mercoledì 20 luglio 2011

248 - FINALMENTE IL SOLE

Uno ad uno, i nostri eroi raggiungono l'apertura più alta del pozzo, così strenuamente difesa dal Diavolo delle Catene. Davanti a loro un lungo corridoio si perde nell'oscurità.
Prima di procedere, mentre Isabel dispensa freddamente cure su Hearst, Rune decide di tornare nell'alcova dove Juan aveva lasciato armi preziose sfruttando la sua residua capacità di volare. L'arco e le poche frecce recuperate dal monaco sono per Gilead una vera benedizione.
Il passaggio buio conduce gli avventurieri ad porta, che si apre tra la sorpresa e lo sconforto sulla sala del banchetto già visitata in precedenza. La tavola è imbandita, ricolma di cibo dall'aspetto invitante, ma i nostri eroi sanno già cos'aspettarsi da quelle pietanze insipide.
"I miei complimenti, davvero!"
Il solito ritratto di Carnegie che sovrasta la tavola si anima all'improvviso.
"Finalmente uno spettacolo degno di questo nome. Aaahh... mi sto davvero divertendo con voi, ma non voglio disturbarvi oltre. Vi prego, riposate e rifocillatevi, perché---"
"Bastardo figlio di puttana!!!"
il tono del Duca fa perdere completamente le staffe a Juan. "Dove ce li hai i coglioni? Giochi con noi come il gatto col topo, fai il gradasso, ci parli con aria di superiorità, perché Dio solo sa da quanto ci tieni rinchiusi senza vedere la luce del sole! Facci uscire! Affrontaci faccia a faccia, fammi vedere se hai le palle! Se non le trovi vengo io a cercartele, e giuro che te le strappo con le mie mani!"
Il volto di Carnegie s'irrigidisce per l'onta subita, colto di sorpresa dallo sfogo di Juan, incapace di controbattere. Ma lo smarrimento dura poco, e i suoi lineamenti ripropongono il consueto sorriso beffardo poco prima che il quadro torni statico: "Vuoi il sole? Ti accontenterò ragazzo, ma ricorda che il giorno non dura per sempre."

"...qualunque sortilegio stia usando, nulla di tutto ciò può essere reale, lo capisci nano?"
"Come fa a non essere reale. Le nostre ferite sono reali, il pozzo era reale, l'acqua era reale, anche questo cibo di merda è reale!"
"Il fatto che siano illusioni non significa che tu non le percepisca come reali!"
"E allora perché anche se mi convinco che sono illusioni, continuano ad esistere?!?"
"E allora perché corridoi uguali portano in luoghi diversi e corridoi diversi portano in luoghi uguali?!?"
Juan mastica svogliatamente una pagnotta, mentre in sottofondo Gimble e Grolac battibeccano sull'effettiva esistenza di ciò che stanno vivendo. Discorsi inutili.
Ad un tratto sente qualcosa sotto i denti, nascosto nella mollica. Lancia un'occhiata rapida al quadro del Duca. Non si muove. Si volta per non farsi vedere, porta la mano alla bocca... un pezzo di pergamena, le dita agili di Juan la fanno scivolare nella tasca dei pantaloni. Il coloviano si accuccia: meglio riposare ora.

Dopo alcune ore di sonno i nostri eroi si sentono ristorati. Senza alcuna alternativa, ripartono imboccando la solita porta, aspettandosi il solito corridoio che li porterà nella nuova follia di Carnegie. Questa volta però, il cunicolo s'interrompe bruscamente. C'è solo una piccola botola sul soffitto, raggiungibile con una scala a pioli appoggiata alla parete.
Gli avventurieri si scambiano occhiate interrogative, quindi Rune sale e apre.
"Cosa vedi?" chiede curioso Gimble.
"Sembra... una rimessa, una stalla... non saprei... il pavimento è di terriccio, le pareti di sasso. C'è una porta... filtra della luce..."
A quelle parole Juan si precipita sulla scala scavalcando il monaco, e fiondandosi all'uscio lo spalanca. La luce del giorno lo investe, il coloviano si crogiola nei suoi raggi.
Finalmente il sole.

lunedì 18 luglio 2011

247 - QUARTO INTERLUDIO

Per un istante fuggente, un attimo che dura un battere di ciglia, il volto di Carnegie si contrae in una smorfia di sorpresa ed ira repressa.
"Nessuno... nessuno era mai sopravvissuto alla Sala degli Uncini..."
A chiunque sarebbe sfuggita quella sfumatura sul viso del Duca, ma a lei no. Conosce tristemente bene il suo carceriere.
Questi ultimi prigionieri gli stanno dando filo da torcere come nessun altro prima. Ma non è solo questo che lo spaventa, del resto sono ancora nelle sue mani, ne può fare ciò che vuole.
Ciò che è nuovo rispetto a chi li ha preceduti è la perseveranza. Anche quando la situazione è disperata non rinunciano a lottare, contro ogni logica probabilità di riuscita.
La rassegnazione, la rassegnazione ad un destino ineluttabile è sempre stata la vera forza di Carnegie, la forza con cui ha piegato una ad una le sue vittime traendone il piacere della vittoria, della superiorità.
Ma costoro no, non si arrendono. Potrebbe chiederle di spazzarli via senza pietà, e tutto sarebbe finito. Eppure sarebbe una sconfitta bruciante per il Duca: loro, come tutti gli altri, devono anelare la morte.
Un brivido la percorre.
Non si arrendono... non si rassegnano... anelare la morte...

Cosa c'è di diverso tra lei e quei disgraziati di cui è carnefice? Che lei si è *già* arresa, che ha *già* desiderato di morire, che è *già* una vittima del Duca. Lei è la peggiore dei prigionieri, morta nell'animo senza lottare, ridotta a servire il suo carceriere. L'esempio di quegli avventurieri è davanti ai suoi occhi, a ricordarle la sua codardia, la sua miseria. Gli umani di cui non le è mai importato nulla le stanno dando la più dura lezione della sua vita.
Come ha potuto ignorare finora che non c'è via d'uscita da quest'inferno senza opporsi a Carnegie? Deve... deve agire...
Tuttavia la disperazione è dietro l'angolo. I vincoli magici che la tengono imprigionata da quando il Duca l'ha evocata non le permettono di affrontarlo. Carnegie può avere ragione di lei in un batter d'occhio con il suo scettro. Cosa può fare? Come può opporsi?
No, non può farlo apertamente... ma lentamente un'idea si fa breccia nella sua mente. Li può aiutare, ma il Duca non deve capire o sarà tutto finito.
Carnegie si volta verso di lei, sul suo viso è tornato il consueto piglio di sfida. Si sistema il pizzo con la punta delle dita.
"Mia cara, è la prima volta che superano il Pozzo, l'avevo detto che avremmo dovuto ingegnarci di più"
Il Duca raccoglie uno dei cristalli colorati all'interno del cerchio magico che la imprigiona.
"Lasciali riposare, ma poi... voglio che tu crei qualcosa di unico, di meraviglioso. Qualcosa... che desiderino essere la loro tomba..."
Lei afferra il cristallo, accingendosi a tesserne il colore. Lo farà, e li porterà all'estremo, come vuole Carnegie. Ma se davvero la loro tempra è quella che crede, allora...

venerdì 15 luglio 2011

246 - VOLO LIBERATORIO

Il corpo di Rune si fa leggero, l'aria lo sostiene. La sorte gli è stata amica.
Posso... volare!
Con rinnovata speranza il monaco si lancia verso Hearst. Il Diavolo scompare nel buio del soffitto per ricomparire pochi secondi più tardi sulla sua traiettoria, cerca di fermarlo, ma questa volta è Rune a godere di una migliore libertà di movimento. A parti invertite, evita facilmente gli attacchi del mostro e raggiunge il compagno.
Hearst afferra l'ascia con un ghigno malefico, mentre Juan si avvicina armato della spada e del corpetto appena trovati. Le catene sopra di loro risuonano, annunciando l'arrivo del loro nemico.
I tre si scambiano un'occhiata d'intesa: questa sarà la resa dei conti.

Il Diavolo precipita turbinando con una furia se possibile ancor più tremenda. E' la furia della disperazione, di chi vede pian piano venir meno le proprie possibilità di vittoria. Le sue catene, le lame e gli uncini lacerano i tre avversari che lo circondano, ma il loro tributo di sangue è il sacrificio per una vittoria ormai vicina. Hearst vibra colpi d'ascia lasciando scie di luce sanguigna, la lama affilata spezza le catene, incontra le braccia del Diavolo nella sua rotazione recidendole di netto. Rune incalza il nemico con le sue scariche di colpi, Juan balza agile di catena in catena braccandolo alle spalle, infierendo affondi mortali con la daga d'argento.
Il Diavolo circondato si agita tentando la fuga verso il soffitto, mentre il suo icore nero cola nelle profondità dell'abisso. Ma è troppo tardi. Senza alcuna pietà gli avventurieri lo finiscono, finché le catene che lo sorreggono, non più comandate dalla sua volontà, si svolgono dal suo corpo grigio lasciandolo precipitare nel pozzo che fu la sua casa. E sarà la sua tomba.

mercoledì 13 luglio 2011

245 - L'ASCIA DEL BOIA

Hearst tenta di sfuggire alle lame del Diavolo cercando di raggiungere l'apertura, ma il nemico lo bracca, impedendogli in tutti i modi di accedere all'alcova.
La foga con cui il Diavolo difende il passaggio è sospetta: che sia quella la via di fuga?
Sanguinante, il guerriero ripiega cercando di allontanarsi dal mostro e di avvicinarsi ai compagni, che salgono rapidi cercando di sfruttare i meccanismi delle catene rosse.
Ma il nemico non dà tregua, sparisce nel soffitto e ricade implacabile, tatticamente sempre in difesa dell'uscita.
Nel frattempo, dall'altra parte del pozzo, Rune risale le catene arrivando ad un'altra apertura. Il breve corridoio è inquietante, pervaso da un'atmosfera cupa. Al suo interno si staglia imponente la statua di pietra di un boia muscoloso, che impugna tra le mani un grande ascia nera da cui si spandono vapori sanguigni.
Il monaco getta uno sguardo nel pozzo dietro di lui, dove Hearst è impegnato nella sua lotta impari con il Diavolo. Quest'ascia nelle mani del guerriero potrebbe fare la differenza...
Abbandonando ogni cautela, Rune afferra l'arma, i cui vapori rossi si placano alla sua presa. Quindi si affretta al bordo del passaggio, l'abisso profondo sotto di lui gli provoca un senso di vertigine. Hearst è lontano. Anche se Rune è veloce a balzare di catena in catena, raggiungerlo richiede tempo, e di tempo non ce n'è. Il guerriero potrebbe non resistere fino al suo arrivo, o all'arrivo dei compagni.
Rune stappa la pozione trovata poco prima. Non sa a cosa serve, potrebbe essere qualunque cosa, anche un veleno. Potrebbe aiutarlo, essere inutile o addirittura mortale, ma non c'è tempo per i dubbi, deve rischiare. Se non per lui, se non per Hearst, per i suoi compagni. Con l'arma in mano, il guerriero potrebbe davvero tirarli fuori di qua.
Un odore di anice si spande dal liquido trasparente. Rune chiude gli occhi e trangugia.

lunedì 11 luglio 2011

244 - CONTRAPPESI

Mentre la battaglia tra il Diavolo e Hearst infuria, Juan termina di esplorare l'apertura in cui si è rifugiato, chiusa come le altre. Al suo interno ci sono armi - arco e frecce, una mazza pesante, una spada corta d'argento - e un'armatura di cuoio borchiato di pregevole fattura. Il coloviano si limita a prendere l'equipaggiamento utile a sé stesso, ovvero il corpetto e la spada. Meglio non appesantirsi troppo...

Scampato il pericolo immediato, Hearst realizza con apprensione che non ci sono ripari vicini da quella parte del pozzo. L'unica apertura su quel lato è quella più in alto di tutte, parecchi metri sopra la sua testa. Il senso di vertigine lo assale, assieme alla sensazione di non avere scampo. Tornare indietro lo lascerebbe in balia degli attacchi del Diavolo. Arrampicarsi anche.
Si guarda attorno: Rune e Juan sono praticamente dall'altro lato, gli altri compagni sono usciti dal loro nascondiglio e hanno cominciato ad muoversi, ma sono tutti molto lontani.
I suoi occhi si posano su una catena rossa poco distante; forse c'è ancora una speranza.
Hearst richiama l'attenzione di Rune, chiedendogli di controllare se vicino a lui ci sono catene rosse. Il compagno risponde affermativamente.
Speriamo solo che siano collegate tra loro...
Hearst urla a Rune di aggrapparvisi, il monaco esegue. Ancora una volta la fortuna arride al guerriero, una catena in lontananza e quella dinanzi a lui cominciano a risalire velocemente. Senza esitare Hearst la afferra, e nonostante la sua massa sia maggiore di quella del contrappeso, viene trasportato rapido verso la parte alta del pozzo, pochi metri sotto l'apertura tanto agognata. E' evidente che il funzionamento non dipende dai pesi aggrappati, come in una bilancia, ma da quale catena viene tirata per prima.
Il guerriero si sposta su una catena nera vicina, Rune attende che le catene rosse tornino in posizione, riportandolo all'altezza originaria.
E così mentre Hearst si sforza di raggiungere il suo riparo, il monaco si arrampica spedito grazie alla sua agilità spostandosi verso una delle aperture nella metà alta del pozzo dal suo lato. Passaggio che una volta raggiunto si rivela un vicolo cieco esattamente come i precedenti, ma come i precedenti contiene qualcosa. Sul fondo, vicino al punto dove le pareti si richiudono, c'è un piccolo piedistallo che regge un cuscino su cui è poggiata una boccetta contenente un liquido trasparente. Una pozione senza dubbio, pensa Rune prendendola con sé, ma con quale effetto?
I suoi pensieri vengono interrotti bruscamente da un forte rumore di catene e dalle urla di Hearst. Il Diavolo è tornato.

martedì 5 luglio 2011

243 - UN NEMICO IMBATTIBILE

Il ritorno del Diavolo vede ancora Juan come suo bersaglio, ma Isabel non si fa trovare impreparata. La sacerdotessa attiva la bacchetta scagliando un secondo raggio di luce incandescente sul mostro, che precipita in fiamme sul coloviano.
Juan si destreggia tra le catene tentando di allontanarsi dal nemico infuocato, ma il Diavolo non molla, lo arpiona con i suoi ganci, lo sferza con le lame aprendo profonde ferite. Il giovane coloviano è in grande difficoltà.
"Isabel! Finiscilo!" incita Gimble.
La sacerdotessa direziona la bacchetta pronta a dare il colpo di grazia al nemico, ma lo splendore della sfera di vetro sulla sua sommità si va via via affievolendo.
"E' scarica!" si dispera.
Gimble cerca di pensare lucidamente, se Juan non riesce a sfuggire sarà la sua fine, Rune e Hearst sono troppo lontani per raggiungerlo in tempo. Lo gnomo pronuncia una filastrocca di evocazione. O la va, o la spacca.
Ancora una volta un grosso ragno si materialiazza da una voluta di vapori magici, e su ordine di Gimble sputa la sua ragnatela appiccicosa verso il Diavolo. I filamenti vischiosi avvolgono il mostro, impedendone i movimenti e garantendo a Juan i preziosi secondi necessari a sfilare gli uncini dalle ferite e allontanarsi prima che il nemico si liberi. Il coloviano si affretta verso una delle alcove attorno alla metà del pozzo, mentre le catene animate che sorreggono il Diavolo lo riportano nel buio sovrastante.
Juan si lascia cadere seduto, appoggiato alla parete del passaggio, esausto e ferito, ma nel pozzo il mostro non sembra dar tregua ai compagni.
Il Diavolo si avventa su Hearst, nonostante i tentativi di quest'ultimo di allontanarsi in tutta fretta dal punto di discesa. Gli uncini del mostro gli perforano l'addome. Il guerriero urla di dolore, mentre l'avversario riavvolge le catene per avvicinarsi e finirlo con le lame.
"Non mi avrai bastardo!" urla Hearst, balzando inaspettatamente su una catena rossa e afferrando con forza le maglie che lo legano al nemico.
Hearst facendo da contrappeso sulla catena rossa, trascina con sé verso il fondo del pozzo il nemico, cadendo a tutta velocità. Facendo forza e allentando la tensione delle catene del mostro, con la mano libera estrae l'uncino che lo infilzava, poco prima che la sua corsa si fermi bruscamente prima dell'abisso. Quindi molla di colpo le catene con cui trascinava il Diavolo verso il basso, lasciando che continui la sua corsa, nella speranza che le serie metalliche che lo sostengono si spezzino sotto la spinta della propria massa in caduta.
Ma è solo una vana illusione: l'implacabile nemico scaglia un'altra delle estremità uncinate avvolte al suo braccio verso le gambe del guerriero, ordinando allo stesso tempo alle catene che lo sorreggono di risalire. Il gancio s'impiglia bucando la pelle dello stivale. Hearst si sente sollevare per i piedi, si avvinghia al suo appiglio con forza, trovandosi improvvisamente a testa in giù. E' impossibile fare resistenza in questo modo, ma un briciolo di fortuna assiste il guerriero: il cuoio dello stivale si strappa di colpo e il Diavolo perde la presa.
Hearst dondola sulla catena rossa che risale lentamente al suo livello originale, con il cuore che batte a mille. La ferita all'addome pulsa dolorosamente. Deve raggiungere una delle alcove, per una volta sente che quest'avversario è troppo anche per lui.