problemi: vitto e alloggio gratuito vita natural durante presso la Locanda sulla Piazza a Tavistock. Mendoza, alle strette, non può far altro che accettare.
La sera i nostri eroi si appostano nelle vicinanze delle fattorie fuori Tavistock e attendono. Calata l'oscurità, la Bestia non si fa attendere...
(Ill. Hellhound, by Erin Kluk)

venerdì 19 settembre 2008

29 - LA FORESTA DI COCCHI

Il Capitano Edbuin attraversa la piazza del Municipio con passo rapido. La porta della Locanda è aperta, il proprietario sta pulendo la piccola veranda antistante l'ingresso.
Edbuin è visibilmente teso. Non si ricorda di aver mai visto il sindaco così preoccupato. La guardia confabula con l'oste, il quale si affretta a raggiungere le stanze degli avventurieri per comunicare loro che Mendoza li sta cercando.
Giusto il tempo di prepararsi e i nostri eroi, accompagnati da Edbuin, raggiungono il Municipio, dove Mendoza li attende insieme alla bella moglie, Yliyen. Con l'arrivo della compagnia, la signora si congeda cordialmente.
Edbuin chiude le porte della bella sala dove si tengono i consigli cittadini. Mendoza occupa il posto a capotavola, mentre gli altri si dispongono attorno al maestoso tavolo di legno. L'espressione del sindaco è cupa. Una borsa piena di monete d'oro è appoggiata dinanzi a lui.
"Ci sono stati nuovi problemi, ricollegabili agli attacchi dei cani di qualche notte fa. Alla foresta dei cocchi, uno dei nostri lavoratori è stato gravemente ferito in seguito all'attacco di alcune api giganti *infernali* nel tardo pomeriggio. Anche il capomastro se l'è vista brutta, ma fortunatamente le sue ferite sono lievi."
La foresta di cocchi è uno dei pilastri dell'economia di Tavistock assieme al commercio, dato che rifornisce parte del fabbisogno di questi frutti di Salamanca, dove gli artigiani delle famose distillerie della capitale prelevano il latte contenuto nelle noci per produrre una bevanda a basso contenuto alcolico, il Caonabo. Questa bevanda, spesso accompagnata con il caffè, è molto ricercata da commercianti e pirati, e la ricetta della sua lavorazione è un segreto gelosamente custodito dalle distillerie di Salamanca.
Il gruppo arriva alla foresta la sera tardi. Emilio, il capomastro, un uomo rude e fiero, fornisce i dettagli dell'accaduto, mostrando una ferita superficiale violacea all'addome. Molto peggio è andata ad un collega, che ora riposa in una delle capanne dei lavoratori.
Isabel chiede di vederlo: le sue ferite sono profonde ma non mortali. Grazie alle sue abilità di cura, la sacerdotessa allevia l'effetto del veleno; il pover'uomo così dovrebbe riprendersi più in fretta.
Dopo una notte di riposo, i nostri eroi si aggregano agli uomini di Emilio nella foresta di palme. La giornata prosegue tranquilla, fino a quando, nel tardo pomeriggio, le api "infernali" attaccano.
Questa volta però sulla loro strada non trovano solo inermi lavoratori: i nostri eroi ingaggiano battaglia con gli insetti mostruosi, eliminandoli uno ad uno, in un combattimento che li vede schiacciare senza esitazione i loro nemici.
Quando la situazione è tornata calma, Gimble si avvicina ad uno dei cadaveri straziate delle api: ancora una volta il corpo è cosparso di quella sostanza bianca appiccicosa usata per simulare le fiamme. Ancora una volta qualcuno agisce nell'ombra per impaurire Tavistock...

mercoledì 17 settembre 2008

28 - FIAMME BIANCHE

Una luce blu circonda le mani di Isabel, mentre toccando le ferite dei compagni scandisce il rituale che le permetterà di curarle. L'intervento della chierica al termine della battaglia è fondamentale per evitare il peggio a Gilead e Gimble.
Lo gnomo, ripresosi dal combattimento, si avvicina all'altare e verifica con un incantesimo di individuazione del magico la presenza di un'aura di scongiurazione attorno al braciere, indizio inconfutabile dell'effettivo funzionamento della protezione del fuoco di Vivec. Quindi, se la protezione era attiva, come hanno fatto dei cani provenienti dai Piani Esterni a superarla così facilmente?
Gimble si avvicina ad una delle carcasse e la osserva con attenzione. Immediatamente nota che la luminescenza bianca attorno alle zampe, agli occhi e alla bocca persiste anche dopo la morte. Le sue dita si avvicinano attente, fino a toccare una delle zampe. Una polvere appiccicosa di colore bianco risplendente resta attaccata ai suoi polpastrelli. Gimble non è nuovo alle pratiche alchemiche: è chiaro che su questi cani c'è ben poco di soprannaturale. Qualcuno che conosce come usare queste sostanze particolari ha utilizzato dei comuni cani "travestiti" da Segugi Infernali per seminare il panico tra la gente di Tavistock.
Già, ma chi? E perchè?

martedì 16 settembre 2008

27 - CON IL FIATO SUL COLLO

Il buio invade il cortile della fattoria, mentre Juan si affretta a riaccendere il fuoco di Vivec. Don Adelmo era stato chiaro: i bracieri non dovevano essere spenti. Juan spera che Vivec chiuda un occhio, almeno per questa volta.
Ad un tratto, luci bianche balenano tra i campi in direzione sud. Mastini feroci galoppano rapidi verso le fattorie. Juan sente la tensione crescere. Solo pochi istanti e saranno lì dinanzi a lui: deve solo sperare che il cerchio di protezione funzioni... speranza vana...
In men che non si dica i cani mostruosi si gettano all'attacco di Juan, il quale in preda al panico comincia a correre attraverso i campi di mais in direzione della fattoria presidiata da Gimble, a perdifiato. Il branco è alle sue calcagna, ne sente il fiato sul collo. Juan urla per avvisare i compagni, ma il vento è forte e la sua voce si perde trasportata nella notte.
I segugi sono veloci, troppo veloci. Juan sente un dolore lancinante ad un polpaccio. Strappandosi dalla morsa del mastino, barcolla, ma continua a correre. Il sangue cola copioso e caldo sulla sua caviglia. Deve resistere e non cadere: se cade ora, è perduto.
Ad un tratto i fusti del granturco si aprono sull'aia dove Gimble, circondato, si sta difendendo strenuamente da cinque cani. Diversi metri sopra di lui brillano alcune luci danzanti, create con l'intento di attirare l'attenzione dei compagni delle fattorie lontane.
Lo gnomo è in seria difficoltà, ma Juan sa di non poter fare molto al momento. Rapido si getta verso l'abitazione del fattore e sbattendo violentemente i pugni contro la porta, urla di farlo entrare.
L'uscio si apre e richiude appena in tempo ad evitare che i mastini all'inseguimento di Juan riescano ad entrare nella fattoria. Neanche il tempo di riprender fiato e il marinaio si getta al piano superiore. Appostatosi ad una finestra, imbraccia l'arco ed inizia a scagliare dardi letali sui cani infernali.
Pochi istanti anche gli altri compagni arrivano in supporto allo gnomo. Gilead, il primo a giungere sul posto, scaglia alcune frecce sul gruppo di belve che attaccano Gimble, attirandone alcuni su di sè.
Hearst si fa largo a colpi di spadone per raggiungere Gimble, mentre Rune usa le arti marziali per dare supporto a Gilead.
Il combattimento è sanguinoso. Gilead e Gimble, resistono quanto basta per ricevere l'aiuto dei compagni, poi cadono privi di sensi per le ferite riportate.
Quando la spada di Hearst trafigge il costato dell'ultimo mastino, l'aia rossa di sangue conta i cadaveri di dieci segugi infernali...

lunedì 15 settembre 2008

26 - SEGUGI DALL'INFERNO

Le voci sugli attacchi alle fattorie in città sono varie e variopinte. I più sembrano credere che i cani infernali siano attirati da un essere malvagio o da una strega che si nasconde in città, ma nessuno sembra saper dare indicazioni che vadano oltre il pettegolezzo.
Il sospetto più terribile di Don Adelmo è che si tratti di Segugi Infernali, come farebbero credere le descrizioni; le leggende e i testi che trattano queste feroci creature dell'Abisso, narrano che spesso giungono sul Piano Materiale per colpire i responsabili di un grande male e pretendere giustizia.
Un rapido sopralluogo dei nostri eroi presso le fattorie a sud di Tavistock conferma quanto udito dalle descrizioni del Sindaco e della popolazione. Un fattore, testimone oculare, fornisce una precisa descrizione dei cani infernali, che la notte prima hanno ammazzato alcune delle sue pecore. Erano terribili, con gli occhi e le fauci che ardevano di fuoco bianco, con le zampe che lasciavano alle loro spalle lingue di fiamma nella loro corsa fulminea.
Il contadino accompagna gli avventurieri al recinto del suo gregge. Il gruppo si avvicina ad uno degli ovini morti: ci sono segni di morsi e artigli, e sangue dappertutto. Ma nessuna ustione, la lana nemmeno bruciacchiata... strano.
Su consiglio di Don Adelmo, i nostri eroi decidono di pattugliare le fattorie la notte seguente. Il prete suggerisce loro di allestire quattro altari da benedire con il fuoco di Vivec, uno nell'aia ogni fattoria. I bracieri devono essere accesi al tramonto e mantenuti accesi per la notte: in questo modo il fuoco sacro genererà un effetto di protezione dal male che dovrebbe tenere lontane le creature dei Piani Esterni.
Il sole cala portando con sè la vitalità di Tavistock. La popolazione impaurita si chiude nelle abitazioni, ed i venti Anteliesi si fanno sentire con forza rinnovata dopo il tramonto, stemperando il calore della pelle arrostita dal sole degli avventurieri.
Gimble, Isabel, Juan e Hearst accendono i loro rispettivi altari: saranno loro a piantonarli, mentre Rune e Gilead si occuperanno della ronda passando da una fattoria all'altra, lungo il sentiero di terra battuta che le collega.
I venti Anteliesi non sono clementi con i nostri eroi, crescendo d'intensità durante la serata. I rumori vengono soverchiati dal loro ululare rendendo impossibili le comunicazioni, e rischiando di spegnere i bracieri. Cosa che nel caso di Juan, accade...

sabato 13 settembre 2008

25 - PROBLEMI ALLE FATTORIE

Le vie centrali di Tavistock si riempiono come ogni mattina del profumo del pane.
Hearst compra una michetta fragrante appena sfornata, l'ideale per recuperare le energie dopo una notte passata in compagnia delle discinte fanciulle del porto che vendono il loro amore.
Sono passati diversi giorni dai fatti delle Colline. Declan è ripartito alla volta di Kal Mahda, ed i nostri eroi sono senza una traccia affidabile per ritrovare Bleena. Tutti gli sforzi e le conoscenze di Gimble, le sue abilità nel raccogliere le informazioni, si sono rivelati inutili a tal proposito.
Hearst raggiunge la piazza del Municipio, dove è previsto il ritrovo con gli altri. Quando arriva, nota che i suoi compagni stanno conversando tre persone: il capitano Edbuin, Don Adelmo, ed un terzo individuo ben vestito che si presenta con il nome di Pedro de Mendoza, Sindaco di Tavistock.
Don Adelmo non si sta risparmiando per nulla nel tessere le lodi degli avventurieri per quanto avvenuto alle Colline dello Zucchero. Sentendo il prete così sicuro del valore dei nostri eroi, il Sindaco decide di affidare loro il compito di risolvere alcuni problemi che ultimamente affliggono le campagne attorno la città portuale.
Le fattorie appena fuori Tavistock sono state attaccate nelle ultime notti da spaventosi cani infernali, con occhi, bocca e zampe di fuoco. I contadini sono terrorizzati e cominciano ad innervosirsi. La guardia cittadina non ha le capacità per affrontare mostri simili, aumentando il senso di insicurezza nella popolazione che certo non giova alla posizione di Mendoza.
Gli attacchi hanno interessato tutte le quattro fattorie sul lato sud della cittadina, compresa quella di proprietà del Sindaco stesso. Fortunatamente finora le aggressioni hanno colpito solo il bestiame, ma il Sindaco vuole il problema risolto prima che succedano tragedie... ed il Sindaco, o meglio Tavistock, sa essere riconoscente con chi la difende.

mercoledì 10 settembre 2008

24 - IL PESO DEL RIMORSO

La maledizione è spezzata.
Gimble e Juan, tornati anticipatamente alle Colline rispetto al resto del gruppo si intrufolano nella camera di Lidia, e le offrono di fuggire per evitare di essere imprigionata. Ma Lidia comprende i suoi errori, sa che il male che ha provocato ha messo in pericolo la sua famiglia e ha rovinato la vita di tutti quanti. Pertanto è decisa ad affrontare la sua punizione qualunque essa sia. Scappare la farebbe solamente sentire ancora più in colpa, e non potrebbe sopportare di convivere oltre con il peso delle sue azioni.
Quando il gruppo si riunisce Gimble è il primo a farsi avanti e a spezzare il pesante silenzio che avvolge la sala della casa di Don Teodoro. Lo gnomo chiede al borgomastro di avere pietà della figlia Lidia e di non consegnarla alle guardie.
La risposta di Don Teodoro è risoluta e dura: spesso gli errori seppur involontari, possono nuocere in modo irreversibile. La superficialità nelle azioni di Lidia, il suo perseverare nel nascondere la verità, hanno sconvolto le vite dell'intera famiglia.
Tuttavia, dopo l'impeto iniziale, Don Teodoro prova pietà per la figlia e da padre non vorrebbe consegnarla alle guardie, ma non sta a lui decidere. Solo Declan e Christina ne hanno il diritto.
I nostri eroi si fanno carico di chiedere al mercante cosa sarà di Lidia.
Declan è un uomo saggio. Mentre prepara le sue cose e si appresta a partire confida agli avventurieri che non chiederà l'arresto di Lidia: ha già subito da sè stessa la peggiore delle punizioni, il rimorso, e imprigionarla non riporterà indietro suo figlio.
Declan farà seppellire Julian a Salamanca, poi tornerà nella sua città natale a Kal Mahda, Bakaresh. Nulla più ormai lo trattiene nelle Isole Coloviane.
La notte cala come un sipario silenzioso sulla triste vicenda del matrimonio alle Colline dello Zucchero.

martedì 9 settembre 2008

23 - TRE NOTTI

Declan è incredulo mentre gli avventurieri gli raccontano nel dettaglio tutti i risvolti della vicenda.
Il mercante scuote la testa, e sospira. Poi allunga la mano verso un cofanetto lavorato, lo apre e ne estrae un medaglione.
"Questo doveva essere il regalo di matrimonio di Julian, ma ormai non ha più alcun senso. Vi prego di accettarlo come dono per il vostro aiuto"
La sera stessa i nostri eroi e Don Adelmo lasciano le Colline portandosi appresso Christina, che, ormai senza forze, non oppone la minima resistenza.
Le tre notti seguenti trascorrono all'addiaccio: il Fantasma non ha alcun potere nei luoghi aperti, come scoperto da Don Adelmo. L'ombra di Julian compare a tormentare la povera Christina tutte le notti, ma non può avvicinarsi, non può fare nulla se non apparire e sparire al limitare della luce del fuoco da campo degli avventurieri. La giovane esausta, legata per sicurezza ad un albero, piange in silenzio con lo sguardo basso, come se aspettasse la morte...
All'alba del quarto giorno, Christina perde i sensi.
(Ill. Campfire, by stormyblueyz)