venerdì 25 febbraio 2011

218 - PER MIO PADRE

Gimble e Juan si affacciano sulla grande caverna della Torre proprio mentre i compagni giungono alla sala dall'entrata sulla scogliera alla loro sinistra, separati dall'unica porzione di perimetro dove le acque sostituiscono la roccia. Il Cubo della Speranza levita luminoso sulla sommità della Torre, ruotando pigramente su sé stesso.
I prigionieri sembrano affetti da una frenesia irrefrenabile, e senza esitazione sfidano le scure acque del lago sotterraneo, nuotando per raggiungere l'isolotto centrale e scalare i cubi granitici. Alcuni spariscono improvvisamente sotto il pelo dell'acqua afferrati dalle mani invisibili dei loro predecessori. Bolle d'aria increspano la superficie, seguite dal rosso torbido del sangue.
Lacedon, pensa Isabel, i cadaveri degli affogati che ritornano, ghoul senza pace che condannano i viventi al loro stesso destino. Era tale il loro desiderio di avere il Cubo, che l'istinto di impedire che altri lo prendano li tormenta anche da morti.
Gli avventurieri hanno troppo ritardo, inutile tentare. Il primo prigioniero, il più rapido, ha già raggiunto l'isolotto e si appresta a intraprendere la scalata. La sua identità fa gelare i sangue nelle vene dei nostri eroi: è Pequeño!
Juan guarda impassibile il ragazzino aggrapparsi ai grossi macigni di pietra: il moccioso faceva sul serio. "Vuole prendere il Cubo per suo padre, non lo attiverà."
Gimble fissa sorpreso il coloviano: "Tu lo sapevi?!?"
Un secondo prigioniero dalla muscolatura nervosa esce dal lago pronto a scalare.
"Dobbiamo fermarlo!" urla lo gnomo tra le imprecazioni, prima di recitare le parole del sonno. L'incantesimo colpisce l'inseguitore, che molla la presa cadendo in acqua; un regalo per i Lacedon.
Ma al suo posto arrivano altri tre, ancora più agguerriti. Tra di loro c'è il nero scontroso con cui Juan aveva discusso.
Gimble scaglia un secondo incantesimo di sonno, eliminando uno dei tre nuovi arrivati. Ma il negro è inarrestabile. I suoi muscoli possenti si contraggono nello sforzo della salita, mostrando un'inaspettata agilità. Il distacco da Pequeño si riduce ad ogni istante. Lo gnomo non molla, intonando le parole arcane del blocca persone, ma nulla sembra poterlo rallentare.
"Fermatelo, per Dio!" urla Gimble. Hearst scaglia una pietra presa dalla scogliera con tutta la sua forza, imitato dai compagni, ma nessuno riesce a centrare l'energumeno dalla pelle scura.
A Pequeño mancano solo pochi centimetri... si aggrappa sulla sommità trascinandosi su. Si inginocchia, afferra il Cubo, sorride.
Non lo attiva. Il proprio respiro gli riempie le orecchie, sente solo la stanchezza e il cuore che gli batte forte. Non riesce a udire le urla disperate di Isabel, di Gilead, di Rune, che gli gridano di attivare il Cubo, di fuggire da quelle dita nere che si aggrappano all'ultima pietra della torre. Tutto accade in pochi istanti.
Il nero è un fulmine, i suoi muscoli guizzano come quelli di una pantera nell'ultimo sforzo. La lotta impari dura solo pochi attimi, Pequeño non può nulla contro i possenti bicipiti e i pettorali gonfi. Il negro lo afferra per il collo, strappandogli il Cubo dalle mani. Il ragazzo agita le gambe, mentre il prigioniero allunga distrattamente il braccio oltre il bordo. Poi, senza pietà, lo lascia cadere, gettandolo come si getta un cencio usato.
Il Cubo viene attivato, condannando tutti a un altro mese di prigionia, mentre Pequeño precipita sotto gli sguardi attoniti dei nostri eroi. Il suo corpo sbatte duramente contro i blocchi di granito dipingendoli di rosso, spaccandogli le ossa, fino a che la caduta termina nelle acque scure del lago.
Isabel si nasconde il viso tra le mani, forse per non guardare oltre, forse per nascondere le lacrime.
Era solo un ragazzino che sognava.
Un senso di impotenza e frustrazione s'impadronisce degli avventurieri ormai silenziosi, immobili sulle scogliere, circondati dall'indifferenza dei prigionieri che abbandonano la caverna.

venerdì 18 febbraio 2011

217 - IL CORNO SPEZZATO

Il pavimento trema sotto i passi dell'Inevitabile, mentre Gilead, Isabel, Rune e Hearst corrono senza voltarsi nel dedalo di corridoi. Alla prima strettoia Rune, che guida il gruppo, si fionda al sicuro, seguito dai compagni.
In pochi attimi il golem raggiunge l'entrata del passaggio, fermandosi in attesa, blandamente illuminato dalla luce dei monili di cristallo. Ancora con il fiatone, Hearst non riesce a trattenere una risata liberatoria: il corno è spezzato.

Juan aiuta Gimble a rialzarsi. I due si affrettano verso la conca: se le cose sono andate secondo i piani...
"Eccolo!" esulta lo gnomo, indicando il corno rimasto incastrato nel soffitto obliquo sopra le scale. "Per tutti i santi non ci avrei scommesso una moneta di rame!"
"Dobbiamo ancora recuperarlo, prima che torni il bestione di ferro" dice Juan. "Da solo non ci arrivo. Gimble, sali sulle mie spalle."
Lo gnomo si esibisce in una figura da equilibrista, riuscendo ad afferrare il corno piantato nella pietra.
Gimble impreca sonoramente: "Porc... è incastrato, non viene fuori!"
"Fai forza, dannazione!" ribatte Juan, cercando di controbilanciare gli sforzi dello gnomo.
"Non riesco!" "Tira!" "Stai fermo!" "Non agitarti!" "Ecco! Si muove!" "Dai! Dai! Dai!" "Sì... oh, merda! Cadoooo!"
Juan non molla la presa mentre il corno si sfila dalla pietra. Gimble traballa per il suo stesso sforzo, prima all'indietro poi in avanti. I due si ritrovano inspiegabilmente invischiati in un'equivoca figura circense, in cui la faccia dello gnomo è pericolosamente a contatto con le parti intime di Juan mentre questi lo tiene saldamente per le caviglie. Tra urla e imbarazzo, la scena termina con una rumorosa caduta sui gradini di pietra.
"Razza di idiota!" protesta Gimble.
"Idiota io?!?" ribatte Juan. Ma la sua frase è interrotta da un rumore metallico cadenzato. Troppa confusione sembra aver richiamato l'attenzione dell'Inevitabile.
Rimandando ogni discussione a tempi migliori, Gimble e Juan se la danno a gambe. Il consistente vantaggio permette loro di raggiungere il ponte sul fiume sotterraneo senza correre particolari rischi.
Una volta al sicuro nella zona dei prigionieri, Juan e Gimble si rilassano.
Ma la tranquillità dura solo pochi istanti: di colpo un rumore cupo e intenso invade il sotterraneo. I prigionieri vanno immediatamente in fibrillazione; scattano in piedi, abbandonando ciò che stavano facendo, corrono come pazzi, in preda a un'isteria collettiva. Gli avventurieri si scambiano occhiate stranite, mentre il sospetto s'insinua nella mente di entrambi: il Cubo della Speranza è comparso!

martedì 15 febbraio 2011

216 - FUOCO!

Gimble posizione il sacco ricolmo di Artigli del Demone vicino alla parete opposta all'imboccatura delle scale che scendono nella conca. Lavora con delicatezza, ma è teso e deve fare in fretta. I passi dell'Inevitabile rimbombano pesanti nei corridoi.
"Dai Gimble!" bisbiglia Juan, nascosto in un corridoio stretto poco distante. Il coloviano esorta lo gnomo, i loro compagni stanno tenendo il golem lontano, ma non potranno resistere a lungo, ed il rischio che si perdano nel labirinto potrebbe vanificare tutto il piano.
Gimble termina la posa e prende dal sacco due grossi funghi, consegnandone uno a Juan.
"Bene, ora non ci resta che attendere..."

Rune corre a perdifiato, girandosi spesso a controllare la presenza dei compagni più lenti dietro di lui. Gilead lo segue col suo passo leggiadro, aiutandolo a orientarsi nel dedalo di corridoi. Dietro l'elfo Hearst e Isabel, madidi di sudore.
L'Inevitabile li insegue instancabile. Gilead indica a Rune un passaggio stretto sulla destra: il monaco ci si infila senza discutere, seguito dai compagni. Con questa scorciatoia dovrebbero riuscire a prendersi il piccolo vantaggio necessario per affrontare la conca. Pochi metri, solo pochi metri che faranno la differenza tra la vita e la morte.
Il monaco scuote la testa istintivamente: è impossibile che funzioni, è troppo folle per funzionare. Troppe cose devono andare *esattamente* come lo gnomo ha prospettato. Ma non c'è niente di meglio, tanto vale tentare...
Gli avventurieri sbucano dall'altro lato del passaggio stretto, mentre i passi dell'Inevitabile si allontanano per pochi istanti, costretti ad un percorso più lungo.
Ecco... ancora una svolta solamente. Poi ecco le scale... il sacco vicino alla parete. Perfetto.
Rune rallenta, Gilead lo sorpassa lanciandosi giù, lungo le scale. Poi Hearst, Isabel, esausti. Il clangore dei passi metallici si avvicina. Ora!
"Fuoco!"
Rune si lancia lungo la rampa mentre il gigante di ferro svolta l'angolo e s'appresta ad affrontare la conca, dando le spalle al sacco, nello stesso istante in cui Gimble e Juan si sporgono dal loro nascondiglio scagliandovi contro i loro funghi. Il coloviano centra perfettamente gli Artigli di Demone.

Un boato.
Luce bianca, fiamme e calore.
L'esplosione è violentissima.
Lo spostamento d'aria schianta a terra Gimble, i gas incandescenti lo lambiscono di striscio.
Si sentono due urti terribili, metallo contro pietra. Poi ancora, il frastuono della massa del golem che cade lungo le scale, mentre un fischio si affievolisce nelle orecchie degli avventurieri.
Rune e i compagni, dall'altro della conca, scorgono la nemesi di metallo crollare pesantemente in fondo alle scale. Il peso del mostro di ferro fa tremare il pavimento, sbriciola le pietre degli ultimi gradini, solleva polvere e detriti.
La sensazione d'euforia dura pochi istanti: in men che non si dica il metallo stride mentre gli arti spingono sul terreno. Attraverso la polvere la figura mastodontica dell'Inevitabile si risolleva, pronta a continuare la sua caccia, indistruttibile, inarrestabile.
"Maledizione!" urla Gilead ai compagni atterriti, incapaci di aprir bocca. "Viaaa! Via di qua!!!"

giovedì 10 febbraio 2011

215 - IDEE E STRATEGIE

"Sono un buon numero!" esclama Taleryn.
"Una sessantina circa, raccolti in due tempi" precisa Juan. "Potevi avvisarci delle esalazioni, abbiamo dovuto interrompere per non rischiare troppo! Questi affari rilasciano gas peggio che l'intestino di Hearst!"
"Ehi!!!" protesta il guerriero.
"Chiedo perdono, non avevo valutato che raccogliendone in gran numero l'ambiente si sarebbe saturato" dice Taleryn. "Ad ogni modo, è andato tutto bene. Oh, dimenticavo... avete per caso visto Pequeño? E' da un po' che è uscito..."
Gli avventurieri scuotono la testa.
"Non preoccuparti, il ragazzo è sveglio, vedrai che presto tornerà" lo rassicura Rune.
"Ora dobbiamo solo pensare a come far cadere l'Inevitabile nella trappola..." dice Juan, riportando il discorso sull'argomento iniziale.
Ne segue una lunga discussione, in cui i nostri eroi pensano alle strategie più disparate per ottenere il risultato sperato: spezzare il corno del golem.
Taleryn partecipa attivamente, incidendo su un pezzo di legno uno schema della conca di scale sulla base dei ricordi degli avventurieri, per poter valutare meglio ogni possibilità.
"Ci sono!" esclama alla fine Gimble. "Ecco il nostro piano! Sentite qua..."

martedì 8 febbraio 2011

214 - VAPORI SULFUREI

I cannibali studiano incuriositi il passaggio aperto: una via mai vista, mai esplorata, un nuovo territorio per cacciare. I loro sguardi si incrociano bramosi pochi istanti prima dell'arrivo della loro nemesi.
I corpi di alcuni di loro collassano senza sensi, sopraffatti dall'incantesimo di sonno recitato da Gimble, mentre Rune e Juan si colpiscono letali come sicari silenziosi alle loro spalle.
Un secondo incantesimo dello gnomo completa il lavoro, lasciando solo a Hearst e Juan l'ingrato compito di spezzare l'osso del collo ai nemici inermi.
Gli avventurieri non perdono tempo, e spostano i cadaveri in un altro corridoio, dopo aver richiuso il passaggio per non lasciare indizi evidenti. Gilead osserva i corpi ammassati, con le lingue penzolanti, e per un attimo prova pietà per loro: anch'essi una volta erano uomini. Una pietà che si trasforma subito in odio per il responsabile di questo orrore. Come è possibile che questa follia sia tollerata? Come può un uomo permettersi di disporre delle vite altrui in questo modo, portandole a una simile perversione? E fino a quando anche loro resisteranno a un simile destino?
Le parole di Gimble richiamano l'elfo alla realtà. Non sembra esserci un modo semplice per arrivare ai funghi, ma lo gnomo può tentare qualcosa con la magia.

La forza telecinetica esercitata dalla mano magica di Gimble solleva il primo artiglio di demone, strappandolo dalla crepa in cui cresceva con i suoi gemelli. Mantenendo la concentrazione lo gnomo fa levitare il fungo fino alla grata, attraverso le sbarre, fino a che Rune lo afferra delicatamente, mettendolo nel sacco dove prima custodiva i cristalli.
Nell'aria si diffonde un miasma sulfureo.
Su consiglio di Gimble, Hearst si dirige verso la sala adiacente dei prigionieri, intimando di spegnere ogni fiamma libera per evitare guai. La lezione impartita poco prima a uno degli inquilini della grotta fa sì che nessuno metta in discussione gli ordini del guerriero.
Gimble strappa pazientemente un fungo alla volta, facendo la massima attenzione: una sola distrazione e tutta la colonia potrebbe esplodere.
Cinque, dieci, venti...
L'aria si riempie di zolfo, di vapori nauseanti, ma lo gnomo continua: uno a uno.
Venticinque, ventisei, ventisette...
La gola brucia e gli occhi lacrimano. Ancora qualcuno...
Ventotto, ventinove...
Ancora uno, solo uno...
L'alta concentrazione di vapori venefici fa girare la testa, la vista s'annebbia mentre il trentesimo fungo avanza lento verso la grata. Juan nota con orrore lo gnomo vacillare.
Gimble vede doppio, poi più nulla, gli pare di cadere. Istintivamente divarica le gambe per mantenere l'equilibrio, riprendendosi immediatamente come da un colpo di sonno.
Un brivido gli corre lungo la schiena: ha perso la concentrazione!
I compagni osservano la saracinesca con lo sguardo teso, trattenendo il respiro.
Juan, col braccio infilato tra le sbarre, ha preso al volo l'artiglio di demone prima che toccasse terra.
I compagni tirano un sospiro di sollievo.
"Continuiamo un'altra volta, gnomo" dice Juan, con la fronte imperlata di sudori freddi. "Come si dice in questi casi, ora è meglio se cambiamo aria..."

venerdì 4 febbraio 2011

213 - PASSAGGI SVELATI

"Ghhhhh! Maledizione! E' bloccata!"
Nonostante gli sforzi Hearst non riesce a sollevare di un centimetro la vecchia grata arrugginita che blocca il corridoio. Solo qualche metro più in là, oltre la saracinesca, la fredda luce dei monili permette di intravedere il colore rossiccio degli artigli del demone, che crescono negli interstizi umidi tra le pietre.
"Non c'è modo di passare" constata Gimble, "dobbiamo trovare una strada alternativa per arrivare dall'altro lato della grata."
Gli avventurieri decidono di esplorare meglio le sale dei prigionieri per verificare che esistano passaggi alternativi. I loro occhi si posano su quegli uomini, su quelle donne, sulla loro miseria. Sui loro volti leggono espressioni diffidenti o indifferenti, impaurite o spavalde; ma prima di tutto sole. Una solitudine che rode nell'anima nonostante siano costretti a condividere gli stessi spazi. Una solitudine che nasce dall'esigenza di essere i primi, di avere il predominio sugli altri nel momento in cui il Cubo apparirà, donando la libertà solo al più forte, al più veloce, al più scaltro.
L'istinto di prevalere porta gli uomini a commettere sempre gli stessi errori, sia da liberi che da rinchiusi, in un ciclo senza fine di violenza, di battaglie, di sangue. E tutto per una salvezza che forse nemmeno esiste.
Gilead si ferma improvvisamente, indicando ai compagni la nuda parete della stanza che stanno esplorando. Una stanza piccola, con due pagliericci, ma vuota al momento.
"Un passaggio segreto..." bisbiglia l'elfo.
Senza esitare i nostri eroi imboccano il passaggio nascosto, un corridoio buio con diverse svolte che termina bruscamente con una pesante porta in metallo.
Juan rassicura i compagni dopo aver dato una rapida controllata: via libera.
Dall'altro lato la porta è in realtà un muro di mattoni, che si confonde con la parete della prigione una volta richiusa.
Grolac si guarda attorno, cercando di orientarsi: "Siamo già stati qua."
Dopo una breve osservazione dei corridoi circostanti, il nano conferma le sue impressioni: "Questa è la zona che abbiamo percorso quando siamo fuggiti la prima volta dai cannibali. Continuando in quella direzione dovremmo arrivare alle scale e al passaggio da cui Pequeño ci ha salvato."
Con più calma rispetto alla volta precedente, gli avventurieri esplorano l'area, memorizzando i corridoi, prendendo punti di riferimento per orientarsi. Grolac li conduce attraverso un passaggio che dovrebbe tornare nella direzione dei funghi.
Ad un tratto però, il nano ferma bruscamente i compagni.
"Cosa c'è, nano?" chiede Gimble.
Grolac indica una sezione di pavimento poco più avanti, dove si apre un buco grande poco più di mezzo metro: "E' pericolante. Se proseguiamo rischiamo di finire di sotto..."
"Sembra il crollo che si vedeva dalla stanza del ragno... non ci tengo a tornare da lui..." dice Gilead.
Troppo pericoloso. Il gruppo decide di abbandonare e tornare indietro, quando l'improvviso passaggio di un gruppo di cannibali li costringe a nascondersi. Questa zona deve essere il loro territorio di caccia. Gli avventurieri li lasciano passare, si stanno dirigendo verso la loro tana, nella direzione del passaggio segreto dei prigionieri, loro potranno facilmente tornare da Taleryn prendendo il corridoio in direzione opposta.
Il passaggio segreto per le sale dei prigionieri...
Un dubbio atroce assale i nostri eroi.
"Qualcuno di voi ha richiuso il passaggio, vero?" chiede Rune. I compagni si scambiano sguardi preoccupati.
"Chi era ultimo?" chiede Gilead. "L'hai chiuso tu?" chiede Isabel a Hearst. "Sono uscito ma non ci ho badato..." afferma Juan.
"Dannazione, dobbiamo tornare là!" esclama Rune. "Se non ci muoviamo rischiamo di aver condannato a morte tutti gli altri prigionieri!"