lunedì 7 giugno 2010

171 - L'ARCHIVIO DELLA CAPITANERIA

Rune si arrampica con l'agilità di un gatto, raggiungendo il compagno prima che il soldato di ronda svolti l'angolo. Juan gli fa cenno di rimanere in silenzio, mentre appiattito al muro del secondo piano sbircia dalla finestra che dà su questo lato dell'edificio.
La luce di una candela filtra dai vetri, attraverso i quali il giovane coloviano scorge un piccolo atrio. Un'angusta ringhiera in ferro battuto indica la presenza di scale che dal piano inferiore conducono fino alla piccola sala, probabilmente la rampa a chiocciola notata nel pomeriggio nell'ufficio del funzionario. E poi scaffali, ricolmi di registri rilegati in pelle, scartoffie tenute insieme da lunghi lacci di cuoio. Vicino alla finestra, a pochi passi dal minuscolo tavolino su cui poggia la bugia con la candela che illumina la stanza, una guardia appesantita dorme sonoramente su una sedia posta vicino alla parete, con le gambe distese su uno sgabello appena di fronte e le braccia conserte, che si muovono ritmicamente su e giù all'unisono con la pancia, seguendo la regolarità del respiro e del russare. Una piccola arcata si apre nella parete di fronte alla finestra verso un'altra stanza.
"Aggiriamo il pianerottolo" bisbiglia Juan. "C'è una finestra anche dall'altro lato. Meglio evitare di svegliare il ciccione..."
Con passi svelti e silenziosi i nostri eroi si portano sul lato opposto, dove una seconda finestra simmetrica alla prima si affaccia su una sala lunga e stretta, colma di scaffali disposti perpendicolarmente alla sua lunghezza. Dalla finestra Juan scorge l'arcata che porta alla prima sala, dove la guardia continua imperterrita il suo sonno.
Dopo pochi istanti, da un'invisibile ingresso sulla destra, una candela precede l'arrivo di un uomo di mezza età, che con passi lenti e stanchi si aggira sbadigliando lungo il perimetro dell'archivio. Juan lo scruta: non è armato, probabilmente si tratta di uno dei custodi della Capitaneria, cui è toccata la presenza notturna.
Quando l'uomo ha terminato il suo giro, tornando da dove è venuto, Juan sfila dall'astuccio legato alla cintola un arnese lungo e stretto. Con un movimento rapido e sicuro, fa scattare la chiusura della finestra.
"Prima o poi dovrai spiegarmi come hai imparato..." sussurra Rune.
Juan fa spallucce, apre con cautela l'anta e scivola nella stanza. Il monaco lo segue. Con la luce scarsa che proviene dalla stanza dove riposa la guardia è quasi impossibile vedere cosa contengono i pesanti volumi rilegati che riempiono gli scaffali. Sembrano tutte bolle, registrazioni, fascicolate ordinatamente.
Ad un tratto un rumore di passi indica il ritorno del custode. Rune si sposta rapidamente verso l'ingresso sulla destra, appiattendosi di fianco all'uscio. Quando l'uomo entra, i suoi occhi hanno giusto il tempo di vedere il fulmineo destro di Rune. Un colpo preciso, alla tempia. Il custode si accascia svenuto sul monaco, che lo sostiene per evitare che cada facendo rumore, mentre Juan si precipita a raccogliere la candela scivolata dalle sue mani.
"Bene. Con il custode fuori combattimento, possiamo cercare con un po' più di calma" commenta a bassa voce Juan.
I nostri eroi esaminano attentamente gli scaffali di questa e delle altre piccole sale del piano. Ci sono un'infinità di bolle e contratti di affitto dei magazzini, ma si tratta sempre di documenti piuttosto datati. Probabilmente gli archivi con le registrazioni recenti vengono tenuti da qualche altra parte, a portata di mano.
Uno sguardo preoccupato d'intesa tra Rune e Juan indica che hanno pensato entrambi la stessa cosa: lo scaffale vicino alla guardia...

3 commenti:

Mr. Mist ha detto...

Bel post veramente coinvolgente, ecco una sessione dove all'"Arte" viene giustamente riconsciuto il valore che merita!

jamila ha detto...

Sì, sono stati bravi! :-)

Ale ha detto...

Eh già, ma finora è stata una passeggiata! ;p