martedì 16 dicembre 2014

440 - LA SALA DEGLI AZULEJOS

Il passaggio segreto conduce dopo un breve corridoio ad una grande porta metallica a due ante, lavorata con delicati motivi. Hearst la sospinge e gli avventurieri muovono passi cauti nella grande sala circolare che si apre loro davanti. L'ingresso dà su una balconata che percorre tutto il perimetro del vasto ambiente a cupola, illuminato dalla chiara luce purpurea emessa da un lampadario di cristalli viola sospeso nel punto apicale. Quattro rampe di scale scendono dalla balconata verso il pianterreno della sala, la prima esattamente di fronte al portone d'accesso e le altre disposte lungo diametri perpendicolari.
Dal lato opposto rispetto all'ingresso spicca un enorme specchio di colore nero - o meglio una superficie talmente lucida da risultare riflettente.
L'aspetto della grande sala è fortemente arricchito dall'impressionante mosaico di azulejos che riveste tutti i pavimenti. Gli azulejos, o az-zulaiŷ in lingua Mazar'i, sono piastrelle di ceramica non più larghe di una spanna, che riportano in un colore dominante le trame tipiche delle terre meridionali.
"Che strano posto..." mormora Isabel. "Mi trasmette allo stesso tempo un senso di bellezza e mistero."
Gimble muove alcuni passi lungo la scalinata, poi si ferma, si affaccia dal corrimano: "Ci sono delle librerie sotto le balconate. Non un granché a dire il vero, sono mezze vuote. Mi sarei aspettato una biblioteca più ricca da parte di un mago come Ekelorn."
Gli avventurieri seguono lo gnomo scendendo al livello sottostante. Il bardo fa per dirigersi verso gli scaffali quando Juan balza all'indietro allarmando i compagni. Una piastrella ai suoi piedi si è capovolta all'improvviso rivelando un occhio carnoso incastonato nel mezzo.
"Che diavoleria è mai questa!" esclama, mentre la pupilla dell'occhio scruta i presenti a destra e a manca. Con un suono picchiettante, altre piastrelle si capovolgono tutt'attorno a loro, ognuna con il suo occhio al centro.
Le porte si chiudono con uno schianto.
"Via! Via! Separiamoci!" grida Rune.
Di qualunque trappola si tratti, farsi trovare raggruppati non è certo un bene.
Gli avventurieri scattano in direzioni diverse, mentre le piastrelle occhiute si sollevano da terra sorrette da lunghe appendici carnose simili ad esili tentacoli, alte fino a dieci piedi.
Pochi secondi dopo la sala diventa un inferno di raggi magici. Fuoco, gelo, elettricità, acido, e ancora energia cinetica, suono, luce e tenebre.
I nostri eroi si disperdono cercando riparo dietro le scalinate, con le prime superficiali ferite degli elementi che bruciano sulla pelle.
Dopo i primi istanti di smarrimento, Hearst si lancia all'attacco, determinato a recidere il più vicino dei maledetti peduncoli. Carica il colpo ancora in corsa resistendo al raggio infuocato che l'investe, ma quando arriva a portata per sventagliare il suo spadone il tentacolo si ritrae rapidamente tornando ad essere una comune piastrella colorata. Il guerriero impreca schiantando un colpo violento che spacca in due l'azulejo, sotto il quale non c'è tuttavia alcuna traccia dell'occhio, quasi fosse stata tutta un'illusione. Uno ad uno anche gli altri tentacoli si ritraggono nel pavimento, rispuntando solo alcuni istanti dopo in posizioni del tutto diverse, vanificando i nascondigli.
Hearst corre ruggendo verso l'occhio blu emerso ad alcuni metri da lui, ma questi lo stordisce con una scarica elettrica. Il guerriero barcolla confuso mentre altri occhi riversano su di lui fiamme e acido. Infine una lancia di energia cinetica lo scaraventa a terra.
Gli altri avventurieri abbandonano le loro posizioni correndo per evitare gli attacchi magici, trovando altri ripari. I peduncoli oculari si ritirano, pronti a rispuntare chissà dove.
Rune si rivolge ai compagni, mentre osserva con la coda dell'occhio il guerriero che fatica a rialzarsi: "Attaccare frontalmente come ha fatto Hearst non serve, dobbiamo coglierli di sorpresa!"
Una piastrella bianca si gira a poca distanza ed il monaco non ha esitazione. Veloce come il vento si getta all'attacco schivando i lampi di luce scagliati dall'occhio, poi anziché affondare cambia direzione. Il peduncolo ne segue la corsa continuando a lanciare su di lui raggi luminosi. Rune viene centrato più volte, la luce lo ustiona e lo abbaglia, ma Juan ha così tutto il tempo per avvicinare la base del mostruoso costrutto. Il coloviano afferra con forza il tentacolo e lo passa a fil di lama. Dalla carne slabbrata sgorga un liquido nero e denso dall'odore pestilenziale. La protuberanza carnosa si dimena con forza, e Juan sa di non poter resistere a lungo. Fortunatamente l'intervento di Batuffolo è provvidenziale. La pantera balza sul peduncolo stritolandone la parte terminale con artigli e morso, permettendo a Juan di recidere completamente la base.
Gimble evoca dei ragni, creando un diversivo che permette ad Isabel di colpire con lo scettro di Carnegie l'occhio nero in grado di emettere raggi di oscurità. La chierica usa il potere dell'elettrocuzione per assicurarsi di distruggere l'avversario, cosa di cui ha certezza quando la piastrella sulla sommità del peduncolo percorso dalla scossa elettrica esplode.
Bovak attende invece il momento buono per uscire allo scoperto, uno dei peduncoli lo tiene sotto tiro. Il druido sa di avere poco tempo prima che quello cambi posizione vanificando il suo riparo sotto le scale. Si concentra e lancia su di sè un incantesimo, quindi scatta sciabola alla mano. L'immediata risposta dell'occhio azzurrino è un raggio di gelo magico, che s'infrange tuttavia sulla resistenza al freddo appena evocata dal nano. L'occhio insiste nel tentativo di congelarlo in un blocco di ghiaccio e fermare la sua corsa, ma Bovak non rallenta nemmeno per un istante, e prima che il tentacolo possa ritirarsi la Mezzaluna del Deserto lo falcia di netto.
"Tre sono andati!" esulta Gimble spostandosi di riparo in riparo. "Isabel! Hearst è in pericolo!"
Il guerriero frastornato al centro della sala è in balia degli attacchi attacchi elementali dei restanti cinque occhi. La chierica si fionda verso di lui, mentre i compagni attaccano obbligando i peduncoli a ritirarsi nel pavimento, non senza incorrere tuttavia in dolorose ustioni elementali.
Isabel si frappone appena in tempo tra il guerriero ed il bulbo rosso usando il suo scudo per bloccare un getto di fuoco, mentre con l'altra mano invoca la grazia di Erevos per guarire le ferite del compagno.
Il tocco della chierica permette ad Hearst di scrollarsi di dosso il dolore. Afferra lo spadone e spingendo al massimo sui muscoli si proietta in avanti oltre la chierica. Il tentacolo è vicino e se agisce velocemente non riuscirà a ritirarsi. Usando il suo stesso slancio allunga l'arma come fosse una lancia infilzandola nella protuberanza carnosa. La lama la trapassa, Hearst spinge finché la punta della spada tocca terra dall'altro lato, offrendogli una leva per riprendere l'equilibrio dopo l'affondo. L'occhio si dibatte mentre sulla lama sgorga l'icore nero, il tentacolo si ritrae d'istinto verso il basso, ma il guerriero tiene ben salda l'arma facendo sì che lo stesso movimento del nemico apra un ampio squarcio per parte della sua lunghezza. Infine con uno strappo laterale Hearst estrae la spada recidendo per metà la base, lasciando che il tentacolo si pieghi e si laceri sotto il suo stesso peso.
Nel frattempo Rune si offre come diversivo grazie alla sua velocità schivando i raggi di cinetici e sonori con acrobazie e capriole, permettendo a Juan di scivolare furtivamente sulle balconate e colpire ed eliminare con precisione i bulbi oculari a suon di frecce.
Allo stesso modo Bovak usa Batuffolo per avere il tempo di evocare con la magia druidica una sfera infuocata con cui incenerisce l'occhio intento a bersagliare la pantera con scariche elettriche.
L'ultimo peduncolo si ritira tornando ad essere una comune piastrella verde, scomparendo per alcuni lunghi istanti. Gli avventurieri stanno in guardia, nulla sembra muoversi.
"State attenti, non credo che abbia desistito" dice Gimble.
La sua affermazione trova presto conferma quando l'occhio si manifesta proprio di fronte alla balaustra dove è riparato Juan, estendendosi per tutta la sua altezza. Il coloviano prova un colpo a bruciapelo, ma si sbilancia e manca malamente il bersaglio finendo schiena a terra. Un raggio acido lo investe di striscio mentre si rotola lateralmente, ma l'occhio lo segue e presto il liquido al vetriolo lo colpirà corrodendo le sue carni.
Poi, all'improvviso, un lampo accecante esplode sul nemico, obbligando Juan a proteggersi la vista. Quando riesce a vedere di nuovo, il peduncolo si agita consumato da fiamme bianche. Giù nella sala, Isabel tiene alto il simbolo di Erevos, ancora avvolto in una luce incandescente.

4 commenti:

Ale ha detto...

Dopo una lunga attesa ecco finalmente un lungo post: mi ci è voluto oggettivamente più tempo del solito per scriverlo, è un periodo incasinato lavorativamente parlando e anche peggio a casa, con il nanetto che monopolizza sempre di più il poco tempo restante. Ho dovuto scrivere brevi spezzoni nei ritagli delle pause pranzo e alla sera, con tutto quello che comporta doversi interrompere continuamente e usare momenti di scarsa lucidità. Abbiate pazienza.

Mr. Mist ha detto...

Beh Ale se ti consola trovo che il risultato vale decisamente l'attesa!
Il post è molto bello ed avvincente, hai reso bene la scena, un conto infatti è dire ad un giocatore: "Combatti con una penale di 3 a colpire il tentacolo" un conto è descriverla in un racconto! M'è piaciuta davvero, come anche l'idea della trappola!
Per il resto ti capisco Ale, sebben senza prole oggettivamente ad una certa età e con una vita famigliare densa è difficile trovare tempo per giocare, figuriamoci giocere e tenere un blog!

Ale ha detto...

Giocare e tenere *due* blog per la precisione! ;)

Mr. Mist ha detto...

OK! Diamo al master quel che è del master: due blog!