martedì 5 maggio 2009

89 - LA FIDUCIA DI XOKLENG

L'odore di catrame giunge inconfondibile alle narici dei nostri eroi.
"Ci siamo!" esulta Rune, avvicinandosi ad una pianta con l'intenzione di scalarla. Il monaco avvolge della stoffa tra le caviglie, per aiutarsi nell'intento.
Quando scende, indicando la direzione da seguire, i compagni si lasciano andare ad un sospiro rilassato. Il sole è alto allo zenit, mancano ancora molte ore al tramonto e al termine dell'ultimatum di Xokleng. Sono tornati in tempo... ce l'hanno fatta.
L'arrivo al villaggio della compagnia è visto con un misto di stupore e ammirazione. Probabilmente nessuno dei guerrieri Desana si aspettava di vederli tornare in tempo, anzi nessuno si aspettava di vederli tornare e basta.
Xokleng si fa avanti, con il fare minaccioso come sempre. Ma questa volta, qualcosa nei suoi occhi è cambiato. Non servono parole per capirlo.
"Non abbiamo più pozioni" constata Isabel, poi chiude gli occhi e congiunge le mani. "Userò un incantesimo per la Comprensione dei Linguaggi. Riuscirò a capire cosa dice, ma non sarò in grado di rispondere nella sua lingua... Erevos, ti prego, donami la Conoscenza..."
"Siete tornati" dice Xokleng. I suoni sconosciuti si trasformano in parole all'orecchio della sacerdotessa. "Confesso che non me lo sarei mai aspettato. Le vostre intenzioni sono forti, siete davvero determinati a..."
Gimble, pur non capendo un accidente della discussione, estrae da una tasca il Monile del Fiume, tendendo il braccio dinanzi a sé, per metterlo bene in mostra.
Xokleng sgrana gli occhi e le parole gli si strozzano in gola. Ogni traccia di spavalderia scompare per un istante dal volto dello sciamano.
"E'... è così, dunque! Wakaru... quel vecchio... avete il Monile, la sua fiducia..."
Xokleng si riprende quasi subito dalla momentanea sorpresa: "E sia! Xokleng mantiene sempre i patti! Avete soddisfatto le condizioni per avere la fiducia dei Desana-Kariri! Questo mio guerriero, Kerabi, sarà la vostra guida e vi mostrerà la via verso il Tempio dell'Ultimo Giorno! Ma vi avverto! Azawak è immortale e vi distruggerà! Qualunque cosa dica il vecchio Wakaru, l'unica salvezza per il nostro Popolo è la via del mare, come vuole la Profezia. Ancora una volta, non aspetterò in eterno. Kerabi non entrerà nel Tempio, e mi riferirà del vostro destino. Ad ogni modo, se non tornerete entro cinque tramonti, verrete considerati morti..."

Kerabi si muove esperto nella vegetazione. La sua ascia rudimentale falcia rami e arbusti che ostacolano il cammino. E' molto giovane, forse troppo. Di sicuro Xokleng non ha voluto rischiare uno dei suoi guerrieri migliori. Eppure Kerabi sembra felice, di quell'assurda felicità di chi sa di guadagnarsi la gloria con una missione suicida. Forse perché non se ne rende conto...
Kerabi si gira per indicare qualcosa a Rune, in marcia appena dietro di lui. Ma improvvisamente l'espressione del nativo si tramuta in una maschera di paura, mentre urla qualcosa nella sua lingua, indicando un punto dietro il gruppo.
Nello stesso istante un dolore lancinante pervade la schiena di Juan: quattro lunghe spine perforano il corpetto di cuoio, infilzandosi nella carne. Il sangue gli cola sulla schiena, caldo, mentre si gira con lo sguardo a cercare la fonte dell'attacco, dove indica Kerabi. Ma non si vede nulla.
Fortunatamente la vista elfica di Gilead è proverbiale: mimetizzata nella vegetazione, una strana pianta dall'aspetto a metà tra un umanoide e una mantide religiosa, attende le sue vittime per tender loro la sua mortale trappola di aculei.
"Vedremo chi verrà infilzato per primo!"
Gilead estrae rapido due frecce. Prima ancora che il vegetale animato possa portare un nuovo attacco con le sue spine acuminate, i due dardi dell'elfo sibilano nell'aria, tra le foglie, tra i compagni, inchiodando il mostro al grosso tronco alle sue spalle. Un rivolo di linfa verde chiaro cola dalla creatura, bagnando la corteccia.
"C'è mancato poco..." bisbiglia Juan, mentre Isabel si appresta a medicare le sue ferite.

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