mercoledì 12 ottobre 2011

259 - I BASTIONI DEL PENITENZIARIO

L'ennesimo corridoio, le ennesime guardie che sbucano da ogni dove all'inseguimento, gli ennesimi dardi che sibilano prima che gli avventurieri trovino riparo dietro una svolta. Una grande arcata conduce nell'atrio di un torrione in cui una scala a chiocciola sale arrampicandosi lungo le pareti interne. Il cuoco non mentiva.
Mentre i compagni si affrettano verso l'unica via di fuga possibile, Rune si ferma di scatto. Nonostante la concitazione nota un grosso argano oltre l'entrata, le cui spesse funi sollevano attraverso un sistema di carrucole una pesante grata di ferro battuto.
Il monaco non esita un secondo, e incitando i compagni a proseguire, comincia a ruotare il meccanismo.
"Dannazione, è lento come la fame!"
Rune maledice il marchingegno di contrappesi che permette una discesa lenta della grata, mentre la prima delle guardie svolta l'angolo.
D'impeto Hearst torna indietro e sferra un poderoso colpo di mannaia su uno dei tiranti. La corda si svolge in un batter d'occhio, e un istante dopo le sbarre separano i nostri eroi dagli inseguitori.
Juan guarda ironico Hearst mentre salgono i gradini: "La solita delicatezza..."
"Funziona."

La scala termina nel sottotetto della torre, che si apre sui ballatoi delle mura merlate con due grandi arcate dotate di grata a saracinesca, tra loro perpendicolari . Il subbuglio, le urla degli uomini del Duca, sono per un attimo lontani. La luce del giorno filtra intensa, il cielo tropicale percorso da rare nuvole è di un azzurro abbagliate. La brezza marina riempie i polmoni, mischiandosi ai profumi della vegetazione.
"Finalmente fuori..." esulta Juan.
"No, non ancora. Dobbiamo trovare il bastione che conduce alle porte della fortezza" afferma Grolac, guardandosi attorno per orientarsi. "Se il cuoco diceva che per raggiungere l'uscita bisognava tornare alla sala da pranzo... di qua!"
Il nano si getta verso l'argano a ruota che comanda la grata, sollevandola. Davanti ai nostri eroi cinquanta metri di passerella lungo le mura portano ad una torre molto più grande dell'attuale, di diversi piani più alta. Vista l'assenza di soldati del Duca, il gruppo impegna senza esitazione l'attraversamento.
Dal lato sinistro i bastioni danno verso la foresta esterna, elevandosi almeno trenta piedi: un salto troppo rischioso. Da qui si vede tutta l'isola fino al mare, con le sue torrette e le palizzate perimetrali.
Dall'altro lato invece c'è il cortile della fortezza, in cui si stanno radunando arcieri, balestrieri e maghi. Il Duca sembra non voler risparmiare alcun mezzo per riprendere i fuggiaschi.
I nostri eroi sono circa a metà passerella quando alcune guardie sbucano dalla torre da cui provenivano: non c'è voluto molto perché sollevassero la grata. Le urla degli inseguitori attirano l'attenzione delle truppe nello spiazzo sottostante.
"Veloci! Veloci!"
Frecce, dardi, incantesimi saettano dappertutto. Raggi roventi e gelidi provocano dolorose ustioni, gli avventurieri stringono i denti, gli ultimi metri sembrano non finire mai. Di sotto pare di sentir tuonare la voce furibonda di Carnegie, ma non importa, l'unico obiettivo è raggiungere la torre maestra per ripararsi... o per restare nuovamente intrappolati... salire non porterà da nessuna parte, scendere vorrà dire affrontare l'esercito del Duca.
Gimble solleva istintivamente lo sguardo verso la sommità della torre, per scacciare i pensieri nefasti, come a implorare un aiuto divino. E' là che scorge la speranza. Non tutto è perduto.

4 commenti:

Mr. Mist ha detto...

Ovviamente da esperto narratore ci hai lasciato con la suspance! Intanto nell'attesa del prossimo post noi ci arrovelliamo per capire quale mezzo di fuga troveranno i nostri eroi sulla sommità della torre!

Anonimo ha detto...

Eh già... Mumble mumble... Che cosa avrà visto Gimble?

Ale ha detto...

mistero misterioso...

Anonimo ha detto...

Chissà come mai interrompi sempre il racconto sul più bello.