giovedì 27 settembre 2012

317 - VOCI

Pensieroso Najib accende l'ultima torcia, le fiamme crepitano nel silenzio della torre.
*Stoc!*
Il rumore secco di qualcosa che sbatte sul pavimento lo distoglie dai suoi pensieri. Voltandosi vede una delle torce accese in precedenza rotolare sul pavimento, ben lontana dal suo supporto. Come può essere caduta?
"C'è qualcuno?"
Nessuna risposta. Najib tende l'orecchio, inquieto. Gli pare di udire qualcosa. Sembra un brontolio gutturale, talmente profondo che pare esistere solo nei recessi più misteriosi della sua mente. Eppure Najib lo sente, sebbene, per quanto si sforzi, non sia in grado di distinguere parole o frasi di senso compiuto. Ma in quei suoni Najib *sa* che si nasconde un'accusa, *sa* che in essi è racchiusa la sua colpa. Cosa sta accadendo? Possibile che non sia stato sufficiente distruggere il cadavere di Amina?
Una voce acuta e graffiante si sovrappone al gorgoglio. Il suo messaggio non lascia dubbi: "Confessa o impazzirai!"
A Najib gela il sangue nelle vene, ma prima che possa razionalizzare ciò che sta accadendo, una forma luminescente vagamente umanoide si affaccia dal bordo della vasca.
"Confessa o impazzirai!" martella la voce.
L'istinto ha il sopravvento e Najib schizza fuori dalla torre urlando terrorizzato, con la testa tra le mani: "Lasciami in pace!!!"
"Confessa o impazzirai!"
"Quella puttana mi ricattava! Quella puttana!"

Xandru e gli avventurieri fuori dalla torre vedono l'uscio spalancarsi e Najib correre urlando il più lontano possibile verso l'Arco degli Appesi. Grida di lasciarlo stare, della morte di "quella puttana", mentre una sagoma luminosa lo segue per pochi metri fuori dalla porta.
Il sergente esce allo scoperto: non può lasciarlo scappare, non può permettere che faccia delle pazzie. Ora che è evidentemente fuori di sé deve avere la sua confessione.
"Fermati Najib! E' un ordine!"
La guardia si volta con lo sguardo folle di paura: "No! No! No!" e agitando le braccia scappa disordinatamente verso la scogliera.
"Fermati Najib! ...merda!"
Xandru e Rune si gettano all'inseguimento.
"Lasciatemi stare!"
Juan incocca una freccia, mira alle gambe per fermarlo, ma il dardo manca il bersaglio rimbalzando sul terreno sassoso.
"Fermati Najib!"
La guardia della torre di vedetta si ferma. Sul bordo del dirupo sente solo la risacca del mare sotto di lui. Nessuna voce graffiante, nessun gorgoglio, nessuna sagoma luminescente. Lontano dall'effetto degli incantesimi di Gimble, Najib capisce che i suoi unici inseguitori sono in carne ed ossa, e che forse il loro tranello non era sventato come credeva.
"Non fate un altro passo!" minaccia. "Non mi avrete. Un altro passo e mi butto dalla rupe!"
Xandru si morde le labbra. Najib non ha confessato, non ha mai nominato Amina.
"Io... dovete lasciarmi andare!"
Una seconda freccia sibila verso le gambe di Najib, mancando ancora il bersaglio. La guardia ritrae il piede d'istinto, appoggiandolo su terreno cedevole. L'equilibrio gli viene a mancare, cade, cerca di aggrapparsi, ma i sassi scivolano sotto di lui trascinandolo verso la scogliera.
Xandru e Rune scattano, il monaco è rapido come un fulmine. Ci arriva, gli afferra il polso. Najib non ha più appoggi: "Salvami! Ti prego..." implora. Le rocce scorrono sotto i piedi di Rune, cerca appigli, ma non ce ne sono. Non ce la fa, il peso di Najib lo sta trascinando giù.
Xandru corre ma è ancora troppo lontano. Il terreno cede, ancora un attimo e il sergente sarà lì ad aiutarlo. Ancora un attimo ed entrambi precipiteranno. Il monaco incrocia ancora lo sguardo di quell'uomo disperato, lo sguardo di chi sa che sta per morire. Poi molla la presa.
Rune balza all'indietro, in salvo, mentre l'urlo di Najib si spezza assieme al suo corpo sulle rocce sottostanti dopo un volo di ottanta metri.
Senza aver mai confessato.

domenica 23 settembre 2012

316 - UNO DI TROPPO

Il sole è già calato quando Karima entra nella torre, suscitando non poca sorpresa in Najib. La ragazza ostenta sicurezza, sicura dell'appoggio invisibile di Xandru e Gimble. Quello che non sa è che anche Rune, sfruttando la sua agilità e furtività, ha deciso di seguire i tre e intrufolarsi nella torre col favore delle ombre, all'insaputa dei compagni.
"Chi sei? Cosa ci fai qua?" chiede la guardia di vedetta.
"Sono una compagna di Amina. So tutto Najib, so che l'hai uccisa. Portava in grembo tuo figlio."
Le luci delle torce tremano, la porta ondeggia, cigola. Poi un ticchettio leggero, e di nuovo il silenzio.
Najib fa per dire qualcosa, i suoi occhi corrono vispi in tutta la stanza, come in cerca di una via di fuga. La sua espressione tradisce un'estrema tensione. Karima aspetta una sua risposta invano.
"Tuttavia non ho intenzione di denunciarti. Potrai avere il mio silenzio, ma al mio prezzo..."
"Non ti darò proprio nulla!" ribatte Najib con ritrovata sicurezza nei modi. "Non so chi tu sia, né di cosa tu stia parlando! E non conosco nessuna Amina! E ora fuori di qui, se non vuoi che chiami le guardie!"
La risposta secca spiazza completamente Karima, che prova ad insistere sul ricatto senza successo. La voce della ragazza comincia a tremare, non sa cosa fare.
Questo non ci voleva, pensa Gimble, addossato ad una parete. Non si aspettava una tale risolutezza da Najib... è come se sapesse di essere osservato, è l'unica spiegazione ad una resistenza così sicura.
La guardia afferra la giovane per un braccio, strattonandola verso al porta.
Lo gnomo si affretta verso l'uscita, meglio andarsene prima che Najib si chiuda dentro, ma poi si ferma di scatto. Un'ombra lo precede, sgusciando fuori. Grazie alla sua visione crepuscolare ha potuto distinguere le fattezze e i modi di Rune... ma cosa ci fa qui lui?!
Gimble realizza: ora si spiega tutto! Najib l'aveva visto!
La guardia spintona fuori Karima, senza badare troppo alle buone maniere: "Vattene! E non farti più vedere!" sbraita, sbattendo la porta.

Dietro alcune rocce a poca distanza Karima singhiozza.
Xandru prende Rune per la collottola: "Sei impazzito? Ti ho visto là dentro, e a quanto pare non sono stato l'unico, razza di imbecille!"
"Volevo solo essere sicuro che..."
"Di che cosa? Non ti fidavi del piano? Potevi dirlo prima!" dice il sergente imbestialito. "Io ci sto mettendo la faccia per aiutarvi e per aiutare quelle ragazze! Ho deciso di rischiare in prima persona per salvare capra e cavoli, per mantenere il prestigio della guardia davanti ai cavalieri del drago ed incastrare Najib. A questo punto non credo che ne valga più la pena, o finirò sulla graticola per colpa di questo tuo colpo di testa. Non se ne fa più nulla!"
"Calmati Xandru, non tutto è perduto" dice con tono pacato Juan. Il coloviano fa notare che Gimble non è uscito dalla torre, e di certo ha in mente qualcosa. "A questo punto sergente, se Sahla sa già cosa sta accadendo, siamo già sulla via del non ritorno, mollare tutto non alleggerirebbe la tua posizione. Conviene aspettare."

Le ragazzine si stringono tra loro impaurite. Il rumore degli zoccoli dei cavalli, poi degli stivali sulle scale e la luce delle torce, quindi l'irruzione delle guardie dalle casacche nere col drago dorato. Sahla si trova davanti Hearst e Gilead, che lo attendono a braccia incrociate.
"Sapevo che vi avrei trovati qui... portate via le ragazzine!"
"Cosa stai facendo Sahla, non ti permetterò di imprigionarle!" protesta Gilead. "Ti sei preoccupato di alcune bambine invece di rivolgere la tua attenzione a ciò che accade alla torre!"
"Le sto solo prendendo in consegna, elfo, e garantirò la loro protezione. Qui l'unico crimine certo è quello di Hafida, quello di cui parli tu è tutto da dimostrare. Pertanto procedo con ordine."
Gilead non sa controbattere. Non condivide il cinismo del capitano, ma quest'uomo sa il fatto suo, e suo malgrado, ha ragione. Forse è per questo che ricopre una carica alquanto scomoda.
"E ora venite con me, è giunto il momento di andare ad arrestare quella vecchia strega."
Pochi minuti dopo le guardie stanno scortando Hafida fuori dalla Perla, sotto lo sguardo incuriosito di alcuni passanti. Cammina a testa bassa, e le sue mani sono rinchiuse in ceppi di ferro. Non sembra impaurita, solo rassegnata. Chissà quante volte ha già vissuto nella sua mente quell'epilogo.

lunedì 17 settembre 2012

315 - IL PIANO DI XANDRU

Il sole si avvia ad un nuovo tramonto di fuoco, mentre Xandru percorre il viale di archi e colonne appena fuori dall'Alhambra. Il sergente si ferma a pochi passi dagli avventurieri, congedando con un cenno la guardia che lo accompagna, la stessa che lo ha avvisato del fatto che costoro avevano urgenza di parlargli. C'è una ragazza dallo sguardo impaurito con loro, oltre che uno gnomo e un altro tizio mai visti prima.
"Grazie per averci concesso udienza" esordisce Rune.
Xandru annuisce, invitandolo a spiegare il motivo di tanta urgenza. Il monaco esorta Karima a parlare.
Il sergente ascolta con attenzione tutta la storia, dalla relazione tra Amina e Najib alla decisione di testimoniare dopo aver convinto le ragazze di Hafida ad affidarsi alla promessa di nuova vita del monaco.
Quando Karima termina il racconto, Xandru è pensieroso. Il Capitano Sahla non ci penserebbe due volte a risolvere la cosa sbattendo tutte in galera, si tratta della parola di alcune puttane contro quella di un rispettabile soldato, ma lui... lui no. Gli avventurieri si sono rivolti a lui per questo, forti del favore con la Compagnia degli Urlanti. Inoltre c'è da aggiungere che visti i contorni della vicenda, capisce le motivazioni dietro il giudizio di questi stranieri. Allo stesso tempo, però, i suoi doveri verso la guardia cittadina gli impongono di avvisare il suo superiore, e di procedere secondo la legge. Ancora una volta Xandru si trova a dover scegliere una "via di mezzo".
"C'è un solo modo per non esporre Karima e permettere alle ragazze di andarsene: Najib deve confessare davanti ad un testimone con il potere di accusarlo."
"Dici niente..." si lascia scappare Hearst.
"Dovremo fare in modo che Najib confessi messo sotto pressione dal fatto che Karima sa tutto, ed io dovrò essere lì ad ascoltare. A quel punto sarà la mia parola di ufficiale della guardia ad incastrarlo."
"Posso renderti invisibile, sergente" dice Isabel. "Questo faciliterà di molto il compito..."
Il piano prende forma nella mente di Xandru: solo lui e Karima entreranno nella torre, dove la giovane ricatterà faccia a faccia la vedetta. Essendo solo loro due difficilmente Najib fara finta di niente, ignaro della presenza di un testimone.
Karima è perplessa, si sfrega in continuazione le mani, chiaramente agitata dal fatto di dover affrontare Najib. Gimble la incoraggia: è un rischio minimo che deve correre per rendere giustizia alla sua amica. Perché si senta più sicura, lo gnomo le promette che ci sarà anche lui nella torre, a sua volta invisibile.
Xandru sospira, ora viene la parte dolorosa: "Capirete che i miei doveri di guardia cittadina mi impongono di informare i miei superiori delle mie azioni. Quello che sto facendo viola il corretto modus operandi della guardia, ma avvisare il capitano in anticipo manderebbe all'aria l'intero piano. Farò in modo che Sahla venga avvertito solo ad operazione in corso."
Gli avventurieri annuiscono, consapevoli che questo è il massimo che Xandru può fare per loro.
Hearst e Gilead andranno alla casa di appuntamenti di Hafida, per proteggere le ragazze nel caso qualcosa vada storto, gli altri seguiranno il sergente e Karima alla torre. Si passa all'azione.

martedì 11 settembre 2012

314 - PROTEGGERE O CONDANNARE

Il ritorno di Hearst giunge inaspettato. Alle sue spalle una giovane dall'aspetto emaciato e l'espressione impaurita sotto il velo che le copre il capo.
"Lei è Karima, una delle ragazze di Hafida. Era la migliore amica di Amina."
Le parole del guerriero sono quasi le prime da due giorni a questa parte. Hearst le pronuncia come se nulla fosse successo, come se nessuna discussione fosse avvenuta.
"Non sapeva decidere, quindi l'ho invitata a seguirmi, per trovare il consiglio di una sacerdotessa."
Juan e Gimble ascoltano in silenzio con espressione confusa.
"Decidere... cosa?" chiede Isabel.
Karima racconta ciò che aveva già riferito a Hearst sulla relazione tra Najib e Amina, arrivando a spiegare le proprie perplessità. Testimoniare contro Najib significa esporre Hafida, che essendo la loro protettrice è anche la loro unica fonte di sostentamento. Karima è combattuta e sente il peso della responsabilità: tacere la confessione per proteggere le amiche, o accusare Najib e condannarle alla fame? Vale la pena vendicare la memoria di una e condannare la vita di molte?
"Posso capire la vostra paura della strada" dice Rune, "ma perché non trovare un altro sistema? Perché permettere Hafida vi ricatti?"
"Perché sono poco più che bambine!" risponde Hearst anticipando Karima.
Rune rimane di sasso. In cuor suo non può tollerare che Hafida sfrutti delle ragazzine guadagnando dalla loro prostituzione. Eppure Karima la difende, arrivando a dubitare di far giustizia sulla fine della sua amica per non metterla in pericolo.
"Devi testimoniare!" sentenzia convinto Gilead, mentre i pensieri si affollano nella mente di Rune.

Riflessioni che si accostano, con sottile analogia, al caso di Gimble e Juan. Non è forse vero che salvare la memoria di una persona cara, seppur morta, rischia di condannarne molte? E non è forse quello per cui hanno biasimato i compagni, l'aver ceduto all'egoismo dei propri sentimenti sacrificando le conseguenze per la collettività?
Eppure dev'esserci un'altra soluzione, una soluzione che permetta a giustizia e interesse di coesistere.
Larus...
"Karima, se ci aiuterete, farò in modo che possiate cambiare vita. Intercederò personalmente con Larus de Warance, una persona di cuore che gestisce una casa di accoglienza a Salamanca, nelle Isole Coloviane. Sono certo che vi potrà aiutare, vi darà ospitalità e un lavoro."
Isabel e Gilead annuiscono: è una buona idea.
Karima è confusa, ma la prospettiva di una nuova vita è una speranza inattesa per lei. Ora deve solo parlarne con le altre.

mercoledì 5 settembre 2012

313 - IL CONFINE MORALE

Quando Gimble e Juan imboccano finalmente la scalinata del Tempio del Drago d'Oro seguendo il ragazzino sdentato, capiscono perché Hearst abbia insistito così tanto per farli accompagnare da una guida fino al Ristoro del Pellegrino. In un caos umano del genere è impossibile non perdersi, pensa Juan, ma è anche impossibile non ritrovarsi con qualche moneta in più nelle tasche...
La locanda risulta subito ben distante dai gusti dello gnomo e del coloviano. L'aura di santità che la pervade, la pulizia maniacale, il silenzio... più che una locanda sembra un convento!
Al pio oste Nestu chiedono della stanza dei loro compagni, dove vengono prontamente condotti.
L'accoglienza è glaciale.

Nonostante la consegna del silenzio durante il primo pomeriggio, la discussione tra Isabel, Gilead, Rune e i compagni redivivi si fa subito accesa. Le confessioni di Hearst su quello che Juan e Gimble hanno architettato per salvare Black Bart sono fonte di parole di fuoco.
I primi accusano i compagni di aver deliberatamente provocato un incidente diplomatico per salvare un pirata che, a conti fatti, è un criminale della peggior specie. Incidente che rischia ora di dar fuoco alle polveri nella delicata contesa tra Granada e Salamanca, con conseguenze terribili per chissà quanti innocenti.
Juan e Gimble incassano senza controbattere le accuse, lasciando che gli animi dei tre sfoghino la loro rabbia. Quando Rune li incalza per sapere cos'hanno da dire a loro discolpa, Gimble prende prontamente la parola; meglio precedere Juan, che con la diplomazia non se l'è mai cavata bene.
"Ciò che dite è tutto vero, anche se" puntualizza il bardo "credo che non ci sarà nessuna guerra. Anche se ora il popolo è inferocito, le decisioni le prendono i governanti. Salamanca da sempre tiene a bada il furore della sua gente combattendo la pirateria, che fiorisce grazie alla complicità di Granada, ma Correia non ha mai affondato il colpo come potrebbe fare. E lo stesso vale per Pinilla. Entrambi hanno troppo da rischiare e da perdere in un confronto a viso aperto!"
Gilead scuote la testa, le elucubrazioni politiche non lo convincono e non lo interessano: "Vedi Gimble, io non giustifico Juan, ma lo capisco: Black Bart era suo padre. Quello che non comprendo è perché *tu* l'abbia supportato!"
Gimble si difende: "Ho agito per salvare Juan col poco tempo che avevo a disposizione. L'ho aiutato a scegliere una strada diversa da quella che avrebbe intrapreso, ovvero entrare nelle prigioni di Salamanca dove avrebbe quasi certamente trovato la morte nel tentativo di liberare Bart. E tutto questo perché, caro Gilead, per me una persona cara vale più di mille sconosciuti. Sarà egoistico, sarà immorale, ma è così, non posso oppormi a ciò che sento. E' un concetto che vale per Bleena, per Juan e per ognuno di voi!"
Le parole dello gnomo spiazzano tutti, e il silenzio pervade la stanza.
Tutti sanno cosa intende Gimble, tutti sanno cosa si prova per una persona cara. Ma qual è il confine? Dov'è il limite oltre il quale il bene di qualcuno diventa il male di qualcun altro?
Rune non sa convincersi delle parole dello gnomo, la sua fiducia nei due compagni è profondamente incrinata: "Avreste dovuto coinvolgerci prima di agire, consultarci per trovare una soluzione!"
Gimble non risponde, e Rune non si aspetta una risposta che tutti sanno non esserci. E' evidente che non ci sarebbe stata nessuna soluzione.
"So che non è semplice" riprende Gimble, "ma vi chiedo di ricordare che cosa abbiamo passato e perché siamo qua. Ormai non si tratta più solo di Bleena..."

sabato 1 settembre 2012

312 - CHI NON MUORE SI RIVEDE

Gimble e Juan si rilassano mentre l'oste della Perla serve loro una zuppa di pesce accompagnata da pane secco. L'attracco a Bakaresh è stato tutt'altro che tranquillo.
Come non bastasse un viaggio a pregare che la Mandibuona restasse a galla, all'arrivo in porto il Mena ha puntualmente trovato da ridire sia con i marinai addetti ai moli sia con il funzionario sopraggiunto a chiarire il perché di tutto quel trambusto attorno alla bagnarola. Discussione che si è protratta sempre più vivace finché uno sganassone in pieno viso del Mena vi ha messo la parola fine.
E' stato in quel momento che Gimble e Juan hanno convenuto che era giunta l'ora di salutare Vasco Tenzio e i suoi, lasciandoli a risolvere le loro piccole questioni di frontiera, sgattaiolando nella confusione del momento e perdendosi tra le orde di mercanti e marinai. La Perla è stata quindi la prima occasione di ristoro incontrata sulla via.
"Un posticino tranquillo, non c'è che dire" commenta Gimble, inzuppando il pane nel sugo speziato.
"Siete stati fortunati, fino a due giorni questo posto era un manicomio" ribatte l'oste.
"Cosa intendi oste?"
"La mia taverna era infestata da una compagnia di mercenari chiassosi e violenti, che me ne hanno fatte passare di cotte e di crude, allontanando tutti gli altri clienti - che purtroppo, al momento, non sono ritornati. Poi però due giorni fa sono arrivati degli avventurieri, sono volate parole grosse tra i due gruppi e poi sono passati ai fatti. Beh, fatto sta che quegli sconosciuti le hanno suonate di santa ragione ai farabutti, ne hanno fatti secchi ben quattro prima che scappassero con la coda fra le gambe!"
"Avventurieri hai detto..." si assicura Juan, mostrando uno svogliato interesse senza smettere di mangiare.
"Sì, avventurieri! C'era un omone con la barba... e una sacerdotessa di Erevos..."
I cucchiai di Juan e Gimble si fermano improvvisamente.
I due si mettono a confabulare, escludendo l'oste dalla conversazione, da cui filtrano solo frasi sconclusionate, sono loro? no, non sono loro, non si metterebbero in un casino così senza di noi... però sembrano proprio loro!
Ad un tratto la porta d'entrata si spalanca, fa il suo ingresso un omone con la barba, accompagnato di un ragazzino sdentato.
"Ecco! E' uno degli avventurieri!" esclama l'oste.
Hearst cerca di abituare la vista accecata dal sole di mezzogiorno all'interno buio della taverna, prima di capire il perché di quell'attenzione indesiderata da parte di Abel. E appena può vedere esclama: "Cazzo! Chi non muore si rivede!"