martedì 26 febbraio 2013

345 - I BASSIFONDI DEL PORTO

"Perbacco, ho perso!" esclama Gimble, gettando tra la polvere tre monete d'argento. Seguono uno scambio di risate e pacche sulle spalle tra lui, i due halfling e l'umano intenti al gioco dei dadi. L'obiettivo del bardo è chiaro: ammorbidirli.
Rune fatica ancora a capacitarsi come, dopo aver concordato di dividere il gruppo per effettuare ricerche nei quartieri del porto, in men che non si dica si sia ritrovato assieme a Juan e allo gnomo in una sorta di bisca nei vicoli più malfamati.
Ormai certo di avere la fiducia degli altri giocatori, Gimble fa capire, tra il detto e il non detto, di cercare qualcuno che faccia da ricettatore nella zona del porto. Una delle possibilità valutate dal bardo è infatti che il ladro si sia voluto sbarazzare della tessera magica, e forse il loro compito potrebbe rivelarsi più semplice del previsto (magari solo un po' più costoso).
Pochi minuti dopo gli avventurieri giungono dinanzi al caotico negozio di un venditore di cianfrusaglie e robivecchi, a cui i giocatori di dadi li hanno indirizzati.
Un vecchio dalla pella unta e sudicia li accoglie malamente. Gimble si guarda attorno, mentre Juan intrattiene il proprietario. Il piccolo locale è stracolmo di merce senza valore, tra cui spuntano pochi oggetti di pregio che non possono avere origine lecita.
Gimble bisbiglia un incantesimo di individuazione del magico. Il suo sguardo corre di nuovo su tutta la mercanzia, ma nulla brilla di un alone azzurro alla sua vista. Ciò che cercano non è qui.
"Andiamocene" dice ai compagni. "Qui stiamo solo perdendo tempo."

Hearst e Isabel passano di fronte alla Perla. Abel sta spazzando di fronte all'uscio, la taverna ha riaperto da poco. L'oste ha un'aria triste e lo sguardo assente. Anche se gli Urlanti sono spariti e il giogo di sua moglie è stato allentato, Abel sembra un uomo distrutto. Ci sono persone che hanno bisogno di pilastri a cui appoggiarsi, per quanto negativi possano essere. Ecco, Hafida era per Abel una certezza, di cui subiva le angherie con rassegnazione, ma che accettava per la sua solidità. Senza di lei probabilmente ora è perso.
"Buongiorno Abel" Isabel lo scuote dai suoi pensieri.
Abel ricambia il saluto, scambiando con la chierica i convenevoli di rito, finché Hearst, spazientito, non s'intromette tra i due.
"Bando alle ciance, abbiamo fretta!" sbotta. "Dimmi Abel, hai mai visto quest'uomo?" chiede mostrando la pergamena.
Abel è remissivo, intimorito dal fare del guerriero. Isabel cerca di tranquillizzarlo e solo allora ricorda di aver già visto quel tizio tempo addietro in compagnia dei giocatori di dadi - due halfling e un umano - che si ritrovano spesso nelle vie interne poco distanti dalla taverna.
"Ecco, bravo! Era questo che volevamo sapere! Ora vai a prepararmi il pranzo che ho fame!"
Mentre Abel schizza in cucina, Isabel osserva sbigottita la meridiana sulla parete della taverna: "Ma non è nemmeno mezzodì! E poi non avevi una gran fretta?"
"Certo. Avevo fretta di mangiare!"

3 commenti:

Mr. Mist ha detto...

Caspita Gimble c'era proprio andato vicino!

Ale ha detto...

Ma a sua insaputa... e non è detto che ritrovarli sia facile!

MaxDZ8 ha detto...

Ci sono delle priorita'! Grande! :D