martedì 30 dicembre 2014

442 - SPECCHIO NERO

Gimble appoggia delicatamente il palmo della mano sul grande specchio nero e lucido.
Il ciondolo di Ekelorn, che già emetteva una debole luminescenza alla sola vicinanza, sprigiona un chiarore smeraldino.
La superficie si fa liquida, increspandosi al contatto della mano dello gnomo.
Gimble si gira verso i compagni. Non servono parole, è tutto già evidente: quello specchio è il passaggio usato da Ekelorn per una destinazione ignota, probabilmente il luogo dove si trovano le risposte a molti perché. Ma è allo stesso tempo un salto nel buio, la via del non ritorno, la tana del nemico.
Per un istante la paura fa breccia, offre la tentazione di scappare fuori, di tornare in un secondo tempo, meglio preparati.
Ma esiste davvero quel secondo tempo? Esiste il modo di essere più preparati?
La realtà dei fatti ha presto il sopravvento, assieme alla consapevolezza che solo rischiare il tutto per tutto ora ha veramente senso. Da un momento all'altro potrebbero arrivare gli uomini di Rakoud, allertati dalla chimera. Anche ammesso di riuscire a fuggire in tempo dall'abitazione del mago, rientrarci successivamente potrebbe diventare impossibile se Rakoud dovesse rinforzare pesantemente la sorveglianza. Rimandare significherebbe ammettere la sconfitta, rinunciare, arrendersi.
Gimble non può accettarlo, per sua sorella Bleena.
Nemmeno Hearst può accettarlo, per l'assassinio Rabiaa.
Non può accettarlo Rune per ciò che hanno fatto a Zer'i Aldaren.
Non può accettarlo Isabel per l'apologia del Peccato e gli orrori a cui ha assistito.
Non può accettarlo Juan per ciò che costoro hanno fatto a Puerto e alle Isole Coloviane.
Non può accettarlo Bovak per la strage di semiumani a Bakaresh.
La decisione è presa, non si torna indietro. Paura e coraggio si contrastano e si mescolano negli animi dei nostri eroi, mentre scivolano decisi nel passaggio verso l'ignoto.

martedì 23 dicembre 2014

441 - LIBRI PERICOLOSI

"Accidenti, questo posto è stracolmo di trappole.." commenta Juan ricongiungendosi ai compagni.
Isabel cura con la magia divina le ferite più gravi, mentre per le meno importanti gli avventurieri impiegano alcune pozioni di guaritrici.
Nel frattempo Gimble e Rune si avvicinano agli scaffali per un primo esame. Sui ripiani mezzi vuoti sono riposti principalmente tomi religiosi impolverati, alcuni comuni, altri rari e proibiti. Tra di essi un cofanetto di legno con una piccola ma elaborata serratura.
"Juan, questo è lavoro per te" dice Gimble, che nell'estrarre il contenitore fa cadere inavvertitamente a terra un taccuino rilegato in cuoio, stretto da un laccetto del medesimo materiale.
E questo? pensa chinandosi per raccoglierlo.
Gimble fa per aprirlo, ma viene interrotto da Rune che gli mostra invece alcune pergamene contenenti incantesimi arcani di identificazione ed individuazione.
"Interessante, ci torneranno sicuramente utili"
"Ho trovato anche questo" continua il monaco, mostrando un libro sopra il quale è legata con lo spago una pergamena arrotolata. "Sembra un normale tomo ma è cavo. E' una scatola."
Rune la apre: all'interno c'è semplicemente una pietra, scura ed estremamente liscia.
Gimble aggrotta le sopracciglia incuriosito mentre il monaco srotola lo scritto ed inizia a leggere ad alta voce. S'interrompe tuttavia quasi subito quando capisce quanto possa essere pericoloso.
"Di cosa si tratta?" chiedono i compagni avvicinatisi nel frattempo.
"Di qualcosa che Ekelorn ha creato e mai recapitato al legittimo destinatario, a quanto pare" risponde Rune mostrando loro il testo della pergamena ed avvertendoli di leggere mentalmente.

Mio Principe,
questa è la Pietra di Jalaur che mi avete ordinato. Essa racchiude la potenza del tuono e del fuoco, pronta a sprigionarsi al vostro comando. Un potere in grado di frantumare la roccia più dura e di fondere l’acciaio più impenetrabile. Basterà evocarla pronunciando le parole di potere Ras-Khal-Adin, aggiungendo anche Ylem per ritardarne l’effetto di dieci minuti.

Che questo ci porti ancora più vicini al nostro obiettivo, per un nuovo mondo.
In eterna fedeltà
Ekelorn


"Mio Principe?" s'interroga Gimble. "A chi mai si riferisce?"
Una nuova interruzione s'intromette tuttavia nelle riflessioni dello gnomo, questa volta ad opera di Juan.
Il coloviano ha appena fatto scattare la serratura del piccolo scrigno rivelando al suo interno svariate bottiglie dalle forme esotiche contenenti fluidi colorati.
L'occhio esperto di Isabel non lascia dubbi, almeno cinque fiale sono pozioni di cura, una permette di potenziare le proprie capacità in combattimento e l'ultima di annullare gli effetti debilitanti di particolari attacchi come il risucchio di energia dei non morti.
Mentre i compagni si dividono il bottino, l'attenzione di Gimble può finalmente tornare sul taccuino. Slega il laccetto con una certa trepidazione. Sente che si tratta del diario di Ekelorn, e forse lì dentro sono anche informazioni che lo condurranno a ritrovare Bleena.
Lo schiude, e dalle pagine prende improvvisamente forma una serpe violacea e traslucida che gli punta la gola. Gimble caccia un urlo, e non sa nemmeno dove trova la prontezza di gettare il taccuino al centro della sala. Il libercolo ricade aperto eruttando viscidi serpenti d'ectoplasma che strisciano in direzione degli intrusi.
Juan viene colto impreparato e avvolto tra le spire di una delle creature, mentre altre continuano ad emergere dalle pagine. Hearst, Isabel e Rune reagiscono prontamente falciando i rettili eterei, ma la velocità con cui essi si generano è ben superiore alla loro capacità di eliminarli.
Bovak accorre in aiuto al coloviano e lo libera a sciabolate dal serpente che lo stritola, prendendosi - forse volutamente - qualche rischio di troppo nei confronti di Juan, il quale pur non apprezzando non può far altro che ringraziare a denti stretti.
Isabel sprona il bardo ancora scosso a riprendersi dalla sorpresa: "Gimble! Il diario! Devi richiuderlo!"
Lo gnomo non se lo fa ripetere. Utilizzando la sua arte arcana evoca una mano spettrale, comandandole di fluttuare fino al libro e richiuderlo. La mano esegue ed afferra la rilegatura in cuoio, ma incontra la resistenza di una massa di ectoplasma nascente. Gimble fa ricorso a tutta la sua volontà per imprimere forza nel suo incantesimo, e finalmente con un colpo deciso la mano spettrale sigilla il diario fermando la fuoriuscita di serpenti eterei. Il bardo si fionda sul taccuino legandolo nuovamente con il suo laccetto di cuoio.
Le armi dei compagni fanno il resto uccidendo i rimanenti rettili evocati, ma non senza aver rimediato dolorose ferite da morso e stritolamento.
A pericolo scampato Gimble ripone momentaneamente nello zaino il taccuino.
Meglio trovare una via d'uscita prima di prendersi altri rischi.

martedì 16 dicembre 2014

440 - LA SALA DEGLI AZULEJOS

Il passaggio segreto conduce dopo un breve corridoio ad una grande porta metallica a due ante, lavorata con delicati motivi. Hearst la sospinge e gli avventurieri muovono passi cauti nella grande sala circolare che si apre loro davanti. L'ingresso dà su una balconata che percorre tutto il perimetro del vasto ambiente a cupola, illuminato dalla chiara luce purpurea emessa da un lampadario di cristalli viola sospeso nel punto apicale. Quattro rampe di scale scendono dalla balconata verso il pianterreno della sala, la prima esattamente di fronte al portone d'accesso e le altre disposte lungo diametri perpendicolari.
Dal lato opposto rispetto all'ingresso spicca un enorme specchio di colore nero - o meglio una superficie talmente lucida da risultare riflettente.
L'aspetto della grande sala è fortemente arricchito dall'impressionante mosaico di azulejos che riveste tutti i pavimenti. Gli azulejos, o az-zulaiŷ in lingua Mazar'i, sono piastrelle di ceramica non più larghe di una spanna, che riportano in un colore dominante le trame tipiche delle terre meridionali.
"Che strano posto..." mormora Isabel. "Mi trasmette allo stesso tempo un senso di bellezza e mistero."
Gimble muove alcuni passi lungo la scalinata, poi si ferma, si affaccia dal corrimano: "Ci sono delle librerie sotto le balconate. Non un granché a dire il vero, sono mezze vuote. Mi sarei aspettato una biblioteca più ricca da parte di un mago come Ekelorn."
Gli avventurieri seguono lo gnomo scendendo al livello sottostante. Il bardo fa per dirigersi verso gli scaffali quando Juan balza all'indietro allarmando i compagni. Una piastrella ai suoi piedi si è capovolta all'improvviso rivelando un occhio carnoso incastonato nel mezzo.
"Che diavoleria è mai questa!" esclama, mentre la pupilla dell'occhio scruta i presenti a destra e a manca. Con un suono picchiettante, altre piastrelle si capovolgono tutt'attorno a loro, ognuna con il suo occhio al centro.
Le porte si chiudono con uno schianto.
"Via! Via! Separiamoci!" grida Rune.
Di qualunque trappola si tratti, farsi trovare raggruppati non è certo un bene.
Gli avventurieri scattano in direzioni diverse, mentre le piastrelle occhiute si sollevano da terra sorrette da lunghe appendici carnose simili ad esili tentacoli, alte fino a dieci piedi.
Pochi secondi dopo la sala diventa un inferno di raggi magici. Fuoco, gelo, elettricità, acido, e ancora energia cinetica, suono, luce e tenebre.
I nostri eroi si disperdono cercando riparo dietro le scalinate, con le prime superficiali ferite degli elementi che bruciano sulla pelle.
Dopo i primi istanti di smarrimento, Hearst si lancia all'attacco, determinato a recidere il più vicino dei maledetti peduncoli. Carica il colpo ancora in corsa resistendo al raggio infuocato che l'investe, ma quando arriva a portata per sventagliare il suo spadone il tentacolo si ritrae rapidamente tornando ad essere una comune piastrella colorata. Il guerriero impreca schiantando un colpo violento che spacca in due l'azulejo, sotto il quale non c'è tuttavia alcuna traccia dell'occhio, quasi fosse stata tutta un'illusione. Uno ad uno anche gli altri tentacoli si ritraggono nel pavimento, rispuntando solo alcuni istanti dopo in posizioni del tutto diverse, vanificando i nascondigli.
Hearst corre ruggendo verso l'occhio blu emerso ad alcuni metri da lui, ma questi lo stordisce con una scarica elettrica. Il guerriero barcolla confuso mentre altri occhi riversano su di lui fiamme e acido. Infine una lancia di energia cinetica lo scaraventa a terra.
Gli altri avventurieri abbandonano le loro posizioni correndo per evitare gli attacchi magici, trovando altri ripari. I peduncoli oculari si ritirano, pronti a rispuntare chissà dove.
Rune si rivolge ai compagni, mentre osserva con la coda dell'occhio il guerriero che fatica a rialzarsi: "Attaccare frontalmente come ha fatto Hearst non serve, dobbiamo coglierli di sorpresa!"
Una piastrella bianca si gira a poca distanza ed il monaco non ha esitazione. Veloce come il vento si getta all'attacco schivando i lampi di luce scagliati dall'occhio, poi anziché affondare cambia direzione. Il peduncolo ne segue la corsa continuando a lanciare su di lui raggi luminosi. Rune viene centrato più volte, la luce lo ustiona e lo abbaglia, ma Juan ha così tutto il tempo per avvicinare la base del mostruoso costrutto. Il coloviano afferra con forza il tentacolo e lo passa a fil di lama. Dalla carne slabbrata sgorga un liquido nero e denso dall'odore pestilenziale. La protuberanza carnosa si dimena con forza, e Juan sa di non poter resistere a lungo. Fortunatamente l'intervento di Batuffolo è provvidenziale. La pantera balza sul peduncolo stritolandone la parte terminale con artigli e morso, permettendo a Juan di recidere completamente la base.
Gimble evoca dei ragni, creando un diversivo che permette ad Isabel di colpire con lo scettro di Carnegie l'occhio nero in grado di emettere raggi di oscurità. La chierica usa il potere dell'elettrocuzione per assicurarsi di distruggere l'avversario, cosa di cui ha certezza quando la piastrella sulla sommità del peduncolo percorso dalla scossa elettrica esplode.
Bovak attende invece il momento buono per uscire allo scoperto, uno dei peduncoli lo tiene sotto tiro. Il druido sa di avere poco tempo prima che quello cambi posizione vanificando il suo riparo sotto le scale. Si concentra e lancia su di sè un incantesimo, quindi scatta sciabola alla mano. L'immediata risposta dell'occhio azzurrino è un raggio di gelo magico, che s'infrange tuttavia sulla resistenza al freddo appena evocata dal nano. L'occhio insiste nel tentativo di congelarlo in un blocco di ghiaccio e fermare la sua corsa, ma Bovak non rallenta nemmeno per un istante, e prima che il tentacolo possa ritirarsi la Mezzaluna del Deserto lo falcia di netto.
"Tre sono andati!" esulta Gimble spostandosi di riparo in riparo. "Isabel! Hearst è in pericolo!"
Il guerriero frastornato al centro della sala è in balia degli attacchi attacchi elementali dei restanti cinque occhi. La chierica si fionda verso di lui, mentre i compagni attaccano obbligando i peduncoli a ritirarsi nel pavimento, non senza incorrere tuttavia in dolorose ustioni elementali.
Isabel si frappone appena in tempo tra il guerriero ed il bulbo rosso usando il suo scudo per bloccare un getto di fuoco, mentre con l'altra mano invoca la grazia di Erevos per guarire le ferite del compagno.
Il tocco della chierica permette ad Hearst di scrollarsi di dosso il dolore. Afferra lo spadone e spingendo al massimo sui muscoli si proietta in avanti oltre la chierica. Il tentacolo è vicino e se agisce velocemente non riuscirà a ritirarsi. Usando il suo stesso slancio allunga l'arma come fosse una lancia infilzandola nella protuberanza carnosa. La lama la trapassa, Hearst spinge finché la punta della spada tocca terra dall'altro lato, offrendogli una leva per riprendere l'equilibrio dopo l'affondo. L'occhio si dibatte mentre sulla lama sgorga l'icore nero, il tentacolo si ritrae d'istinto verso il basso, ma il guerriero tiene ben salda l'arma facendo sì che lo stesso movimento del nemico apra un ampio squarcio per parte della sua lunghezza. Infine con uno strappo laterale Hearst estrae la spada recidendo per metà la base, lasciando che il tentacolo si pieghi e si laceri sotto il suo stesso peso.
Nel frattempo Rune si offre come diversivo grazie alla sua velocità schivando i raggi di cinetici e sonori con acrobazie e capriole, permettendo a Juan di scivolare furtivamente sulle balconate e colpire ed eliminare con precisione i bulbi oculari a suon di frecce.
Allo stesso modo Bovak usa Batuffolo per avere il tempo di evocare con la magia druidica una sfera infuocata con cui incenerisce l'occhio intento a bersagliare la pantera con scariche elettriche.
L'ultimo peduncolo si ritira tornando ad essere una comune piastrella verde, scomparendo per alcuni lunghi istanti. Gli avventurieri stanno in guardia, nulla sembra muoversi.
"State attenti, non credo che abbia desistito" dice Gimble.
La sua affermazione trova presto conferma quando l'occhio si manifesta proprio di fronte alla balaustra dove è riparato Juan, estendendosi per tutta la sua altezza. Il coloviano prova un colpo a bruciapelo, ma si sbilancia e manca malamente il bersaglio finendo schiena a terra. Un raggio acido lo investe di striscio mentre si rotola lateralmente, ma l'occhio lo segue e presto il liquido al vetriolo lo colpirà corrodendo le sue carni.
Poi, all'improvviso, un lampo accecante esplode sul nemico, obbligando Juan a proteggersi la vista. Quando riesce a vedere di nuovo, il peduncolo si agita consumato da fiamme bianche. Giù nella sala, Isabel tiene alto il simbolo di Erevos, ancora avvolto in una luce incandescente.

mercoledì 3 dicembre 2014

439 - LOGICA

"Maledizione!"
Hearst grugnisce di rabbia facendo volare la piastra di Mog al centro della sala della genesi per il nervosismo.
"Ho già provato tutte le combinazioni e nessuna apre questa dannata porta! Forse hai sbagliato monaco, forse non sono queste le quattro piastre da prendere..."
"Non credo Hearst" lo interrompe Gimble con un ghigno preoccupato che gli storge la bocca. "Non hai provato tutte le combinazioni."
Hearst sta per contraddirlo, ma lo gnomo compie un esplicativo gesto di rotazione con la mano.
"Gimble ha ragione" conferma Bovak. "Ogni piastra può essere inserita diritta, ma anche ruotata di un ottavo di giro, di un quarto di giro e così via. Questo rende però le combinazioni possibili un'infinità, non ce la faremo mai a provarle tutte!"
Juan si avvicina ai fori e alle piastre ancora inserite. Le sfila e le rinfila esaminadole con attenzione.
"Cosa suggerisci?" chiede Rune rivolgendosi al nano.
"Potrei evocare un thoqqua, un verme elementale in grado di scavare la pietra" risponde il druido. "Tuttavia devo riposare e ricongiungermi alle forze elementali della natura prima di poter avere accesso a questo incantesimo."
Isabel scuote la testa: "Ci vuole troppo tempo, e noi non ce l'abbiamo. Rischiamo di trovarci Rakoud addosso prima del tuo risveglio, Bovak. Dobbiamo trovare un'altro modo..."
"Qualcuno ha ancora un po' di Richiamo della Notte?" chiede Juan di soprassalto.
Isabel lo guarda stupita: "Ti sembra il momento?"
"Fidati" si limita a dire il coloviano.
"Io ne ho ancora un po'..."
Hearst porge le foglie bluastre a Juan che le mastica. In pochi minuti la luce delle torce si fa splendente, quasi accecante ed ogni fruscio diventa un boato.
"Ma certo! Geniale Juan!" esclama Gimble. "Il Richiamo della Notte amplifica i sensi! Se la porta è attivata da un meccanismo ora sarai in grado di udire o notare ogni impercettibile differenza quando s'inserisce la piastra in maniera giusta o sbagliata!"
Il coloviano annuisce invitando Rune a infilare la prima piastra a portata di mano, quella di Eblis, cominciando dalla serie di fori in alto a sinistra e ruotando via via di un ottavo di giro l'ottagono metallico.
Juan ascolta ad occhi stretti mentre i compagni mantengono il più completo silenzio. Dopo cinque ottavi di giro, un *clic* talmente lieve da essere quasi impercettibile persino con l'aiuto della droga dei kinnin lo fa esultare.
"Ecco fermo! Fermo così! Prendi un'altra piastra e continuiamo!"
Rune esegue, tre quarti di giro per Valmar, e la posizione dritta tal quale per Yamantia. Uno scatto appena udibile conferma a Juan che sono sulla strada giusta.
"Manca solo Mog ora" dice Gimble, consegnando la piastra fatta volare da Hearst nelle mani del monaco. "Tre ottavi di giro."
Rune aggrotta le ciglia, ma senza chiedere va a colpo sicuro secondo l'indicazione dello gnomo. Appena la piastra è in posizione un rumore di meccanismi conferma che la porta segreta è stata sbloccata.
"Come lo sapevi?" chiede Isabel curiosa.
"Col senno di poi è semplice. Ogni piastra è ruotata di un ottavo di giro per ogni lettera che compone il nome del Demone inciso su di essa."
"C'era una logica dunque..."
Il pensiero di Gimble si sofferma sull'assurda estensione e complessità del disegno che stanno lentamente rivelando man mano che i pezzi vanno al loro posto. Il frutto di una metodica pianificazione di tante trame che corrono in parallelo. Poteva essere Ekelorn la mente di tutto ciò? O può esserlo Rakoud, o Zaran?
"Già. Tutto qui sembra avere la sua strana, perversa logica..."