mercoledì 18 marzo 2009

79 - NELLA FORESTA DI ALZNAR

"Sono d'accordo con Garzes. La battaglia di questa notte ha sicuramente piegato gli animi dei Desana-Kariri, e questa volta saranno certamente disposti a trattare" dice Gilead, sposando appieno la soluzione proposta dal Tenente.
"Tuttavia avremo un problema di comunicazione con costoro" puntualizza Isabel. "Nonostante io sia in grado di comprendere per brevi periodi il loro idioma grazie ai poteri concessimi da Erevos, non sono in grado di parlarlo."
Gutierrez rassicura la sacerdotessa: "A questo proposito vi fornirò due pozioni per la comprensione dei linguaggi, analoghe a quelle usate dai miei uomini per interrogare i prigionieri. So che sono poche, ma è tutto ciò che abbiamo a disposizione, tutto ciò che il guaritore di Pinàr è riuscito a fabbricare nei giorni precedenti il vostro arrivo. Usatele con cura."
"Scusate, ma mi sembrate farla un po' troppo facile". Le parole di Juan si intromettono taglienti nella discussione. "Basate tutto quanto sulla supposizione che quei selvaggi non ci uccideranno a vista: ma noi siamo in sei, loro centinaia. Se qualcosa va storto siamo morti."
Anche Hearst e Gimble annuiscono in silenzio alle affermazioni di Juan.
"Dateci alcuni soldati come scorta! Oppure... Garzes, tu combatti come venti dei tuoi: vieni con noi!"
Garzes riflette prima di rispondere: "Sarei onorato di accompagnarvi in questa missione, ma non posso. Ho dei doveri qui, e non posso abbandonare Pinàr e i miei uomini. L'indisponibilità di Gernon, inoltre, lascia senza comando un terzo dei combattenti. Per quanto riguarda la scorta, sapete bene che le nostre forze sono numericamente basse, ma..."
"Non importa Tenente, va bene così" dice Rune. "In sei, o con pochi uomini in più, non fa la differenza contro centinaia nel loro ambiente naturale. Andremo noi, non ci servono altri uomini."
Juan scuote la testa, guardando contrariato il monaco: "Poi non ditemi che non vi avevo avvertito..." ed esce dal salone.

Tre giorni, due sulla costa, uno nella foresta vergine. Questa è la stima di viaggio di Gilead, il percorso più semplice.
Nuvole cariche d'acqua accompagnano i nostri eroi al loro ingresso nella giungla, e presto riversano il loro contenuto con un violento acquazzone. Con la fine del mese di agosto, l'avvicinarsi della stagione delle piogge inizia a farsi sentire.
Il temporale, di breve durata, viene presto seguito da una calda schiarita. Il torrido sole tropicale, che pur fatica a farsi strada nella fitta vegetazione, solleva una malsana e permeante umidità, che riempie i polmoni, rendendo difficile e faticosa la respirazione. Inoltre, nugoli infiniti di insetti fastidiosi si levano dal terreno umido, fortunatamente respinti dalla provvidenziale erba Bastit, acquistata dallo speziale di Pinàr, che salva gli avventurieri da un vero e proprio salasso da parte delle voraci zanzare tropicali.
Ad un certo punto, mentre Gilead è in avanscoperta, Isabel nota un volatile di colore arancione fuoco simile ad un pappagallo volare sopra di loro, e sparire rapidamente tra la fitta vegetazione. La chierica non può fare a meno di associare la creatura al Popolo del Fuoco.
Poco più avanti un secondo avvistamento dello strano pappagallo insospettisce ulteriormente i nostri eroi. D'impeto, Juan afferra l'arco e scaglia una freccia, suscitando l'ira di Gilead. Il dardo colpisce in pieno il bersaglio, ma il colpo, sicuramente letale per un uccello di quelle dimensioni, rimbalza letteralmente sulle piume del volatile senza ferirlo!
L'uccello, impazzito dalla paura, scappa starnazzando in direzione nord ovest, mentre il gruppo si stava muovendo verso nord est. Questo genera dubbi sull'effettiva strada da prendere, pertanto Hearst, dopo essersi levato l'armatura, si arrampica su una delle piante più alte.
Il panorama della foresta è monotono, con vegetazione a perdita d'occhio ovunque, dalla costa fino alla grande montagna che domina il centro dell'Isola di Alznar. Tuttavia, scrutando con attenzione nella luce del crepuscolo che si avvicina, Hearst scorge ad est del fumo diffuso.
I nostri eroi si mettono in marcia senza esitazioni. Ben presto, l'odore di un fumo acre indica inequivocabilmente la vicinanza e la natura della loro.
Nella luce ormai fioca del tramonto, i nostri eroi giungono al limitare di una grande radura. Accucciandosi, nascosti nella vegetazione, osservano rapiti e impauriti quello che sta accadendo nel territorio del Popolo del Fuoco, al centro del villaggio...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E giustamente la storia si interrompe sul più bello...

Ale ha detto...

beh... è così che si fa... no? :)