lunedì 31 agosto 2009

117 - LA PROPOSTA

I Cortili del Pozzo: indubbiamente una delle zone meno sicure di Salamanca. Case di pietra fatiscenti, alcune diroccate. E un silenzio insolito, la sensazione di mille occhi che osservano dalle imposte serrate nonostante la calura.
I nostri eroi costeggiano il quartiere lungo una delle strade esterne principali, timorosi di dover entrare nell'intrico di vicoli bui alla ricerca del magazzino di Kade. Un vero invito a nozze per borseggiatori e tagliagole.
Tuttavia, la fortuna sembra assisterli: in una piccola strada secondaria, Gilead scorge un lume poggiato a terra dinanzi alla vecchia porta di un edificio. La lanterna diffonde una flebile ed innaturale luce rossa, data da una fiamma del medesimo colore, ottenuta di per certo tramite qualche trucco magico o alchemico.
Gli avventurieri si avvicinano all'ingresso. Juan lo esamina attentamente: la porta è aperta e non sembrano esserci pericoli. Dopo un rapido scambio di sguardi, entrano.
"Ih ih ih ih..." la fastidiosa risata di Kade accoglie il gruppo. Il mefitico halfling se ne sta appollaiato sull'avambraccio del suo guardiano silente. Erano già lì, ad attenderli. Mara, che aspettava seduta su una vecchia cassa, giocherellando con un coltello, balza rapidamente in piedi e affianca i suoi soci in affari.
La presenza di altre porte chiuse nel magazzino che danno su aree non visibili, fa immediatamente pensare che probabilmente Kade ha preso le sue precauzioni, portando con sè un nutrito numero di scagnozzi, al momento nascosti, ma pronti per ogni evenienza.
"Siete più coraggiosi, o più stupidi, di quanto sperassi... ih ih ih... non mi aspettavo di vedervi..."
Gilead interrompe il piccoletto: "Parla Kade, perchè ci hai chiesto di incontrarti?"
L'halfling si agita divertito, passando come una scimmia dall'avambraccio alla spalla del mezzorco immobile che lo sorregge: "Sì sì, bando alle ciance. Vi ho chiamato qui perchè so che siete delle ottime spade: ne ho avuto la dimostrazione in primis sui miei uomini, e poi dovete sapere che le voci sulle vostre imprese a Pinàr corrono veloci..."
Kade si protende in avanti col viso, come se così le parole potessero essere più incisive: "Credo saremo tutti d'accordo sul fatto che il Licantropo infastidisca tutti, Lacrime Rosse e cittadini. Prima era solo un problema nostro, ma ora non più. Il lupo mannaro è divenuto pericoloso non solo per i 'criminali', ma anche per gli innocenti. E’ giunto il momento di fare una 'tregua' e pensare a fare affari, unendo le nostre forze per eliminare il mostro, visto che la Guardia cittadina non sembra intenzionata a farlo. Una noia in meno per tutti."
Gilead sembra scosso, lontani ricordi affiorano dal passato: "Non mi piace fare affari con quelli come te, ma questo abominio deve morire, sono d'accordo."
"Aspetta... ma noi cosa ci guadagnamo in realtà?" domanda Gimble.
"Ovvio!" ribatte Kade, "Fama e gloria! Morto il lupo, noi spariremo, ed il merito sarà solo vostro. Oh, certamente vi aiuteremo nell'impresa, ma poi a ognuno la sua fetta della torta: noi potremo tornare indisturbati ai nostri traffici, voi avrete invece la notorietà di cui noi facciamo volentieri a meno! Secondariamente avrete liberato Salamanca da una minaccia per la popolazione, ih ih ih..."
Gimble riflette: "Ci serve di più. Non possiamo affrontare un licantropo senza armi adeguate..."
"...ed infatti sono pronto a cedervi alcune armi d'argento, nonchè due unguenti di Bagliore argenteo... ih ih ih..."
"Spiegaci il tuo piano, Kade" chiede Rune.
"Ih ih ih ih... questa è la mia parte preferita... ih ih ih... geniale, ne sarete già al corrente. Ho fatto diffondere la voce che un ricco mercante di Puerto del Principe sta arrivando in città con il suo carico di pietre preziose e metalli..."
Kade non tralascia i dettagli: in realtà si tratta di averi *già* destinati alle Lacrime Rosse, e il commerciante è un complice dell'organizzazione. Il mercante entrerà a Salamanca dopo il tramonto, poco prima della chiusura delle porte, accompagnato da uno sguattero adibito al traino del carretto con casse e i forzieri. Si fermerà alla fontana per riposare, mandando lo sguattero ad acquistare del cibo, il quale tornerà solo dopo una mezz’ora abbondante, con pane e frutta. Un altro complice arriverà spacciandosi per una vecchia conoscenza e dopo aver chiacchierato per oltre un’ora si offrirà di ospitare i due a casa sua. Tutto dovrà sembrare verosimile.
Egli attirerà il mercante verso la zona dei Cortili del Pozzo, dove avverrà una finta imboscata. Le Lacrime Rosse si faranno avanti per "derubare" il malcapitato.
"La verosimiglianza è tutto. Vista la diffusione della notizia, il Lupo terrà sicuramente d'occhio il nostro uomo. Quello che mi aspetto è che il mostro intervenga proprio durante la finta rapina da parte dei miei uomini. Sarà lì che entrerete in gioco voi, e scatterà la *vera* imboscata!"
Dopo un rapido consulto con i compagni, Gimble fa un passo avanti: "Benchè non ci piaccia fare affari con quelli come te, il fine è sacrosanto. Ma c'è qualcosa di molto prezioso che desidero in cambio: tu hai orecchie ovunque in questa città. Voglio notizie su mia sorella Bleena e sul nano Grolac."
Kade risponde raggiante: "Ih ih ih... certo amico mio, certo! Le informazioni non sono mai un problema!"
"Un momento..." la voce cupa di Hearst, silenzioso fino ad allora, colpisce tutti quanti. "Anche io ho la mia richiesta..."
"Uhm... ih ih ih... sentiamo..." dice Kade tra il sorpreso e l'indispettito.
"Voglio che sul piatto sia messa anche la morte di Patrick Alivonde!" tuona Hearst.
Gilead, Rune e Isabel si voltano inorriditi di scatto verso il guerriero. Gimble e Juan lo osservano sorpresi.
"Sei impazz..." le parole di Isabel si interrompono, sovrastate da quelle di Hearst.
"Questo è il mio prezzo Kade! Accetti?"
"Ih ih ih... certo amico mio, accetto... sarà un divertimento ed un piacere esercitare la nostra *specialità*... ih ih ih... ihihihahahahahahah!!!!!"

mercoledì 26 agosto 2009

116 - DI INSONNIA E CONFIDENZE

Toc toc toc...
Gimble si rigira nel letto, sicuro di aver sognato.
Toc toc toc...
Lo gnomo apre gli occhi. La sua vista appannata gli garantisce che nessuna luce filtra dalle imposte. E' ancora notte. Ma allora chi diavolo sta bussando alla porta della sua stanza?
Gimble muove passi assonnati verso l'ingresso della camera e apre il chiavistello. Nella semi-oscurità del corridoio illuminato solo da poche candele, dinanzi a lui, si para la sagoma muscolosa di Hearst.
"Perchè diamine mi disturbi nel cuore della notte? Spero che le tue motivazioni siano più che buone..."
"Volevo parlarti, Gimble..." la voce di Hearst tradisce inquietudine.
Lo gnomo lo guarda preoccupato: "Ehi... è successo qualcosa?" chiede facendo accomodare il guerriero nella stanza.
Gimble prende una delle bugie nel corridoio ed entra a sua volta, richiudendo la porta alle sue spalle.
Hearst sta seduto su uno scranno in silenzio, fissando pensieroso il pavimento.
"Gimble, credo di essermi innamorato..."
"Tu?!? Ahahahah.... oh... ehm... scusa..." lo gnomo non riesce a trattenere una risata, subito smorzata da un'occhiata di fuoco di Hearst.
"Parlo sul serio, Gimble. Mi sono innamorato. Questa donna tuttavia mi ha chiesto di fare per lei qualcosa di importante, ma rischioso. Mi ha chiesto di uccidere un uomo che la perseguita, che non la lascia vivere. Gimble non so cosa fare... tu... tu cosa saresti disposto a fare per una persona a cui tieni tanto, come... come... Bleena, per esempio."
Il solo nominare la sorella riapre in Gimble dolorose ferite, la rabbia verso Grolac e la frustrazione di non sapere dove si trovi.
"Hearst, io per mia sorella sarei pronto a tutto. A tutto. Lei è la cosa più importante per me, se fosse necessario ucciderei anche il Monsignore in persona..." dice Gimble, con gli occhi rossi di lacrime.
Hearst si alza dalla sedia, sorridendo: "Grazie amico mio, ora ho capito... buonanotte..."

lunedì 24 agosto 2009

115 - MARA

Benito raccoglie alcuni bicchieri e i piatti vuoti. Juan fa cenno all'oste di riportarli pieni: rum, caffè e quelle gustose frittelle ricoperte di zucchero di canna. L'assenza di Hearst, ma soprattutto del suo appetito vorace, è un'ottima scusa per assaggiare prelibatezze che altrimenti non avrebbero nemmeno il tempo di toccare la tavola.
Gimble annuisce, approvando la richiesta di Juan, ma in realtà la sua attenzione è altrove. Con l'udito teso, lo gnomo ascolta la conversazione di due avventori seduti al tavolo alle sue spalle.
Uno dei due sta raccontando all'altro dell'arrivo da Puerto del Principe di un ricco mercante, con un carico importante, almeno stando alle voci che circolano. E' un fatto peculiare, ma di rilievo, vista la forte epidemia di febbre malarica che sta colpendo Puerto, ed il non trascurabile rischio di una quarantena imposta dal governatore di Castellòn de la Plana, che metterebbe in ginocchio l'economia commerciale della città portuale.
L'attenzione di Gimble viene richiamata dal voltarsi all'unisono dei compagni verso un lato del tavolo. Tutti scrutano una giovane, di bell'aspetto e dai capelli scuri a caschetto, che si avvicina. Veste con abiti larghi, mascolini, che però non nascondono la sua eccessiva magrezza. Le lame che pendono dai suoi fianchi mettono in guardia gli avventurieri. Un lungo momento di silenzio accompagna i passi della donna sul selciato antistante la Stella del Sud.
La giovane si ferma proprio di fronte al tavolo dei nostri eroi: "Io sono Mara" e così dicendo tira su la manica sinistra della camicia, mostrando sul suo avambraccio il tatuaggio cremisi delle Lacrime Rosse.
La vista del simbolo allarma il gruppo: cosa vorrà questa donna? Devono aspettarsi un agguato nel centro della città, terribile vendetta di Kade per ciò che hanno fatto ai suoi uomini?
"Kade vuole farvi una proposta" continua Mara. "Vuole incontrarvi. Domani notte."
Gilead interviene, sarcastico: "Non ti aspetterai che ci crediamo! Il nostro primo incontro con Kade non è stato uno scambio di cortesie, pertanto la cosa più probabile è che ora ci voglia attirare in una trappola! Ci hai preso per degli stolti?!?"
Mara lo fissa risoluta: "Se Kade vi avesse voluto uccidere, a quest'ora l'avrebbe già fatto..." un sorriso sardonico accompagna le sue parole "...ad esempio avvelenando il vostro rum."
Lo sguardo degli avventurieri corre sui bicchieri sparsi sul tavolo.
"Non temiamo i suoi trucchetti" ribatte Gilead, ferito nell'orgoglio. In segno di sfida l'elfo afferra il proprio rum e lo trangugia tutto d'un fiato. La sua espressione dura e impostata si contorce in una leggera smorfia, mentre il distillato corrode con il suo calore il delicato esofago elfico.
Mara prosegue, per nulla intimorita, e anzi divertita dalla scena: "L'incontro sarà domani a mezzanotte, in un magazzino abbandonato dei Cortili del Pozzo. Lo riconoscerete, perché il suo ingresso sarà rosso. A voi la scelta, se venire o meno..."
Detto questo, Mara si volta e se ne va, con passo rapido e silenzioso, sparendo nell'oscurità dei vicoli di Salamanca da cui era venuta.

giovedì 20 agosto 2009

114 - LADY NOTTE

La stanza al piano superiore della Casa che non c'è profuma di incensi ed essenze di paesi lontani.
Hearst viene pervaso dai suoi sensi. Un letto a baldacchino, lenzuola profumate. Una vasca da bagno, lavorata, cesellata, con acqua e petali di rosa. Candelieri lungo le pareti che diffondono una luce soffusa che si mischia alla porpora dei tendaggi.
Occhi Blu precede Hearst con passo sicuro, verso la donna comodamente rannicchiata su una sfarzosa poltrona. Due ancelle esaudiscono i suoi voleri, e lo fanno aggraziate, come fosse una danza, come fossero farfalle.
La bellezza della matrona è sconcertante. Indossa una maschera ricamata, come se potesse aiutarla a non sconvolgere i suoi ospiti con il suo fascino.
Occhi Blu le bisbiglia all'orecchio, quindi le bacia la guancia.
Hearst rimane fermo e osserva, come paralizzato in quest'atmosfera onirica.
"Benvenuto, mio gradito ospite. Io sono Lady Notte, la matrona della Casa che non c'è."
Lady Notte lascia scivolare le gambe giù dalla poltrona, accompagnate dal sottile abito di seta nera.
"Occhi Blu non è una ragazza qualunque, caro Hearst. Occhi Blu è la mia preferita. So che le hai donato un regalo prezioso per averla, il tuo desiderio dev'essere davvero forte. Tuttavia, Occhi Blu non vale una pietra, Hearst..."
"Dimmi cosa desideri e te lo porterò!" esclama Hearst.
"Non è facile, Hearst. Nessuno finora è riuscito a donare a Occhi Blu ciò che più desidera..." la voce di Lady Notte diventa un bisbiglio. "...la libertà..."
Il guerriero corruccia lo sguardo, confuso. Una strana inquietudine lo pervade: "Cosa vuoi dire?"
Lady Notte sorride: "Hearst, tu sei un combattente, un guerriero, una persona forte e di valore. Ciò che ti sto per chiedere è di regalare alla mia prediletta quel che sogna, ma non giungere a conclusioni o giudizi affrettati. Sappi che se accetterai la mia richiesta, avrai reso un grande servigio alla Casa che non c'è, e pertanto potrai godere anche dei miei favori: ti garantisco che non sono in molti ad avere questo privilegio."
Hearst guarda le donne nella stanza, sempre più confuso. La matrona fa un cenno per invitare Occhi Blu a parlare. La ragazza avanza verso il guerriero, e poggia le mani sul suo petto:
"Ciò che più desidero, è la morte di mio fratello, Patrick Alivonde."
Hearst sgrana gli occhi, ma Lady Notte interviene prima che riesca a dire qualunque cosa: "Non essere affrettato, Hearst. Posso spiegarti meglio. Il motivo per cui vogliamo la morte di Patrick è dovuto alla persecuzione di quest'ultimo nei confronti di sua sorella. Occhi Blu ha *scelto* di vivere alla Casa che non c'è, ma suo fratello è stato incapace di accettarne la decisione. Egli crede che sua sorella sia stata costretta, che io l'abbia soggiogata e la tenga prigioniera. La questione di per sé non sarebbe un problema, se non fosse che Patrick è divenuto violento e tenta in tutti i modi di far chiudere la casa di piacere. Finora sono riuscita ad arginare i suoi tentativi grazie alle mie conoscenze, ma ciò che mi preoccupa di più sono i suoi comportamenti. Più volte Patrick ha provato ad avvicinarsi alla Casa, urlando e minacciando, intimando a Occhi Blu di tornare da lui. Finora nessuna delle ragazze è stata ancora aggredita, ma temo che questi suoi sfoghi possano degenerare, e metterle in pericolo. Non voglio che debbano essere preoccupate ogni volta che escono da qui."
Hearst è confuso e combattuto. La sua capacità di giudizio è messa a dura prova. Da una parte l'ardore nei confronti di Occhi Blu. Dall'altra l'assurda richiesta di Lady Notte: Hearst non si sente un assassino.
"Che bizzarro concetto di libertà è vivere in un bordello?!?" esclama Hearst, provocatorio.
Occhi Blu lo fissa, certa della sua risposta: "La libertà di disporre del mio corpo come meglio credo, e di scegliere l'uomo con cui passerò la notte. Guardati intorno Hearst, guarda il mondo in cui viviamo: quante donne possono vantare questo privilegio?"

martedì 18 agosto 2009

113 - ACQUAMARINA

"E' un'acquamarina."
Il gioielliere rigira la pietra tra le sue mani mostrandola a Hearst.
"Vale la bellezza di seicento pezzi d'oro, ma ve la lascerò per cinquecento; proprio perché siete voi, signore..." dice il negoziante, mentre il suo volto si contrae; gli angoli della bocca ripiegati verso il basso sembrano rendergli impossibile il sorriso, che si trasforma invece in una smorfia bizzarra.
Hearst annuisce. Ognuno dei compagni ha speso il suo denaro come meglio credeva, del resto, per ciò che riteneva importante. Inoltre, aveva appena contribuito ad acquistare l'argentatura per un bastone da donare a Rune! No, nessun rimorso: Occhi Blu è importante per lui.

I consueti occhi intensi fanno capolino dallo spioncino della porta della Casa che non c'è. Quando l'uscio si apre, Occhi Blu accoglie Hearst con il suo caldo sorriso e lo sguardo ammaliante. La figura sinuosa della ragazza è avvolta in un lungo vestito del colore del mare, che come acqua aderisce alle sue forme perfette, lasciando ben poco all'immaginazione. Le parole gentili di benvenuto della fanciulla suonano distanti e ovattate nella mente del guerriero, completamente obnubilata dalla sua bellezza.
Hearst non è bravo nei convenevoli: senza dire nulla, prende dalla tasca l'acquamarina e la porge a Occhi Blu. Questa volta, è il turno della ragazza di rimanere senza parole.
"Ecco... è per te... come mi avevi chiesto. Una gemma blu come i tuoi occhi, un dono che solo sguardo mi ricordi di te!" Il cuore di Hearst batte forte, in preda ad un'infantile eccitazione. "Adesso... sarai mia?"
Occhi Blu si riprende dalla sorpresa. Avvicina le sue labbra a quelle di Hearst e lo bacia. Un bacio sfiorato, leggero, da cui si ritrae immediatamente.
"Non ancora, Hearst... ma ti offrirò di più. Seguimi."

giovedì 13 agosto 2009

112 - CADIUS

La casa di Cadius è piccola ma fresca, arroccata lungo una ripida stradina secondaria esposta ai venti anteliesi, sul lato nord orientale della collina di Salamanca. Il sole e la brezza del mattino giocano con la tenda all'ingresso, che si agita ad ogni folata, facendo filtrare raggi di luce intensa.
Cadius rigira tra le mani il cammeo. Mani ruvide, segnate dall'età e dalla fatica dei lunghi addestramenti delle guardie imperiali.
"Elidea Maenius..." gli occhi si riempiono di lacrime. "Dio solo sa quanto Tylus l'amava, e quanto lei amasse Tylus... le si spezzerebbe il cuore se sapesse che è morto..."
Elidea era la moglie del suo "allievo" Tylus Saris, così aveva appena finito di raccontare Cadius. Ma erano quindici anni fa, prima che il veterano si trasferisse nelle Isole.
Tylus era un giovane di grandi speranze, abile combattente e forte senso del dovere; le sue capacità erano state subito notate da Cadius, al tempo suo superiore, che l'aveva instradato alla carriera militare.
Tylus amava il suo lavoro, e amava Elidea. Non appena ricevette i primi riconoscimenti nella Guardia Imperiale, si poté permettere di coronare il suo sogno di sposarla. I due convolarono a nozze poco prima che Cadius lasciasse Millenia. Erano felici.
Inoltre, negli ambienti militari si vociferava che la fulminante carriera di Tylus lo stesse per portare a far parte dell’Elitè Imperiale, la ristretta cerchia di guardie al servizio diretto dell'Imperatore e della sua famiglia, dove solo i migliori ufficiali sono ammessi.
"Perché fino qui?... perché così lontano dalla tua amata?" bisbiglia Cadius tra le lacrime, fissando il cammeo. "Che fine orrenda... chiunque fosse con te, Tylus, desiderava che il tuo nome scomparisse per sempre, abbandonato in quelle antiche rovine, privato della piastra degli ufficiali..."
Il veterano tende la mano e restituisce delicatamente il cammeo a Isabel: "Tenetelo voi. Io non tornerò mai a Millenia, ma promettemi che se i vostri viaggi vi porteranno un giorno fino nella capitale dell'Impero, cercherete Elidea e le restituirete il cammeo. E' importante."
La chierica annuisce, sincera: "Hai la mia parola."

martedì 11 agosto 2009

111 - RAPPORTO AL CAPITANO

Il sole caldo del mattino filtra attraverso le piccole finestre della sala dove Vincent Meis ascolta con attenzione il resoconto della missione presso Pinàr del Rio. Quando Gilead termina il racconto con dovizia di particolari, il Capitano della Guardia di Salamanca rimane pensieroso per alcuni lunghi attimi.
"Avete fatto un ottimo lavoro, e avete servito bene Salamanca. Vi ringrazio in particolar modo per come siete riusciti a contrastare le azioni di Avisel, il messaggero mandato da Garzes mi ha già raccontato tutto."
Vincent Meis si alza in piedi: "Vi confesso che il vostro racconto mi sorprende alquanto. Mai mi sarei aspettato che la radice di tutto, la causa scatenante dell'ira dei nativi, fossero gli Imperiali che avete trovato morti. Non mi spiego perchè fossero là. Salamanca non è informata di alcuna missione ufficiale dell'Impero. Inoltre l'assenza delle piastrine di riconoscimento dell'ufficiale è decisamente anomala."
Il Capitano versa un poco di caffè freddo nella sua tazza, chiedendo agli avventurieri se ne gradiscono. Mentre versa altre tazze della bevanda scura, continua:
"L'unico indizio nelle nostre mani è il cammeo con il nome di Elidea Maenius. Premetto che il nome di costei non mi dice nulla. Tuttavia, vi consiglio vivamente di fare visita a Cadius: è un veterano della Guardia Imperiale che ha prestato servizio a Millenia per molti anni, e si è trasferito sulle Isole alcuni anni or sono dopo essersi ritirato dal servizio. Dal momento che le guardie da voi trovate recavano l'effigie di Mallorea, potrebbe sapere qualcosa..."
La conversazione volge lentamente al termine, e Vincent Meis si appresta a congedare i nostri eroi, non dopo averli lautamente ricompensati per il loro servizio mercenario.
"Ancora una cosa soltanto, Capitano" chiede Gilead, prima di andarsene. L'elfo sfodera la questione che lo tormenta dalla notte precedente. "Ieri sera in taverna abbiamo appreso che il licantropo ha aggredito degli innocenti..."
Vincent Meis sembra punto sul vivo: la sua strategia di ignorare il problema nei primi tempi si è probabilmente ritorta contro di lui.
Il Capitano mantiene il controllo, e risponde deciso: "E' vero. La Guardia non può più trascurare il problema. Ho ricevuto ordini dal Governatore Correia di occuparmene. Fortunatamente, la fine dell'emergenza a Pinàr del Rio mi permette di disporre di risorse da dedicare a questa nuova minaccia. Capisco cosa vuoi dire, Gilead, ma al momento Salamanca non si avvarrà di mercenari. Affronteremo il problema con le nostre forze."
Gilead, avvertendo una leggera tensione nelle parole di Meis, smorza i toni: "Non volevo essere insolente. L'importante è che la questione non venga più ignorata, per il bene di tutti. Questo è ciò che mi sta a cuore."