giovedì 30 luglio 2009

110 - NÉ AVVENTORI, NÉ FANCIULLE

"Questo giro lo offre la casa."
Benito, l'oste della Stella del Sud versa a tutti un altro bicchiere di rum.
I nostri eroi sorseggiano l'ottimo distillato seduti ai tavoli al di fuori della locanda, sotto il cielo stellato di Salamanca, nella quiete della sera.
"Benito, vedo che stasera ci sono ben pochi avventori oltre a noi. Si respira un'insolita tranquillità per le strade, e dire che non è ancora giunta la mezzanotte... è rilassante, ce ne fossero di sere così..." dice Gilead con il suo fare pacato. La parlata lenta, scandita, ed educata dell'elfo è una nenia che si amalgama alla perfezione con la pace inusuale della città.
"Ehhhh...." sospira Benito, "purtroppo questa pace è sintomo di inquietudine, non di tranquillità. Dovete sapere che alcune notti fa, il licantropo ha dilaniato dei poveri malcapitati che si erano attardati nell'oscurità delle strade di notte!"
"Cosa?!?" La voce di Gilead si fa tesa. Il solo nominare il licantropo risveglia nell'elfo i tristi ricordi del passato, e l'odio viscerale per queste creature.
"Finora non aveva mai attaccato degli innocenti..." continua l'oste, "ma forse era stata casualità. Questa volta non ha risparmiato nessuno, né donne, né bambini... poveri piccoli..."
"Allora è per questo che le strade sono deserte! La gente ha paura e si barrica in casa!" esclama Gimble.
Hearst rimasto in disparte e pensieroso durante la conversazione, vuota di colpo il bicchiere di rum, e si alza di scatto. Quindi s'incammina per la via dei commercianti ormai buia.
Isabel lo redarguisce, d'istinto: "Ehi! Dove vai? Non hai sentito Benito? Ha appena finito di dire che è pericoloso! Non vorrai metterti a dare la caccia al lupo mannaro da solo!"
Hearst scuote il capo: "No. E' solo che stasera ho da fare, e in questa taverna non ci sono né avventori, né fanciulle..."

Hearst si riveste, sorridendo. La Casa che non c'è si è rivelata ancora una volta una garanzia, e Gemma non ha deluso le sue aspettative. E lui non ha deluso le sue.
Il guerriero scende le scale. Al piano inferiore il suo sguardo si incrocia con quello di lei. Occhi Blu.
La più bella, la più ambita. Hearst non sa resistere, deve essere sua! Eppure lei non si concede, non ancora.
Il guerriero le porge due monete di platino e cinque d'oro, come pattuito. Occhi Blu sorride, girando il volto a tre quarti, guardando Hearst dal basso verso l'alto, provocante. La ragazza legge sul viso del combattente la brama, il desiderio, e gioca. Gioca come il gatto gioca col topo.
"Vedo che Gemma ha saputo soddisfare i vostri desideri, signore. E dalle confidenze della mia amica, sembra che una notte con voi sia un'esperienza che lascia ottimi ricordi..." e così dicendo Occhi Blu restituisce le monete d'oro a Hearst.
Che sia solo un modo di stuzzicarlo, o la vera verità, il gesto accende in Hearst un desiderio incontenibile: "Non... non ti resisto... sei stupenda, bellissima! Dimmi cosa posso fare per averti! Dim..."
"Sssshhhh..." dice Occhi Blu, posando le sue dita delicate sulle labbra di Hearst. "Davvero mi desiderate così ardentemente? I miei favori non sono facili da ottenere, e meno ancora quelli della nostra matrona. Ci sono signori di Salamanca che da anni bramano ciò che voi cercate dopo solo due incontri..."
Occhi Blu fa scendere la mano sul petto del guerriero con movimenti sinuosi, poi lo guarda intensamente.
"I tuoi occhi... così belli..." bisbiglia Hearst, senza toglierle lo sguardo di dosso.
La ragazza sorride, maliziosa: "Conquistami. Portami un dono. Un dono che alla sola vista, ti ricordi di me, dei miei occhi..."

domenica 26 luglio 2009

109 - ACCORDO DI OSPITALITA'

"Tutto bene, Gimble?" chiede Isabel.
Lo gnomo annuisce, mentre si rialza togliendosi di dosso le code di roditore. Le proteste del mercante della bancarella per il danno subito vengono zittite da una semplice occhiata del bardo.
Hearst raggiunge a grandi passi il mercante di Yar-Mazar. Questi è ancora incredulo per la perdita di tutti i suoi averi e si prodiga in lamenti lagnosi tipici della sua terra.
Il guerriero lo afferra per la collottola: "Maledizione a te e al tuo carro! Avevi detto che c'era da salvare una vita la suo interno e invece c'era un elementale del fuoco! Ma soprattutto, per eliminarlo, il mio carretto è andato distrutto! Ora me lo ripagherai!"
"Signore io no può, perso tutto, tutto bruciato. Come potere ripagare?!?" risponde il mercante, preoccupato.
"Ha ragione, Hearst, ho capito male io" interviene Rune.
"Sì, va bene, ma mi ripagherà comunque il carretto, o giuro che gli faccio prendere una scorciatoia per scendere la collina."
"Hearst, trattieni la tua ira. Quest'uomo non ha colpa! Sono stato io a spingere il suo carro per uccidere il Magmin, quindi sono io che devo ripagare il danno!" continua Rune.
Hearst guarda il mercante fisso negli occhi: "Come ti chiami, mercante..."
"Mio nome Balesh, signore. Davvero io no colpe e già perso tutto, come potere ripagare. Colpa di mostro di fuoco che uscito da un incensiere che pulivo! Io commerciare oggetti d'arte..."
"Non mi importa un accidente di quello che stavi facendo Balesh" dice minaccioso Hearst, interrompendo il mercante.
"Hearst, piantala!" insiste Rune. "Ora lascialo. I soldi con cui hai comprato il carro erano quelli della mia quota di tesori, che io vi ho ceduto. Vedila così. E poi un amico a Yar-Mazar potrebbe farci comodo, vero Balesh? Non si sa mai che un giorno i nostri viaggi ci portino fino là..."
Hearst molla la collottola di Balesh: "Facciamo così mercante... se un giorno verremo a Yar-Mazar, ci offrirai ospitalità nella tua casa, finché non mi avrai ripagato il prezzo del carretto, siamo intesi? E ora sparisci!"
Il mercante non se lo fa ripetere due volte, e ringraziando per la magnanimità si avvicina ai resti fumanti del suo carrozzone per recuperare il recuperabile.
I nostri eroi si avviano invece verso le porte di Salamanca, sperando di riuscire ad entrare nonostante il contrattempo.
Lungo il tragitto Hearst, che procede davanti agli altri rabbuiato per la perdita del carretto, sente che dietro di lui i compagni ridacchiano di continuo. Girandosi, chiede acido: "Volete far ridere anche me?"
Gimble, sorridendo, si avvicina al guerriero: "Non prendertela Hearst... hai preso accordi per essere ospitato a casa di un nomade del deserto senza casa...."

mercoledì 22 luglio 2009

108 - UN CARRO IN FIAMME

La collina di Salamanca brulica di vita alla luce infuocata del suo splendido tramonto tropicale. L'aria carica di umidità per le forti piogge della mattina rende confusi gli odori, i profumi, gli olezzi dei mercanti e delle taverne.
Tornati a Tavistock, prima di partire alla volta di Salamanca, gli avventurieri hanno lasciato al Rauco la custodia del loro "schiavo" Desana. Brutalmente soprannominato "Negro" da Vasco Tenzio, immancabile presenza infestante della locanda del porto, il nativo è stato un regalo ben accetto per l'oste, che vista l'età e gli acciacchi, aveva proprio bisogno di un cameriere. Regolarmente pagato, ovviamente, essendo la schiavitù bandita dall'Impero.

Hearst guarda compiaciuto il carretto trainato da un mulo che li accompagna, suo ultimo acquisto prima di partire: finalmente un mezzo di trasporto su cui caricare i pesante equipaggiamenti e propri averi! Gimble siede su di esso. Lo gnomo, particolarmente provato dalle marce nella foresta, fa da cocchiere.
Il profumo del maialetto specialità della locanda Piè della Collina accoglie l'arrivo dei nostri eroi alle pendici del pendio.
"Fermiamoci" dice Hearst con l'acquolina in bocca. "E' il tramonto, inutile entrare in città stasera, ci sarà la solita coda di mercanti e le guardie non ci faranno entrare prima della chiusura dei bastioni!"
I compagni osservano la locanda. Non che l'affollamento in quest'ultima sia da meno...
"Secondo me conviene affrettarci verso le porte della città, dovremmo riuscire ad entrare se ci sbrighiamo" propone Gilead. I compagni approvano, Hearst brontola, ma li segue suo malgrado.
La risalita della collina è pittoresca come sempre. Qui ogni sorta di ciarlatano ha la sua bancarella. Venditori di presunti amuleti magici, pozioni, erbe miracolose, polveri strabilianti si mischiano a comuni ambulanti spremitori di canna da zucchero, vecchie con dolcetti raffermi, sarti di scarsa qualità.
In particolare Hearst rischia di essere abbindolato da uno dei soggetti più peculiari, che vende code di ratto rinsecchite da polverizzare per la preparazione di filtri d'amore, al motto de "il topo attira la topa".
Proprio nel mentre, Rune nota pochi metri più avanti un mercante vestito con abiti tipici del deserto, della gente di Yar-Mazar. L'uomo incede impaurito, disperato, chiedendo aiuto in un misto confuso di linguaggi. Dalle poche parole in lingua imperiale pare che la sua carovana stia andando a fuoco!
Immediatamente i nostri eroi si guardano attorno: poco più su, infatti, un carro dall'aspetto gitano sta fumando. Notando gli avventurieri, il mercante si avvicina a Rune e afferrandogli un braccio implora: "Signore, io vi prega... piccola creatura... in mio carro... con fuoco brucia!!!"
Il messaggio è poco chiaro, ma Rune intende che c'è da salvare una vita intrappolata nel carrozzone! Il monaco si lancia deciso verso la porta, dalle cui fessure esce un fumo denso.
Le sue mani afferrano veloci la maniglia, mentre le urla incomprensibili del mercante di Yar-Mazar alle sue spalle accompagnano gli eventi. Resistendo al tocco bruciante del metallo, Rune spalanca la porta, e le fiamme e il calore lo investono. Riparandosi gli occhi il monaco guarda all'interno e realizza con orrore che le fiamme *corrono* verso di lui!
La piccola creatura non era un bambino da salvare, bensì la responsabile dell'incendio!!! Maledicendo le incomprensioni linguistiche, Rune evita l'aggressione del piccolo elementale di fiamme.
Isabel che assiste alla scena riconosce il pericolo: "Fai attenzione Rune! E' un Magmin! Il suo calore è in grado di ferire chi lo colpisce, e di sciogliere le armi!"
Il Magmin fa capolino fuori dal carrozzone, mentre Rune valuta cosa fare: "Hearst, Isabel! Impegnatelo, ho un'idea!"
I compagni ingaggiano l'elementale, e Rune si sposta veloce verso monte. Il monaco spinge quindi il carrozzone con violenza. I perni cedono con un rumore secco. Isabel e Hearst si levano di scatto, mentre il Magmin di spalle si gira giusto in tempo per vedere il carro prendere velocità e investirlo in pieno.
Ma Rune non aveva calcolato tutto... la corsa della carovana non si ferma e accelera, accelera incontrollata verso valle, verso il carretto degli avventurieri... Gilead si sposta più veloce che può, Gimble imprecando scudiscia il mulo che però si sposta di lato, duro di comprendonio, ma non abbastanza. L'urto è violentissimo. Ruote e pezzi di legno in fiamme vengono proiettati ovunque, e il povero gnomo viene catapultato in aria. L'urlo terrorizzato di Gimble si spegne quando la sua parabola si conclude proprio sulla bancarella di code di ratto. Atterraggio morbido, ma decisamente disgustoso...

domenica 19 luglio 2009

107 - L'ALLEANZA SPEZZATA

I passi risuonano decisi nell'atrio della villa di Gutierrez, immersa nella luce tranquilla del crepuscolo. Garzes attraversa la grande sala, arricchita di arredi esotici, e sale le scale che conducono verso il salone del Sindaco. Il suo sguardo è carico di collera, una collera lucida, piena di amarezza.
I nostri eroi lo seguono a pochi passi di distanza. Garzes sapeva della partenza di Avisel, quaranta uomini e un sergente che scompaiono dal campo si notano; ma credeva fosse una trovata del sergente, che era sempre stato una testa calda... aveva già scritto un lungo rapporto per Vincent Meis sul comportamento di Avisel e su questa sua intollerabile insubordinazione.
Scoprire che in realtà, dietro il tradimento di Avisel, c'era un piano ben architettato che coinvolgeva il Sindaco era stato un duro colpo alla sua fiducia nelle persone.
Perché, continuava a chiedersi il Tenente, perché? Avventatezza? Avidità? Impazienza? Forse... tutte soluzioni facili... ecco perché... per una soluzione "facile". Il mutuo beneficio è evidente: per Gutierrez una rapida soluzione del problema nativi dopo la lunga assenza degli avventurieri, per Avisel soldi extra e una bella raccomandazione al posto di Tenente dopo aver ripulito la zona e aver risolto la questione in tempi rapidi, mentre Garzes ancora aspettava una soluzione pacifica.
E in tutto questo il Tenente, ligio agli ordini, sarebbe passato come un incompetente incapace di risolvere la situazione.
Garzes sbatte con violenza i guanti dell'armatura sulla porta del salone di Gutierrez, spalancandola e urlando: "Sei un lurido verme!!!"
Gutierrez arretra sulla sedia, mentre nota con paura lo sguardo del Tenente, e con sorpresa la presenza degli avventurieri alle sue spalle.
Il Sindaco è paralizzato. Blatera parole senza senso incapace di difendersi, mentre Garzes gli sputa addosso gli eventi e i sotterfugi da lui architettati per chissà quale miserrimo vantaggio, picchiando i pugni sul tavolo, dicendo che con questa sua trovata si è giocato per sempre l'alleanza, l'aiuto e la protezione di Salamanca.
Garzes conclude la sua invettiva comunicando al Sindaco che il giorno seguente il brigantino Valus salperà immediatamente, portando via i primi soldati, e un suo messaggero farà prontamente rapporto al Governatore Correia riguardo l'accaduto. Quindi il Tenente, trattenendo la sua ira, passa tra le fila dei nostri eroi ed esce dalla casa di Gutierrez, senza lasciargli spazio di replica.
Gutierrez tira un sospiro quando il Tenente sparisce oltre l'entrata della sala, e il suo corpo irrigidito si rilassa.
"Non crederete davvero a tutto ciò che ha detto... per favore dovete aiutarmi... quest'alleanza è importante per tutti noi! Ho sbagliato, non dovevo ascoltare Avisel..." dice Gutierrez tentando un'inutile estrema difesa che addossi le colpe sul sergente.
"Sei patetico..." sentenzia Rune con disprezzo. Gli avventurieri guardano per l'ultima volta il Sindaco, voltandosi uno ad uno per andarsene, con quello sguardo di compatimento con cui si guarda chi ha perso tutto a causa della sua stupidità.
Il Sindaco resta solo, pallido, mentre l'oscurità avanza nella stanza. Ormai è davvero solo...

lunedì 13 luglio 2009

106 - CHI E' IL TRADITORE?

"Fermatelo!!!"
Gli attacchi dei mercenari piovono attorno a Rune, inutilmente. Il monaco evita i colpi avversari senza guardare, concentrato sul suo unico obiettivo. Il braccio destro si contrae, rapido, pronto a sferrare un unico colpo, quello decisivo, mentre i nemici attorno sembrano muoversi al rallentatore. Rune tende i muscoli di scatto, accompagnando il colpo con un grido liberatorio.
Tutta la potenza dell'affondo a mano aperta si abbatte violentemente sul viso di Avisel. L'elmo del sergente si piega, lo schiocco del naso frantumato si mischia al rantolo incredulo del nemico, mentre strabuzza gli occhi, nei pochi istanti prima che il suo stesso setto lo uccida perforandogli il cervello.
Il fiotto di sangue che ne sussegue e il respiro stroncato di Avisel ne segnalano la morte immediata.
L'uccisione di Avisel segna la svolta: i soldati del sergente cominciano a battere in ritirata verso la foresta, anche se molti vengono raggiunti e massacrati dai Desana Kariri. Le urla orribili del loro infausto destino si perdono nell'oscurità della notte tropicale.

"Dannazione! Dannazione! Dannazione! Lo sapevo che andava a finire così!" Hearst impreca, continuando a scuotere la testa. La radura del villaggio Desana è disseminata di corpi martoriati di soldati bianchi.
"Come credete di tornare a Pinàr adesso?!? Avete ammazzato un sergente e i suoi uomini, ma alcuni sono scappati e hanno visto tutto!! Ma non potevamo farci gli affari nostri?!? NO! Sempre a fare i difensori dei buoni principi! Ah... ma stavolta io non c'entro, eh! Non ne ho ucciso nemmeno uno! Ve la vedrete voi adesso..."
"Basta Hearst!" interviene Gilead. "Abbiamo fatto ciò che era giusto. Avisel era un traditore..."
"Ma che ne saaaiiii!!!" urla spazientito Hearst. "E' Gutierrez che gli ha dato ordini! Che t'importa se sono giusti o sbagliati! Questo omicidio potrebbe significare la forca per noi!"
"Non c'è altra scelta che tornare a Pinàr e riferire l'accaduto al tenente Garzes" dice Isabel.
Nel frattempo Gimble si avvicina ai compagni: "Ho appena faticato non poco per convincere Xokleng a non attaccare di nuovo Pinàr per vendetta..."
"E' urgente fare rapporto a Garzes e chiarire quanto è accaduto" continua Isabel. "Se qualcosa dovesse andare storto, diamoci come punto di ritrovo il porto di Pinàr: abbiamo sempre la piuma di Quaal barca-cigno per fuggire..."
"...ed emigrare chissà dove..." conclude polemico Hearst.
Gilead riprende la discussione: "Prepariamoci. Partiremo domattina, portando con noi il nostro nuovo "schiavo". Ah... e non dimentichiamoci di ritrovare Juan..."

sabato 11 luglio 2009

105 - RUNE

"Runeee... Runeee..... devi farcela....!!!" le parole risuonano come martellate nella testa del monaco, confuse, lontane, ovattate. Con la mano cerca alla cintola l'infuso Xucuru donatogli da Wakaru... il dolore è lancinante... le sensazioni si fanno appannate, confuse...
Il Dolore ha sempre e indirettamente fatto parte della sua vita... in tante forme, in tanti aspetti, a volte contro di lui, a volte dalla sua parte. Il Dolore ha tanti segreti, come le persone. Ma Rune lo conosce bene...
Le azioni si susseguono istintive, guidate dall'esperienza di anni di addestramento e lotta con il Maestro Khalayr... devo farcela... "il Dolore non deve esistere per te Rune! Solo se il tuo nemico proverà più dolore vincerai. Il Dolore è dalla tua parte se provato da altri"... no, Maestro, no! I pensieri scorrono veloci e incontrollati nella mente, il passato ritorna dall'inconscio, eruttando quando la volontà si fa debole.
Il fluido di Wakaru risana le ferite del corpo...
"Rune! Uccidi il tuo nemico! Ora è indifeso!!!"
"Maestro... è indifeso, come posso... ma è malvagio, i miei amici... devo farlo, per loro..."
"Controlla il *tuo* Dolore Rune... il *tuo* Dolore..."
Con rabbia il monaco si rialza, coi denti stretti, il sangue che li macchia. I suoi occhi incontrano quelli di Avisel. Nonostante la paralisi, lo sguardo del sergente esprime un terrore tangibile
"Ora morirai..."

104 - ANCORA SANGUE

La risata sguaiata del sergente si spezza di colpo, mentre sgrana gli occhi dalla sorpresa. Avisel cerca di muovere le braccia, mentre Rune scivola a terra... il sergente cerca di muoversi, ma il suo corpo non risponde, paralizzato. Isabel stringe tra le mani il simbolo di Erevos, terminando con un bisbiglio la sua preghiera: l'incantesimo di blocca persone è riuscito nel suo scopo.
Quasi contemporaneamente, Gilead scocca due frecce intimidatorie ai piedi dei mercenari. Alle spalle dei nostri eroi, il suono del corno da parte di Xokleng segna l'inizio della carica dei guerrieri nativi. Gli occhi di fuoco e i corpi scuri, i tatuaggi rossi, agili come scimmie i guerrieri Desana corrono tra ululati di guerra verso una nuova carneficina.
Il panico serpeggia tra le file dei soldati di Avisel, impreparati ad un simile evolversi degli eventi. Circa metà dei mercenari si getta in una scomposta e frettolosa fuga verso la foresta, mentre le pietre delle frombole Desana colpiscono letali alla nuca i fuggiaschi, lasciandone sul campo i corpi in pozze di sangue e materia grigia.
I soldati restanti del plotone ingaggiano con la forza della disperazione una sanguinosa battaglia con gli avventurieri e i guerrieri del Popolo del Fuoco.
Hearst, attaccato da diversi lati, si limita a difendersi con abilità. Il guerriero continua a scuotere la testa, visibilmente preoccupato e inquieto.
Gimble supporta i compagni scagliando incantesimi di sonno sui nemici.
La battaglia infuria. Isabel sa che l'effetto paralizzante su Avisel non durerà in eterno, ma né lei, né i suoi compagni sono in grado di raggiungerlo e finirlo, a causa degli altri soldati... c'è solo Rune là, vicino, a terra...

lunedì 6 luglio 2009

103 - ORO PER LO STERMINIO

Juan spalanca gli occhi. E' sicuro di aver sentito qualcosa, dei rumori, dal suo stato di vigile dormiveglia. Impossibile dormire di sasso quando si è soli nella giungla, e una qualsiasi belva feroce potrebbe sbucare dal nulla da un momento all'altro.
Riparato tra la vegetazione ai piedi di una grossa pianta, Juan si sporge per vedere nell'oscurità della foresta, e con sua sorpresa nota il bagliore di diverse torce che avanzano verso il villaggio, accompagnato dal rumore di rami spezzati e dal clangore metallico delle armature.
Juan sente il panico impadronirsi di lui. In tutta fretta prova ad arrampicarsi sulla pianta più vicina, ma la paura lo rende incapace anche delle azioni più semplici.
Ad un tratto, il suono di un corno sveglia il villaggio dei Desana: è evidente che anche le guardie Kariri presso le fosse di catrame si sono accorte delle luci sospette nella giungla.
L'ultima cosa che Juan desidera è di essere visto, e finire tra la falange in arrivo e le guardie Kariri alle fosse di catrame. Il giovane si getta a perdifiato tra la vegetazione, aggirando la radura del villaggio, verso la montagna sacra, sfruttando al meglio la sua agilità per evitare di cadere a causa del sottobosco irregolare.
Nel frattempo, il resto della compagnia viene destato nel mezzo del meritato riposo dall'allarme suonato dalle guardie Desana: i festeggiamenti nel villaggio sono finiti da un pezzo, e solo Hearst è ancora in "attività". I nostri eroi si prendono giusto il tempo di raccogliere l'equipaggiamento e si precipitano fuori dalle capanne, come del resto fanno i guerrieri nativi.
Il drappello di uomini con le torce giunge al limite della radura, mentre le frombole dei guerrieri del Popolo del Fuoco cominciano a roteare, pronte a scaricare sugli invasori un nugolo di proiettili letali.
Gilead, aguzza la sua vista proverbiale: nella fievole luce delle torce, l'elfo distingue una quarantina di individui, alcuni con corazze di Salamanca. Al loro comando una figura già nota.
"Sergente Avisel!" urla Gilead, cogliendo di sorpresa i suoi stessi compagni. Gimble, al fianco di Xokleng, cerca di spiegarsi al meglio, e fa capire al capotribù di fermare i suoi uomini. Lo gnomo sa che non sarà facile mantenere a lungo la calma dell'irascibile sciamano Desana...
"I nostri agenti speciali... che sorpresa sapere che siete ancora vivi! Non me l'aspettavo..." risponde Avisel facendo qualche passo in avanti, ed invitando gli avventurieri ad avvicinarsi oltre le fosse di catrame. Hearst, Isabel, Rune e Gilead avanzano, fino a trovarsi a pochi metri dal drappello di mercenari.
"Cosa sta succedendo sergente? Perché siete qua?" chiede impaziente Rune.
"Semplice... per porre fine a questa faccenda una volta per tutte, per risolvere il problema alla radice. Il vostro ritorno si stava facendo tardivo e Gutierrez non è disposto a rischiare oltre. Sto solo eseguendo i suoi ordini, e facendo quello che Garzes tardava a fare..."
"Non c'è più alcun bisogno di combattere con i nativi. La pace è ristabilita, le cause che li muovevano contro Pinàr sono state eliminate. Non c'è alcun bisogno di spargere altro sangue" ribatte Gilead.
"Credo non abbiate capito il concetto... tutti noi" dice Avisel, indicando i mercenari alle sue spalle "riceveremo una lauta ricompensa per la morte di questi selvaggi. Oro, per tutti, anche per voi. E' la cosa più semplice. A Pinàr non serve una pace tesa, né una minaccia incombente. Chi può sapere cosa passa per la testa a questi uomini primitivi?"
"Complimenti Avisel... sei disposto a rischiare la vita dei tuoi uomini per il tuo opportunismo, per poter fare le scarpe al tenente Garzes! Mi disgusti!" risponde con disprezzo Rune.
A queste parole Hearst, rimasto appena dietro gli altri, abbassa lo sguardo e scuote leggermente la testa.
"Bene, sembra che vogliate sputare sopra l'oro, ma non è quello che vogliono i miei uomini!". La voce di Avisel si leva forte e chiara nella notte, incitando i suoi: "Siete forse dei codardi, soldati?!? Facciamo vedere a questi sporchi negri la forza di Salamanca! Per ogni nativo in meno, c'è un mucchio d'oro che vi aspetta! Ahahahah!!!"
"Siete così certi di farcela?" urla Isabel, sovrastando la voce del sergente. La sua frase improvvisa gela gli animi dei mercenari. "Siete così certi di tornare a casa? I Desana non sono un avversario facile e l'hanno dimostrato nell'assalto a Pinàr, o ve lo siete già scordati? Il denaro che Avisel vi ha promesso vale veramente la vostra vita? Già... forse nella vostra incoscienza non ci avete pensato, ma non sempre capita agli altri di morire..." Isabel indica un giovane nelle prime linee. "Questa volta potresti essere tu... oppure tu... o ancora tu!"
Il morale dei mercenari sembra tentennare alle parole della sacerdotessa.
"Non ascoltatela!!" sbraita Avisel. Poi si rivolge agli avventurieri con odio: "se non volete mettervi dalla mia parte, almeno non impicciatevi!!!"
Rune si avvicina ad Avisel ulteriormente: è il momento di incidere sul morale dei mercenari. "Molti di voi sono giovani e non arriveranno a godersi il loro denaro dopo questa battaglia!"
Avisel sfodera la spada e intima a Rune di non fare un altro passo. Gli arcieri di Salamanca caricano le armi, ed anche Gilead. Hearst scuote il capo.
Rune agisce di scatto, sperando nella sorpresa, ma Avisel se l'aspettava. Il monaco prova ad affiancare il sergente per colpirlo e stordirlo, ma questi lo anticipa, trafiggendolo violentemente da parte a parte con la sua spada. Rune spalanca gli occhi, mentre il sangue cola copioso sulla spada e sulle mani di Avisel.
Il sergente ride sguaiatamente: "Ahahahah!!! Forza!!! Fatevi sotto cani, e farete la stessa fine!!!"

mercoledì 1 luglio 2009

102 - EUFORIA SELVAGGIA

Xokleng non riesce a credere ai propri occhi, mentre Gimble mostra l'Idolo del Fuoco e il bastone di Azawak.
Kerabi spiega con parole concitate gli avvenimenti degli ultimi giorni. I Desana ascoltano, increduli, le parole del loro guerriero, incomprensibili alle orecchie dei nostri eroi, ma palesemente cariche di apprezzamento ed euforia.
Xokleng fa intendere che questa volta gli avventurieri verranno trattati come eroi: l'Apocalisse è scongiurata, e questa notte in loro onore si terrà una grande festa.
Juan assiste alla scena nascosto nella giungla a ridosso del villaggio, oltre le fosse di catrame: visto lo "screzio" avuto a suo tempo con lo Sciamano del Fuoco, trascorrerà la notte appartato nella vegetazione circostante.
Il buio cala sui fuochi, sui balli, sui canti della tribù. Cibi e succhi esotici vengono offerti in gran quantità agli avventurieri, che pur stanchi e provati, non riescono a fare a meno di lasciarsi andare, almeno per un po', almeno per una sera.
I rituali si susseguono; Xokleng fa prendere un debole della tribù: gli avventurieri non faticano a intuire le intenzioni barbariche dello sciamano.
Isabel e Rune, particolarmente contrariati dall'idea di un sacrificio in loro onore, raggiungono Kerabi, che nel frattempo si ciba e si sollazza come un re.
Comunicando un po' a gesti, un po' grazie agli incantesimi della chierica, i due cercano di convincere Kerabi a fermare il rituale. Il guerriero, stupito, non capisce perché dovrebbe intervenire: la vittima è un debole!
Nel frattempo, il totem viene acceso e anche Xokleng comincia ad ardere, mentre i guerrieri Desana trascinano il malcapitato con le corde. Ma proprio mentre il rituale si accende, e la tribù intona ritmicamente il nome dello sciamano, Rune si intromette. Seguito poi da Gilead, da Isabel, da Gimble, infine da Hearst. Il messaggio per Xokleng è chiaro: nessun sacrificio umano in loro onore.
Lo sciamano inizialmente non capisce, ed è quasi esterrefatto. Poi con disprezzo dice qualcosa ai due guerrieri che tengono la vittima, i quali la scagliano ai piedi degli avventurieri. Il giovane Desana comincia a baciare i piedi di Rune, piangendo: Xokleng ha regalato loro la sua vita.
La notte cala sul villaggio dei Desana Kariri.
I festeggiamenti vanno spegnendosi, mentre Xokleng esaurisce i suoi ultimi doni. Lo sciamano omaggia gli avventurieri con un meraviglioso opale di fuoco, e per concludere offre loro i servigi delle più belle fanciulle della tribù.
Hearst sorride compiaciuto. Questa notte non andrà in bianco. In tutti i sensi...