lunedì 25 novembre 2013

390 - LE SCUDERIE DEGLI IPPOGRIFI

Gli avventurieri camminano verso le scuderie seguendo il servitore janni attraverso interminabili corridoi e profumatissimi giardini. Durante il tragitto Gimble tiene viva la conversazione nella speranza di estorcere qualche informazione utile per Juan, ma purtroppo pare che il percorso di gara resti segreto ai fantini fino all'ultimo. Solo il genio Hattab che ne è l'ideatore lo conosce, e non lo rivela nemmeno a Colui-che-tutto-sa Sherzod, che non vuole rovinarsi il gusto della sorpresa.
Arrivati alle scuderie, il servitore li affida al capo stalliere, un janni di nome Al-Ulam.
Al-Ulam mostra loro le stalle, descrivendole minuziosamente ed esaltando il suo lavoro con le bestie del padrone. Una lunga fila di costruzioni di terracotta ospita numerosi esemplari di ippogrifo, estendendosi a ridosso di un terreno per l'equitazione.
Ad un tratto Al-Ulam si ferma in prossimità di tre capanni più curati degli altri. Due stallieri janni indaffarati a prendersi cura degli animali si dileguano all'arrivo degli ospiti, scacciati da un cenno segreto del capo stalliere.
"Eccoci arrivati" annuncia orgoglioso. "Il Grande Sherzod mi ha chiesto di mettere a disposizione del Miglior Fantino del Piano Materiale e dei suoi contendenti le sue tre bestie migliori! Ognuno di essi è unico nel suo genere, ed è difficile dire quale possa prevalere sugli altri. Sono tutti esemplari eccellenti, ma solo l'abilità di un fantino esperto sarà in grado di esaltare i loro punti di forza"
Con ampi gesti della mano destra indica gli ippogrifi mentre li presenta: "Pennafulva, una magnifica femmina irrequieta; Qibli, un agile destriero; e infine Mansur, un possente stallone."
Juan si fa avanti: "Sono davvero dei magnifici esemplari, ma non posso basare la mia scelta solo su una sommaria descrizione. Desidero cavalcare in prova ognuno di loro nel circo di addestramento."
Al-Ulam annuisce alla sacrosanta richiesta del coloviano, avviandosi a slegare la prima cavalcatura.
Approfittando della momentanea lontananza dello stalliere, Hodwinkle si rivolge agli avventurieri: "Con lo scherzo che mi avete fatto vi conviene trovare un modo di vincere sicuro, per la miseria! Non voglio rimanere schiavo del ciccione-che-tutto-sa! Non so, vedete di azzoppare gli avversari, o drogare le bestie! Non-avete-qualche-pozione-utile-da-avventurieri? Cherazzadiavventurierisieteperdinci? Blablablablablabla..."
Il resto delle lamentele di Hodwinkle si perde in confuso ammasso di parole, ma una cosa giusta l'ha detta.
"In effetti ho ancora un po' di Richiamo della Notte che mi ero portato via da Ma'Habb..." rivela Juan ai compagni. Per una volta, vista la situazione complicata, nessuno lo guarda storto per il suo dichiarato tentativo di barare.
"Potrebbe essere utile" conferma Gimble "ma dobbiamo vedere se gli ippogrifi la 'apprezzano' senza forzarli. Prova a fargliela fiutare mentre cavalchi, noi cercheremo di distrarre lo stalliere in modo che non ti veda."
Al-Ulam torna porgendo al coloviano le redini di Pennafulva.
Fin da subito è evidente quanto l'animale sia un perfetto equilibrio di potenza e agilità, ma Juan ha non poche difficoltà a controllare questa bestia indomabile e testarda, e non solo perché è la prima volta che monta un ippogrifo.
"Al-Ulam" Gimble richiama l'attenzione dello stalliere, distogliendola dal circo di addestramento. "Noi siamo forestieri, ma sono certo che tu conosci bene gli avversari che Juan dovrà affrontare, così come sono sicuro che dirci qualcosa di loro ci darà quel piccolo e giusto aiuto che si deve a chi gioca fuori casa."
Al-Ulam annuisce, rispondendo prolisso. Si vede che è uno a cui piace perdersi nei discorsi. Per un attimo Gimble pensa che costui e Hodwinkle potrebbere parlarsi per l'eternità. Ad ogni modo lo stalliere decanta le abilità dei due fratelli, ma pone l'accento su Farah e sulla sua somiglianza in un certo senso con Pennafulva. La giovane janni secondo lui ha più qualità del fratello, ma spesso non le sfrutta al meglio perchè più indisciplinata. Nelle giuste circostante tuttavia, la miscela di queste sue caratteristiche la rendono un avversario imprevedibile.
Mentre lo stalliere è impegnato nel suo monologo infinito, nota qualcosa con la coda dell'occhio.
Quando si gira di scatto, Juan è perfettamente composto sul dorso di Pennafulva, eppure era certo di averlo notato mentre tentava di allungarle davanti al muso qualcosa con la mano.
"Ehi, ti ho visto!" si arrischia a dire con tono accusatorio. "Cosa le stavi dando da mangiare? Fammi vedere cos'hai in mano!"
Juan si mostra sorpreso e scuote la testa: "Nulla!" dichiara mostrando i palmi vuoti. Lo stalliere non può certo sapere quanto sia abile il coloviano a far sparire le cose.
Gli avventurieri si mostrano leggermente offesi dalle insinuazioni dello stalliere.
"Ehm... eppure io avevo visto bene, lui stava..."
"...stava solo accarezzando la bestia, come si usa nel Primo Materiale... di cui lui è il Più Grande Fantino..." interviene sicuro Bovak.
Nel frattempo Juan termina la prova di Pennafulva, passando a quella di Qibli, ben più docile e mansueto della prima. Juan si rende presto conto che Qibli è agile e rapido, ma la sua struttura esile lo penalizza di certo in termini di potenza e resistenza sulla lunga distanza.
Al bordo del terreno d'equitazione, gli avventurieri riprendono la loro conversazione con lo stalliere capo, che sentendosi un po' in colpa per l'episodio di poco prima si sbottona rivelando che l'ippogrifo preferito di Amirarshad è Mansur, mentre Farah adora Pennafulva. Ovviamente anche giocare sulla scelta dei cavalli è un modo per favorire o sfavorire gli avversari, ma... ma... ma...
"Ehi! Ti ho visto!" si sbraccia infervorato Al-Ulam, sicuro di aver colto Juan sul fatto. Ma ancora una volta il coloviano siede composto sul dorso dell'ippogrifo con sguardo innocente.
"Fammi vedere cos'hai in mano!" urla avanzando a grandi passi. Juan lo accontenta esibendo i palmi e un sorriso angelico. Al-Ulam rigira le mani del coloviano tra le sue, controlla le maniche del farsetto. Niente di niente.
Ancora una volta i compagni reggono il gioco a Juan, mostranosi infastiditi dai comportamenti dello stalliere, il quale si scusa mortificato per il nuovo increscioso errore prima di portare a Juan la terza cavalcatura, Mansur.
L'ultimo ippogrifo è un animale di potenza, robusto e muscoloso, dal carattere tenace. Mentre i compagni distraggono ancora una volta Al-Ulam minacciando di riferire a Sherzod delle accuse infamanti, Juan ripete il giochino allungandosi in avanti per far fiutare all'animale l'erba stupefacente tanto cara ai nomadi Kinnin.
Al-Ulam questa volta scatta come una molla: "Ti tenevo d'occhio! Ti ho visto! Gli stavi dando da mangiare fuori pasto! Drogando! Rifilando delle mele tufaha!" sbotta fuori di sé. Come un fulmine si scaglia a perquisire Juan: "Ecco, sono sicuro che ce le hai qui... o in questa tasca... nelle maniche... ma... ma... non è possibile!"
Juan si destreggia abilmente facendo scivolare l'erba da una tasca alla manica, dalla manica a una tasca, senza che Al-Ulam si accorga di nulla che non sia il sorriso innocente del coloviano.
Ormai avvilito lo stalliere si arrende, voltandosi disperato per fronteggiare gli sguardi scandalizzati e offesi degli avventurieri.
"Come pensi di giustificarti ora?" chiede severo Gimble, insinuando la minaccia di riferire tutto a Sherzod.
"Perdonatemi vi prego, non so come sia potuto accadere!" piagnucola Al-Ulam. Per scusarsi spiega come una delle sue maggiori fatiche sia tenere a bada i fantini, che per ingraziarsi l'una o l'altra cavalcatura cercano di imbonirsele rimpinzandole di mele tufaha di cui sono ghiotte (soprattutto Pennafulva), mentre lui è costretto a controllare che seguano un'alimentazione corretta.
Gimble fa in modo che Al-Ulam si sudi la loro benevolenza con un bel po' di suppliche, tanto da essere sicuro che non gli passi nemmeno per la testa di riferire ad altri le sue accuse. Nel frattempo, mentre nessun altro a parte Juan ci fa caso, Bovak si avvicina a Pennafulva accarezzandola e parlandole all'orecchio.
Quando tutto è finito e gli avventurieri stanno rientrando a palazzo, Juan non sa tenere a freno la curiosità: "Bovak, ti ho visto vicino a Pennafulva, è di certo la bestia migliore, ma è indomabile..."
Il nano risponde togliendosi un sassolino dallo stivale: "Le ho parlato grazie alla mia magia, per aiutarti nonostante ciò che è stato a Ma'Habb. Scegli lei. Gli ippogrifi non sono delle cime di intelligenza, c'è voluto poco a convincerla: le ho promesso un po' di mele tufaha a colazione, e una gran quantità se vincerai la gara!"

lunedì 18 novembre 2013

389 - UN BRINDISI PER FARAH

Mentre il banchetto continua instancabile, un inserviente janni avvicina gli avventurieri. A lui è stato affidato il compito di guidarli e servirli durante la loro permanenza nella dimora del Grande Sherzod  e come prima cosa, se lo desiderano, può accompagnarli alle scuderie degli ippogrifi.
La possibilità di abbandonare la confusione della sala delle feste è un invito a cui i nostri eroi non sanno resistere e tutti, ad eccezione di Hearst, decidono di seguire il servitore alle stalle.
Il guerriero invece ha altri programmi. Quando i compagni se ne sono andati afferra due grandi coppe dorate da un tavolo ed intima ad un maggiordomo di riempirle, poi si dirige con passo deciso verso Amirarshad e Farah. I due fantini, dopo le attenzioni riservate loro inizialmente, siedono su un divanetto in disparte. All'occhio esperto di Hearst non è sfuggito lo sguardo annoiato dell'affascinante fanciulla janni, né tantomeno quello severo del fratello.
Un tempo forse avrebbe fatto di tutto per una notte con la bellezza esotica della fantina, ma ora è tutto diverso. Tuttavia, anni di pratiche amorose possono rivelarsi utili allo scopo di incuriosire la giovane janni, o indispettire il fratello, o quantomeno mettere zizzania tra i due, distraendoli dall'unico pensiero di battere Juan in gara.
Hearst si avvicina salutando i fantini e porgendo loro le coppe; quindi si inchina e bacia la mano di Farah, dedicandole uno sguardo incantato. La giovane janni ricambia ammirata con la curiosità di chi vorrebbe scoprire il mondo.
"E' un piacere fare la tua conoscenza" interviene freddo Amirarshad, portando su sé stesso l'attenzione. "Alla salute" continua con un cenno del calice, di cui sorseggia poche gocce bagnando le labbra, imitato nei gesti dalla sorella.
"Che vinca il migliore" augura Hearst.
"Saremo noi a vincere, non c'è dubbio" ribatte spavaldo il janni.
"Lo vedremo. Juan è un fantino abilissimo, il migliore del Piano Materiale! Insieme a lui abbiamo gareggiato nei più prestigiosi tornei dell'Impero e abbiamo vinto. Insieme a lui abbiamo vissuto le più eccitanti sfide, visitato le corti più importanti, su di noi i bardi scrivono canzoni! Ed ora ci stiamo spingendo ancora più in là, pronti ad affrontare le meraviglie degli altri piani!" esagera il guerriero, tanto da fare invidia a Hodwinkle; e sulla parola "meraviglie" il suo sguardo si posa fisso su Farah accompagnato da un sorriso complice.
"E' magnifico! Quindi, se capisco bene, siete tutti abili fantini" chiede incuriosita.
Hearst annuisce: "Esattamente. Fantini, ma anche viaggiatori, avventurieri... e molto altro ancora" dice ammiccante.
Farah congiunge le mani, rapita. E' evidente che il fascino di luoghi lontani ha una presa enorme su di lei: "Sarebbe magnifico se gareggiaste entrambi, e non solo il tuo amico! Che sfida sarebbe!"
"Hai ragione, sarebbe fantastico, anche solo per l'occasione di cavalcare al tuo fianco..."
Farah arrossisce dolcemente, per quanto sia concesso ad una janni arrossire, ma l'affermazione di Hearst ha un effetto ben diverso sul fratello, che scatta in piedi protettivo.
"Ora basta, si è fatto tardi Farah, dobbiamo congedarci. Domani sarà una giornata impegnativa, è meglio se andiamo a riposarci. Saluti."
Amirarshad afferra la sorella per mano trascinandola via. Hearst saluta educatamente.
Ma quando lei si volta ancora una volta per uno sguardo fugace, lui le sta già sorridendo.

venerdì 8 novembre 2013

388 - LA SFIDA

Hodwinkle allarga le braccia verso gli avventurieri: "Grande Sherzod, voi non immaginate quale grande fortuna! Tra questi viandanti c'è un ottimo fantino!"
"Un ottimo fantino, dici?" chiede lo Sceicco stringendo le palpebre.
"No, non un ottimo fantino, mi correggo: il migliore! Il migliore di tutto il Piano Materiale!"
La sparata è talmente grossa da lasciare i nostri eroi incapaci di ribattere, ma l'intento è raggiunto. Sherzod sobbalza sul sofà, trattenendo a stento la sua esaltazione: "E' magnifico! Voglio che sia indetta una gara, subito! Voglio davvero vedere se il miglior fantino del Piano Materiale può eguagliare i miei migliori fantini! Ditemi, chi, chi di voi è lo sfidante?"
Gli avventurieri si scambiano occhiate spaesate, ma l'attenzione converge presto su Juan, l'unico veramente abile in sella ad un cavallo.
"Voi state scherzando, vero? No, no, non se ne parla!" protesta il coloviano.
"Suvvia, non essere modesto!" tuona Sherzod. "Sarò magnanimo e ti darò il vantaggio della scelta della cavalcatura, per pareggiare il fatto che giochi fuori casa. Le mie stalle sono colme di favolosi ippogrifi!"
"Ippo... che?" sospira rassegnato Juan con un filo di voce.
"Grande Sherzod, ci aiuterete a trovare Ghazeer se Juan gareggerà contro i vostri campioni?" chiede Gimble cercando di riprendere il controllo della situazione.
"Mmmm... una gara non è un dono, e una gara non è una gara senza un premio o una scommessa" afferma pensieroso il genio. "Ho deciso. Se il vostro campione vincerà, io vi aiuterò: questo sarà il vostro premio. Ma se perderà, il mio premio sarete voi: diventerete miei servitori. Accettate queste condizioni?"
"Saremmo onorati di diventare tuoi servitori" interviene prontamente Hearst, "ma abbiamo una missione da compiere e non possiamo trattenerci qui per sempre. Tutti tranne Hodwinkle ovviamente..."
Lo gnomo sbianca in viso: "Ehi! Ma io... maledetto l'istante in cui vi ho incontrati!"
"Chi la fa la spetti" bisbiglia Hearst. "Ti conviene aiutarci al meglio se non vuoi fare aria allo sceicco per il resto dei tuoi giorni..."
"Bene! E' deciso! Vada per lo gnomo! Queste sono le condizioni!" dichiara a gran voce Sherzod. "I miei campioni saranno i miei migliori fantini, i jann Amirarshad e sua sorella Farah."
Nella sala si levano spontanei gridolini di eccitazione, mentre i due jann avanzano al cospetto dello sceicco e si inchinano all'unisono.
Juan li osserva: quei corpi slanciati e quegli sguardi risoluti non promettono nulla di buono.
"Festeggiamo!" conclude infine Sherzod, e la sala riprende a banchettare come se fosse un nuovo inizio.
Juan ha perso l'appetito e la sete, ma quando un inserviente porge al coloviano un nuovo calice ingioiellato pieno di nettare, non ci pensa due volte ad accettarlo. Del resto la coppa precedente è scivolata nella sua sacca...