martedì 3 aprile 2012

283 - CRITICO D'ARTE

Gimble attraversa il portone spalancato sul cortiletto del palazzotto. L'edificio di due piani si piega ad angolo retto sul piccolo spazio aperto, con il muro di cinta che chiude il quadrato composto dalla proprietà. Il bardo si guarda attorno con fare assorto, soffermandosi sull'arco del portone, quindi sul pozzo, poi sui cornicioni delle finestre.
"Eh-ehm..." un uomo armato vestito con abiti di cuoio, probabilmente una guardia privata, attira la sua attenzione. Gimble, pur avendolo notato fin da subito, dissimula sorpresa come chi viene strappato di colpo dai propri pensieri.
"Signore, voi siete nella proprietà dell'Ambasciatore di Granada. Vi prego di qualificarvi e dire perché siete qua, oppure allontanarvi ora."
"Oh, pavdòn!" esclama Gimble, imitando un altezzoso accento di Arx. "Non m'evo neanche accovto di esseve entvato in una pvopvietà, pveso com'evo ad ammivave queste mevaviglie avtistiche!"
Lo gnomo si passa una mano nei capelli tirandoli all'indietro, poi continua a far vagare lo sguardo perso sui particolari del palazzotto.
"Scusate signore, ma..."
"Aaaah! Che delizia! Solo un uomo vaffinato come il sottoscvitto può appvezzave la bellezza di questi vestauvi, queste vivtuosismi dell'avchitettuva come non se ne tvovan più..."
La guardia cerca di intervenire mentre Gimble saltella emozionato indicando un dettaglio qua, un'incisione là, uno stucco lassù: "Ma guavdate, guavdate!" dice passandosi di nuovo la mano nei capelli. "...e il pozzo, il pozzo... un'opeva d'avte! Ma è ancova funzionante? C'è acqua?"
"Beh, sì..." balbetta la guardia, in evidente difficoltà dinanzi a questo ospite inatteso.
"Magnifico! Magnifico! Che signove il vostvo signove! E... e quelle infevviate alle finestve!"
"Mah... sono contro i ladri..." accenna mestamente la guardia.
"Ma nnnoooo! Non vedete la lovo linea, la fattuva vaffinata. Chi le ha volute così ha vacchiuso in esse un messaggio, la fivma dell'avtista! Vedete, è come con le povte" afferma Gimble indicando i due usci che affacciano sul cortile "in entvambe si vede come chi le ha volute desidevava che significassevo accoglienza pev l'ospite e spauvacchio pev l'intvuso!"
Gimble continua la discussione sommergendo il povero guardiano di fesserie architettoniche. Ad un tratto, il provvidenziale ingresso nel cortile di un uomo che traina un carretto di vettovaglie fornisce al poveraccio il pretesto per defilarsi dal fiume di parole dello gnomo.
Il venditore si avvicina all'uscio più piccolo, frontale rispetto al portone d'ingresso. Dopo aver bussato con il benestare del guardiano, una donna - probabilmente la cuoca o una domestica - gli apre e contratta l'acquisto di alcuni generi.
Gimble ne approfitta per guardarsi bene attorno. E' chiaro che la porta piccola da cui è uscita la donna dà sulle cucine, mentre presumibilmente l'altra più grande è l'ingresso padronale. Tutte le finestre, sia quelle interne, quelle che si affacciano sulla strada e quelle al piano superiore sono dotate di inferriate. Gimble fa una smorfia: non sembrano esserci modi semplici per entrare.
Salutato e ringraziato il suo interlocutore per il tempo dedicatogli, il bardo esce dal portone, con gran sollievo di quest'ultimo.
In strada lo attendono Hearst e Juan. Anche i compagni hanno dato un'occhiata attorno all'abitazione dell'Ambasciatore, constatando la posizione delle cucine, della sala da pranzo, dello studio in cui un corpulento individuo vestito di rosso e arancione è impegnato a far scartoffie ad una scrivania. Tuttavia tutti concordano che non ci sono modi semplici di entrare.
Gimble si liscia la barba: "Maledizione! Sembra che entrare e *prendere in prestito* un sigillo si rivelerà più difficile del previsto..."
"Rimane da controllare solo il tetto" dice Juan, poco convinto dell'utilità stessa della sua affermazione. "Dovrei provare a salire..."
"A quest'ora del giorno ti vedrebbero anche da Salamanca bassa, meglio se lasci fare a me..."
Gimble si sposta in una strada poco in vista. Certo di non essere visto, evoca con la magia bardica un grosso falco che lo trasporti fin lassù indisturbato, quindi si rende invisibile.
Sulla sommità dell'edificio lo attende una piacevole sorpresa: il tetto è sfondato in un punto, a causa di un cedimento attribuibile a restauri lungi dall'essere perfetti. L'apertura comunica con un solaio, prudenzialmente svuotato in vista delle riparazioni, o delle più probabili piogge stagionali.
Il falco riporta a terra lo gnomo, che ricompare dinanzi ai compagni con un sorriso beffardo: "Andiamo a riposare. Stanotte avremo da fare!"

6 commenti:

Ferdi ha detto...

Peccato che non hai narrato la mia imitazione dell' accento di ARX, con i cuochi

Ale ha detto...

eh... abbi pazienza, ho tagliato un po'...

Mr. Mist ha detto...

E' un post impagabile, siete fantastici, anche il vezzo dei capelli in stile Sgarbi! X-D

Ale ha detto...

Ci mancava appena che Gimble si arrabbiasse per il disinteresse della guardia e cominciasse ad insultarlo: "CAPRA! CAPRA! CAPRA! CAPRA! CAPRA! CAPRA!"

jamila ha detto...

XD

Anonimo ha detto...

Sono tornato a leggere, mi sto rimettendo in pari e continuo a fare i complimenti per la storia, la narrazione, i personaggi, le descrizioni... Grande Ale e tutto il gruppo!