venerdì 29 gennaio 2010

149 - DEGNA SEPOLTURA

Quando Isabel, Juan e Gilead arrivano con i cavalli alla base della scarpata, Hearst e Rune hanno appena posato il corpo di Ruben a terra. Il cadavere mezzo sbranato del ragazzo era sul fondo della tana della manticora, assieme allo scheletro spolpato di un altrettanto sfortunato soldato di Castellòn de la Plana.
Gimble, poco più indietro, sta con fatica terminando la sua discesa, trascinandosi dietro il pesante sacco di argento che Ruben portava con sé.
"Elfo! Sei ancora vivo! Non ci avrei scommesso una sola moneta..." commenta ironico Hearst, alla vista di Gilead.
"Non farti ingannare dal mio aspetto esile: i Guardiani di Frontiera sono molto più duri a morire di quanto credi" ribatte l'arciere. "Inoltre, potrei dire la stessa cosa di te... non ci avrei scommesso una moneta..."
Rune ed Isabel si portano vicino alla salma di Ruben. Il corpo è troppo malconcio per trasportarlo fino a Puerto. La chierica propone di tumularlo qui, e di officiare una breve funzione funebre sulla sua tomba.
"Cosa?!?" si lamenta Juan "E' notte fonda e dovremmo perdere tempo a seppellire questo incosciente? Mi dispiace per la fine che ha fatto, ma fargli anche il funerale è del tutto inutile!"
"Dargli degna sepoltura e pregare per lui *non* è inutile!" puntualizza Isabel.
"Eh già, perché i Santi t'ascoltano!" si fa scappare Juan, roteando gli occhi verso il cielo.
"Juan! Stai bestemmiando!" Isabel è rossa di rabbia. "La religione e i precetti della Chiesa non sono cose inutili e stupide! Come puoi mettere in dubbio tutto ciò? Credi che... Juan!"
Juan gira i tacchi e si allontana sbuffando.

lunedì 25 gennaio 2010

148 - GIOCANDO CON LA MORTE

"Isabel! Soccorri Juan e Gilead!" urla Rune mentre controlla il cavallo per far salire Gimble. Il destriero è ancora nervoso per il combattimento con la manticora. "Io seguo Hearst! Quel bestione senza cervello vuole farsi ammazzare!"
"Sì, ma questo non vuol dire che dobbiamo farci ammazzare pure noi! Guarda che vengo con solo perché me lo chiedi come favore personale, eh... sia chiaro!" ribatte contrariato lo gnomo, mentre si aggrappa con forza alla sella.

Hearst si aggrappa alle rocce basaltiche, una dopo l'altra, scalando rapido la scarpata. La pietra lavica gli scortica le mani, ma il guerriero incede senza indugi verso la sua meta: ha visto con chiarezza la manticora che si rifugiava in una caverna, una quarantina di metri sopra il luogo dove avevano trovato la scarpa di Ruben.
"Hearst! Aspetta!"
La voci di Rune e Gimble risuonano dietro di lui. Anche i suoi compagni hanno intrapreso la scalata. Fermarsi... no, neanche per sogno.
Raggiunta la grotta, Hearst accende una torcia e si inoltra nell'oscurità. I suoi passi sono lenti, e lo sguardo attento. E' un gioco sul filo della lama, che lo riempie di eccitazione. Una sfida con la morte. Hearst è ferito, un colpo ben assestato potrebbe essergli fatale; ma lo stesso vale per il mostro a cui dà la caccia.
Il guerriero suda, per il caldo opprimente, per il freddo della tensione.
All'improvviso la torcia illumina la bestia, al riparo in fondo alla galleria. La manticora lo minaccia con un ruggito stridulo, mettendosi in posizione di difesa, ma in tutta risposta Hearst molla la torcia e impugna lo spadone, gettandosi alla carica.
Il guerriero corre più veloce che può, tenendo la propria arma tesa in avanti come fosse una lancia. Hearst sa che sarà a tiro degli artigli del suo avversario prima di poterlo colpire. E' un rischio che deve correre.

Il grido di Hearst precede di poco e si sovrappone ai ruggiti della bestia. Poi è silenzio.
Rune e Gimble si precipitano nella grotta. Si sente ansimare.
"Hearst!"
Il guerriero volta il capo lentamente. E' una maschera di sangue e graffi. Gli artigli della manticora sono ancora conficcati nel suo corpo, le possenti zampe lo avvolgono in un abbraccio mortale.
Notando lo sguardo preoccupato dei compagni, Hearst sorride. Poi si scosta leggermente, quanto basta per mostrare loro lo spadone che trafigge il mostro poco sotto il garrese, penetrando fino al cuore.
"Vi avevo detto che l'avrebbe pagata!"

giovedì 14 gennaio 2010

147 - PIOGGIA DI SPINE

Hearst balza sul cavallo di Isabel mentre la sacerdotessa lo sta già lanciando lungo la gola. Hearst si aggrappa malamente, con tutte le sue forze.
Il controllo del destriero non è facile. Il terreno impervio non rende semplice la fuga. A poche decine di metri la gola si allarga, ma il passo con il suo bastione non è ancora a portata di mano.
Isabel continua a guardare nervosamente alle proprie spalle. La manticora vola inesorabile verso di loro.
Appena fuori dalla gola Gilead tende la corda del suo arco, tenendosi saldamente alla sella con le ginocchia. L'elfo scocca la sua freccia, e il dardo fischia nell'oscurità proprio mentre Isabel e Hearst superano il punto da cui l'elfo ha tirato.
La freccia manca il bersaglio: "Maledizione!" sibila Gilead, voltando il cavallo.
Un rumore improvviso si sovrappone al battere delle ali, un ticchettare di spine che s'infrangono sulla roccia, sulle corazze, s'infilzano sui corpi, sui cavalli. La coda irsuta della manticora si agita, proiettando i suoi aculei sulle sue prede.
Poi tutto è confuso, il gusto del sangue, il nitrire dei cavalli, il mostro che plana oltre le loro teste.
Isabel prova a controllare la propria cavalcatura: la sua armatura le ha risparmiato ferite profonde, ma il cavallo sanguina copiosamente. Hearst molla la presa, stringendo i denti strappa i pungiglioni, mentre il sudore gli brucia negli occhi assieme alla polvere. Poi cerca lo spadone: di certo la bestia non tarderà a tornare.
Gilead salta giù appena in tempo dal suo destriero che s'impenna sul posto imbizzarrito. L'elfo sgattaiola verso un gruppo di rocce, acquattandosi dietro di esse, mentre si stringe l'addome dolorante. L'aculeo conficcato nel suo fianco si muove su e giù, all'unisono col suo respiro affannoso: "Isabel! Isabel.... aaahhhh!!!"
Con uno strattone deciso, Gilead estrae il doloroso proiettile, mentre cerca l'aiuto della chierica. L'elfo guarda oltre il masso, gli occhi sembrano pulsargli mentre respira con fatica e fiato corto.
Fortunatamente Gimble sta bersagliando la manticora con la bacchetta dei Dardi Incantati, mentre Juan a cavallo scaglia sul mostro le frecce magiche trovate nel covo di Kade, frecce che s'incendiano una volta tirate, illuminando la notte come fossero lapilli del vulcano.
Gli attacchi dei compagni danno copertura sufficiente a Isabel per arrivare a Gilead. La sacerdotessa recita concitata le invocazioni ad Erevos. Quando il suo tocco si riempie di energia vitale, le ferite dell'elfo si rimarginano, avvolte da una alone di luce blu.
La manticora ritorna all'attacco, dopo aver invertito la direzione di volo con un giro ad ampio raggio, rasentando le pareti rocciose. La scarsa rapidità nei cambi di direzione da un istante di respiro ai nostri eroi, che si preparano a contrattaccare.
Il mostro plana verso Juan, mentre Dardi magici e frecce infuocate le piovono addosso. La coda della manticora si agita, ma Juan se l'aspettava. Con una mossa repentina, Juan si lascia scivolare sul fianco del proprio cavallo, tenendosi con le gambe, aggrappato con una sola mano al pomo della sella. Il corpo del destriero diventa il suo scudo, risparmiandogli profonde ferite, ma lo stesso non si può dire del povero animale, che si agita ormai incontrollabile, costringendo Juan a perdere attimi preziosi nel tentativo di placarlo.
Altre spine investono anche Rune e il suo destriero, a poca distanza.
La manticora riprende quota, quindi vira ancora tornando verso la sua preda. Gilead aspetta che superi in volo il suo nascondiglio, quindi ritorna in gioco, scagliando sul mostro le sue frecce.
Il mostro si getta in picchiata su Juan, che non riesce a ripararsi per tempo. Gli artigli della manticora lo dilaniano, disarcionandolo. Il giovane stramazza al suolo privo di sensi e sanguinante, mentre il mostro continua la sua manovra invertendo la direzione di volo con un goffo semicerchio in aria.
Isabel fa per gettarsi in soccorso di Juan, ma la belva punta verso lei e Gilead.
"Stai al riparo!" urla l'elfo.
Gilead ascolta il battito d'ali avvicinarsi, come ascoltava i passi dei nemici nella neve quando era un Guardiano di Frontiera. Sorride. Non è certo la prima volta che affronta la morte...
L'elfo esce dal nascondiglio quando la manticora è ormai vicinissima, scoccando due frecce a bruciapelo. La bestia è colta di sorpresa, e scarica su Gilead una gragnola di aculei. I dardi si conficcano, reciproci e mortali, nelle carni dell'uno e dell'altra.
Gilead cade, con il sangue che gli cola dall'angolo nella bocca e gli occhi sbarrati. La manticora traballa nel suo volo incerto, quindi riprende quota, gravemente ferita, fuggendo verso la gola, oltre la quale si trova la sua tana.
Hearst, ripresosi grazie ad una pozione di cura, balza sul cavallo di Isabel, il più vicino a lui.
Il guerriero fa schioccare le redini, gettandosi all'inseguimento, tra le grida dei compagni che cercano di fermarlo.
"Maledetta bestiaccia!!! La pagherai!!!"

giovedì 7 gennaio 2010

146 - LA MANTICORA

Il corpo pesante della bestia alata scende verso la spianata. Rune la osserva, realizzando con terrore di cosa si tratta, una mostruosità che riemerge dai ricordi delle dure lezioni del suo maestro, dai racconti delle bestie che abitano gli impervi picchi di Kal Mahda.
"Via! Via! E' una manticora!" urla ai compagni.
La bestia ha il corpo di un leone rossastro di enormi proporzioni, con grandi ali membranose come quelle dei pipistrelli. Il volto ha dei lineamenti vagamente umani, che contrastano in modo innaturale con le fattezze animali. Ma ciò che più terrorizza il monaco è la coda del mostro, irta di aculei che la manticora può scagliare a distanza sulle sue prede.
"Girate i cavalli! Dobbiamo tornare al passo! Se ci rifugiamo nel bastione non potrà assalirci!"
Gli avventurieri non perdono tempo, e gettano le cavalcature a perdifiato lungo la stretta gola attraversata poco prima. Stretta, ma non stretta abbastanza per impedire alla manticora di perseverare nell'inseguimento.
Il sentiero di pietra è reso difficile dalla sua irregolarità e dalla presenza di massi e rocce, che obbligano cavalli e cavalieri a continui cambi di passo e direzione per evitare gli ostacoli.
A chiudere la fila sono Isabel e Hearst, che pagano la loro scarsa padronanza nel controllo delle loro cavalcature.
"Muoviti, dannato ronzino!" sbraita Hearst, mentre sprona a più non posso il povero animale, lanciando occhiate preoccupate alle sue spalle.
La situazione precipita quando improvvisamente il cavallo del guerriero inciampa su alcune rocce e capitombola, sbalzando Hearst di sella.
Il guerriero cade rovinosamente, la roccia porosa gli provoca dolorose escoriazioni. Scuote la testa per riprendersi dalla brutta caduta, mentre sente Isabel, poco più avanti di lui, che ha fermato la sua corsa e grida ai compagni di correre in suo aiuto.
Immediatamente realizza un rumore di zoccoli vicini, e si rotola di lato. Il suo cavallo imbizzarrito lo supera, rischiando di investirlo! Salvo per un pelo...
Hearst sente le tempie pulsargli. Il battito di ali si fa sempre più vicino. Si guarda attorno, cerca il suo zaino. Fortunatamente è lì vicino.
Il guerriero rovista nervosamente tra le sue cose, quindi con un ghigno malefico estrae ciò che cercava: una Pietra del Tuono.
Hearst scaglia con tutte le sue forze il sasso alchemico verso la bestia che incede ruggendo. La pietra esplode violentemente al contatto con una delle pareti della gola, e l'onda d'urto investe il mostro, che perde bruscamente il controllo, cozzando contro le rocce e cadendo pesantemente a terra.
La fortuna sembra assistere il guerriero, dato che pochi istanti dopo una frana si stacca dal punto di impatto, e pesanti massi cadono sul corpo della manticora.
Hearst esulta: "Ahahah, bestiaccia! Hai avuto quel che meritav... oh, merda!"
Troppo presto. La manticora si libera dei sassi che la ricoprono, ferita, ma decisa a non farsi scappare la cena.
Hearst volta i tacchi e ricomincia a fuggire, correndo all'impazzata lungo la gola. Poco più avanti lo attende Isabel, che gli tende la mano pronta a farlo saltare sul suo cavallo: "Corri Hearst! Corri!!!"