lunedì 13 ottobre 2014

433 - IL CIONDOLO DI EKELORN

Zer'i Koztan tiene il ciondolo sospeso tra le dita. Il piccolo gioiello costituito da uno smeraldo incastonato in un'anima d'oro rotea lento per inerzia, e le sue facce giocano con la traballante luce delle fiaccole del Santuario.
Gli avventurieri pendono dalle sue labbra, dopo che si sono già spartiti l'equipaggiamento magico recuperato da Juan sul cadavere di Ekelorn - un anello per contrastare gli incantesimi preso da Isabel assieme al giaco in mithral di Thusnah, ottimo per alleggerirsi un po'; una fascia in grado di migliorare le doti di persuasione, scelta da Bovak; un diadema per potenziare l'intelletto, arraffato da Hearst; ed infine un anello di scudo mentale, unica fetta del bottino rimanente a Juan.
"E quello cosa sarebbe Koztan?" chiede Gimble.
"Questo è l'oggetto più misterioso tra tutti" spiega il sacerdote, "tanto che la mia magia non è riuscita a decifrarne l'uso. Posso solo dire che è carico di un'aura mista di invocazione e ammaliamento. Chissà, forse è ciò che Ekelorn usava per controllare i suoi mostri, forse è una chiave d'accesso ai suoi segreti..."
"Ekelorn..." sussurra pensieroso lo gnomo lisciandosi la barba. "Sono sempre più convinto che sia un pezzo fondamentale del mosaico, anche se non so come..."
"Rakoud, Zaran, Ekelorn, Nezabal e probabilmente anche Sharuk" gli fa eco Isabel "sembrano tutti percorrere strade di malvagità parallele che tuttavia s'intrecciano qui a Kal-Mahda. Anche se non abbiamo un quadro completo, il sospetto che tutti operino su piani diversi per un comune obiettivo è forte."
"Dovremmo tornare a Bakaresh ed infiltrarci nell'abitazione del mago. Forse con il suo ciondolo riusciremo a scoprire cosa c'è sotto" commenta deciso Hearst.
I compagni annuiscono, e facendolo sanno di porsi di fronte ad una scelta che è anche una scelta di priorità.
Una scelta tra l'assicurare la salvezza ai fuggiaschi portandoli al tempio dei monaci dervisci oppure tornare a Bakaresh alla ricerca dei segreti di Ekelorn.
Privilegiare la prima significa scegliere di rifugiarsi, riorganizzarsi e infine combattere al fianco di Ashanti per la salvezza di Kal-Mahda e la riconquista del trono spodestando Rakoud, ma allo stesso tempo rischiare di non scoprire mai il destino degli schiavi e con loro di Bleena.
Privilegiare la seconda significa invece cercare la salvezza degli schiavi rapiti nelle Isole Coloviane, scoprire i piani della misteriosa organizzazione responsabile della tratta, correndo tuttavia il rischio di esporre gli Ashfar in fuga e Bakaresh al pericolo rappresentato da Rakoud.
La decisione giunge sofferta, ma praticamente all'unanimità.
"Andremo a Bakaresh" decreta Gimble, affidando di fatto il gravoso compito di condurre i profughi ad Ashanti e Sahla. "Partiremo nel tardo pomeriggio, col favore delle tenebre."
Il Maestro annuisce. Approva e comprende la loro scelta, ma non nasconde le sue preoccupazioni, né la tristezza di un arrivederci che in realtà suona come un addio. Stringe le loro mani, una ad una, imitata da Sahla, che ringrazia a sua volta: è anche merito loro se ha capito da che parte era giusto stare.

Sei ombre scure galoppano veloci nel crepuscolo scendendo la strada che dal Passo porta in città. 
"Ehi chi va là!" intimano i soldati di guardia al posto di blocco quando costoro si avvicinano. Barricate fatte di barili e un paio di carri.
Gimble li squadra rapidamente. Mercenari, senza dubbio, saliti al volo su carro del vincitore. Indossano casacche lacere della guardia di Bakaresh, recuperate chissà dove.
Come loro, del resto. Agli uomini di Thusnah non servivano più.
Buona parte di quegli uomini sono stravaccati a terra con lo sguardo assonnato, circondati di boccali vuoti, segno che i barili della barricata provengono dalla razzia di una qualche cantina in città e sono stati prontamente svuotati.
Gimble dubita che il posto di blocco sia lì da molto. Probabilmente è solo un'iniziativa personale di quel gruppo di sbandati.
Lo gnomo fa leva sulle sue abilità di persuasione e un po' di suggestione magica per facilitarsi il compito, sapendo che i fumi dell'alcol giocano già a suo favore. Ed infatti non ci vuole molto per convincerli a farli passare senza troppe questioni. Fortunatamente la banda non sembra sapere né essere particolarmente interessata a fuggitivi, ex-capitani e inseguitori.

6 commenti:

Mr. Mist ha detto...

Che i nostri eroi avrebbero scelto la seconda strada era abbastanza scontato a mio avviso, ormai dopo tante lotte e sofferenze comprendere il disegno oscuro dei malvagi nemici è diventato fondamentale per i nostri eroi soprattutto per perseguire la liberazione di Bleena e degli schiavi.
Mentre leggevo Ale mi èsorta una domanda tecnica: che metodo usano i tuoi giocatori per spartirsi i tesori magici? Te lo chiedo perchè nei gruppi in cui ho giocato spesso ci sono state difficoltà a soddisfare tutti i giocatori, c'era sempre chi si lamentava che un altro stesse diventando più forte degli altri proprio grazie agli oggetti magici, e a volte era proprio così!

Ale ha detto...

Questa dei tesori è (da quanto sento) una delle più comuni cause di diatribe nei vari gruppi. nel tempo ho sentito da giocatori in altri gruppi cose fantasiose e astruse per la spartizione, a volte aberranti (loot automatico sul colpo di grazia al nemico?! o_O).
Non credo ci sia una soluzione univoca se nn il buon senso. Io da DM ho da tempo deciso di sbattermene se qualcuno si lamenta di "squilibri". La mia filosofia è "questo è ciò che trovate, vedetevela voi". Ovviamente col tempo i miei PG hanno imparato sulla propria pelle che furti, litigi, ripicche non portano da nessuna parte e anzi possono innescare catene di azioni che spesso portano a spiacevoli conseguenze.
Infatti oggigiorno il metodo di spartizione utilizzato è quello dell'utilità: decidono tutti assieme a chi è più utile un oggetto, in modo che il gruppo ne benefici al massimo e generalmente gli altri si spartiscono il denaro. Le eccezioni sono legate all'indole di un personaggio (es. Juan) ma sempre giustificate in fiction e quindi accettate di buon grado anche dal resto dei giocatori.
Inoltre il problema del "lui diventa più forte" è un falso problema, basta aver ben presente qual è l'obiettivo del gioco. In questa specifica campagna il focus non era sulla crescita "statistica" dei PG e tutti ne erano coscienti, per cui poco importa se uno era più forte di un altro. Ad esempio Gimble è indubbiamente il PG più debole, ma questo non gli ha impedito di essere la chiave di volta di tutta la campagna.
Inoltre un PG, specie a D&D, dovrebbe sapere che per quanto sia "forte" il DM dall'altra parte dello schermo ha il potere di azzerare le sue possibilità di sopravvivenza in qualunque momento...

Questo discorso mi incuriosice... mi piacerebbe sentire la tua Mr. Mist a riguardo ed eventualmente il parere di altri lettori.
Potrebbe nascerne un bello spunto per un articolo su one-shot!

Mr. Mist ha detto...

Caro Ale a riguardo avrei un po' di cose da dire e spero di non finire fuori tema rispetto a quanto mi hai chiesto. Partiamo dal principio: quando da ragazzino ho iniziato a giocare gli oggetti magici erano importanti per me, giocando poi con ambientazione Mystara le avventure erano piene di oggetti magici e c'era sempre qualcosa da spartire e poi c'erano molti bazar magici in cui comprare e rivendere oggetti. Il metodo di spartizione usato era di stabilire un ordine di scelta in base al tiro di dado: il più alto aveva la prima scelta e via via a scalare, il giro si ripeteva fino ad esaurimento degli oggetti.
Oggi con molti più anni sul groppone gli oggetti magici hanno un po' perso il loro fascino. Come Gimble anche a me è capitato nelle ultime campagne di avere un personaggio oggettivamente più debole degli altri sotto molti punti di vista (oggetti magici compresi), ma con giocate intelligenti, decisioni e tattiche azzeccate, non solo ho tenuto il passo con gente che ha quasi il doppio dei miei livelli, ma talvolta ho risolto la situazione. Quindi sono d'accordo con quanto affermi Ale sul fatto che giocare sapientemente, come fa Ugge, sia il vero valore aggiunto al personaggio. Anche se ancora oggi vedere il personaggio di un giocatore spesso assente nelle sessioni più importanti, accaparrarsi per pura fortuna l'oggetto magico più bello mi fa un po' specie.
Da master ho sempre cercato di mettere in avventura oggetti magici che non creassero troppi squilibri tra i personaggi, magari distribuendoli tra le classi o dando molti oggetti monodose come le pozioni. Ho cercato di stabilirli a priori, evitando di tirarli sul momento dalle tabelle , e di darli tutti in dotazione ai vari antagonisti, così i personaggi erano i primi a provare i poteri degli oggetti sulla loro pelle!

Ale ha detto...

Credo che il tuo percorso sia un po' quello di tutti coloro "di una certa età" che giocano da anni. Anche nei miei gruppi all'inizio si arrivava a scontri violenti per avere gli oggetti migliori. Adottammo varie soluzioni: tiro casuale di dado, indennizzi in denaro nei confronti dei PG che avevano preso meno.
Poi c'era chi voleva fare il furbo e taglieggiava di notte il compagno, sperando che la cosa fosse "miracolosamente" dimenticata al mattino seguente solo per "il bene dell'avventura"... :-|
Il tempo come dicevo nel mio precedente commento ha risolto questi problemi, e col tempo ho adottato anche io la tecnica di "equilibrare" i tesori, sempre predeterminando quelli importanti. Nella campagna del Sussurro di Even non li ho proprio equilibrati ma li ho sempre predeterminati, ad eccezione dei "consumabili". Non ho mai amato tirare sulle tabelle in gioco facendo aspettare i giocatori.

Mr. Mist ha detto...

Hai centrato un altro importante aspetto dei rapporti tra giocatori Ale: ci sono dei tipi che aspettano che l'avvenura sia al suo culmine per combinarne qualcuna ai danni di un loro compagno, anche solo per sfizio, e poi dopo che è scoppiato il casino giocare sul fatto che qualora il proprio personaggio venisse espulso dal gruppo, le possibilità di riuscita della compagnia si ridurrebbero drasticamente. :-/

Ale ha detto...

Acc... il PG sabotatore! Quello che si diverte a rompere le uova nel paniere a tutti...