martedì 4 novembre 2014

435 - RELATIVISMO RELIGIOSO

Scivolati sul retro della villa, gli avventurieri si avvicinano ai carri indicati da Bovak. Avvolti nell'oscurità, nessun rumore proviene da essi.
"Sono tutti vuoti" commenta Hearst dopo un rapido esame spada alla mano.
"Eppure... dev'esserci qualcosa" dice Gimble stringendo tra le dita il ciondolo di Ekelorn. Lo gnomo gira in cerchio attorno ai carri, poi si allontana un poco. Una leggera luminescenza sembra pervadere il monile del mago.
"Ecco! Sta accadendo qualcosa!"
Gimble si muove, avvicinando il gioiello al terreno, finché la luce non aumenta di intensità. Il bardo individua il punto in cui la luminosità emessa è massima.
"E' qui! Qui sotto! Ma come...?"
Bovak afferra il ciondolo dalle mani di Gimble e lo affonda nell'erba. Magicamente il terreno si ritira degradando in un'ampia discesa verso un antro sotterraneo.
"Finalmente..." sussurra lo gnomo rimettendo il ciondolo al collo. Una strana adrenalina lo pervade, assieme alla sensazione di essere vicino alla soluzione di tanti misteri. Un luogo nascosto in questo modo, accessibile solo al mago, deve certamente custodire i suoi più importanti segreti.
Gli avventurieri scendono, ed al loro passaggio la terra si richiude magicamente alle loro spalle, obbligando Isabel e Gimble a far ricorso ad incantesimi di luce.
L'antro, una grande stanza sotterranea che si perde nell'oscurità, è costellata di gabbie lungo il perimetro visibile. Esse circondano un enorme tavolone di marmo liscio al centro, la cui superficie odora di paura, di sofferenza. Una delle prigioni contiene una creatura che per un istante fa sussultare i nostri eroi salvo poi rivelarsi morta.
"Un basilisco" fa notare Bovak. "Se fosse stato vivo il suo sguardo ci avrebbe già tramutato in statue."
"Questo posto non mi piace" commenta Rune. Le gabbie che si perdono nel buio, il fatto di non vedere cosa c'è più in là, rendono il sotterraneo ancor più inquietante.
Gimble indica una porta metallica oltre il grande tavolo centrale, quasi di fronte al passaggio da cui sono entrati. Con un cenno indica a Juan di dare un'occhiata. Il coloviano esegue, ansioso di levarsi da quello spazio ampio, troppo scoperto.
Alla sua conferma dell'assenza di trappole, gli avventurieri l'attraversano rapidamente, ritrovandosi in uno stretto corridoio lungo solo pochi metri. All'altra estremità una seconda porta metallica, a due ante, il cui bassorilievo lavorato raffigura in maniera stilizzata il ciondolo di Ekelorn.
Juan precede i compagni, esaminando accuratamente ogni centimetro.
"E' tutto a posto" dichiara alla fine.
Gimble si avvicina alla porta. Il gioiello appartenuto al mago s'illumina di nuovo, e la stessa luce smeraldina si libera dalla linea scura tra le ante. Quando la fosforescenza scema, Hearst si prende l'onere di spalancarle.
La stanza che si rivela agli avventurieri oltre la soglia è tanto inattesa quanto affascinante nella sua bellezza blasfema. Una luce magica ambientale rischiara le pareti magnificamente affrescate, sulle quali è scorrono due visioni opposte della Genesi, in cui il punto di svolta è la distruzione di Mog da parte di Dio Padre.
Su pareti opposte, in un contrasto voluto, le raffigurazioni mostrano ciò che è stato e una libera interpretazione di ciò che sarebbe potuto essere. Da un lato la misera condizione mortale delle moltitudini, dall'altro la loro stessa elevazione, senza distinzioni, all’immortalità: Angeli di fatto, in un'utopia senza differenze. Le scene di guerra, i massacri, la povertà e le sofferenza della condizione attuale si contrappongono al panorama celeste armonia in cui gli Vivec, Erevos e Mog sono i primi di un esercito di Angeli, l'umanità elevata a rango divino.
Le due versioni parallele si ricongiungono all'estremità opposta della sala, dove spiccano al centro della parete quattro peculiari serie di fori. Ognuna delle serie, posta ai vertici di un quadrato, conta otto buchi disposti a cerchio.
Mentre osserva le immagini alle pareti, Isabel si sente invadere da un senso di irrequietudine che le dà la nausea: "Tutto questo è pura eresia! Un relativismo religioso che mina le fondamenta stesse della Fede riabilitando il Peccato di Mog..."
"Eppure, Isabel, osserva per un secondo con altri occhi..." sussurra Gimble senza nascondere un fremito d'emozione. Nello sguardo dello gnomo s'intravede il lavorio della sua mente, che pezzo dopo pezzo incastra le tessere del mosaico per intravederne il grande disegno.
"Cosa intendi Gimble? Non vorrai giustificare..."
"No, no, non fraintendermi. Ma pensa, perché *qui*? Nella tana di Ekelorn?" Gimble fa una pausa prima di rispondere alla sua stessa domanda. "Forse sto fantasticando, ma se l'obiettivo del mago, di Rakoud, di tutta la folle organizzazione che ruota attorno a Zaran fosse questo, di ottenere un 'mondo migliore'?"
Isabel guarda preoccupata lo gnomo, cercando di seguire le sue elucubrazioni: "Un 'mondo migliore', dici, attraverso..."
Gimble punta l'indice verso l'Angelo più bello: "...Mog."

5 commenti:

Ale ha detto...

Ecco il post, finalmente...

Consiglio, per una miglior comprensione, di rileggere La Creazione.

Mr. Mist ha detto...

Riletto per sicurezza!

Riguardo al post, è sempre la stessa storia: alcuni utilizzano grandi ideali, piani e la retorica per giustificare anche le cose più turpi. Non sempre il fine (sempre che sia effettivamente nobile) può giustificare i mezzi.

MaxDZ8 ha detto...

Niente mostrone... più o meno!

Ma chi può sistemare un basilisco in un ambientazione come questa? Qualcuno deve aver saltato sulla sedia!

Ale ha detto...

Sì, si sono presi un bello spavento, un basilisco è duro da buttar giù per personaggi con una progressione come questa!

Sommo Kuduk ha detto...

Gran bella storia Ale, scusami l'espressione ma, Minchia che giro che gli hai fatto fare... grandissimo!!!

p.s. l'effetto magico descritto all'inizio è splendidamente reso...