martedì 26 aprile 2011

228 - IL SAPORE DELLA FUGA

L'improvviso rumore di pesanti passi metallici materializza le preoccupazioni di Gilead. L'elfo, alla guida dei compagni nell'intrico di corridoi del labirinto dell'Inevitabile, cerca di capire. Si avvicinano? Oppure si dirigono verso eventuali inseguitori che si sono avventurati nel pericoloso dedalo?
Gilead rallenta il passo svelto: non può rischiare di finire dritto nelle braccia del gigante di ferro. Fa cenno ai compagni di rallentare, si sporge all'incrocio con un corridoio perpendicolare a quello che stanno percorrendo. E con sommo terrore, vede il golem avanzare.
"Via! Correte!" urla, scattando in una fuga a perdifiato.
L'Inevitabile avanza veloce e letale. Mentre Isabel e Juan attraversano l'incrocio la gigantesca mano del costrutto si schianta sulla parete opposta nel tentativo di schiacciarli come mosche. Il sotterraneo trema. La sacerdotessa evita per un pelo una morte orribile, mentre Juan usa il braccio stesso del mostro per lanciarsi in un balzo degno di un acrobata. Grolac scivola invertendo la sua marcia, con la via bloccata dal corpo del golem, restando separato dal resto del gruppo.
Gilead si fionda nella prima strettoia che trova per riprendere fiato, seguito da Isabel e Juan. L'Inevitabile raggiunge l'imboccatura del passaggio, ma a differenza delle altre occasioni non ferma la sua marcia, tornando sui suoi passi.
"Merda! Grolac..." impreca Gilead.
I passi metallici si allontanano rapidi, seguiti poco dopo da urla strazianti.
"Qualche pazzo ha voluto rischiare un inseguimento, senza conoscere minimamente il labirinto. Meglio, un diversivo per noi e per il nano, vedrete che se la caverà! Ora andiamo!" afferma cinico Juan.
Gli avventurieri escono circospetti dal loro nascondiglio, mentre le urla si susseguono in lontananza. Gilead cerca di orientarsi, ma la fuga gli ha reso il compito difficile. Il gruppo procede seguendo una direzione istintiva, fino a quando dopo alcune svolte una voce fa capolino dall'oscurità di un passaggio stretto.
"Pssst! Dì qua!" bisbiglia Grolac. "Se aspetto che mi ritrovi tu, elfo... e meno male che sei l'esploratore del gruppo!"
Gilead, punto sul vivo, risponde alla provocazione: "La mia abilità mi consente di orientarmi perfettamente in superficie, qua sotto... qua sotto solo i topi di fogna trovano facilmente la via..."
"Smettetela voi due! Non è il momento!" interviene Isabel con aria di rimprovero. "Grolac, fai strada."

"Allontanati" ordina minaccioso Hearst.
Il barbuto indietreggia tremante. In un impeto di coraggio accenna una timida protesta, ricordando allo gnomo la sua promessa, ma un'occhiata torva del guerriero lo zittisce.
"Statemi vicini" sussurra Gimble rivolto ai due compagni. "Lancerò un incantesimo di luci danzanti attorno a noi, fingendo che si tratti di una barriera protettiva: non credo che qui sotto ci siano grandi esperti di magia, difficilmente riconosceranno il trucco. Se siamo fortunati dopo l'avvertimento di Hearst questo dovrebbe bastare a tenere i prigionieri lontani mentre attraversiamo le loro sale."
Lo stratagemma di Gimble pare avere successo: gli avventurieri sfilano nelle stanze con il Cubo tra le mani di Rune, senza che nessuno osi avvicinarsi. Le quattro sfere luminose che roteano attorno ai tre e le occhiate minacciose di Hearst sono deterrenti efficaci.
I nostri eroi imboccano il ponte, quindi la via del ritorno al rifugio di Taleryn.
Gimble assapora la fuga: ormai manca poco, pochissimo. E appena fuori di qua, farà sputare a quel dannato nano tutto ciò che sa di sua sorella.

lunedì 18 aprile 2011

227 - UN AVVERTIMENTO PER TUTTI

Rune si rialza a fatica. Le escoriazioni bruciano come lame roventi, ma non saranno certo quelle a fermarlo. Le urla di Gimble attirano la sua attenzione, come anche quella di Hearst. Lo gnomo e gli altri compagni corrono lungo la scogliera, in direzione della caverna che si apre dal lato opposto alle sale dei prigionieri; quella che porta al labirinto dell'Inevitabile.
Diversi prigionieri osservano interessati l'evolversi della situazione, alcuni seguono il gruppo. Cominciano a intuire qualcosa, sperano di approfittare della situazione. Potrebbero diventare pericolosi. Tuttavia Rune sorride, Gimble aveva visto giusto: nessuno di loro si azzarderà a inseguirli nel labirinto. "Hearst, moviamoci!"
Il guerriero guarda minaccioso il prigioniero di cui tiene ancora stretta la caviglia, quindi gli ordina con fare intimidatorio di continuare a salire.
"Co... cosa?!" protesta l'individuo strabuzzando gli occhi.
"Non mi sono spiegato?" ribatte spazientito Hearst, strattonandogli la caviglia. "Allora non mi lasci scelta!"
"No! No! No! Ti prego no! Farò come dici!"
Il prigioniero riprende a scalare guardando preoccupato il guerriero sotto di lui.
"Ecco, bravo, continua così..." lo esorta Hearst mentre raggiunge il monaco.
Nel frattempo Gimble e i compagni raggiungono l'uscita verso il labirinto: "Andate!" li esorta lo gnomo.
Gilead guarda preoccupato due prigionieri che stanno sopraggiungendo: non hanno staccato gli occhi dal gruppo un solo istante da quando Rune ha afferrato il Cubo. L'elfo fa un cenno a Gimble per indicarli.
"Me la caverò" afferma sicuro lo gnomo. "Voi andate avanti, dite a Taleryn di prepararsi!"
Mentre i compagni si allontanano nei corridoi del labirinto, Gimble evoca una seconda focena vicino all'isolotto permettendo a Hearst e Rune di aggrapparsi.
Appena termina il suo incantesimo, una mano gli afferra la spalla, obbligandolo a girarsi verso il viso barbuto di uno dei due prigionieri, piegato su di lui.
Il fiato marcio dell'uomo lo investe mentre gli parla: "Piccoletto, io l'ho capito! Tu *sai* come uscire di qui! Vero? Vero? Dicci come! Diccelo!"
Gimble trattiene un conato di vomito, lasciando che il prigioniero lo strattoni un poco. La mente dello gnomo pensa veloce: gli basta prendere un po' di tempo.
"Sì che lo so, e il fatto che tu l'abbia capito dimostra che sei molto più scaltro degli altri" risponde il bardo con fare lusinghiero.
"Lo sapevo! Lo sapevo!" sbraita il tipo, indirizzando parole e sputi verso il suo compagno mentre mantiene salda la presa sulla spalla di Gimble. "Ora ce lo dirai! Vero?"
"Certo!" afferma senza scomporsi lo gnomo. "Posso garantirvi due posti per fuggire, ma dovete aiutarmi, difendermi dagli altri prigionieri, fino a quando i miei compagni col Cubo saranno arrivati!"
Gli occhi del barbuto brillano folli: "Hai sentito, Lucio? Hai sentito?" ripete ossessivamente al secondo individuo.
I pochi secondi guadagnati dal raggiro di Gimble permettono a Rune e Hearst di arrivare alla scogliera. Salite le rocce, il compagno del barbuto non esita a infrangere i patti, avventandosi verso Rune per sottrargli il Cubo.
Hearst se l'aspettava: il guerriero placca il prigioniero prima che possa avvicinarsi al monaco, poi, una volta a terra, gli spacca il cranio con l'ascia di pietra.
Il barbuto guarda raggelato la scena, i prigionieri che si stavano avvicinando si fermano come paralizzati.
Un avvertimento per tutti.

martedì 12 aprile 2011

226 - LA SCALATA

Gimble e Rune si scambiano uno sguardo d'intesa, pronti a mettere in pratica il piano pensato nei lunghi giorni di prigionia. Mentre il monaco si tuffa dalla scogliera, lo gnomo recita una filastrocca magica che fa ribollire le acque vicino a Rune. In men che non si dica il dorso scuro di una focena fa capolino dal pelo dell'acqua, girando in tondo attorno al monaco.
Rune non si fa pregare e afferra con forza il corpo del cetaceo, il quale con poche pinnate trascina il monaco in prossimità dell'isolotto centrale. La velocità del mammifero acquatico non è nemmeno paragonabile a quelle degli altri prigionieri o dei lacedon.
In pochi secondi Rune balza verso la torre dei cubi, afferrando i blocchi di pietra con mani sicure. L'agilità del monaco nell'arrampicata non ha eguali, e presto anche Hearst viene superato. Tuttavia, il primo scalatore ha un vantaggio troppo elevato e nonostante gli sforzi dei suoi inseguitori, pare non avere avversari.
Nel frattempo anche Gilead, Isabel, Grolac e Juan fanno il loro ingresso nella grotta, sbucando dal cunicolo che conduce alle sale dei prigionieri. Il loro intento secondo il piano di Gimble doveva essere quello di passare sul ponte e attraversare le sale, in modo da ostacolare nuovi avversari provenienti da quello sbocco sulla caverna del lago. Dopo una rapida occhiata è evidente però che coloro che si tuffano adesso sono l'ultimo dei problemi.
Gilead non si perde d'animo e afferra una pietra, scagliandola verso il primo degli scalatori. Il suo gesto viene subito imitato dai compagni, mentre Gimble fa in modo che la focena evocata ostacoli i nuotatori per il tempo che rimane prima che la magia si esaurisca, mentre si sposta lungo la scogliera per raggiungere i compagni.
I prigionieri guardano con sospetto l'elfo e gli altri che agiscono di concerto, ma nessuno di essi osa intromettersi.
I sassi rimbalzano sui cubi di pietra frantumandosi, mancando il bersaglio. Il prigioniero guarda nervosamente verso il basso. Il monaco si arrampica come una scimmia, e ha già superato Hearst e il secondo inseguitore. Anche il guerriero sta recuperando terreno.
Il prigioniero si sposta lateralmente, tentando di uscire dalla visuale dei tiratori, permettendo a Rune di guadagnare metri preziosi... gli manca così poco, ma quel poco distacco pare incolmabile, solo un miracolo potrebbe...
All'improvviso le dita del prigioniero scivolano sulla pietra liscia, l'uomo si agita, si sente il fiato sul collo, tenta di recuperare la presa, maldestramente, spezzandosi le unghie; il piede d'appoggio scivola, un sasso si frantuma a pochi centimetri da lui, si spaventa, si sbilancia. L'unica cosa che riesce a fare, è urlare.
Rune ne osserva il corpo precipitare e schiantarsi sulle rocce dell'isolotto prima di scivolare in acqua.
Ora tra lui e il Cubo non ci sono ostacoli. Il monaco scala gli ultimi blocchi con rapida maestria, guadagnando la sommità della Torre. Il secondo inseguitore, pochi metri sopra Hearst, si ferma rassegnato.
Rune afferra il Cubo levitante, senza attivarlo. Ora non c'è tempo da perdere: presto i prigionieri capiranno che non è sua intenzione teletrasportarsi, e faranno di tutto per sottrarglielo. La discesa scalando è impensabile, troppo lenta. Un tuffo nelle acque troppo rischioso a causa dei lacedon.
Il monaco si concentra, avvicinandosi al bordo, volgendo le spalle al vuoto. E con un piccolo passo all'indietro si lascia cadere.
Ciò che accade negli istanti seguenti è fulmineo e sorprendente: con una freddezza e rapidità incredibili Rune appoggia di continuo i piedi e la mano libera contro i blocchi di roccia che compongono la parete della Torre, sfruttandola per darsi delle spinte verso l'alto e rallentare la caduta. Ciò nonostante, quando tocca terra con una capriola, l'impatto è tutto fuorché morbido. Rune rotola sulle rocce, proteggendo il Cubo col suo stesso corpo, fermandosi esanime a pochi centimetri dall'acqua.
Il diretto inseguitore, che osservava la scena a bocca aperta, si appresta a scendere verso il monaco, sicuro della sua morte, sicuro che il fato gli sta concedendo un'ultima possibilità. Ma una mano forte sotto di lui gli afferra la caviglia, minacciando di strattonarlo e gettarlo nel vuoto.
Lo sguardo di Hearst precede le sue parole: "Non provarci nemmeno..."

venerdì 8 aprile 2011

225 - I MORTI DEL LAGO

Il contatto con l'acqua gelida. Il cuore che batte all'impazzata. La paura, improvvisa.
L'agitazione impedisce a Hearst nuotare veloce come dovrebbe. Un prigioniero l'affianca nell'acqua.
Il guerriero lo afferra, deve ostacolarlo. Ma le sue mosse sono confuse, impacciate, dettate dall'istinto. Hearst affonda, il suo avversario lotta, lo tiene sott'acqua. Beve.
Una mano fredda e ossuta gli cinge la caviglia. Occhi gonfi e vitrei osservano il guerriero dall'abisso mentre l'aria viene a mancare, lo chiamano verso la sua tomba nell'oscurità. Si sente tirare verso il basso, mentre il terrore lo scuote.
Hearst si agita con violenza scalciando con tutte le sue forze. L'artiglio dell'affogato perde la sua presa. Il guerriero cerca di riguadagnare la superficie: il suo avversario umano non lo forza più sott'acqua, ma sta già nuotando rapido verso la meta.
Quando Hearst riemerge gli sembra di dover inspirare tutta l'aria del mondo. I polmoni gli dolorano, tossisce, ma non deve perdere altro tempo. Le mani sotto di lui lo inseguono, il primo dei suoi avversari sta approdando all'isolotto della Torre dei Cubi.
Con grandi bracciate Hearst cerca di recuperare, puntando dritto all'obiettivo. Non deve fermarsi. Non deve pensare. Se è tempo di morire, così sia.
Hearst pensa solo a nuotare: non può, non vuole accorgersi che il suo avversario di poc'anzi viene trascinato nelle profondità dalle braccia dei morti affogati. La torre è così vicina...
Le dita di Hearst afferrano la roccia dura dell'isolotto centrale, i suoi bicipiti si contraggono per sollevarlo dall'acqua, ma all'ultimo istante, il lago lo reclama. Un artiglio verdognolo lo afferra al polpaccio, facendolo sanguinare.
Il guerriero cerca rapido l'ascia di pietra del capo dei cannibali che s'era legato alla cintura e la schianta con violenza sulle carni gonfie del lacedon. Il colpo s'infrange contro le ossa del gomito del non morto, spezzandole e piegando l'articolazione al contrario, annullando la forza della presa.
La Torre dei Cubi è davanti lui, ma i suoi avversari sono in netto vantaggio. Un primo prigioniero dalla muscolatura nervosa è già quasi a metà della scalata, mentre un altro individuo ha da poco iniziato la salita.
"HEARST!!!" l'urlo dalla scogliera alla sua sinistra lo distrae per un istante. Il suo sguardo incrocia quello di Gimble, che assieme a Rune s'affaccia dall'entrata laterale della grotta.
Poco importa. Se vorranno collaborare, bene. Hearst è comunque qui per vincere.

lunedì 4 aprile 2011

224 - IL RITORNO DEL CUBO

Il ritorno del Cubo scuote il sotterraneo con un boato.
Gilead apre gli occhi riprendendosi dal suo riposo senza sonno. L'elfo scatta in piedi, allertando i compagni. Ancora una volta il Cubo li ha colti di sorpresa, di alcuni giorni. Impossibile capire se davvero è comparso in anticipato, o se il calcolo del tempo da parte di Taleryn era inesatto.
"Svelti! Non c'è un minuto da perdere!" urla Gilead esortando i compagni. Le speranze di farcela anche questa volta sono minime.
Taleryn si precipita con affanno verso il corno dell'Inevitabile e i cristalli: "Presto, correte! Preparerò l'amplificatore magico per il vostro ritorno!"

Hearst si fa strada strattonando chiunque si frapponga tra lui e la scogliera. Sono molti giorni che il guerriero aspetta questo momento, dopo aver abbandonato il rifugio di Taleryn. La permanenza nelle stanze dei prigionieri è stata snervante, ma non ha fatto altro che rafforzare la sua determinazione: prenderà il Cubo.
Hearst spinge via l'ennesimo ostacolo. Aveva volutamente evitato di sostare nella stanza più vicina alla Torre dei Cubi, quella precedentemente occupata dal negro: gli sarebbe costato diverse risse anzitempo. Ora invece si tratta solo di spintonare e recuperare uno svantaggio minimo rispetto ai primi che si sono già tuffati, sempre che non ci pensino i morti affogati a fermarli.
Già, i lacedon. Il pensiero di quei mostri fa rabbrividire Hearst. Li immagina imprigionati nel freddo delle acque sotterranee, coi loro occhi vitrei, in attesa delle prossime vittime su cui scaricare la frustrazione del loro fallimento. Immagina Pequeño tra loro. Immagina che potrebbe essere quello il suo destino, e la cosa lo angoscia, ma non è il momento di pensarci.
Con un balzo dalle rocce, Hearst si tuffa.