sabato 8 novembre 2008

42 - IL MARTELLO DEL FABBRO

"E' strano però che la milizia cittadina non si sia ancora occupata del licantropo..." chiede sorpresa Isabel.
Benito, senza sollevare lo sguardo dal bicchiere che sta pulendo con cura, risponde: "Ci sono già troppe grane perché il Capitano Meis perda il suo tempo su questa, che al momento non ha causato problemi alla cittadinanza. Già perché nonostante i terribili ululati e la paura della gente, il Lupo Mannaro non ha mai attaccato persone indifese. Le uniche sue vittime finora sono state alcuni farabutti che si aggiravano per le strade a notte fonda... gente comunque di cui onestamente non si sente la mancanza..."
"Troppe grane, Benito? Vale a dire?" incalza Gimble, curioso.
"Siete da poco sulle Isole, vero? Beh, innanzitutto Salamanca si sta occupando di un problema con i nativi che popolano la giungla vicino a Pinàr del Rio, divenuti particolarmente aggressivi. Non so perché il Governatore Correia si sia preso a cuore questa faccenda, ma sta di fatto che Vincent Meis si è trovato per le mani una bella gatta da pelare, e ha dovuto mandare fin là un discreto contingente di uomini, riducendo le forze impiegate nella difesa cittadina e nella lotta alla pirateria. Pirateria che nel frattempo non si è data una calmata giusto per fargli un favore..."

Il mattino seguente gli avventurieri escono di buon ora per fare rifornimento. La via commerciale li accoglie con i profumi e il caos delle bancarelle e dei negozi.
Giunti dinanzi all'armeria con l'insegna segata, non resistono alla curiosità di dare un'occhiata all'interno. Il negozio è ben attrezzato e ci sono molti oggetti di buona fattura. Hearst osserva, decisamente interessato.
"Benvenuti!" dice un nano dall'aspetto burbero e la voce roca "dei clienti finalmente!"
"...finalmente?" chiede Gilead.
"Oooooh, dannazione sì, finalmente!" risponde il nano inaspettatamente scocciato "In questo periodo non ne va dritta una al povero Tolkarr! Quindi un cliente fa sempre comodo... anche un *orecchie a punta* come te, che di solito non spende un granché in roba di metallo"
La risposta sarcastica di Tolkarr coglie impreparato Gilead, che si fa serio di colpo. I compagni sorridono gustandosi un classico: elfo e nano ai ferri corti.
"A cosa devi la tua *sfortuna* Tolkarr? Alla tua insegna così brutta e malconcia?" controbatte Gilead, tagliente.
"Fai poco lo spiritoso, mangiabetulle... il mio è un problema serio! Quell'insegna è tagliata perchè prima qui lavoravo con il mio caro fratello Forgar, prematuramente scomparso..."
Tolkarr è disperato perché le sue creazioni non sono più quelle di una volta.
"Alcuni mesi or sono, il mio povero fratello Forgar è morto di infarto a causa di una alimentazione poco corretta, e per le esequie mi sono rivolto, come è prassi, alla Chiesa di Salamanca. Il becchino, che è anche custode del Cimitero, è venuto qui alla forgia per predisporre la salma nella bara. Ora, qualcuno di voi dannati umani dovrebbe spiegarmi perché in questa strameledettissima città fanno solo bare per umani, lunghe e strette! Mio fratello ci stava due volte in altezza e mezza in larghezza! Vabbè... lasciamo perdere...
Uno degli ultimi desideri di Forgar era di essere seppellito con il suo martello da lavoro al fianco. Beh, dovete sapere che mio fratello era un fabbro formidabile, nonostante fosse mancino. Non ci crederete, ma il problema è che quell'idiota del becchino, ha messo nella bara il *mio* martello per destri anziché quello per mancini di Forgar!!! COME SI FA A NON RICONOSCERE UN MARTELLO PER DESTRI DA UNO PER MANCINI!!!"
Gli avventurieri cercano di trattenersi dal ridere di una sventura che per il nano sembra però molto importante.
"Beh, non hai provato a parlarne con il becchino per sistemare lo scambio?" chiede Rune.
"Ehmmm... sì, ma quel bastardo vecchio ubriacone non vuole saperne... beh, ammetto di aver perso un po' le staffe e aver esagerato con le parole..."
"Tolkarr, l'hai aggredito verbalmente?" chiede Isabel.
"Beh... sì... è volato anche qualche schiaffo... MA INSOMMA, DOVETE CAPIRMI!!! Senza il mio martello, io sono finito, ho perso il mio *tocco magico*, le mie armi non sono più perfette, e ahimè, i miei clienti se ne sono accorti!"
Hearst prende la parola: "Tolkarr, cosa ne dici: noi intercediamo per te e recuperiamo il tuo martello, e tu ci fai un cospicuo sconto... diciamo... duecento monete d'oro in oggetti"
"Tu sei pazzo, razza di bisonte!!! Duecento monete d'oro per due chiacchiere con un vecchio cialtrone...!"
"Ne va del tuo lavoro, Tolkarr..." bisbiglia Juan, cogliendo nel segno.
"Dannazione, sì... e va bene, aiutatemi e starò alle vostre condizioni..."
(Ill. The Blacksmith, by Batjushka)

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