martedì 15 aprile 2014

408 - L'ALLIEVO E IL MAESTRO

Rune stringe i pugni. Le parole di Garzes stanno ancora riecheggiando nella sua mente quando la visione del suo Maestro Khalayr, severo in fronte a lui, risveglia contemporaneamente ricordi di odio, dolore e rabbia.
Rune ricorda bene tanto il loro primo quanto il loro ultimo incontro.
Il Maestro era colui che gli aveva insegnato tutto. L'aveva raccolto dalla strada poco dopo che la sua famiglia, caritatevole e impegnata nelle opere di bene verso i poveri e gli emarginati, era stata trucidata da coloro di cui si era da sempre occupata durante un tentativo di rapina.
A quel tempo in Rune albergava solo desiderio di vendetta, e nulla contavano gli insegnamenti di suo padre, che aveva pagato con il sangue la sua misericordia verso i più sfortunati.
Il Maestro Khalayr costruì su quell'ira. Egli insegnò a Rune senza rivelarsi, mostrandogli l'arte della lotta dei Monaci del Nero Dolore, una setta con un forte credo incentrato sull’odio, sulla vendetta e sull'estrema sopportazione della sofferenza.
Rune apprese come una spugna, fino all'ultimo giorno in cui vide il suo mentore.
Quella notte erano soli nei bassifondi della città e vennero assaliti da alcuni malviventi. L'ira di Rune si scatenò su coloro che vedeva come i responsabili della morte dei suoi cari. Li mise fuori combattimento uno ad uno, sotto lo sguardo divertito del suo Maestro. Finalmente la sua creatura stava giungendo alla maturità. Rune era pronto per entrare nell'ordine, ma per farlo avrebbe dovuto completare il suo Battesimo del Dolore. Khalayr gli ordinò di giustiziare i criminali, assaporando il freddo e dolce piatto della vendetta.
Ma la furia di Rune si era sfogata, e il suo contrasto interiore riemergeva ora forte più che mai davanti a quell'ordine di vile assassinio. Per anni i suoi genitori gli avevano insegnato a rispettare la vita. Sempre.
Rune non poteva farlo, e Khalayr non poteva accettarlo. Il Maestro constatò il suo fallimento e attaccò il suo pupillo. Non poteva permettere che i segreti del Nero Dolore rimanessero in possesso di chi non era degno.
Rune avrebbe sicuramente avuto la peggio, ma il trambusto aveva attirato degli armigeri di ronda. Le guardie intervennero credendo Khalayr colpevole delle aggressioni, dando a Rune un diversivo per fuggire e far perdere le sue tracce. Da allora non vide mai più Khalayr. 
"Ti sei mai chiesto quanto la tua pietà abbia provocato dolore?" sentenzia il Maestro riportando di colpo il monaco alla realtà.
Rune tace.
"No, non te lo sei mai chiesto, è evidente. La tua decisione di non giustiziarli è costata la vita alle guardie che erano intervenute. Per mano mia."
"Il loro sangue è sulle tue mani, non sulle mie."
"Ma hanno pagato una *tua* scelta. E mentre mi occupavo di loro, i malviventi che non avevi finito se la davano a gambe! Altri innocenti in seguito hanno sofferto per la tua decisione, le loro scorribande hanno portato morte!"
Rune stringe i pugni ancor di più, incapace di non provare rimorso. Per quanto sia convinto di aver agito per il meglio, gli eventi hanno poi sempre preso pieghe impreviste.
"Da quando hai abbandonato le certezze del nostro credo, non hai mai saputo soppesare le conseguenze delle tue azioni" incalza Khalayr. "Men che meno ora."

2 commenti:

Mr. Mist ha detto...

Non immaginavo che l'organizzazione monastica di Rune fosse così aggressiva e violenta, la ritenevo più filosofica - meditativa, invece è quasi uguale a quella di Ra's al Ghul!

Ale ha detto...

Rune ne ha solo appreso le tecniche, ma non ne ha mai fatto parte. In particolare ha imparato a sopportare il dolore. La sua filosofia di vita deriva più che altro dagli insegnamenti della sua famiglia, che ha rinnegato solo per il periodo di apprendimento con Khalayr, per poi tornare da solo sulla retta via.