La scarsa visibilità e il terreno difficile rendono fin da subito complicata la marcia, soprattutto per Isabel, intralciata dalla sua pesante armatura. Gli avventurieri decidono di legarsi tra loro con una corda, mossa che si rivela ben presto provvidenziale per la sacerdotessa, che dopo uno scivolamento rischiava di essere trascinata a valle dalla fanghiglia.
Bovak guida i compagni stringendo i denti, cercando riparo quando la tempesta cresce di intensità e la pioggia diventa grandine. Dopo alcune ore che sembrano giorni, gli alberi si fanno radi e il bosco lascia il posto ad una massicciata. In queste condizioni procedere è una vera impresa e la vetta è ancora lontana, ma non c'è altra scelta. Senza perdersi d'animo i nostri eroi riprendono la scalata.
Risalendo, la massicciata converge verso un costone roccioso a ridosso della parete della montagna, su cui sembra tracciato una sorta di sentiero naturale. Il passaggio è tremendamente stretto, nemmeno la larghezza di un carro, e lo strapiombo su cui si apre senza barriere dà le vertigini.
A queste altitudini, ogni crescendo d'intensità della tempesta è un momento di vero terrore. Preannunciate dall'ululato del vento, dalle nubi vorticanti sconquassate da fulmini e tuoni, le sferzate di acqua e grandine si schiantano violente contro le pareti della montagna, e i nostri eroi altro non possono fare che rannicchiarsi contro le rocce ad occhi chiusi, proteggendosi il capo, sperando che tutto finisca quanto prima. Nessuno di loro aveva mai affrontato una tale furia degli elementi, e persino Bovak, da sempre debitore verso la pioggia, sperimentava ora la paura atavica causata da quell'ambiente ostile.
"Accidenti!" si lamenta Juan al momentaneo calmarsi della tempesta. "Non riesco a pensare ad una situazione peggiore!"
"Ti sbagli..." ribatte Hearst indicando le nubi.
Il dito del guerriero punta a quattro strani rapaci che volteggiano sopra di loro, dal corpo sinuoso piumato di giallo dotato di ben quattro ali, con collo e coda molto lunghi, ed un terribile becco dentato. I mostruosi volati emettono uno stridio echeggiante, prima di tuffarsi in picchiata sulle nuove appetibili prede.
"Che diavolo sono?!" urla Rune affrettandosi a slegarsi dai compagni per fronteggiare le creature.
"Non lo so" risponde Isabel, "ma dobbiamo liberarcene alla svelta!" e detto ciò la sacerdotessa punta lo Scettro di Carnegie verso i mostri evocando il potere del fulmine.
Una devastante scarica elettrica scaturisce dall'oggetto magico investendo i nemici, ma l'energia scivola su di loro senza ferirli. Immersi nella tempesta, il fulmine è il loro elemento.
"E' inutile! Sono immuni!" grida Gimble. "Preparate frecce ed incantesimi!"
I rapaci deviano la picchiata all'ultimo slanciando le code, da cui scaricano archi elettrici, ripagando gli avventurieri con la loro stessa moneta.
Storditi dall'attacco delle creature, i nostri eroi rispondono con le frecce di Hearst e Juan, mentre Rune e Isabel scagliano le incendiarie fiale di fuoco dell'alchimista e Bovak invoca le sue sfere di fiamme magiche.
Alla seconda picchiata le fiamme lambiscono senza scalfire le piume dei nemici. Ancora una volta la loro resistenza agli elementi si dimostra formidabile, mentre scagliano sugli avventurieri i loro raggi elettrici.
"Anche il fuoco è inutile, non resisteremo a lungo!" constata Bovak. "Stanno tornando! Tirate!"
Le frecce di Hearst e Juan riescono a colpire di striscio le ali di due mostri, ma anche tirare con l'arco è quasi impossibile a causa del vento. Gli altri cercano in qualche maniera di evitare le terribili scariche elettriche.
"Dobbiamo distrarli da noi!" dice Bovak, mentre evoca l'aiuto di un alleato naturale con un incantesimo. Dal nulla sullo strapiombo davanti a loro compare un ippogrifo, che il druido scaglia all'attacco dei predatori alati.
Contemporaneamente Gimble usa la magia per evocare un ragno mostruoso. L'aracnide sputa una tela collosa sulle ali di uno dei rapaci in picchiata, che incapace di controllare il volo si schianta violentemente sulla parete della montagna prima di precipitare nel burrone e sfracellarsi sulle rocce sottostanti.
"Forza! Non mollate!" incita Gimble.
Altre scariche elettriche. E poi frecce, l'ippogrifo che artiglia e dilania una delle creature, un grande falco evocato ancora da Bovak.
Il combattimento è duro, ma alla fine gli avventurieri hanno la meglio.
Feriti, ustionati dall'elettricità, esausti per la scalata, i nostri eroi continuano imperterriti nella risalita. Il sentiero addossato alla parete della montagna si apre infine su una conca d'alta quota. La vetta si staglia sopra le loro teste, il freddo pungente trasforma le gocce di pioggia in terribili lame di ghiaccio.
Rune prova a scalare lo scosceso pendio che li condurrebbe dritti alla meta, utilizzando per segnare il percorso corda e chiodi da rocciatore prestati da Hearst, ma la tempesta rende tutto molto complicato, tanto che il monaco si vede costretto a desistere.
Dopo una breve esplorazione Bovak ritiene di aver trovato una via alternativa aggirando la montagna lungo una pietraia, ma al prezzo di allungare di diverse ore il tragitto.
Gli avventurieri sono stanchi e abbattuti. Stanno camminando sotto la pioggia battente da chissà quante ore. Un passo falso adesso potrebbe significare scivolare e sfracellarsi.
"Potremmo ripararci sotto quella grande roccia laggiù e riposare" dice Juan, indicando un masso sporgente all'inizio della massicciata.
Bovak fa notare che il masso si trova nel bel mezzo della frana, e viste le condizioni atmosferiche l'acqua potrebbe renderla instabile e trascinare giù tutto da un momento all'altro.
Tuttavia, ad un esame ravvicinato, la situazione sembra abbastanza stabile nonostante i rivoli che scorrono incessanti tra il pietrisco, tanto da decidere di correre il rischio.
"Dormiremo a turni. Chi veglia dovrà fare attenzione che la pioggia non smuova la pietraia" dice Bovak, sottintendendo il fatto che un cedimento del masso li schiaccerebbe come insetti sotto il suo peso.
Il druido usa la magia per accendere un fuoco magico sulla pietra, che sebbene di breve durata serve a ridare un po' di calore alle loro ossa fradice. Nel cielo le nubi continuano a vorticare ed il freddo si fa più intenso, trasformando la pioggia in una tormenta di neve che imbianca i ripidi pendii della montagna.
Gli avventurieri si accoccolano a turno, avvolti in un paio di pesanti coperte e rannicchiati l'uno vicino all'altro a causa del poco spazio concesso dal riparo. O per un senso di protezione di cui ognuno sente un'inconfessabile bisogno in questo luogo sperduto al confine tra i Piani Elementali.
"Che diavolo sono?!" urla Rune affrettandosi a slegarsi dai compagni per fronteggiare le creature.
"Non lo so" risponde Isabel, "ma dobbiamo liberarcene alla svelta!" e detto ciò la sacerdotessa punta lo Scettro di Carnegie verso i mostri evocando il potere del fulmine.
Una devastante scarica elettrica scaturisce dall'oggetto magico investendo i nemici, ma l'energia scivola su di loro senza ferirli. Immersi nella tempesta, il fulmine è il loro elemento.
"E' inutile! Sono immuni!" grida Gimble. "Preparate frecce ed incantesimi!"
I rapaci deviano la picchiata all'ultimo slanciando le code, da cui scaricano archi elettrici, ripagando gli avventurieri con la loro stessa moneta.
Storditi dall'attacco delle creature, i nostri eroi rispondono con le frecce di Hearst e Juan, mentre Rune e Isabel scagliano le incendiarie fiale di fuoco dell'alchimista e Bovak invoca le sue sfere di fiamme magiche.
Alla seconda picchiata le fiamme lambiscono senza scalfire le piume dei nemici. Ancora una volta la loro resistenza agli elementi si dimostra formidabile, mentre scagliano sugli avventurieri i loro raggi elettrici.
"Anche il fuoco è inutile, non resisteremo a lungo!" constata Bovak. "Stanno tornando! Tirate!"
Le frecce di Hearst e Juan riescono a colpire di striscio le ali di due mostri, ma anche tirare con l'arco è quasi impossibile a causa del vento. Gli altri cercano in qualche maniera di evitare le terribili scariche elettriche.
"Dobbiamo distrarli da noi!" dice Bovak, mentre evoca l'aiuto di un alleato naturale con un incantesimo. Dal nulla sullo strapiombo davanti a loro compare un ippogrifo, che il druido scaglia all'attacco dei predatori alati.
Contemporaneamente Gimble usa la magia per evocare un ragno mostruoso. L'aracnide sputa una tela collosa sulle ali di uno dei rapaci in picchiata, che incapace di controllare il volo si schianta violentemente sulla parete della montagna prima di precipitare nel burrone e sfracellarsi sulle rocce sottostanti.
"Forza! Non mollate!" incita Gimble.
Altre scariche elettriche. E poi frecce, l'ippogrifo che artiglia e dilania una delle creature, un grande falco evocato ancora da Bovak.
Il combattimento è duro, ma alla fine gli avventurieri hanno la meglio.
Feriti, ustionati dall'elettricità, esausti per la scalata, i nostri eroi continuano imperterriti nella risalita. Il sentiero addossato alla parete della montagna si apre infine su una conca d'alta quota. La vetta si staglia sopra le loro teste, il freddo pungente trasforma le gocce di pioggia in terribili lame di ghiaccio.
Rune prova a scalare lo scosceso pendio che li condurrebbe dritti alla meta, utilizzando per segnare il percorso corda e chiodi da rocciatore prestati da Hearst, ma la tempesta rende tutto molto complicato, tanto che il monaco si vede costretto a desistere.
Dopo una breve esplorazione Bovak ritiene di aver trovato una via alternativa aggirando la montagna lungo una pietraia, ma al prezzo di allungare di diverse ore il tragitto.
Gli avventurieri sono stanchi e abbattuti. Stanno camminando sotto la pioggia battente da chissà quante ore. Un passo falso adesso potrebbe significare scivolare e sfracellarsi.
"Potremmo ripararci sotto quella grande roccia laggiù e riposare" dice Juan, indicando un masso sporgente all'inizio della massicciata.
Bovak fa notare che il masso si trova nel bel mezzo della frana, e viste le condizioni atmosferiche l'acqua potrebbe renderla instabile e trascinare giù tutto da un momento all'altro.
Tuttavia, ad un esame ravvicinato, la situazione sembra abbastanza stabile nonostante i rivoli che scorrono incessanti tra il pietrisco, tanto da decidere di correre il rischio.
"Dormiremo a turni. Chi veglia dovrà fare attenzione che la pioggia non smuova la pietraia" dice Bovak, sottintendendo il fatto che un cedimento del masso li schiaccerebbe come insetti sotto il suo peso.
Il druido usa la magia per accendere un fuoco magico sulla pietra, che sebbene di breve durata serve a ridare un po' di calore alle loro ossa fradice. Nel cielo le nubi continuano a vorticare ed il freddo si fa più intenso, trasformando la pioggia in una tormenta di neve che imbianca i ripidi pendii della montagna.
Gli avventurieri si accoccolano a turno, avvolti in un paio di pesanti coperte e rannicchiati l'uno vicino all'altro a causa del poco spazio concesso dal riparo. O per un senso di protezione di cui ognuno sente un'inconfessabile bisogno in questo luogo sperduto al confine tra i Piani Elementali.
5 commenti:
La frase epica di Juan riguardo alla "situazione peggiore" mi ha ricordato la scena del film "Frankenstein Jr." in cui il dr. Frankenstien che scava nel cimitero di notte.
Certo poi che se aggiungiamo tutto il resto più che la provvidenza dietro a questo viaggetto nel Maelstrom c'è di mezzo una rogna senza limiti!
Sì sa, è un classico che quando qualcuno dice "cosa può andare peggio?" il DM è automaticamente autorizzato a sfoderare una "situazione di merda" extra!
E' una regola non scritta del mestiere! ;)
Ale, passa da Tenar!
Un Boomstick Award!!! Yeah!!!
http://inchiostrofusaedraghi.blogspot.it/2014/03/sia-come-sia-marzo-e-il-piu-stancante.html
DUE Boomstick Award!!! Ri-yeah!!!
http://varcodimensionale.blogspot.it/2014/03/boomstick-award-2014.html
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