martedì 30 giugno 2009

101 - IL MIO AMORE TI PROTEGGA SEMPRE

Hearst fa leva, spostando la carne morta del mostro, cercando di liberarsi le gambe, rimaste incastrate. Una gigantesca pozza di sangue circonda il guerriero, completamente ricoperto del fluido vitale della creatura.
I nostri eroi sono attoniti, quasi increduli per il fatto di essere sopravvissuti. Isabel si affretta ad aiutare i feriti: Kerabi ha già ripreso conoscenza, ma Gilead ha riportato lesioni profonde. Solo la magia divina della sacerdotessa lo salva da morte certa.
"Dannazione, qualcuno dia una mano anche a me! Sono stanco di avere questo schifo addosso!" implora Hearst. Rune e Juan si adoperano per estrarre il guerriero dall'ammasso di carne che lo sovrasta, constatando fortunatamente che non ha riportato fratture agli arti.
"Guardate..." dice Gimble indicando la parete da cui erano entrati. "Il corridoio da cui siamo arrivati è ricomparso..."
"Grazie a Dio, possiamo andarcene da questo luogo maledetto e tornare a casa" dice Isabel, sollevata. "Non posso più sopportare di stare qua, usciamo al più presto!"
"No, Isabel, non prima di aver capito..." risponde Gimble, con tono però quasi paterno, quasi non volesse turbare troppo la chierica.
Lo gnomo si china su uno dei cadaveri dei soldati di Mallorea. La sua curiosità e il suo spirito di osservazione gli hanno già fatto intuire che c'è qualcosa di diverso in quest'ultimo.
Ci sono altri corpi nella sala, come era stato già constatato in precedenza. Tutti straziati, calpestati, dalla furia della creatura... quelli che avevano deciso di non suicidarsi, probabilmente hanno subito l'ira dell'Apocalisse.
Ma questo no. Nonostante l'armatura sia ammaccata e sporca di sangue, il suo corpo riporta ferite di minore entità, salvo quella che l'ha ucciso, procurata dalla sua stessa spada di ferro freddo, che lo trafigge da parte a parte. La qualità del suo equipaggiamento, la simbologia sull'armatura, lo qualifica di certo come un ufficiale della Guardia Imperiale.
"Guardate le sue mani, riverse a terra" fa notare lo gnomo. "Quest'uomo non può essersi suicidato, come gli altri. Costui è stato ucciso..."
Così dicendo Gimble comincia a rovistare tra gli effetti del poveretto, chiedendo ai compagni di aiutarlo nell'0pera, spogliandolo dell'armatura. Il volto del soldato, un uomo fiero sui trentacinque, dai baffi lunghi e curati, è contratto in una smorfia di dolore e tristezza.
Gimble mette da parte una pozione e un unguento argenteo trovati nello zaino.
"Torneranno più utili a noi che a lui. Quest'uomo era un ufficiale di Mallorea: tutti gli ufficiali dell'impero portano addosso una piastra metallica di riconoscimento, perché possano essere onorati se caduti in battaglia. Ci sarà utile a capire chi è costui."
Lo gnomo osserva un pezzo di catenina metallica, spezzato... non c'è traccia della piastra... possibile che qualcuno si sia premurato di sottrarla?!?
Tuttavia all'occhio attento di Gimble non sfugge un secondo monile, nascosto sotto la tunica, qualcosa di meno ufficiale della piastra, di più personale, intimo. Con mani gentili lo gnomo sfila un cammeo d'oro dal collo del soldato. Lo apre, con rispetto.
All'interno vi è un'incisione, una dedica: "che il mio amore ti protegga sempre". E un nome: Elidea Maenius.
Gli occhi di Gimble incontrano quelli dei compagni. In tutti loro le domande sono le stesse, e il mistero ben lontano dal trovare una risposta...
Cosa ci faceva qua la guardia imperiale, in un luogo sconosciuto al mondo intero? Si sono davvero suicidati? Perché l'ufficiale aveva tutto il suo equipaggiamento, ma non la piastrina di riconoscimento? Forse il nome di Elidea Maenius potrà dare qualche risposta...
"Ma prima di tutto dobbiamo andarcene da qui. Presto, ormai non c'è molto altro da vedere..."

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