lunedì 27 aprile 2009

88 - TENSIONE

"Era proprio necessario perdere tutto quel tempo a scuoiare il rettile, vero? Come se non avessimo fretta, come se non ci fossero cose ben più importanti..." dice stizzita Isabel, mentre scosta un ramo basso che ostruisce il passaggio. Gilead, davanti a lei, fa strada.
"Quel serpente quasi mi faceva secco! E comunque l'idea di Juan degli stivali mi piace, e potrei anche rivendere la pelle che avanza." ribatte Hearst dal fondo della fila.
"Il punto è che non possiamo perdere tempo per queste cose futili proprio ora, ha ragione Isabel! Abbiamo le ore contate, parecchia strada da percorrere, e tu e Juan cosa fate? Vi fermate a lavorare la pelle di un serpente per farne degli stivali! Non mi sembra un comportamento maturo di fronte alla nostra missione" dice Rune, rincarando la dose.
"Missione?" interviene tagliente Juan. "Quale missione, quella che ci hanno assegnato a Pinàr? Beh, mi sembra che siamo andati anche oltre. Se permetti, monaco, le cose che sono importanti per *te* non sono necessariamente importanti per *me*. La nostra missione era scoprire perché i nativi hanno attaccato. Ora lo sappiamo, non vedo perché dovremmo anche salvarli. Per quanto mi riguarda potremmo anche tornare a casa, e con abbastanza pelle per un paio di stivali nuovi, peraltro! Occasioni del genere non vanno sprecate, altro che perdita di tempo!"

Hearst è quasi giunto in cima alla pianta... vatti a fidare dell'orientamento dell'elfo... meglio dare un'occhiata dall'alto. Il guerriero osserva la foresta perdersi a vista d'occhio, quando alcuni colori caldi e sgargianti su una pianta vicina attirano la sua attenzione. Nascosto tra le fronde, appollaiato e sonnacchioso, Hearst vede lo strano pappagallo arancione.
Il guerriero scende frettoloso dalla pianta, e comunica ai compagni la presenza del peculiare uccello. Prima che chiunque altro possa dire qualcosa, Juan si muove rapido e una volta visto il volatile colorato, imbraccia l'arco e tira. A nulla serve la reazione adirata di Gilead al comportamento di Juan. La freccia sibila prima che l'elfo possa raggiungere il giovane per fermarlo. Fortunatamente per il pappagallo, la mira di Juan è scarsa in quest'occasione e il colpo si perde tra le foglie. L'uccello, spaventato, vola via in direzione nord ovest, proprio come durante il primo viaggio verso il villaggio dei Desana-Kariri.
Lo sguardo di Gilead vale più di mille parole. Juan ricambia, con un ghigno di sfida sul volto.
I compagni si frappongono tra i due... meglio proseguire, verso est, come all'andata...

giovedì 23 aprile 2009

87 - LA GIUNGLA NEMICA

Hearst lascia cadere la testa del mostro al centro del cerchio di pietre di fronte alla capanna di Wakaru. L'ammirazione dei nativi del Fiume è palpabile. Meravigliati, guardano questi stranieri venuti da lontano, che sono stati in grado di uccidere una creatura ritenuta immortale.
"Siete davvero dei grandi guerrieri" dice Wakaru, con la voce calma ma colma di gioia "sono felice di avervi concesso la mia fiducia. Forse siete davvero la nostra speranza contro Azawak."
Wakaru ringrazia i nostri eroi: ora potrà finalmente guarire il fiume ristabilendo l'altare e l'idolo, grazie ai suoi poteri e riti sciamanici. Il vecchio è inoltre felice di poter alleviare parte delle ferite degli avventurieri grazie alla sua magia naturale.
"Prima che ve ne andiate, accettate questo infuso. Racchiude il sapere guaritore dello sciamano del fiume, e la sua magia rimargina le ferite che i guerrieri Xucuru subiscono in battaglia. Sono sicuro che vi sarà utile."

Il viaggio di ritorno verso il Popolo del Fuoco si rivela meno semplice del previsto: se all'andata bastava trovare un grande fiume, ora ritrovare la via verso un piccolo villaggio nella foresta è ben più complesso! Fin da subito, i nostri eroi trovano estremamente difficile evitare di perdersi nella fitta giungla tropicale.
Anche il prodigioso senso dell'orientamento di Gilead viene messo a dura prova, e più di una volta è necessario l'aiuto della magia di Gimble, con cui lo gnomo riesce a determinare senza ombra di dubbio il verso del nord.
Quando ormai cala la sera, il gruppo esausto decide di accamparsi. Le razioni di cibo cominciano a scarseggiare, e la legna verde e umida della giungla rende impossibile accendere un fuoco da campo. Le parole scambiate tra gli avventurieri si limitano all0 stretto necessario, indice del palese nervosismo che serpeggia tra loro.
Manca solo un giorno allo scadere dell'ultimatum di Xokleng, e la foresta nemica potrebbe rendere vani tutti gli sforzi fatti finora. Possibile gettare via tutto solo per essersi persi, dopo aver affrontato morti e mostri? Sono questi i pensieri che assillano, seppur con diversa intensità, la mente degli avventurieri...

Solo due torce... già usate durante i turni precedenti. Hearst è inquieto durante il suo turno di guardia, nel buio fitto della giungla. Il sommesso respiro dei compagni addormentati è continuamente accompagnato dalle migliaia di altri suoni sconosciuti della foresta, lontani e vicini. Hearst sempre teso, seduto vicino ai compagni, non molla la presa dal suo spadone. Ogni rumore lo fa voltare di scatto. Il suo cuore sbatte. Ma nel buio lo sguardo di Hearst si perde nell'attesa, nella tensione muta che segue ogni suono.
Ad un tratto, l'ennesimo rumore sibilante fa saltare i nervi di Hearst. Questa volta era troppo vicino, proprio sopra la sua testa. Il guerriero sveglia frettolosamente i compagni.
"C'è qualcosa qui! C'è qualcosa! Fate luce, per Dio!" implora Hearst.
Gimble fa ricorso alla sua magia bardica e invoca le sue sfere di luce danzante. L'incantesimo è provvidenziale: nell'area illuminata appare la sagoma di un gigantesco serpente che penzola dall'albero a cui era appoggiato Hearst! Era solo questione di attimi...
Il guerriero sembra esplodere di rabbia: "Bastardo!!! Non sarò la tua cena!!!"
Con un balzo rapido verso il rettile vibra un unico poderoso colpo della sua spada, in cui scarica tutta la tensione e la paura accumulate. Prima che l'animale abbia il tempo di attaccare, o di fuggire, la lama di Hearst ne recide le carni, tagliando in due il corpo del mostruoso serpente.
Juan si avvicina al guerriero, che respira ancora affannosamente per lo sforzo.
"Un bell'esemplare Hearst. Domattina dovresti scuoiarlo: potrebbero uscirne dei fantastici stivali per entrambi..."

venerdì 17 aprile 2009

86 - ACQUE VENEFICHE

Gimble rigira tra le mani il Monile del Fiume, quel fiume tanto prezioso per questa gente... ma anche per Pinàr del Rio!
"Wakaru, hai detto che le acque del fiume sono contaminate... questo mette in pericolo tutti quanti!" esclama Gimble.
"Le acque del fiume si stanno avvelenando, perché l'Apocalisse sta colpendo tutto ciò che ci sostiene. Una creatura mostruosa scaturita dal Tempio dell'Ultimo Giorno ha contaminato con la sua presenza l'Altare del Fiume, che giace nella piccola isola di fronte al villaggio. Esso secerne il suo veleno ed i suoi tentacoli, il suo becco affilato, hanno distrutto l'Idolo del Fiume" dice Wakaru.
Lo sciamano spiega che più di una volta i guerrieri Xucuru hanno provato a riconquistare l'Altare, ma il mostro è immortale e le armi non lo feriscono.
"Mmm... questa creatura non mi è nuova..." dice pensieroso Gimble. In effetti lo gnomo ricorda di aver già sentito parlare di qualcosa di simile durante i suoi viaggi, chiacchierando con degli avventurieri. "Dev'essere qualcosa di simile a un Grick, un mostro davvero poco piacevole, che in effetti è terribilmente resistente alle armi comuni."
Juan, che già temeva di dover affrontare nuovi pericoli, si sente come rassicurato dalle affermazioni di Gimble: "Beh, considerato che nessuno di noi ha armi incantate, suggerisco di affrettarci e tornare da Xokleng............ vero?!?"

La zattera guidata da un guerriero Xucuru solca placida le acque lente e maleodoranti del fiume, mentre l'isolotto si avvicina. Solo un'occhiata, una perlustrazione, per capire il nemico e affrontarlo con mezzi adeguati in un secondo tempo.
Come descritto da Wakaru, l'isola è invasa dalla vegetazione, che racchiude come un guscio la piccola radura acquitrinosa dove sorge l'Altare.
I nostri eroi fanno cenno al guerriero di attenderli sulla riva, mentre si addentrano cauti tra le piante, attraversando l'anello attorno all'acquitrino.
Un odore nauseabondo si leva dalla grossa pozzanghera melmosa alta fino al ginocchio. L'Altare del Fiume sorge al centro di quest'ultima, e su di esso giacciono alcuni frantumi di pietra colorata, azzurra, pallida. Probabilmente ciò che resta dell'Idolo del Fiume.
"Qui non c'è nulla" bisbiglia Hearst, con lo spadone ben stretto tra le mani.
"Ecco, allora abbiamo visto ciò che c'era da vedere. Ora andiamocene!" continua prontamente Juan, visibilmente preoccupato.
Il guerriero fa per muovere un passo nell'acqua, ma Gimble lo ferma.
Lo gnomo, sospettoso, si concentra e intona alcune note leggere, mentre con le mani sembra plasmare l'aria nella forma di un uomo. La figura indefinita di un nativo illusorio si materializza vicino a Gimble e comincia camminare verso l'altare.
La precauzione del bardo centra il suo scopo: ad un tratto l'acqua ribolle e il fango si solleva, mentre un'orribile creatura vermiforme scatta fuori dal suo nascondiglio. Con un attacco rapido e sicuro il mostro apre a fiore i suoi quattro tentacoli frontali, rivelando un becco appuntito che falcia l'aria dove si trova il nemico illusorio.
Gilead non si fa trovare impreparato e incocca rapido una freccia nel suo arco, scoccandola in direzione del mostro; un colpo perfetto, ma il proiettile sembra rimbalzare sul corpo della creatura.
"Maledizione, sembra davvero che sia immune alle armi comuni!"
"Non al mio spadone!" urla Hearst, sicuramente troppo fiducioso dei propri muscoli. Il guerriero si getta tra il fango vibrando un poderoso colpo all'essere mostruoso, che tuttavia non sembra sortire alcun effetto.
"Dannazione Hearst! Levati di lì! Non puoi ferirlo!" grida Gilead, mentre afferra dallo zaino l'ultima fiala di fuoco dell'alchimista. L'elfo aspetta il rapido disimpegno di Hearst e scaglia la boccetta. Non appena il liquido prende contatto con l'aria, prende fuoco, investendo in pieno il mostro, che si agita emettendo uno stridulo lamento di dolore.
"Il fuoco! E' vulnerabile al fuoco! Dobbiamo bruciarlo!" esclama Gimble.
"Le torce, accendete le torce!" grida Rune, mentre prova a parare un attacco del mostro nella sua direzione. I tentacoli urticanti gli aprono le difese, e la creatura riesce a infilzare un colpo con il becco acuminato, aprendo una brutta ferita sull'addome del monaco.
Isabel, che nel frattempo ha seguito come i compagni il consiglio di Rune, attacca con la torcia accesa: le fiamme provocano una leggera ustione sulla pelle squamosa del mostro, ben lungi dall'essere un colpo fatale.
"Non riusciremo mai a sconfiggerlo così!" lamenta Isabel, indietreggiando rapida mentre evita gli attacchi del nemico.
"Non è ancora detta l'ultima parola..." dice Hearst, con un ghigno malefico dipinto sul volto. "State pronti!!"
Hearst afferra dal suo zaino una grossa coperta e si getta sul mostro con tutto il suo peso, con il panno disteso tra le sue braccia. I tentacoli e il becco feriscono e infilzano ripetutamente il guerriero, ma Hearst stringe i denti, con il sapore del sangue in bocca, mentre afferra la creatura nella sua morsa, lottando con forza, tenendola avvolta nella sua trappola improvvisata.
"Date fuoco alla coperta!!!"
I compagni, che avevano già intuito le intenzioni di Hearst, non si fanno pregare. Rapidi accerchiano il mostro lambendo con le torce il tessuto che lo avvolge, mentre il guerriero mantiene la presa.
Hearst attende fino all'ultimo cercando di evitare che il fuoco ferisca anche lui. Solo quando la coperta divampa, molla il suo nemico. Il becco affilato e i tentacoli incastrati nel panno impediscono al mostro di liberarsi facilmente. Secondi preziosi. La pelle ustionata della creatura ribolle sotto le fiamme, aprendo ferite che si sommano a quelle inferte dal fuoco dall'alchimista. Il mostro cerca la salvezza gettandosi nel fango, ma ormai le forze che gli rimangono sono solo sufficienti per accasciarsi nella pozza ed esalare gli ultimi respiri.
Gli avventurieri osservano con disgusto il corpo rigonfio morente, mentre il loro respiro si fa più regolare via via che scaricano la tensione dello scontro.
"Solo una curiosità, Hearst" chiede Juan, sudato e con il fiato ancora corto "cosa ci faceva una coperta pesante nel tuo zaino... ai tropici?!?"

mercoledì 8 aprile 2009

85 - WAKARU

I guerrieri Xucuru si fermano sul limitare di un piccolo spiazzo davanti ad una capanna, delimitato da pietre disposte ordinatamente a formare una circonferenza. Un nativo che definire vecchio sarebbe riduttivo siede dinanzi all'ingresso della rudimentale abitazione, con le gambe incrociate, immobile. Juan non può fare a meno di apprezzare con interesse il monile che porta al collo, un gioiello d'osso in cui è incastonato un prezioso zaffiro.
Il vecchio fa cenno ai nostri eroi di avanzare nel cerchio di pietre, e li invita a sedersi.
"Siete i benvenuti" dice in uno stentato quanto sorprendente idioma coloviano. "Il mio nome è Wakaru, e sono lo sciamano del Popolo del Fiume..."

Il racconto degli eventi di Pinàr e della battaglia con Azawak da parte dei nostri eroi si dilunga, fino ad arrivare alla richiesta di Xokleng di conquistare la fiducia del Popolo del Fiume. Wakaru ascolta con attenzione, senza interrompere, fino alla fine. Solo allora parla.
"Capisco. Ora però, lasciate che sia io a spiegarvi ciò che Xokleng non vi ha detto. Egli è un capo forte, ma è giovane e impulsivo, e lascia che l'ira trascini il suo giudizio. I popoli Kariri si tramandano da sempre un'antica profezia. Nel cuore della giungla sorge da sempre il Tempio dell’Ultimo Giorno, chiamato dalle tribù Tazi Nawa Lumù. Le sue porte inespugnabili erano destinate a contenere il Male fino al giorno in cui il tempo avrebbe liberato i Custodi dell’Apocalisse, il Popolo della Notte, i Kapinawa-Kariri. E con la venuta di Azawak, quel giorno è giunto. Altri segni lo accompagnano, guardate le acque del fiume: ora sono venefiche, avvelenate, corrotte dal male. La profezia vuole che l’avanzata dei Custodi segnerà la fine dei nostri popoli, ma lascia anche un debole spiraglio di salvezza: la fuga verso nuove terre, partendo dal mare laddove sfocia il grande Rio."
Gilead interviene aprofittando di un breve silenzio: "Perché allora voi non combattete per la vostra salvezza, al fianco di Xokleng? La profezia... Azawak, mette in pericolo anche il Popolo del Fiume."
Wakaru risponde pacato: "Perché io non credo che ci sia salvezza nella fuga. Xokleng crede alla profezia, ma per farlo dimentica tutte le altre nostre tradizioni ed ignora di contemplare i segni della natura, ed il legame con la nostra terra. Il Popolo del Fiume esiste perché esiste questo luogo, ed è la nostra casa. La mia gente non scapperà. Se Azawak è l'Apocalisse, la mia gente affronterà il proprio destino. Xokleng ha dimenticato l'onore del suo popolo guerriero, ed è guidato dal sentimento di vendetta per l'odiato uomo bianco che ha sottratto l'idolo del Fuoco. Per lui distruggere la vostra casa, significa avere sia la sua vendetta, sia le barche per affrontare la via del mare."
"Wakaru, noi vogliamo aiutarti ad affrontare Azawak. Egli è la causa di tutti i mali, nostri e dei Kariri. Ne va della vita di tutti. Ti prego, concedici la tua fiducia." dice Rune.
"Azawak non è la causa del male, giovane guerriero, ma il male è la causa di Azawak. Per questo si dice sia immortale". Wakaru si sfila dal collo il prezioso monile blu. "Prendete, portate il Monile del Fiume a Xokleng. Sento che le vostre intenzioni sono giuste, e che davvero potete aiutarci. Il Monile sarà il segno che il Popolo del Fiume è con voi. Se anche egli vi accorderà la sua fiducia come vi ha promesso, i nostri segreti potranno esservi svelati ed i Desana vi condurranno al Tempio dell'Ultimo Giorno."
"Grazie Wakaru" dice Isabel. "Hai fatto molto per noi e per la tua gente."

lunedì 6 aprile 2009

84 - IL POPOLO DEL FIUME

Dopo un breve riposo i nostri eroi si mettono in cammino. Xokleng ha fornito solo indicazioni sommarie sull'ubicazione del villaggio degli Xucuru-Kariri. L'unica cosa certa è che sorge sulle rive del grande fiume che attraversa la foresta. Basandosi sulle mappe fornite da Gutierrez, Gilead suggerisce di muoversi verso sud fino ad incrociare il fiume, e quindi risalirlo fino a trovare il villaggio.
Il cammino nella giungla è tutt'altro che semplice. La vegetazione è fitta e rende difficoltoso il movimento. Il sole fatica a filtrare tra l'intrico di piante, e viene spesso oscurato da improvvisi acquazzoni che rabbuiano il cielo, rendendo quasi impossibile l'orientamento.
Quando giunge il crepuscolo, la compagnia non ha ancora raggiunto il fiume, ed il nervosismo comincia a farsi sentire.
"Elfo, sei sicuro di aver capito dove siamo?" chiede sarcastico Juan. "Non mi piace camminare nella foresta con il buio... vedi di trovare questo dannato fiume ed accampiamoci!"
"Non è colpa mia se la vista di voi umani non vi permette di camminare già al tramonto" ribatte stizzito Gilead. "E ringrazia il cielo che c'è il mio orientamento in questa giungla... qui non siamo in mare Juan, se fosse per te staremmo ancora girando in tondo attorno alla radura del Popolo del Fuoco..."
"Basta, tutti e due!" interviene Isabel. "Non è proprio il momento di litigare! Troviamo il fiume, e se sarà necessario camminare al buio per un poco, lo faremo. Dobbiamo assolutamente raggiungere il fiume entro questa notte, o non riusciremo mai a tornare in tempo da Xokleng."
Finalmente, quando ormai le stelle fanno la loro rituale comparsa nel firmamento, la giungla si apre sulle rive scoscese e melmose del grande rio. Le acque scorrono placide verso il mare, acque fangose, dall'odore fetido e marcato di vegetazione putrescente.

Il mattino è salutato da nuove piogge torrenziali, mentre gli stivali dei nostri eroi affondano nel fango delle rive del fiume.
Ad un tratto, un urlo allarmato richiama l'attenzione degli avventurieri. Dalla vegetazione fuoriescono due nativi armati di lancia, con vistosi tatuaggi blu tracciati sui corpi scuri.
Isabel prontamente richiama con una preghiera l'incantesimo di comprensione dei linguaggi, e Rune beve la pozione fornitagli da Gutierrez.
"Altolà!" ripete uno dei nativi "siete nel territorio del Popolo del Fiume!"
"Veniamo in pace!" risponde Rune nella loro lingua. "Ci manda Xokleng dei Desana-Kariri, e cerchiamo il vostro aiuto per salvare la vostra e la nostra gente dalla minaccia di Azawak! Per questo, chiediamo di parlare urgentemente con il vostro capotribù!"
I due nativi si guardano sorpresi, poi il primo che aveva parlato fa cenno ai nostri eroi di seguirli al loro villaggio.
Dopo un quarto d'ora di cammino, il gruppo raggiunge un agglomerato di capanne e palafitte costruite a ridosso del rio. Donne e bambini guardano con curiosità gli uomini dalla pelle bianca, inusuali ospiti da terre sconosciute, mentre i guerrieri ricambiano i saluti delle due sentinelle Xucuru che li accompagnano, e chinano il capo in segno di rispetto di fronte ai nuovi venuti.
Fortunatamente, sembra che il Popolo del Fiume sia decisamente più pacifico di quello del Fuoco...

mercoledì 1 aprile 2009

83 - ALLEATI E NEMICI

Con la fuga di Azawak, gli zombi Kapinawa crollano a terra, come se la forza che li sorreggeva li avesse di colpo abbandonati. I loro corpi si dissolvono nel nulla, come dal nulla erano comparsi, mischiando l'odore della morte all'aria umida e acre che avvolge il villaggio.
Nel silenzio che segue la battaglia, Gilead muove i suoi passi verso Xokleng. Lo sciamano fa segno ai suoi di lasciare avanzare l'elfo.
"Tu e i tuoi compagni siete dei valorosi, ma il solo fatto di aver combattuto al nostro fianco non vi rende degli amici" precisa Xokleng. "Ciò che è appena accaduto non cambia nulla. Ora, uomo dalla pelle bianca, torna dai tuoi padroni!"
Gilead non si fa intimorire. L'elfo sa che nonostante le parole dello sciamano, gli eventi appena accaduti non possono non aver influito sul giudizio del nativo: decide quindi di provare a sfruttare la situazione a proprio vantaggio.
"Xokleng, chi era quello stregone dalla maschera leonina? Perché ha attaccato il Popolo del Fuoco? Sembra che non solo la mia gente sia in pericolo, ma anche voi, e per mano di costui che risveglia i vostri morti!"
Xokleng sputa le parole con rabbia: "Azawak! Lo sciamano del Popolo della Notte! Egli è la nemesi delle nostre genti! Avete visto il suo potere! Egli è l'Apocalisse!"
"Ma se lui è il vostro nemico perché avete colpito i coloni? Perché non coalizzarci per sconfiggerlo?" dice Gilead.
"Stupido uomo dalla pelle bianca... perché non coalizzarci? Perché siete VOI la causa della sua venuta! Perchè furono i TUOI fratelli bianchi dalla pelle di ferro che vennero e rubarono l'Idolo del Fuoco dalla Montagna Sacra! Ed ora mi chiedi di combattere assieme?!? Azawak non può essere sconfitto, Azawak è immortale, ed attende da secoli il Tazi Nawa, l'Ultimo Giorno!" Xokleng stringe i pugni dalla rabbia. "L'Apocalisse è giunta e non vi è modo di fermarla, solo di evitarla. Ma l'antica profezia dice che la via del mare sarà la nostra salvezza, e solo la tua gente si frappone tra noi ed essa!"
Gilead incalza Xokleng: "Idolo del Fuoco? Che significa? Noi non..."
"Basta!" taglia corto Xokleng. "Non ho più intenzione di discutere con te!"
Gilead sa che non riuscirà a convincere lo sciamano a fornirgli spiegazioni più dettagliate. L'elfo tenta quindi un tutto per tutto.
"Non importa se non ci consideri alleati. Azawak è la fonte dei tuoi e dei nostri problemi. Noi lo fermeremo, se non hai il coraggio di farlo tu con i tuoi guerrieri."
Xokleng stringe gli occhi: "Come osi..."
Gilead incalza lo sciamano: "Dicci dove si trova, dove si nasconde."
Lo sguardo di Gilead sfida fermo quello del capotribù, per alcuni interminabili istanti.
"E sia."
Le parole di Xokleng provocano un brusio sommesso tra i guerrieri Desana, che preoccupa anche gli altri membri del gruppo, ancora ignari del significato del discorso tra l'elfo e lo sciamano.
"Uomo dalla pelle bianca, ti rivelerò i segreti della nostra profezia, ma ad un patto, come vuole la nostra tradizione: voglio che anche il Popolo del Fiume, gli Xucuru-Kariri, ti accordino la loro fiducia. Tu e i tuoi uomini avrete solo tre giorni di tempo. Se non sarete di ritorno entro tre tramonti, il fuoco tornerà a lottare per la sua salvezza..."
(Ill. Night and Day 2, by Steve Meech)