giovedì 10 dicembre 2009

140 - PRIMO INTERLUDIO

"Governatore..." Jeros avanza timidamente nel salone.
"Ditemi, Jeros."
Correia risponde senza distogliere lo sguardo dalle ampie vetrate. Uno sguardo perso in pensieri lontani, forse cupi. Da qui si osserva tutta Salamanca, in tutta la sua bellezza.
"Sono partiti, hanno lasciato la città. S'imbarcheranno a Tavistock, con la nave che trasporta anche il nostro messaggero."
Correia continua a fissare il tramonto, perso nelle sue riflessioni.
"Signore...?" accenna Jeros perplesso. L'ufficiale pare dubitare che il Governatore abbia udito le sue parole.
"Spero di aver ben riposto la mia fiducia. Spero che il sindaco Rodriguez riesca a fronteggiare anche questa nuova minaccia. Non invidio la sua posizione. La questione della tratta di schiavi si aggiunge alla minaccia più volte paventata dal Governatorato di Castellòn de la Plana di mettere Puerto in quarantena a causa dell'epidemia malarica. L'economia della città è in ginocchio... non so se Rodriguez avrà le forze..."
"Deve farcela!" esclama Jeros, con un entusiasmo di cui si pente immediatamente. "Volevo dire... mio signore... che non dovreste preoccuparvi per il sind..."
"Lasciate perdere, Jeros" Correia sorride bonario. "Vedete, Juanito Rodriguez è, oltre che un bravo amministratore, un caro amico. Benché possa comprendere i dubbi di quell'avventuriero, Juan, riguardo un suo possibile coinvolgimento nella tratta di schiavi, io conosco Juanito. E se c'è una cosa di cui sono certo è che mai e poi mai compirebbe una cosa così spregevole. Rodriguez ama la sua città. Più della sua stessa vita."
Correia rimane in silenzio alcuni istanti. Il tramonto riempie di fuoco la stanza, mentre il Governatore si volta di nuovo verso la finestra, con lo sguardo perso lontano ad ovest, nel sole, nel mare, verso Puerto.
"Sapete Jeros, che Puerto fu fondata da un avo di Juanito?"
"N..no... signore" balbetta Jeros, imbarazzato da quest'anomala confidenza del Governatore.
"Juan Maria Rodriguez. Lo chiamavano 'il Principe', per i suoi modi raffinati e la sua galanteria sopraffina. E la piccola colonia che aveva fondato, è man mano diventata una cittadina dai commerci fiorenti. La presenza del vulcano che poteva sembrare una maledizione, si rivelò invece la sua fortuna. La miniera, i fabbri, una posizione invidiabile nelle Isole, e l'alleanza con Castellòn de la Plana."
Correia si fa serio, il suo sguardo ancora più cupo.
"Juanito è un buon alleato anche di Salamanca. Da Puerto arrivano buona parte delle armi per i nostri soldati. Inoltre è sempre stato in prima linea nel contrastare la pirateria, la vera piaga dei nostri mari. Se venisse rimosso dal Governatore Batista, o gli accadesse qualcosa, gli equilibri delle Isole potrebbero subire un duro contraccolpo."
Jeros ascolta. Non aveva pensato alla questione sotto il punto di vista esposto da Correia. D'istinto, senza che ce ne sia necessità, l'ufficiale si giustifica: "Signore, perdonatemi, ma non sono avvezzo alle questioni di politica..."
Correia sorride: "Siete un bravo soldato, Jeros. Avete reso un grande servigio a Salamanca, in un momento buio per la nostra città."
"Non è solo merito mio, signore, ma della Guardia e degli eroi di Pinàr del Rio. Senza il loro attacco al cuore dell'organizzazione, difficilmente saremmo riusciti a sconfiggere le Lacrime Rosse e uccidere il lupo mannaro..."
Jeros tradisce una leggera emozione. L'unica menzogna. Il licantropo.
I documenti trovati nel quartier generale di Kade non lasciavano dubbi. C'erano due lupi. Uno creato grazie a chissà quale artificio dal fantomatico Zaranzargûl, inoculando la licantropia su un poveretto, magari proprio uno schiavo. Creato in risposta al primo lupo, fuori dal controllo delle Lacrime Rosse, un giustiziere notturno che non lasciava scampo ai criminali. Jeros non ne ha certezza, ma l'idea che quel giustiziere non fosse altri che il Capitano, continua a far breccia tra i suoi pensieri. Ecco perché ha tenuto per sé questo dettaglio. Perché è solo un sospetto malevolo. Una stupido sospetto che non ha il diritto di infangare la meritata gloria che accompagna il nome di Vincent Meis.
"Già, ma a che prezzo... Salamanca ha perso molti uomini, e il suo Capitano" ribatte Correia. Jeros lo guarda, chiedendosi se quest'uomo ha forse il potere di leggere nella mente.
"Ho una brutta e strana sensazione, caro Jeros. Ci aspettano tempi bui..."

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