mercoledì 15 dicembre 2010

203 - MACABRO BANCHETTO

Guidati da Pequeño, Rune e Juan ripercorrono i cunicoli che portano alle grotte dei cannibali.
"Torna da tuo padre" dice Rune al ragazzino. "Da qui continuiamo noi."
Pequeño si allontana, lasciando i due avventurieri nell'oscurità.
Memore dei pochi metri fatti al buio nella prima esplorazione, Juan fa strada fino a scorgere la luminescenza azzurra proveniente dall'alcova dove pasteggiavano i due cannibali. Alcova ormai deserta, se non per i rimasugli di ossa.
Rune afferra con forza il cristallo, che si spezza facilmente, e lo ripone nel sacco, facendo ripiombare nel buio la grotta.
"E uno" bisbiglia Juan. "Rune, avvolgi il cristallo nella iuta in modo da liberarlo facilmente, a mo' di lanterna... ci sarà utile una minima fonte di luce se dobbiamo darcela a gamb..."
Improvvise urla di terrore interrompono il coloviano. Urla che rieccheggiano nelle grotte, prima lontane, man mano sempre più vicine.
Gli avventurieri attendono tesi, al riparo nell'alcova buia. Una luce azzurra invade gradualmente una caverna che si apre in fondo al cunicolo, mentre i cannibali vi trascinano dentro un prigioniero che si dimena terrorizzato. Altri cannibali si precipitano nell'antro, affacciandosi dalle varie caverne collegate, ansiosi di consumare il loro pasto.
Un repentino acuirsi delle grida del malcapitato coincide con un agghiacciante rumore di carni lacerate.
Juan e Rune si allontanano turbati, ripercorrendo i cunicoli verso l'uscita della tana, mentre il poveretto viene dilaniato e divorato.
Ma la fuga non è semplice. La presenza di altri cannibali che sopraggiungono da zone inesplorate costringe gli avventurieri a svolte impreviste. Quando torna la calma, Rune illumina il passaggio: una grotta di roccia nuda, identica a tutte le altre.
Senza punti di riferimento, i nostri eroi si trovano costretti a procedere a caso.

"Vedi qualcosa?" sussurra Rune nell'oscurità. Juan sporge il capo nel bivio dinanzi a loro, cercando di individuare luminescenze azzurre.
"Sì, a destra. Seguimi, in silenzio."
Juan avanza con passo felino. Vede il cristallo, in un antro cavernoso qualche metro più in là, parzialmente nascosto da un pilone di roccia.
*Cric*
Il coloviano si paralizza.
"Rune, fai luce..."
Il monaco apre leggermente il lembo del sacco.
"Mio Dio..."
La grotta, chiusa su sé stessa e sorretta dalla colonna di roccia, è disseminata di escrementi e ossa. Ossa animali, principalmente di topi, ma non solo. Teschi e femori umani testimoniano il macabro destino di sfortunati prigionieri.
Juan prova un brivido lungo la schiena: "Non mi piacciono i posti pieni di ossa. Prendiamo quel dannato cristallo e andiamocene."
Rune non si fa pregare, e dopo aver preso il secondo cristallo, segue Juan al bivio precedente, attraverso lo stretto tunnel in direzione opposta.
Dopo diversi metri il giovane coloviano si ferma. Anche questa diramazione sembra aprirsi su una grotta naturale da cui proviene un debole bagliore, accompagnato rumori disgustosi.
Gli avventurieri si avvicinano con cautela: quattro cannibali, due maschi e due femmine, sono intenti a mangiare i resti consumati di una donna sventrata.
Rune trattiene un conato di vomito. Questa gente non ha più nulla di umano. Questa gente merita di morire.

5 commenti:

jamila ha detto...

molto pulp...

Ale ha detto...

sempre più pulp!
...i cannibali so' cannibali...

Anonimo ha detto...

pulp.

molto pulp!

pure troppo!!

Llukas

Mr. Mist ha detto...

Bravo Ale noto che hai una certa abilità a descrivere i pasti dei cannibali all'interno della grotta, credo di intravedere qua e là le influenze di film come: il 13° guerriero, la terza madre e di qualche vario ed eventuale film di Romero. C'ho azzeccato?

Ale ha detto...

In realtà non sono un gran consumatore di film, ed infatti sono la mia fonte minore di ispirazione. Tuttavia un po' di sano splatter dei bei tempi andati non mi manca... :)