mercoledì 9 gennaio 2013

334 - CONFESSIONI

Rune cammina assorto nei suoi pensieri per le vie deserte, immerso nell'atmosfera magica della Bakaresh notturna. I compagni hanno già provveduto a prendere le stanze alla Locanda Spinarossa usufruendo dello sconto pattuito con Sutta, ma lui non aveva voglia di dormire.
Nella sua mente continuano a riaffacciarsi i dubbi e le domande, mentre sullo sfondo scorrono l'Arco di Dyarx, la piazza dell'Obelisco, la torre del Tempio del Drago d'Oro. Cosa ci fa ancora con loro? Quelli che erano gli intenti di un tempo sembrano svaniti, quelli che considerava i suoi amici sono le persone di cui ora non riesce a fidarsi. Najib è morto anche per questo, perché non è a fidarsi dei propri compagni. Non è bastato occuparsi per qualche giorno di altro per dimenticarlo.
Colui che li univa all'inizio, Gimble, non sembra più essere la persona e l'amico di un tempo, è sempre più egoista e menefreghista nei confronti degli altri, e le sue azioni si spingono sempre un passo oltre il limite , oltre la legge, oltre la morale. Forse è l'allontanarsi degli obiettivi, il fatto di essere a uno snodo cruciale senza una pista da seguire, ma non può essere una giustificazione
Rune pensa a Gilead, alla sua scelta di andarsene. Forse dovrebbe essere anche la sua scelta, ma ne ha il coraggio? La partenza dell'elfo ha ulteriormente spostato gli equilibri nel gruppo. C'è forse un modo di redimere i compagni? C'è forse un modo di far tornare le cose come prima?
Tutti questi dubbi lo assillano, lo stanno indebolendo, lo portano a sbagliare e dubitare, com'è accaduto con la vicenda di Najib...
I passi del monaco si fermano davanti alle grandi porte spalancate del Tempio di Mujon, il Drago d'Oro, il Santo Martire. Non si è nemmeno accorto di aver salito, assorto nei suoi crucci, tutta la torre.
I Cavalieri del Drago di guardia, vedendolo pensieroso, gli chiedono cosa stia cercando.
Rune esita prima di muovere oltre l'entrata.
"Me stesso."

Rune accede alla magnifica sala del tempio, dove sono affrescate le scene che descrivono la vita di Mujon, dalla ribellione di Xlokk, allo sterminio dei Draghi di Dyarx, fino alla sua unione alla cerca di Surend e lo scontro finale con il mago Qazandur.
Il monaco osserva rapito le epiche rappresentazioni che riempiono le sei pareti della sala esagonale, le gesta di quegli eroi che sconfissero il Peccato. Prova invidia per loro, per la loro capacità di essere uniti. Sono l'esempio da seguire, davanti agli occhi di tutti, eppure è così difficile ricalcarne le orme...
Rune si abbandona in ginocchio su panca vicino all'altare, un esagono marmoreo con candele e incensi rialzato di alcuni scalini nel mezzo del tempio.
Prega.
Ad un tratto percepisce una presenza vicina. Un sacerdote incappucciato avvolto nel bianco e oro dei paramenti del Drago sussurra un'orazione seduto sulla panca al suo fianco. Non l'aveva nemmeno sentito arrivare.
Terminata la preghiera, il prete - un  mezzelfo Ashfar - rivolge i suoi profondi occhi violacei su Rune: "Vedo che non sono l'unico a non prender sonno questa notte..."
Il monaco fa un cenno di assenso con la testa, con lo sguardo perso lontano.
"E' di notte che la coscienza ci espone i suoi dubbi, quando siamo soli con lei..." dice benevolo il sacerdote. "Lascia che mi presenti: sono Zer'i Aldaren degli Ashfar. E tu? Non ti ho mai visto al Tempio, sei un viandante? Cosa ti porta qui ad ora così tarda?"
Rune aveva un gran bisogno parole come quelle. Davanti al sacerdote il monaco confessa tutte le perplessità e i dubbi sell'amicizia, sui suoi errori e sul fatto di non essere più certo di ciò per cui sta lottando. Zer'i Aldaren ascolta attento lasciando che le parole fluiscano liberando l'anima.
"Vedi Rune" riprende il sacerdote dopo una lunga pausa, "ti parlerò attraverso l'esempio di Mujon. Anche il Drago Martire si credette inadatto un tempo, si vergognò di sé stesso per non aver saputo impedire le guerre intestine tra i draghi di Dyarx. Si vergognò tanto che decise di non apparire più nella sua forma di drago, e perse la fiducia in tutto. Quando in seguito unì a Surend ritrovò i motivi per lottare. Non a livello personale, ma per il bene di tutti. E anche tra i compagni di Surend non tutti erano degni di fiducia, come in seguito dimostrò Qazandur."
Zer'i Aldaren parla toccando le corde dell'anima del monaco: "Lottare per una causa non è facile. Spesso anche chi è dalla tua stessa parte ti delude, rema contro, per interesse o convinzione. Succede anche nella Chiesa stessa, tanto che anche io, come te, sono a volte roso dai dubbi, abbattuto e con la voglia di scappare lontano. Eppure se poi guardo dentro di me e mi domando se è giusto perseverare, la risposta è sì. Non c'è difficoltà che non sia giusto affrontare se il fine ultimo è qualcosa di grande, di nobile, di importante."
Rune annuisce, e rinfrancato nello spirito ringrazia il sacerdote. Le parole di Aldaren gli hanno dato le risposte che cercava. Anche per lui c'è qualcosa di più grande per cui vale la pena affrontare le difficoltà di ogni giorno. Ci sono persone per cui lui è l'unica speranza, anche se nemmeno lo immaginano.

4 commenti:

Mr. Mist ha detto...

Eh così, almeno per ora, abbiamo evitato un'altra defezione!

Ale ha detto...

Eheheh... Rune resta!

Nicholas ha detto...

C'era un cambio di pg nell'aria?

Ale ha detto...

In realtà no, era solo una buona giocata di roleplay da parte di Rune.