martedì 17 aprile 2012

286 - L'ARTE DEL TEATRANTE

Benito raccoglie i bicchieri dal tavolo appiccicoso e li immerge nella tinozza. La bisboccia di quei tre rientrati ad ora tarda dopo "aver fatto bello" - come dicono loro per sottintendere una nottata con donne di facili costumi - ha lasciato svariati cadaveri di rum e caonabo sui tavoli.
Gilead, Rune, Isabel e Hearst consumano placidamente la colazione ad un altro tavolo, con i primi tre che sembrano non voler approfondire oltremodo i dettagli sulla serata dei compagni, visto anche il sonno prolungato di Juan e Gimble.
Un passo pesante di stivali risuona nella via. Attraverso l'uscio spalancato per far entrare l'aria del mattino fanno il loro ingresso due guardie cittadine, che accompagnano un uomo con un vistoso livido sullo zigomo sinistro. Quest'ultimo si massaggia di continuo la nuca, lasciandosi sfuggire ogni tanto delle smorfie di dolore.
Benito si affretta a togliersi il grembiule, mentre si avvicina per sapere il motivo della visita.
Uno degli armigeri spiega che la notte precedente l'uomo che è con loro è stato aggredito durante una rapina ad opera di due furfanti, di cui uno era uno gnomo.
"Sappiamo dalle informazioni che abbiamo raccolto in città che uno gnomo alloggia presso la tua locanda, Benito."
L'oste annuisce, mentre gli avventurieri ascoltano attenti la conversazione: "E' vero, ed è un rispettabile signore. Tuttavia stamane dorme ancora, dal momento che ieri notte si soffermato a lungo a degustare i miei liquori dopo *aver fatto bello*." dice, accompagnando l'ultima affermazione con un occhiolino d'intesa.
"Bando alle ciance, oste! Non m'interessa se il tuo cliente è un beone o un puttaniere" esclama il tizio malmenato. "Anche se era buio ho visto in faccia il mio aggressore e---"
Il temperamento burrascoso dell'uomo viene smorzato dalla guardia: "Calmatevi, ve l'ho già detto. Qui non siamo a Granada..."
La frase sospesa a metà fa intendere che tra i due non corre buon sangue.
"Benito, vi prego di chiamare il vostro ospite, in modo che se si tratta del colpevole possa essere riconosciuto."

"Quanto diavolo ci mette a scendere!" protesta l'individuo con lo zigomo viola.
"Come vi ho già detto" spiega Benito "il signore stava ancora dormendo quando ho bussato alla sua camera, e mi ha pregato di riferirvi che ci avrebbe messo un po' a mettersi in ordine."
L'oste non fa in tempo a finire la frase che lo scricchiolio degli scalini preannuncia l'arrivo del bardo.
"Eccomi!"
Benito e gli avventurieri sgranano gli occhi, cercando subito dopo di dissimulare la sorpresa. Davanti a loro non c'è il solito Gimble, ma uno gnomo tanto camuffato con trucchi e vestiario da sembrare un'altra persona.
"E' lui?" chiede la guardia.
Benito non capisce se la domanda sia rivolta a lui o alla vittima dell'aggressione, ma ad ogni modo tace facendo finta di niente; forse non ha molto in simpatia Granada, o forse teme di perdere un assiduo consumatore di alcolici.
"No, non è lui..." risponde deluso l'aggredito. "Altro tempo perso, dannazione..."
"E' quello che dico anch'io" ribatte velenosa la guardia. "Andiamocene. Grazie della collaborazione signore. Benito, i miei saluti."
Non appena i soldati escono dalla locanda, l'oste si volta verso Gimble facendo le sue illazioni: "Ma... allora siete stato voi!"
"E allora perché non mi hai denunciato?" ribatte pronto lo gnomo. "No, assolutamente no, non sono stato io."
"Ma allora perché..."
"Per riparare a ciò che hai detto tu! Con che leggerezza hai detto loro che avevo fatto tardi alla Casa che non c'è?" dice severo lo gnomo mentre Benito arrossisce imbarazzato. "Secondo te potevo accettare di farmi vedere in faccia da delle autorità, con il rischio che la voce arrivasse alle orecchie della Chiesa?"
L'oste balbetta impacciato, vergognandosi dei propri sospetti completamente convinto dal raggiro del bardo: "Ch-chiedo perdono! Sono stato uno sprovveduto! Per un istante ho creduto che... ma avete ragione, sono stato uno sciocco e ho rischiato di mettervi nei guai! Scusate se ho dubitato, è solo che... aaahh... Permettetemi di offrirvi vitto e alloggio per oggi, è il minimo che possa fare, signore."
Gimble annuisce, accettando di buon grado: "Non preoccuparti Benito, fai tesoro dell'esperienza. Fortunatamente è andato tutto bene."
Mentre l'oste si allontana, la mano di Rune si appoggia sulla spalla del bardo, obbligandolo a voltarsi. Il monaco, l'elfo e la sacerdotessa lo guardano severi mentre Hearst ficca la testa nella colazione per evitare di essere in ogni modo interpellato.
"Forse puoi fregare Benito, Gimble, ma non noi."

5 commenti:

Mr. Mist ha detto...

D'ora in poi accanto alla voce "Para*ulo" ci sarà l'immagine di Gimble e della sua impareggiabile faccia tosta!
Ugge ha davvero fatto una bella giocata!

Ale ha detto...

Devo ammettere che il raggiro messo in piedi da Ugge in quest'occasione mi ha davvero sorpreso. In effetti, nonostante il proverbiale disordine della sua scheda che potrebbe associarsi a disordine mentale, lui spesso riesce in queste giocate spiazzanti, a volte davvero geniali.

Mr. Mist ha detto...

E' il binomio genio e sregolatezza, che accompagna gli artisti! In effetti per evitarsi tutta queste grane sarebbe bastato coprirsi il viso prima di intrufolarsi nella residenza dell'ambasciatore, alla fine però è stato meglio così ci siamo divertiti tutti di più!

jamila ha detto...

Per curiosità, quanto ha fatto di camuffarsi?

Ale ha detto...

Onestamente non ricordo ma era un buon tiro, ed aveva bonus di circostanza dato che l'aggressore l'aveva visto nella semioscurità la notte prima.
Inoltre gli ho elargito un cospicuo bonus di Raggirare nei confronti di Benito, vista la balla colossale che è riuscito ad inventarsi!