lunedì 30 settembre 2013

380 - INSOFFERENTE ATTESA

Gimble, Bovak ed Hearst si avvicinano alla casa di Rabiaa. Un capannello di persone affolla la zona dell'ingresso, protetto da un cordone composto di Cavalieri del Drago e guardie cittadine, indice anche in questo frangente di una sopvrapposizione tra le competenze di Sahla e Ashanti.
Gli avventurieri non potevano sopportare di aspettare senza far nulla, per questo di comune accordo hanno deciso di dividersi e dare un'occhiata. Loro tre alla casa di Rabiaa, gli altri, dopo il ritorno di Juan, alla torre di Nezabal.
Tra i presenti Idriss Sutta sta parlando concitatamente con una delle guardie; Gimble ne attira l'attenzione, proprio mentre Saver Xandru esce dalla casa di Rabiaa chiedendo a tutti di disperdersi. Mentre le persone se ne vanno, Sutta raggiunge gli avventurieri scuro in volto. Insieme si allontanano quel che basta per discutere indisturbati.
"Rabiaa è stata uccisa!" si dispera il tesoriere.
"Ci è giunta voce, siamo altrettanto allibiti. Per questo siamo accorsi qui" dice Gimble.
Sutta non si capacita di chi possa aver compiuto un atto così efferato, ma le sue maggiori preoccupazioni si rivolgono all'effetto che la morte della maga avrà sugli affari della Corporazione dei Mercanti, dal momento che Rabiaa era la loro interfaccia di mercato con la Confraternita Arcana di Naama-Sul.
Gimble cerca di ottenere da Sutta quante più informazioni utili possibili: da chi prendeva ordini Rabiaa, quali sono le gerarchie della Confraternita Arcana, chi sono gli altri associati a Bakaresh.
"Molti maghi di Bakaresh fanno parte della Confraternita, Ekelorn ad esempio, giusto per fare il nome del più famoso, ma anche molti altri presenti alla corte del Granduca. Onestamente non so da chi prendesse ordini Rabiaa, non me ne ha mai parlato, ho sempre pensato che godesse di una certa libertà d'azione. I maghi disdegnano di dover mercanteggiare, di trattare il vile denaro e amano la segretezza, per questo si rivolgevano a noi attraverso di lei" spiega Sutta. Dalle parole del mercante trapela tutto il timore di non avere più un filtro tra la Corporazione e quegli inquietanti personaggi in grado di manipolare la magia.


Rune, Isabel e Juan s'incamminano verso il ponte che collega la città alta alla Torre del Drago. La perlustrazione nei pressi della torre di Nezabal si è rivelata totalmente infruttuosa.
"Potremmo fare il giro dall'arco di Dyarx?" chiede Juan all'improvviso.
"Non vedo perché allungare la strada per tornare alla Spinarossa..." risponde Isabel.
Juan insiste, ma anche Rune taglia corto, non c'è motivo.
O almeno non ce n'è fin quando la scala che scende dal Tempio li porta a passare per il suq. All'improvviso un cammelliere dalla vista lunga comincia a sbraitare nella loro direzione. La gente si gira, li guarda.
"Ma ce l'ha con noi?" chiede il monaco.
Juan prova a glissare: "Si sarà confuso, tiriamo dritto..."
Il mercante si avvicina a grandi passi delirando di "cameli" e "piseli".
"Andiamocene" insiste il coloviano.
"No, aspetta, quello è il cammelliere con cui avevi trattato prima di partire per Ma'Habb! Voglio proprio sentire cos'ha da dire" risponde minaccioso Rune.
"Va bene, affari vostri, io me ne vado, ve la siete cercata" conclude Juan. Il monaco prova a trattenerlo, ma il coloviano si divincola e accelerando il passo sparisce tra la folla.
"Calmatevi buon uomo" esordisce Isabel quando il mercante è di fronte a lei. "Mi ricordo di voi, ci siamo visti quando avete trattato per i cammelli con il nostro amico."
"Lui grande farabutu! Me fregato! Me portato dietro uno camelo senza piselo! Io dato due cameli con piseli! Lui dato me merce per ripagare, ma merce di farabutu nu copre spese, mancano cinqui moneti d'oro! Nu nu nu nu!"
Rune ed Isabel si scambiano uno sguardo d'intesa. Come al solito Juan ha provato una furberia, ma è fuor di dubbio che se i cammelli non sono tornati è anche colpa loro.
"Possiamo sistemare l'incidente" dice conciliante la sacerdotessa, "pagherò io le cinque monete mancanti"
"Cinque? Nuuu cinque! Cinque-cinque!"
"Cosa?! Cinquantacinque d'oro? Sei impazzito?" sbotta Isabel perdendo la calma che le si addice. "Intendevi d'argento, vero?"
"Nuuu, sì, nuuu... eh ma danno grande grande!"
Isabel lo guarda torvo: "Non dovresti prenderti gioco di una rappresentante della Chiesa, ti avverto... quanto?"
"Ci-cinquedi!" prova a rimediare il cammelliere, tentando di estorcere almeno quindici monete.
"Sei un truffatore peggiore di quello che ti ha truffato!" esclama Isabel spazientita. "Ti darò cinque monete, quanto hai detto la prima volta, nulla di più!"
Estratte le monete le piazza in mano al mercante, quindi gira i tacchi per andarsene.
"Nuuu, tu frega me! Tu nuu sorela buona, tu fare ladra!"
Rune si volta e solleva il cammelliere per la collottola. Non dice nulla, lo fissa e basta. Quando lo riappoggia a terra il mercante schizza via curvo, come un cane con la coda tra le gambe.

5 commenti:

jamila ha detto...

quando uno se le va a cercare?

jamila ha detto...

(senza il punto di domanda...)

Mr. Mist ha detto...

Se il cammelliere insisteva ancora un po' veniva pagato in sberle!
Certo che avrei pagato per sentire i dialoghi in "Bakarese" del cammelliere dal vivo!

Ale ha detto...

@J: eh sì, il cammellaio ha tirato un po' troppo la corda alla fine, nonostante i compagni fossero partiti dalla presunzione di colpevolezza di Juan!

@Mr.Mist: se vuoi immaginarti la cadenza bakarese pensa ad un libico o ad un egiziano che parlano italiano: ecco il risultato è quello!

Sommo Kuduk ha detto...

Grande Rune!!!