lunedì 24 marzo 2014

405 - LA FONTE

L'ultimo tratto si rivela duro come previsto, ma il riposo e la scelta di un percorso più lungo ma meno impervio sono stati provvidenziali. Bovak guida i compagni attraverso le nevi, con la pioggia ghiacciata che taglia le guance e i fulmini che si scaricano violenti sulle vette. L'ululato del vento copre ogni altro suono, le intemperie riducono al minimo la visibilità ed ogni passo è un'agonia, ma la meta è vicina. Poco sopra, oltre un avvallamento è possibile scorgere quel bagliore smeraldo visto da lontano.
Con un ultimo sforzo gli avventurieri superano l'ultimo pendio ritrovandosi nella conca che dovrebbe contenere il ghiacciaio.
Il contrasto è improvviso. Il fragore della tempesta tace, e gli avventurieri muovono i loro passi su pascoli verdeggianti, ammirando la primavera di questo luogo. Le cupi nubi del maelstrom ruotano sopra di loro escluse da questa bolla di pace, la pioggia e la grandine non scalfiscono l'invisibile barriera che la protegge. E al centro della vallata dominata dalle guglie ultime delle montagne, sgorga la Fonte.
Bovak si avvicina estasiato al lago cristallino, alimentato da un globo di acqua sospeso senza gravità sulla sommità di una colonna di roccia da cui si spande l'aura smeraldina. Dalla sfera si staccano rivoli d'acqua purissima che percolano lungo le asperità rocciose nella polla sottostante. Una scalinata ricavata nella roccia naturale collega la cima della colonna di pietra alla superficie del laghetto.
Il nano raggiunge per primo assieme a Rune la riva. Dentro di sé prova una grande emozione, percepisce la purezza e la grandiosità dell'elemento acqua che si trova davanti.
Riempie una borraccia da riportare a Ghazeer, osservando le bolle d'aria che fuoriescono placidamente dal collo, e la consegna a Rune.
Bovak non riesce a staccare lo sguardo da quelle acque uniche e sente l'irrefrenabile desiderio di immergersi nel suo elemento. Non avrà una seconda occasione, quindi sotto gli occhi dei compagni si leva la cappa godendo del tepore primaverile con la chiara intenzione di bagnarsi.
All'improvviso tuttavia una risata malefica alle loro spalle li paralizza increduli, richiamando la loro attenzione. Una risata che riconoscerebbero tra mille.

lunedì 17 marzo 2014

404 - LA FURIA DEGLI ELEMENTI

Guidati da Bovak gli avventurieri risalgono il crinale attraversando dapprima una zona boschiva. La pioggia battente non accenna a diminuire creando tra gli alberi vere e proprie colate di fango, mentre sopra le loro teste lampi e tuoni solcano le nere nubi vorticanti.
La scarsa visibilità e il terreno difficile rendono fin da subito complicata la marcia, soprattutto per Isabel, intralciata dalla sua pesante armatura. Gli avventurieri decidono di legarsi tra loro con una corda, mossa che si rivela ben presto provvidenziale per la sacerdotessa, che dopo uno scivolamento rischiava di essere trascinata a valle dalla fanghiglia.
Bovak guida i compagni stringendo i denti, cercando riparo quando la tempesta cresce di intensità e la pioggia diventa grandine. Dopo alcune ore che sembrano giorni, gli alberi si fanno radi e il bosco lascia il posto ad una massicciata. In queste condizioni procedere è una vera impresa e la vetta è ancora lontana, ma non c'è altra scelta. Senza perdersi d'animo i nostri eroi riprendono la scalata.
Risalendo, la massicciata converge verso un costone roccioso a ridosso della parete della montagna, su cui sembra tracciato una sorta di sentiero naturale. Il passaggio è tremendamente stretto, nemmeno la larghezza di un carro, e lo strapiombo su cui si apre senza barriere dà le vertigini.
A queste altitudini, ogni crescendo d'intensità della tempesta è un momento di vero terrore. Preannunciate dall'ululato del vento, dalle nubi vorticanti sconquassate da fulmini e tuoni, le sferzate di acqua e grandine si schiantano violente contro le pareti della montagna, e i nostri eroi altro non possono fare che rannicchiarsi contro le rocce ad occhi chiusi, proteggendosi il capo, sperando che tutto finisca quanto prima. Nessuno di loro aveva mai affrontato una tale furia degli elementi, e persino Bovak, da sempre debitore verso la pioggia, sperimentava ora la paura atavica causata da quell'ambiente ostile.
"Accidenti!" si lamenta Juan al momentaneo calmarsi della tempesta. "Non riesco a pensare ad una situazione peggiore!"
"Ti sbagli..." ribatte Hearst indicando le nubi.
Il dito del guerriero punta a quattro strani rapaci che volteggiano sopra di loro, dal corpo sinuoso piumato di giallo dotato di ben quattro ali, con collo e coda molto lunghi, ed un terribile becco dentato. I mostruosi volati emettono uno stridio echeggiante, prima di tuffarsi in picchiata sulle nuove appetibili prede. 
"Che diavolo sono?!" urla Rune affrettandosi a slegarsi dai compagni per fronteggiare le creature. 
"Non lo so" risponde Isabel, "ma dobbiamo liberarcene alla svelta!" e detto ciò la sacerdotessa punta lo Scettro di Carnegie verso i mostri evocando il potere del fulmine.
Una devastante scarica elettrica scaturisce dall'oggetto magico investendo i nemici, ma l'energia scivola su di loro senza ferirli. Immersi nella tempesta, il fulmine è il loro elemento. 
"E' inutile! Sono immuni!" grida Gimble. "Preparate frecce ed incantesimi!"
I rapaci deviano la picchiata all'ultimo slanciando le code, da cui scaricano archi elettrici, ripagando gli avventurieri con la loro stessa moneta.
Storditi dall'attacco delle creature, i nostri eroi rispondono con le frecce di Hearst e Juan, mentre Rune e Isabel scagliano le incendiarie fiale di fuoco dell'alchimista e Bovak invoca le sue sfere di fiamme magiche.
Alla seconda picchiata le fiamme lambiscono senza scalfire le piume dei nemici. Ancora una volta la loro resistenza agli elementi si dimostra formidabile, mentre scagliano sugli avventurieri i loro raggi elettrici. 
"Anche il fuoco è inutile, non resisteremo a lungo!" constata Bovak. "Stanno tornando! Tirate!"
Le frecce di Hearst e Juan riescono a colpire di striscio le ali di due mostri, ma anche tirare con l'arco è quasi impossibile a causa del vento. Gli altri cercano in qualche maniera di evitare le terribili scariche elettriche. 
"Dobbiamo distrarli da noi!" dice Bovak, mentre evoca l'aiuto di un alleato naturale con un incantesimo. Dal nulla sullo strapiombo davanti a loro compare un ippogrifo, che il druido scaglia all'attacco dei predatori alati.
Contemporaneamente Gimble usa la magia per evocare un ragno mostruoso. L'aracnide sputa una tela collosa sulle ali di uno dei rapaci in picchiata, che incapace di controllare il volo si schianta violentemente sulla parete della montagna prima di precipitare nel burrone e sfracellarsi sulle rocce sottostanti. 
"Forza! Non mollate!" incita Gimble.
Altre scariche elettriche. E poi frecce, l'ippogrifo che artiglia e dilania una delle creature, un grande falco evocato ancora da Bovak.
Il combattimento è duro, ma alla fine gli avventurieri hanno la meglio.

Feriti, ustionati dall'elettricità, esausti per la scalata, i nostri eroi continuano imperterriti nella risalita. Il sentiero addossato alla parete della montagna si apre infine su una conca d'alta quota. La vetta si staglia sopra le loro teste, il freddo pungente trasforma le gocce di pioggia in terribili lame di ghiaccio.
Rune prova a scalare lo scosceso pendio che li condurrebbe dritti alla meta, utilizzando per segnare il percorso corda e chiodi da rocciatore prestati da Hearst, ma la tempesta rende tutto molto complicato, tanto che il monaco si vede costretto a desistere.
Dopo una breve esplorazione Bovak ritiene di aver trovato una via alternativa aggirando la montagna lungo una pietraia, ma al prezzo di allungare di diverse ore il tragitto.
Gli avventurieri sono stanchi e abbattuti. Stanno camminando sotto la pioggia battente da chissà quante ore. Un passo falso adesso potrebbe significare scivolare e sfracellarsi. 
"Potremmo ripararci sotto quella grande roccia laggiù e riposare" dice Juan, indicando un masso sporgente all'inizio della massicciata.
Bovak fa notare che il masso si trova nel bel mezzo della frana, e viste le condizioni atmosferiche l'acqua potrebbe renderla instabile e trascinare giù tutto da un momento all'altro.
Tuttavia, ad un esame ravvicinato, la situazione sembra abbastanza stabile nonostante i rivoli che scorrono incessanti tra il pietrisco, tanto da decidere di correre il rischio. 
"Dormiremo a turni. Chi veglia dovrà fare attenzione che la pioggia non smuova la pietraia" dice Bovak, sottintendendo il fatto che un cedimento del masso li schiaccerebbe come insetti sotto il suo peso.
Il druido usa la magia per accendere un fuoco magico sulla pietra, che sebbene di breve durata serve a ridare un po' di calore alle loro ossa fradice. Nel cielo le nubi continuano a vorticare ed il freddo si fa più intenso, trasformando la pioggia in una tormenta di neve che imbianca i ripidi pendii della montagna.
Gli avventurieri si accoccolano a turno, avvolti in un paio di pesanti coperte e rannicchiati l'uno vicino all'altro a causa del poco spazio concesso dal riparo. O per un senso di protezione di cui ognuno sente un'inconfessabile bisogno in questo luogo sperduto al confine tra i Piani Elementali.

lunedì 10 marzo 2014

403 - IL MAELSTROM

La tempesta si presenta enorme e minacciosa all'orizzonte, un maelstrom di nubi scure sconquassato da potenti fulmini, piogge e grandinate incessanti. L'incontro degli elementi si manifesta in tutta la sua violenza nel suo perenne moto rotatorio attorno alla gigantesca isola fluttuante su cui, secondo i voluminosi tomi del Vescovo Parius, si trova la Fonte della Memoria.
I venti soffiano violenti già a notevole distanza e Hodwinkle fatica non poco a portare il Volagibile in traiettoria parallela all'asse della tempesta.
"Se-sfruttiamo-l'occhio-del-ciclone-sarà-più-facile-avvicinarci!" urla cercando di sovrastare gli ululati della bufera. Poi indica la terraferma: "Guardate!"
Un puntino splendente in cima a una montagna, come un faro nella tempesta.
"Radiazione magica!" dice Isabel. "Non è una prova certa, ma potrebbe essere segno che le sorgenti che cerchiamo si trovino là."
Hodwinkle spinge il Volagibile in direzione della vetta. Le prime nubi nere li sovrastano centinaia di metri più in alto, scaricando violenti scrosci di pioggia. Il rombo dei tuoni rende quasi impossibile parlare.
In pochi minuti dall'ingresso nell'occhio del maelstrom è il finimondo. Hodwinkle cerca di controllare il timone impazzito in mezzo alla tempesta, i cumuli neri come la notte riversano pioggia e grandine sul pallone e negli occhi rendendo difficile orientarsi e mantenere la rotta.
Il continuo mutare della direzione dei venti strattona il Volagibile, tende le sue funi, maltratta le ali.
"E'-più-forte-del-previsto! Secontinuacosìvicinoallemontagnecischianteremo!" urla preoccupato lo gnomo.
Non fa in tempo a finire la frase che un lampo attraversa le nubi, accecandolo, seguito dal ruggito del tuono. La tempesta incalza come se quello fosse il suo grido di battaglia, le correnti sono come due enormi braccia che strattonano prima da un lato, poi dall'altro il Volagibile. L'impeto è troppo violento e coglie di sorpresa Hodwinkle ancora frastornato dal lampo. I meccanismi sottoposti a sforzo cedono, danneggiandosi con un rumore secco.
Il Volagibile comincia a ruotare vorticosamente su sé stesso, mentre gli avventurieri si aggrappano con tutte le loro forze per non essere sbalzati fuori.
"Hodwinkle! Fa qualcosa!!!" gridano tutti, ma il timone non risponde e nonostante gli sforzi per lo gnomo è impossibile riprendere il controllo.
Bovak stringe il simbolo sacro e cerca di concentrarsi nonostante la situazione. Facendo appello ai suoi poteri, evoca un elementale dell'aria a cui ordina di stabilizzare il mezzo. Il suo intervento è provvidenziale.
Ripreso il controllo Hodwinkle sfrutta l'aiuto dell'elementale per atterrare alla bene e meglio in una gola riparata alle pendici della montagna, impossibile avvicinarsi ulteriormente senza rischiare di schiantarsi.
Mentre gli avventurieri aiutano lo gnomo a spostare il Volagibile in un punto riparato sotto delle rocce sporgenti, Bovak studia un possibile percorso di risalita incurante della pioggia battente.
"Non sarà facile affrontare la montagna con queste condizioni atmosferiche, ma non abbiamo scelta" dice preoccupato. I compagni annuiscono.
Lasciato Hodwinkle ad occuparsi di riparare il Volagibile e Batuffolo in sua difesa, gli avventurieri s'incamminano verso la vetta.

venerdì 7 marzo 2014

402 - CASI FORTUITI

"Da quel che ci ha mostrato Parius, la tempesta perenne ruota attorno alla Fonte, che-si-trova-nell'occhio-del-ciclone" dice Hodwinkle consultando le mappe estratte da una delle bisacce del Volagibile. "Arrivando-quindi-parallelamente-all'asse-della-tempesta-dovremmo-essere-in-grado-di-raggiungere-la-Fonte-senza-venir-catturati-dal-vortice."
"Quanto ci vorrà per arrivare laggiù?" chiede Bovak intento a cercare di capire come leggere le mappe dello gnomo inventore..
"Meno di tre giorni di volo."
In quello stesso istante gli altri componenti del gruppo si avvicinano alla banchina d'attracco, reduci da un inutile tentativo di convincere Ghazeer ad andare con loro alla Fonte per recuperare i suoi ricordi. La perdita di memoria sembra aver suscitato nel Genio una marcata accidia. Non ha desiderio di rimembrare il suo passato, ma nemmeno di non conoscerlo. Non accetta di seguire gli avventurieri nella loro cerca, ma non rifiuterà di bere quell'acqua se gli verrà portata. A lui non interessa.
"Siete-davvero-certi-di-volervi-imbarcare-in-questa-follia? Sarà-certamente-pericoloso-e-vi-confermo-tutti-i-miei-dubbi-sui-casi-fortuiti..."
Hearst annuisce senza esitare.
"Non abbiamo altra possibilità Hodwinkle" aggiunge Gimble. "Solo questa pista. Hai ragione a diffidare dei casi fortuiti, ma se davvero per una volta la provvidenza avesse guardato verso di noi? O se non fosse proprio un caso fortuito che un *genio senza ricordi* si trovi a poca distanza dalla Fonte della Memoria?"
"Checosavuoidire?"
"Nulla in effetti, è solo un debole sospetto. Solo che nemmeno io credo davvero al caso..."