giovedì 22 novembre 2012

327 - MONTAGNE ARIDE

La partenza per le Montagne Aride avviene sotto un cielo insolitamente plumbeo. Hearst sistema le giare sul cammello, legando alla bardatura anche due sacchi grandi comprati di buon ora al suk. Nessuno tuttavia si prende la briga di chiedere al guerriero cosa intenda farsene.
Il tragitto all'inizio non è faticoso, la stagione e il cielo nuvoloso rendono la marcia più agevole. Sentieri sabbiosi si inerpicano con pendenza modesta attraverso la pietra rossastra tipica della catena montuosa che corre lungo tutta la costa orientale di Kal-Mahda, piccoli arbusti spuntano con fatica al riparo delle rocce, veri monumenti alla vita in un ambiente quantomai ostile.
Isabel si ferma ammirata ad osservare una di queste piante, le cui foglie carnose hanno attirato la sua attenzione risvegliando lontani ricordi dei suoi studi di erboristeria. Fazil la raggiunge, spezza una foglia. Ne fuoriesce una linfa bianca e appiccicosa, che applica su un taglietto sulla sua mano.
"E' citunna, ed ha un forte potere cicatrizzante."
Isabel annuisce, ora ricorda. La sacerdotessa ne raccoglie alcune dosi, sia applicate direttamente che lavorate in un unguento potranno certamente tornare utili.
"Per quanto possa sembrare impossibile, il deserto è nostro amico" afferma Fazil con devozione "e ci dona tutto ciò che serve."
"Eh sì, è proprio il posto migliore dove vivere!" commenta sarcastico Juan, scambiando un'occhiata di derisione con Hearst.
"E' meglio che andare al mercato Juan! Guarda, guarda quanto ben di Dio!"
I due ridono di gusto alle spalle di Fazil che finge di non cogliere, Rune e Isabel si scambiano uno sguardo di rassegnata amarezza.
Il sentiero sale tra le rocce aride aumentando di pendenza e dopo mezza giornata di cammino il gruppo arriva ad una sorta di canyon che devia dal percorso principale, con le pareti alte una ventina di piedi. Il fondo del canyon è composto da una fine sabbia rossiccia, prodotta dall'erosione causata dal vento costante che percorre la gola. Fazil guarda il cielo grigio preoccupato: se dovesse piovere come piove nel deserto, il canyon diventerebbe un fiume in piena, tramutandosi in una trappola mortale. Tuttavia rinunciare ora significherebbe perdere un'altra preziosa giornata senza aver trovato Larbi. Chiedendo perdono a Dio, Fazil tiene per sé i suoi timori e imbocca la gola.
Alcune centinaia di metri più avanti, il canyon s'interrompe con una sorta di scalino di roccia naturale alto circa due metri, per poi continuare oltre il dislivello per una decina di metri fino a una curva verso destra a stretto raggio sempre rinchiusa tra alte pareti di roccia.
"Ecco, è qui" dice Fazil.
Ai piedi dello scalino crescono numerosi arbusti spinosi, le cui foglie allungate hanno il colore rosso degli autunni del nord, ma emanano un profumo intenso che porta alla mente le sensazioni ancestrali di queste terre desertiche.
Gli avventurieri non perdono tempo, Rune, Gimble e Isabel cercano indizi. La chierica nota quasi subito uno strano solco scavato nel dislivello di pietra all'altezza della cintola, profondo un piede e largo altrettanto. Rune e Gimble constatano invece che qualcuno ha raccolto delle erbe recentemente, ci sono gambi spezzati tra gli arbusti di Spinarossa.
Tuttavia non c'è traccia di Larbi.
"Un buco nell'acqua, me l'aspettavo" borbotta Hearst. "Ma almeno non tornerò a mani vuote!"
Il guerriero sfila i sacchi dalla bardatura del cammello e inizia riempirli del prezioso tè.

2 commenti:

Mr. Mist ha detto...

A dire il vero anche secondo me dire che: il deserto da all'uomo tutto ciò che gli serve, è una mezza sparata poi per carità chi lo conosce ci può vivere anche bene!

Ale ha detto...

L'episodio in realtà è accaduto a me personalmente durante un viaggio in Egitto (ed in effetti la mia reazione, seppur più contenuta, è stata quella di Hearst e Juan). Prorpio per questo non potevo esimermi dal riproporlo in gioco!