venerdì 30 ottobre 2009

129 - INCONTRO FORTUNATO

"Preso!" Gilead afferra il ragazzino per una spalla, trascinandolo oltre l'angolo del piccolo vicolo in cui si trova. Gimble osserva la strada per accertarsi che nessuno abbia notato alcunchè. I passi pesanti di alcuni armigeri si avvicinano cadenzati, nello stanco incedere della ronda.
"Lasciatemi! Non vi ho fatto niente! Lasciatemi!"
"Fallo tacere Gilead, arrivano delle guardie!"
L'elfo porta la mano sulla bocca del ragazzo, senza mollare la presa. Il giovane tenta di divincolarsi con tutte le sue forze, e d'improvviso riesce a mordere con forza l'indice di Gilead.
"Oooouch! Malediz..."
"Aiut... mmm... mmm"
Notando che la situazione va complicandosi, Gimble afferra da una tasca un petalo di rosa, e stropicciandolo bisbiglia una strana rima. I tentativi di liberarsi del ragazzo si spengono, mentre un sonno magico s'impadronisce di lui.

L'aver trovato Jil, il ragazzo che per primo aveva adescato gli avventurieri nella trappola delle Lacrime Rosse, è stato un gran colpo di fortuna. E' passata una settimana dall'incontro con Jeros. Gimble si è dannato, girando in lungo e in largo, per ottenere informazioni sul nascondiglio di Kade, ma senza tangibili risultati. Ogni tentativo di strappare qualche dettaglio dagli omertosi abitanti delle zone più malfamate della città, senza esporsi troppo con domande esplicite, si è rivelato inutile.
"Puoi svegliarlo" sussurra Gimble, guardando il giovane disteso a terra nel vicolo.
Gilead fa riprendere conoscenza a Jil con un paio di schiaffi. Il ragazzo non realizza immediatamente, salvo poi avere uno scatto terrorizzato quando ricorda cosa sta accadendo. Gilead lo minaccia con la spada corta. Jil guarda la punta aguzza, tremante.
"Siamo sopravvissuti quella notte, visto?" gli fa notare sarcastico Gimble. Lo gnomo si avvicina.
"Ora Jil, ci dirai dove si trova la tana di Kade, se non vuoi che ci vendichiamo del brutto tiro che ci hai tirato..."
Jil deglutisce, guardando teso Gimble con la coda dell'occhio, mentre il suo pomo d'adamo sfiora la lama dell'elfo.
"Sì... sì... ve lo dirò... ma non fatemi del male!"

giovedì 22 ottobre 2009

128 - TEMPO DI CHIARIMENTI

E' tarda notte quando Hearst rientra alla Stella del Sud. I compagni lo guardano in silenzio, mentre avanza con lo sguardo basso. La taverna è deserta, ed anche l'oste s'è già andato a coricare.
"Dove sei stato?" chiede Isabel.
Tutti sanno in realtà dov'era. Gimble, realizzando quanto il suo consiglio involontario aveva probabilmente influito sulle scelte di Hearst, aveva da poco terminato di riferire delle confidenze notturne del guerriero ai compagni.
Hearst inizialmente non risponde. Poi di scatto lo fa, scontroso, come volesse nascondersi dietro la durezza verbale: "Non sono affari vostri!"
"Sì che lo sono!" Rune muove qualche passo verso Hearst. Il guerriero corruga la fronte e stringe gli occhi, in segno di sfida. "Hai fatto ammazzare un uomo, un sacerdote, per giunta. Se ciò che fai non fossero affari nostri, ti avremmo già consegnato alla Guardia cittadina, e probabilmente avresti passato la sera in cella anziché andarti a sollazzare nei bordelli."
Hearst viene punto sul vivo. La sua reazione è violenta e impulsiva.
"E perché non lo fate allora, eh? Liberatevi di me! Accusatemi anche di aver ucciso Meis e siamo a posto!"
"Non è questo il punto, Hearst" la voce di Isabel è decisa. "Hai sbagliato, e una persona è morta a causa tua. Solo tu sai nel profondo del tuo animo perché hai fatto questa scelta. Solo tu ne conosci i reali motivi. Tuttavia essa è stata dettata solo dalle tue pulsioni, Hearst. Sei corso dietro alle tue infatuazioni, senza pensare. Hai creduto che il tuo cuore tracciasse la strada giusta, senza razionalità, senza sapere, senza conoscere!"
Hearst prova a dire qualcosa, poi rimane in silenzio. Poi bisbiglia: "Ero innamorato..."
"Hearst, cresci! I sentimenti, quelli veri, non nascono e muoiono nell'arco di una notte. La fiducia è qualcosa che si conquista con sacrificio, non si svende. Tu hai *creduto* di essere innamorato, hai *voluto* dare fiducia a chi ti ha ingannato con delle moine. Hai scelto la strada facile per appagare la tua voglia di essere amato. Ma soprattutto *non hai voluto* sapere!"
Le parole sgorgano come un fiume in piena, mentre Hearst la guarda con gli occhi sgranati, sorpreso ma impassibile, come un adolescente che con prepotenza fronteggia i rimproveri.
"Io passo la mia esistenza a imparare, a conoscere, a sapere! Solo la conoscenza ti aiuta fare scelte oculate, e nonostante ciò non è mai abbastanza!"
"Basta Isabel..." Gilead afferra la sacerdotessa per le spalle per calmarla, notando l'arrossamento dei suoi occhi. L'elfo lancia un'occhiataccia a Hearst. "Credo sia meglio per tutti andare a dormire..."
I compagni annuiscono.
Hearst si volta senza dire nulla, senza guardare nessuno, muovendo i suoi passi verso le scale che portano alle camere. Poi di scatto tira un calcio violento a uno sgabello, facendolo rotolare nella sala.
Un senso di liberazione accompagna la stanchezza che pervade i nostri eroi.

martedì 20 ottobre 2009

127 - GELIDA PASSIONE

"Sei tornato..."
Hearst entra, senza dire una parola. La Casa che non c'è, nel buio della sera, riacquista il suo fascino malizioso e accogliente, nascondendo dietro i drappi rossi nell'atrio il salotto che accoglie i suoi discreti frequentatori.
Occhi Blu sale le scale, sinuosa.
"Milady... è qui" bisbiglia delicata, entrando nella camera della Matrona.
"Sapevo che saresti tornato". Lady Notte siede su una poltrona di ricchi velluti, con le gambe incrociate. Indossa un abito nero, leggero, che non nasconde le sue forme.
Un profumo inebriante riempie la camera, illuminata solo dalla luce di molte candele. Petali di rosa sono sparsi sul baldacchino, per l'occasione.
Occhi Blu volge le spalle a Hearst, e fa scivolare le spalline del suo abito azzurro. Il vestito scivola lungo i fianchi, e cade, rivelando il corpo nudo e perfetto.
Hearst guarda freddo l'oggetto del suo desiderio muovere alcuni passi verso la sedia della Matrona, la quale sorride, con il suo sguardo ammaliante posato sul guerriero.
Non una parola.
Lady notte lascia che Occhi Blu le accarezzi le spalle, mentre le sue dita affusolate scostano la stoffa nera scoprendole i seni, su cui si posa il suo tocco delicato.
Hearst si sfila la maglia, rivelando i suoi muscoli possenti. Poi si slaccia la cintura. Il suo sguardo non si distoglie mai dalle due donne. Il suo volto sempre duro. La delusione tramutata in fredda disillusione. E' stato oggetto, ora loro saranno oggetti. Avrà il suo premio.
Lady notte si alza, lasciando che le sue vesti cadano. Con movimenti carichi di sensualità si adagia sul letto, raggiunta immediatamente da Occhi Blu, che con il suo corpo s'avvinghia mentre le loro labbra si scambiano baci saffici.
Quando Hearst si avvicina, e le accarezza, un brivido corre rapido lungo la schiena del guerriero. Lo stupore e la preoccupazione si dipingono sul suo volto, lasciandolo di sasso mentre realizza che il corpo della Matrona è gelido come il ghiaccio.
In un istante Hearst intuisce. Gli occhi di lei non si staccano dai suoi, così come quel suo sorriso malizioso. Il guerriero dissimula tranquillità, cercando di non far trasparire la sua inquietudine.
Non una parola.
Lady Notte arretra tra le lenzuola profumate, mentre Occhi Blu eccita il ventre di Hearst. Poi si volta, ed il guerriero la possiede da dietro, mentre i suoi baci, nascosti oltre i capelli biondi, si spingono nelle zone più intime del corpo della sua Matrona.
Milady tuttavia sembra non godere alle attenzioni della fanciulla: mentre Occhi Blu si prodiga per darle piacere, lei guarda fisso negli occhi Hearst, e sorride maliziosa.
Hearst conclude in fretta, quindi si riveste. Non se la sente di andare oltre con la ricompensa, non se la sente di esplorare quel corpo gelido.
"Te ne vai già..." bisbiglia suadente Lady Notte. "Posso assicurarti che i miei baci possono darti molto più piacere di quanto tu abbia mai provato. Non devi temere, non devi giudicare in fretta. Si teme solo ciò che non si conosce. Il pregiudizio porta a conclusioni errate: l'hai imparato con Patrick. Il suo rispettabile status nascondeva un uomo meschino."
Hearst cerca di stare tranquillo, ma dentro di sé è in subbuglio. La paura non lo fa pensare, vuole solo andarsene... chi è... anzi *cos'è* questa donna?
Il guerriero si congeda frettolosamente, avviandosi all'uscita.
"Hearst."
La voce di Lady Notte lo ferma. E' così carica di sincerità...
"Hearst, giovane guerriero... ricordalo sempre... il bene e il male non si giudicano in base alle etichette."

venerdì 16 ottobre 2009

126 - NUOVI PIANI

E' un pomeriggio afoso, in cui un sole malato e caldo sembra volersi allineare all'aria pesante che si respira a Salamanca. I venti Anteliesi, che normalmente dovrebbero crescere d'intensità con l'avvicinarsi della stagione umida, sembrano aver abbandonato le Isole.
Gilead, Isabel e Rune camminano nei cortili della caserma delle Guardie di Salamanca. E' stata una fortuna che la mattina, nella piazza, il Monsignore li abbia visti. Nonostante i recenti dissapori, pare che il prelato abbia messo davanti la ragion di stato. Inoltre, sia a Correia che all'ufficiale che era con lui, Jeros, era nota la reputazione dei nostri eroi per il grande aiuto fornito nella missione di Pinàr del Rio.
Proprio per questo, vista la stima di Salamanca per gli avventurieri, si approntano ora a incontrare Jeros.
L'ufficiale, uno dei più fidati alleati di Meis, li accoglie in una sala austera. Jeros è giovane, e benché abbia la stoffa per comandare, è inesperto. La sua nomina temporanea da parte di Correia serve coprire il ruolo fino al rientro di Garzes da Pinàr: sarà lui il nuovo Capitano della Guardia di Salamanca.
Rune va subito al sodo, chiedendo come possono muoversi, cosa possono fare per aiutare Salamanca in questo momento difficile.
Jeros annuisce. Egli è consapevole che per sgominare le Lacrime Rosse serve un colpo al loro cuore. Le guardie, proprio per la loro funzione, non riescono ad ottenere le informazioni e a muoversi con la rapidità tipiche degli avventurieri.
"Cosa intendi?" chiede Rune.
"Voglio dire che al momento la cosa più importante è scoprire dove si trova il covo di Kade. Sappiamo tutti che è nei Cortili del Pozzo, ma se li passassimo a setaccio, non ne caveremmo nulla, perché sicuramente avrebbe tutto il tempo per fuggire dal suo nascondiglio.
Ciò che serve è un'azione mirata e rapida, da parte di abili combattenti. Quello che vi sto proponendo è di capire in prima battuta dove esattamente si nasconda Kade, quindi di colpire di sorpresa, supportati da un attacco diversivo della guardia di Salamanca che vi liberi la strada al cuore dell'organizzazione."
Rune dopo un rapido consulto con i compagni, accetta: "Va bene, Jeros. Lavoreremo per il bene di Salamanca."
Jeros sorride, senza nemmeno accorgersi dell'anomala assenza di una richiesta di compenso.

martedì 13 ottobre 2009

125 - HEARST HELMSLEY

Hearst cammina silenzioso nel trambusto delle strade di Salamanca. Totalmente immerso nei suoi pensieri, non si cura del vociare preoccupato dei cittadini, mentre istintivamente muove i suoi passi verso la Stella del Sud.
Quante volte ancora dovrà sentirsi tradito?
Hearst era nato lontano dalle Isole, nel nord del continente. La sua era una famiglia povera, di semplici contadini.
Era piccolo quando venne rapito dai briganti. Lo presero e lo portarono via da casa sua, o almeno così credeva. Lo facevano lavorare sodo, nonostante l'età, minacciando che non gli avrebbero permesso di tornare dai suoi genitori, se non sgobbava al massimo delle sue possibilità. E allora Hearst si prodigava con tutte le sue forze per svolgere i suoi compiti al meglio, sapendo che così avrebbe potuto riabbracciare i suoi cari.
Ma il giovane Hearst non sapeva che la realtà era più crudele di quanto la vita non lo fosse già.
Una sera, vicino al fuoco, i briganti lo schernivano: egli reclamava di aver lavorato il giusto, ed ora dovevano lasciarlo andare, dovevano lasciarlo tornare a casa. Ma loro ridevano, di gusto, con le lacrime agli occhi e le mani sulla pancia.
Hearst ricorda bene le parole che lo gelarono, dette da un tipo sporco e barbuto... ragazzo, sei abbastanza grande per capirlo, non dirmi che non c'eri arrivato! Tu non sei stato *rapito*, tu sei stato *venduto*...
Tradito. Da chi lo aveva messo al mondo.
Il primo vero tradimento della sua vita... seguito da molti altri.
Quante volte ancora dovrà sentirsi tradito? Ancora una volta cercava solo un po' d'amore. Credeva di averlo trovato, aveva fatto di tutto per tenerlo stretto. Come nel suo passato.
Amareggiato, Hearst entra nella taverna deserta.

mercoledì 7 ottobre 2009

124 - SCELTE ED ETICHETTE

Occhi Blu apre raggiante la porta della Casa che non c'è. Il sole del mattino le illumina il volto e gli occhi, che brillano di felicità. Hearst muove i suoi passi all'interno, silenzioso, e si siede su uno scranno.
Quando l'uscio si chiude, l'atrio della casa di piacere torna ad essere illuminato solo dalla fioca luce delle candele. Hearst osserva: questo luogo dove la luce del sole non è mai filtrata attraverso le imposte, che di notte si anima dei profumi suadenti di oli e incensi, e di curve sinuose che si muovono sotto vesti leggere, al mattino esprime la malinconia del suo silenzio, del suo buio, dell'aria viziata. E' come se vivesse e morisse ogni giorno.
"Hearst, gra..."
"Perché diavolo non mi hai detto chi era tuo fratello?!?". La frase secca e decisa di Hearst interrompe le parole di Occhi Blu, la cui espressione si fa timorosa all'esplodere della rabbia del guerriero.
"Perché... perché non me l'hai detto... mi hai ingannato! Mi hai fatto ammazzare un sacerdote della Santa dell'Amore!!!"
Hearst urla, in piedi, stringendo i pugni.
Occhi Blu si difende, con il labbro inferiore che trema dalla paura, e gli occhi lucidi: "Non ti ho ingannato! E' vero era un novizio, ma che importanza aveva rispetto a ciò che era diventato, a quello che faceva e che mi aveva fatto? Hearst, mio fratello era un uomo orribile a dispetto della sua fede!"
Occhi Blu indietreggia verso la scala che porta al piano superiore. Hearst la guarda con occhi di fuoco senza fare un passo, senza proferire parola.
"Hearst non ti ho mentito..." il tono della ragazza è implorante. "Patrick... era diventato crudele... e non era un vero sacerdote: aveva interrotto gli studi quando avevano abbandonato insieme la nostra terra natia per approdare nelle colonie. Tuttavia, era ossessionato dalla sua fede, e quelle conoscenze acquisite e coltivate da solo l'avevano deviato verso un concetto d'amore che era diventato la mia prigione. Lui non riusciva a capire... non tollerava, che la mia libertà fosse qui. Credeva fossi stata soggiogata dalla Matrona. Non accettava la vergogna... ma quale vergogna?!? Quella di decidere della mia vita? Di non approvare la sua idea di amore bigotto?"
"Sono tutte parole che ora non può smentire!" sibila Hearst, muovendo i suoi passi verso la giovane.
"Credimi, ti prego..." sussurra Occhi Blu, indietreggiando sempre di più, salendo a ritroso, scalino dopo scalino. "E' sempre stata una mia scelta... ti sembro forse asservita alla matrona? Ma Patrick non voleva aprire gli occhi. Mi chiamava *schiava di Yamantia*. Io ero diventata il suo Peccato, ciò che gli avrebbe precluso per sempre l'ascesa a Even!"
"...e forse non aveva torto!" incalza tagliente Hearst.
"Non devi crucciarti, giovane guerriero". La voce di Lady Notte è come uno schiaffo al risveglio. Hearst trasalisce, accorgendosi che la lenta salita lungo la scala è terminata nella grande camera della Matrona senza che praticamente se ne rendesse conto.
"Hai fatto la scelta giusta. Perché in tutta questa storia, di scelte si tratta, e null'altro. Le etichette e un simbolo sacro non sono sufficienti a distinguere il bene e il male, ricordalo sempre, mio caro."
Lady Notte fissa Hearst con il suo sguardo misterioso e penetrante: "Patrick era accecato dalla follia, anche se era votato alla Santa dell'Amore. Ma era ancora amore quello che provava per sua sorella? Cos'è l'amore se impone costrizione?"
Hearst guarda la Matrona. Si sente confuso, incapace di rispondere. Perché ha fatto tutto questo?
"Tu non hai sbagliato, giovane guerriero. Hai scelto, basandoti su ciò che ritenevi giusto. Avresti potuto anche informarti e sapere tutto di Patrick, nessuno ti avrebbe fermato. Avresti potuto andare da lui e tradirci, chiedendogli un prezzo più alto per riavere sua sorella. Ma non l'hai fatto. Scegliendo di uccidere hai fatto una scelta. Hai scelto di fidarti."
Hearst prova a ribattere qualcosa, ma le parole si smorzano in gola. Cosa può ribattere del resto?
"Questa è la prima e ultima volta che lavoro per voi" è tutto ciò che riesce a dire. Poi fa per andarsene.
"E hai lavorato bene. Non dimenticare che stanotte avrai diritto alla tua ricompensa..."
Hearst si ferma per un istante, poi si avvia deciso verso l'uscita. Mai come ora, ha sentito il bisogno di stare da solo.

venerdì 2 ottobre 2009

123 - OCCHIO PER OCCHIO...

Il sole del mattino filtra pigro attraverso le imposte della Stella del Sud, assieme al trambusto delle voci nelle strade. Un trambusto preoccupato, intenso, insolito, differente dal consueto schiamazzo dei mercanti di Salamanca.
La notte tormentata dai pensieri non ha facilitato il riposo dei nostri eroi. Al piano inferiore della locanda Benito osserva il viavai, piantato sull'uscio come una sentinella.
Isabel, che precede i compagni, attira l'attenzione dell'oste: "Benito, cosa succede?"
"Oh... buongiorno" dice l'uomo, voltandosi di scatto. "Che succede? Non so di preciso, ma girano voci allarmate. Si dice che il Capitano Meis sia stato ammazzato! Da non credere..." Benito fa una pausa, come se riflettesse: "Ah, sì... la colazione è là sul bancone."
Gli avventurieri danno un'occhiata ai piatti indicati dall'oste, ma nessuno ha fame. Solo Hearst ha sempre fame...
"Ehi! Ma dov'è Hearst?" chiede Juan, accorgendosi dell'assenza del compagno. Il solo nominare Hearst rabbuia gli animi. Nessuno ha avuto il coraggio di parlare della scorsa notte, delle azioni del guerriero, di come sono andate le cose. Ognuno si è trincerato dietro il suo silenzio, quasi facendo finta di niente, incapace di affrontare una questione che rischia di spezzare ogni equilibrio.
"Oste, sai dov'è il nostro energumeno?" incalza Juan voltandosi verso Benito, che nel frattempo era tornato ad osservare lo sciamare di gente all'esterno.
"L'ho visto uscire, sì, ma non ha detto una parola e se n'è andato. Era scuro in volto. Non ha nemmeno voluto la colazione."
Rune scambia uno sguardo d'intesa con i compagni: "Credo sia meglio andare a vedere cosa sta accadendo..."

La calca di curiosi nella piazza sulla sommità della collina, di fronte al palazzo del Governatore Correia, è grande. Tutti cercano di sbirciare oltre il cordone di soldati disposto a cerchio nel bel mezzo del selciato. Occhiate fuggevoli permettono di distinguere la figura del Governatore stesso, e le vesti rosso carminio del Monsignore.
"Buon uomo" chiede Rune ad un tizio qualunque "mi sapete dire cosa succede?"
Il tipo si volta e rivelando una bocca sdentata risponde: "Non so per l'esattezza, ma sembra che il Capitano Meis sia stato ucciso dalle Lacrime Rosse..."
"Rune, avviciniamoci" suggerisce Isabel.
Il monaco fa strada alla sacerdotessa scostando la folla. Avvicinatisi al cordone di guardie, i due si sporgono per vedere meglio, e il sangue si gela loro nelle vene.
Kade, nella sua macabra ironia, ha restituito solo *la testa* di Meis, impalata su una lancia d'argento, in una tetra similitudine con il trattamento che Hearst aveva riservato alle sue Lacrime Rosse un mese addietro.
"Maledetto..." sussurra Isabel.