lunedì 25 maggio 2015

460 - LA FINE DELLE ILLUSIONI

Gimble sente la disperazione più cupa impadronirsi del suo cuore. Una sensazione opprimente cresciuta parallelamente alla loro discesa nelle tenebre, che ha consumato morso dopo morso ogni residuale illusione.
Dopo tanti dubbi, tanto struggersi, tanti sforzi, la più logica delle consapevolezze matura in certezza nell'animo di Gimble. Non ha bisogno di vederne il corpo, o le fattezze trasformate in insetto.
Semplicemente, non può essere altrimenti: Bleena non può essere sopravvissuta a tanto orrore per tutto questo tempo. Sua sorella, il motivo per cui ha combattuto senza indugi fino ad ora, è sicuramente morta.

Vittima di eventi molto più grandi di tutti loro, vittima di una folle congiura e di un progetto visionario e malato.
Morta.
Lo gnomo crolla sulle ginocchia. Realizzarlo, esserne consapevole lo abbatte. Tutto viene a mancare, ogni motivazione, ogni slancio. E' stato tutto inutile, ha fallito. Non la salverà.
Gimble stringe i pugni con un gemito di dolore, un dolore profondo più di ogni ferita subita finora, un dolore aperto e sanguinante che mai si tramuterà in cicatrice. Non ci sono lacrime nei suoi occhi a dar sollievo alla follia che sta vivendo.
Tutto inutile.

Quando Gimble cade sulle ginocchia, Rune è il primo a rendersi conto del tracollo mentale del compagno. Qualcosa si è spezzato nel suo animo, ed il dolore l'ha invaso.
Il monaco sa benissimo quanto sia devastante la sofferenza - la sua disciplina glielo ha insegnato. Può rendere un uomo una larva o dargli energie insospettate e spingerlo ad azioni non ponderate.
Gimble si alza e si volta, ma non è lui: lo vede dagli occhi spiritati. Incede a grandi passi verso la direzione da cui sono giunti.
Rune gli si para davanti e lo ferma.
"Lasciami andare!" sbraita Gimble.
Rune non molla la presa.
"Lo ucciderò! Ucciderò Rakoud! Lo farò con le mie mani! E' tutto ciò che mi resta! La vendetta! La vende---"
Le urla dello gnomo vengono coperte dal terribile respiro delle profondità. La carne carcinosa alle pareti risponde alle vibrazioni contraendosi e spurgando mefitici fluidi.
Rune lo afferra per le spalle, si china su di lui, lo guarda negli occhi. Le sue parole escono mute sovrastate dal frastuono roboante. Gimble si dimena, scuote la testa, urla una rabbia inaudibile.
Rune è saldo nella sua presa e nelle sue parole. Il dolore si apprende e si metabolizza, non c'è altra strada. Il rombo sale d'intensità, cresce con la marea della disperazione e dell'irrazionalità.
Poi veloce svanisce, così come s'esaurisce per Gimble la furia che consuma. Lascia il posto ad un amico in lacrime tra le braccia di Rune, preda di un vuoto straziante che non colmerà mai.
"Solo il tempo ti guarirà amico mio" bisbiglia il monaco. "Non perderti d'animo ora. Se non puoi farlo per tua sorella, fallo per gli innocenti che non dovranno più subire il suo destino."
Gimble annuisce, e Rune fa cenno ai compagni di lasciargli qualche minuto per riprendersi. In cuor suo soffre per lui, ha letto il suo strazio nei suoi occhi. Presto tornerà a lottare al loro fianco, forse troverà nuove motivazioni, ma non sarà mai più lo stesso. Ha perso quel che aveva di più prezioso: la speranza.

lunedì 11 maggio 2015

459 - ROCCIA E CARNE

Hearst è il primo a riprendersi. Tossisce e sputa sangue e polvere.
Cerca a tastoni una torcia nello zaino, l'accende, fa luce.
I compagni giacciono riversi vicino alla carcassa del montacarichi, ricoperti come lui da una coltre grigia che lentamente si sta depositando dopo l'impatto.
Li sveglia uno a uno. Nonostante le ossa indolenzite nessuno ha riportato conseguenze serie, nulla che un paio di pozioni guaritrici non possano sistemare.
All'improvviso, il terribile rombo che li accompagna dal loro primo momento sottoterra gorgoglia tra le pareti. La sua forza e intensità sono inondanti, innaturali, percuotono l'anima con vibrazioni ancestrali. Gli avventurieri attendono paralizzati che finisca.
"Siamo ancor più in profondità..." riesce a balbettare Rune quando il silenzio torna a dominare. Nessuno risponde per alcuni lunghissimi secondi.
"Perlomeno ora abbiamo un grande vantaggio sui nostri inseguitori"
La voce di Gimble tradisce una profonda inquietudine, ma allo stesso tempo il fatto di vedere il lato positivo della situazione sprona al movimento i compagni.
Gli avventurieri ripartono lungo il cunicolo che si allontana dall'area di arrivo del montacarichi, accompagnati - forse suggestionati - dalla sensazione che qualcosa di angosciante e alieno sia all'opera qui sotto. Non si tratta tuttavia di una percezione astratta, ma di una sensazione fisica e tangibile, soffocante al punto di togliere il respiro. Un senso di claustrofobia a cui è difficile resistere senza mettersi ad urlare disperati.
Poco più avanti il cunicolo si divide in tre. Le gallerie sono anguste, chiaramente scavate dall'opera di formian e umber hulk. Una di esse sale, tornando probabilmente attraverso un complesso dedalo di caverne alle zone da cui sono arrivati, mentre il tunnel frontale si apre su una caverna naturale utilizzata per l'accumulo dei materiali di risulta degli scavi. L'ultimo passaggio si sviluppa invece in discesa: in esso aleggia una tetro vapore arancione dall'odore pungente e dolciastro, la roccia espone strane venature blu di un materiale apparentemente plastico.
Nonostante l'istinto urli nella testa di fuggire e basta, gli avventurieri si inoltrano in quest'ultimo passaggio. Il caldo è umido e soffocante, e sopprime la lucidità. I nostri eroi hanno l'impressione di osservarsi dall'alto, distaccati dai propri corpi, mentre proseguono con fatica. E' un cammino che non lascia ricordi, come l'incedere assetati ed esausti nel deserto; solo rare visioni che certificano l'avanzata in questa discesa senza tempo, un confuso mutare di ciò che li circonda, la roccia che sembra fondersi alla carne e diventare indistinguibile da essa
Dopo una curva verso destra con ampio raggio, il cunicolo si apre su un'enorme grotta. Un ambiente così ampio è come uno schiaffo che risveglia i nostri eroi dal loro torpore, riservando loro terribili rivelazioni.
Il grande antro è disseminato di un numero impressionante di cadaveri di schiavi e mutanti, alcuni integri, altri fatti a pezzi in maniera irriconoscibile. Rivoli di sangue ed icori colano dal buio della volta, formando vaste pozze maleodoranti che si mischiano ai fluidi dei morti e nutrono, attraverso bocche, vene e sfinteri, il colossale cancro di carne che si è fuso alla roccia delle pareti.
La visione è una lama di follia. Per Gimble più di tutti.