venerdì 4 novembre 2011

263 - ATTERRAGGIO D'EMERGENZA

Juan afferra a piene mani una delle zampe posteriori del grifone, ondeggiando paurosamente mentre l'animale si libra nel vuoto lanciando acuti stridii.
Gilead agisce sulle briglie per controllarlo, ma la sua scarsa conoscenza di queste creature e il peso insostenibile rendono il volo problematico fin da subito.
"Fallo planare!" urla Gimble all'elfo.
"E' quello che sto cercando di fare!!!"
Gilead tira le briglie, il grifone spiega le ali per rallentare la discesa. Due dardi di balestra provenienti dal torrione sibilano poco distanti.
La bestia, spaventata, vira bruscamente. Per Gilead è un attimo perdere il controllo: qualunque comando impartisca, il grifone lo ignora tentando istintivamente di riprendere quota agitando con violenza le ali.
Isabel perde la presa rischiando di essere sbalzata, Hearst l'afferra in extremis prima che cada. "Non lasciarmi!!!" urla la chierica col terrore negli occhi.
"Gilead!!!"
"E' fuori controllo!!!"
Il vento e la velocità fanno lacrimare gli occhi. Il verde della foresta sottostante si avvicina rapidamente, troppo rapidamente. Gilead tira le briglie tentando disperatamente di rendere più dolce l'atterraggio, l'animale sbatte le ali, rallenta, poi è un turbinio di foglie, rami, polvere, urla.

Rune si rialza in piedi, ricacciando il senso di vertigine che lo assale per un istante. Si guarda attorno cercando i propri compagni alla luce del sole che filtra attraverso la vegetazione spezzata dal loro atterraggio. La sua agilità lo ha favorito molto al momento dell'impatto, attutendo la caduta. Anche Juan si riprende a pochi passi di distanza, riappropriandosi per prima cosa del suo nuovo corpetto di cuoio.
Il grifone si dibatte ferito alcuni metri più avanti.
"State bene?" chiede il monaco.
Alle risposte affermative di Gimble e Grolac, si contrappone il passo provato di Gilead che esce dalla vegetazione tenendosi una mano sul costato dolorante.
L'elfo balbetta faticosamente il nome di Isabel, facendo cenno ai compagni in direzione del grifone, dietro il quale si sta rialzando Hearst.
Il lamento della chierica con una gamba schiacciata sotto il peso della bestia si fa sempre più insistente. Hearst spinge il corpo dell'animale, spostandolo quel che basta per permettere a Rune di tirare fuori Isabel.
La sacerdotessa caccia un urlo di dolore. "E' una brutta lacerazione, ma non è rotta" afferma il monaco ad un esame attento.
Stringendo i denti, Isabel pone le mani sulla ferita ed invocando il potere di Erevos la rimargina. Quindi si rialza in piedi, non senza un'ulteriore smorfia di dolore.
"Manca poco" Gimble esorta i compagni doloranti e sfiniti. "Non possiamo mollare ora, non dobbiamo perdere tempo, ce li abbiamo alle calcagna. Non dovremmo essere lontani dalle mura perimetrali dell'isola, e dal torrione si vedeva un pontile in questa direzione, e se la vista non m'ha ingannato, anche una nave!"
La concreta possibilità fuga ormai a portata di mano risveglia nei nostri eroi energie inaspettate. Circospetti ma rapidi si muovono nel fitto intrico di vegetazione dell'isola dei deportati, fino a raggiungere una delle torrette di guardia che intervallano le palizzate a ridosso della spiaggia.
Il portone alla base del bastione di legno è inaspettatamente aperto. Attraverso di esso si scorge l'arenile, e si vedono delle scialuppe prendere il largo cariche di prigionieri.
"Prigionieri che vengono portati via?" si domanda sorpreso Gimble. "Pensavo che arrivassero soltanto..."
"Evidentemente no, ma da qui non si vede un fico secco, dobbiamo superare il portone" risponde Juan, preparandosi a sgusciare come un gatto.
Rune lo ferma: "Aspetta! Ci sono delle guardie!"
Il dito del monaco indica due individui armati uno in fianco all'altro che osservano ciò che accade sulla spiaggia, volgendo le spalle agli avventurieri, quasi invisibili all'ombra delle palizzate a causa della luce accecante del giorno.
"E' l'ultimo" Gimble bisbiglia una filastrocca e i due si accasciano al suolo addormentati dall'incantesimo di sonno.
Juan è il primo a scattare, agile e silenzioso precede i compagni al portone e si affaccia.
In fondo alla spiaggia, alcuni uomini del Duca stanno parlando con tre individui in prossimità di un pontile, a cui rimane attraccata solo la scialuppa di questi ultimi, mentre le altre barche hanno raggiunto un imponente galeone ancorato al largo.
Lo sguardo di Juan si sofferma sull'inequivocabile bandiera nera della nave, poi torna sui tre del molo, poi sulla nave, e ancora al molo. Contemporaneamente il suo colorito si fa sempre più pallido.
Rune gli scuote una spalla: "Va tutto bene, Juan?"

9 commenti:

Mr. Mist ha detto...

Una nave con la bandiera nera...ahia qui si finisce dalla padella nella brace!

Ale ha detto...

Il nostro "mercante e marinaio" delle isole Coloviane ha avuto una bella sorpresa...

jamila ha detto...

Un faccia a faccia inaspettato col passato?

Ferdi ha detto...

Logico che il terrore possa assalire un giovane marinaio come JUAN,

i mari delle Isole Coloviane non erano mooolto sicuri. L'idea di ritrovarsi davanti certa gente non è che sia tanto stimolante. XDXD

MetalDave ha detto...

Io voglio fare un applauso a Ferdi perchè Juan è davvero uno dei PG più avidi che mi sia capitato di incontrare! :-)

Ale ha detto...

Infatti... piuttosto che mollare quel corpetto di cuoio si sarebbe fatto ammazzare!

Ferdi ha detto...

OK OK è vero, però il corpetto è figo !!!!

tanto non credo che verrà descritto,
porta sul petto lo stemma dell' isla del quitrin !!! XDXDXD

@Dave spero sia un complimento il tuo !!!! XDXD

MetalDave ha detto...

@ Ferdi: ma certamente! Come già ti dissi a Parma (quando definii Juan un "merdone" :-) ) il tuo PG è meraviglioso proprio perchè molto "reale" ed "umano" nel suo modo di comportarsi, con le sue paure e i suoi difettucci!

Ale ha detto...

@Dave: se apprezzi Juan, stai sintonizzato sui prossimi post! ;)