lunedì 25 giugno 2012

300 - IL GUARDIANO DELLA TORRE

Il ritorno al Ristoro del Pellegrino è una scelta obbligata, e percorrere gli innumerevoli scalini della torre durante l'ora più calda della giornata è faticoso nonostante sia inverno, tanto che i nostri eroi si chiedono come sia possibile risalirla nella stagione torrida.
Giunti in prossimità della locanda e incrociato un gruppo di pellegrini in uscita, Gilead non può non notare un individuo grassottello dai baffi scuri vestito con la casacca nera della guardia cittadina, che appoggiato ad una parete a poca distanza dall'uscio squadra tutti i pii avventori con sguardo nervoso. Gli occhietti vispi e scuri dell'ometto si soffermano poi sui compagni, bloccandosi su Isabel, per arrivare infine a lui.
Quando gli sguardi s'incrociano la guardia pare aver raggiunto il suo obiettivo, e con un gesto fugace fa cenno all'elfo di voler conferire. Gilead attira l'attenzione dei compagni sull'uomo, avvicinandosi quindi in testa al gruppo.
La guardia pare volersi fare invisibile, si guarda attorno con circospezione, e quando gli avventurieri sono sufficentemente vicini parla con un filo di voce.
"Perdonatemi signori, perdonatemi se vi disturbo! Ho notato che tra voi c'è una sacerdotessa ed io ho grande bisogno d'aiuto!"
Gli avventurieri si scambiano un'occhiata interrogativa.
"Chi siete?" chiede freddamente Gilead. "Presentatevi."
"Sì... scusate... certo. Il mio nome è Najib, e sono un guardiano della torre di vedetta della città. Beh, l'unico guardiano della torre a dire la verità, in questo periodo di relativa pace con Yar-Mazar..."
"E perché vi serve un sacerdote? Ma soprattutto, perché avete fermato proprio noi, visto che ci troviamo proprio nel Tempio del Drago d'Oro?" incalza l'elfo.
"Gilead, non essere irruento" dice Isabel, cercando di placare il nervosismo che da parecchi giorni contraddistingue il ranger. "Lascialo parlare. Cosa vi affligge?"
"Grazie sorella" replica Najib, con un inchino leggero. "Il mio problema è che sono terrorizzato, e non riesco più a lavorare come dovrei! C'è una presenza nella torre, qualcosa che mi fa gelare il sangue, qualcosa che aspetta solo di uccidermi! Per questo sto cercando un sacerdote!"
Gli avventurieri si scambiano occhiate di intesa.
"Prendiamo una stanza" suggerisce Rune "e continuiamo questa chiacchierata in privato. Ci spiegherete tutto con la dovuta calma."

"Dunque non sai cosa sia questa presenza e non si era mai manifestata prima" riassume Gilead, muovendosi avanti e indietro nella stanza. "Quello che ancora non mi è chiaro tuttavia è perché ti stia rivolgendo a noi, e non ai tuoi superiori, o al clero di Mujon, o ai Cavalieri del Drago..."
Najib stringe le labbra prima di parlare. Il manifesto timore dell'uomo è quello di perdere il suo lavoro, ed è per questo che non si rivolge ai suoi superiori. Nelle sue convinzioni, un guardiano dovrebbe fare la guardia, e la presenza di un'entità estranea nella torre lo mette nella condizione di non aver fatto bene il suo lavoro. Agli occhi di Najib, poco importa la natura dell'intruso. Isabel lo osserva mentre parla, sembra sincero.
Un timore simile giustifica la sua scelta di non rivolgersi nemmeno ai Cavalieri del Drago o alla Chiesa, a causa di una certa "rivalità di competenze" tra il capitano Sahla della guardia cittadina e Maestro Ashanti. A quanto pare la guardia ci tiene a lavare i panni sporchi in casa, e non farlo potrebbe attirare su Najib le ire del capitano,
Per questo ha pensato che la cosa migliore fosse trovare un sacerdote forestiero, per cercare aiuto di nascosto, e quale posto migliore della Locanda del Pellegrino.
Gli avventurieri si prendono qualche minuto per consultarsi.
"Dobbiamo aiutarlo" afferma senza esitazione Isabel.
"Questo è un poveraccio. Non ci pagherà" ribatte Hearst.
"E' vero, ma in questo momento abbiamo bisogno di farci degli amici" sostiene saggiamente Rune "soprattutto all'interno della guardia cittadina. Inoltre non dimentichiamo che se veramente si tratta di qualcosa di soprannaturale, potrebbe nascondere una pista, un indizio utile alla nostra missione."
Isabel e Gilead annuiscono. Hearst lascia perdere, mormorando tra sé e sé: "Mi piacerebbe sapere qual è ormai la nostra missione..."

mercoledì 20 giugno 2012

299 - VENTI FAVOREVOLI

"Se tutto va bene, arriveremo a Bakaresh in meno di una giornata!" esclama baldanzoso Vasco Tenzio. L'affermazione provoca un'immediata e scaramantica toccata dei gioielli di famiglia da parte di Gimble, mentre Juan è costretto a reggere un cannocchiale malandato che gli viene passato dal capitano della Mandibuona. Il giovane coloviano prova a sbirciarvi dentro, vedendo all'orizzonte solo la linea del mare sdoppiata dal pessimo allineamento delle lenti.
"E come fai a dirlo?" chiede Juan rigirando il trabiccolo tra le mani.
Vasco fa spallucce, esibendo il suo sorriso furbastro: "Ma dai venti favorevoli, no?"
Dopo la tumultuosa fuga da Salamanca, il viaggio con la Mandibuona è stata una scelta obbligata, unica imbarcazione disposta ad affrontare - incoscientemente - il viaggio verso Bakaresh, complice un Vasco Tenzio ansioso di trovare nuove opportunità ed espandere l'attività di famiglia in lande sconosciute.
Come da tradizione, la Mandibuona non ha smentito le aspettative. Per buona parte della traversata Juan e Gimble hanno passato il loro tempo a svuotare acqua imbarcata sottocoperta, a cercare Spettro per farlo sgobbare, a tentare di estrarre Spugna dal barilotto di rum in cui si era incastrato, a tornare a bordo dopo essere stati gettati a mare a seguito di una cordiale discussione con un Mena geloso del suo timone, tanto da non volerlo nemmeno far toccare al giovane coloviano, ansioso di riprovare l'ebbrezza di condurre un'imbarcazione. Anche se imbarcazione è una parola grossa, considerando che almeno in tre occasioni solo il proverbiale fondoschiena di Tenzio ha impedito alla Mandibuona di colare a picco.
Juan ritorna il cannocchiale malandato a Vasco, che sorride.
Una delle vele sospinta dal forte vento strappa del sartiame, tra le bestemmie di Turbo.
Le cime impazzite colpiscono un barilotto che rotola verso il parapetto a cui era appoggiato sospirante Sponda, sfondandolo e catapultando il marinaio tra le onde.
Juan sospira: "Speriamo bene..."

domenica 17 giugno 2012

298 - SALOUA

"Purtroppo la locanda è al completo, e lo resterà per almeno una settimana" afferma Khalid con espressione dispiaciuta.
Hearst borbotta qualcosa tra sé e sé, prima di avviarsi ad uno dei tavoloni all'aperto e prendere posto. I compagni lo raggiungono.
"Almeno fermiamoci a mangiare qualcosa, sto morendo di fame" afferma il guerriero, seguendo con lo sguardo gli spostamenti della giovane cameriera della locanda. Quando la ragazza si avvicina Hearst anticipa i compagni ordinando per tutti un pranzo di più portate, accompagnato da della buona birra, non dal solito tè. Birra che non essendo bevanda di queste terre viene importata solo per i clienti più facoltosi, e costerà ad Hearst un extra non da poco.
Quando la giovane s'allontana, Gilead riprende il guerriero: "Dannazione Hearst, non mi sembra il caso di fare tanto il facoltoso con tutto quello che dovremo spendere per stare alla Locanda del Pellegrino!"
In effetti dopo gli ultimi avvenimenti i borselli degli avventurieri sono particolarmente vuoti.
"Forse è il caso di fare un paio di conti, prima di scialacquare denaro inutilmente. Voi quanto avete?" suggerisce Isabel.
Il risultato è sconsolante: solo Gilead e la chierica hanno qualche moneta, Rune viaggia senza denaro e Hearst è al verde. Fatto, quest'ultimo, che sembra irritare non poco l'elfo: "Bravo Hearst! Ordini alla grande e poi non hai un soldo bucato per pagare!"
"Non fare il taccagno Gilead! Pagherai tu per questa volta, sei quello con più oro! Te li ridarò al primo compenso per il prossimo lavoro!"
"E' il minimo! Scordati di avere credito da me!"
L'arrivo dei piatti, numerosi e abbondanti, interrompe la discussione. Kamal guarda con la bava alla bocca, finché Isabel non gli concede di favorire, piluccando qua e là.
Hearst approfitta del continuo andirivieni della cameriera per approcciarla. E così viene a sapere che si chiama Saloua, ha poco meno di diciassette anni e non è la figlia di Khalid e Fatima, come si sarebbe aspettato.
Saloua è lusingata ma imbarazzata dai complimenti e dalle attenzioni di Hearst e scappa via timidamente quando le parole del guerriero rischiano di portarla su temi bollenti. I modi diretti del guerriero, sicuramente efficaci nei bordelli, seppur smorzati risultano strani e impacciati in questa situazione.
Il siparietto continua tra il divertimento di compagni e vicini di tavolo fino al momento in cui, interpellata sull'argomento, Saloua afferma di essere fidanzata. Quando la ragazza di allontana, Hearst scuote la testa, lasciandosi scappare una battuta di cattivo gusto: "Adesso mi tocca far ammazzare anche questo..."
L'affermazione fa calare il gelo sul tavolo. Rivangare gli eventi di Salamanca, l'uccisione del fratello di Occhi Blu è una mossa che spazza via in un sol colpo quell'attimo di buonumore.
Isabel allontana il piatto: "Tu scherzi su un fatto di cui forse non hai ancora capito la gravità..."
"Era solo una battuta..."
"No, era una pessima affermazione. Certe cose non dovresti nemmeno pensarle."

lunedì 11 giugno 2012

297 - KAMAL

Le frittelle all'aroma di banana ricoperte di miele servite da Nestu a colazione sono la degna conclusione del pernottamento alla Locanda del Pellegrino. Solo Hearst borbotta qualcosa tra sé e sé; nel suo caso lo stomaco vince sul palato, e le striminzite porzioni da penitente non sono sufficienti a saziare il guerriero.
Saldato il conto, su suggerimento di Rune, i nostri eroi si recano al porto, con l'intento di verificare alla capitaneria se a Bakaresh ha mai attraccato la Verconnes. Perdendosi come al solito sbucano sulle banchine all'altezza di una bettola fatiscente chiamata "la Perla", dove avventori poco raccomandabili sono già impegnati a gozzovigliare di prima mattina.
L'impressione che la zona sia piuttosto malfamata viene confermata da un acquaiolo cui gli avventurieri chiedono indicazioni, il quale non perde l'occasione per lagnarsi un po' della scarsa presenza della guardia cittadina in quest'area. Il commerciante si lamenta in particolare del gran numero di mercenari che stazionano da alcune settimane alla Perla, protagonisti di spiacevoli episodi come schiamazzi e risse. Episodi che tuttavia la guardia cittadina non ha saputo contrastare, soprattutto per il fatto che i poco di buono sono sempre stati in grado di dileguarsi per tempo in occasione degli interventi, come se avessero ricevuto una soffiata.
Raggiunta la capitaneria e persa tutta la mattina tra gli archivi con un funzionario fortunatamente disponibile, i nostri eroi lasciano il porto con la certezza che la Verconnes non ha mai attraccato a Bakaresh, e tantomeno lo hanno fatto i pirati. La scoperta lascia più interrogativi di quanti ne risolva: dove vengono portati gli schiavi prelevati da Puerto del Principe e portati a Isla del Quitrin? Qual era la vera destinazione di Black Bart, o degli altri pirati di Madera, nelle loro tratte?
Domande a cui è difficile rispondere man mano che s'avvicina l'ora di pranzo ed Hearst diventa sempre più nervoso. Meglio incamminarsi verso la piazza dell'Obelisco, pranzare alla Spinarossa e ritentare di ottenere da Khalid una camera un po' meno costosa che al Ristoro del Pellegrino.

Gilead guarda sconsolato l'ingresso del suq. Hearst impreca sottovoce maledicendo l'elfo e il suo orientamento da quattro soldi. Il solito bambino si avvicina mostrando il suo sorriso sdentato e offrendosi di fare da guida.
Non dev'essere semplice per Gilead mettere da parte l'orgoglio.
"E va bene, piccolo. Come ti chiami?"
"Kamal!" risponde con voce squillante.
L'elfo si china verso il ragazzo, mostrando tra le dita una moneta d'oro: "Questa ti vale un contratto per farci da guida tutta la settimana, d'accordo?"
Kamal annuisce estasiato, accettando di buon grado, e con passo fiero si incammina in testa al gruppo, direzione piazza dell'Obelisco.

martedì 5 giugno 2012

296 - IL RISTORO DEL PELLEGRINO

La decisione di alloggiare alla Locanda "Ristoro del Pellegrino" vista l'ora tarda e l'impossibilità di mettersi alla ricerca di altro, si rivela tutt'altro che a buon mercato. Quattro monete d'oro per la stanza, incluso un pasto e l'utilizzo dei bagni. Persino Hearst, solito a scialacquare denari in facezie, rimane sorpreso. Tuttavia è presto chiaro il perché di quella somma così alta. La Locanda è ben diversa dalle bettole solitamente frequentate dagli avventurieri, in prima battuta per l'assenza di ubriaconi molesti, odori fastidiosi e la costante sensazione di appiccicaticcio dei tavoli. La pulizia è esemplare, e il luogo, pur mantenendo la sua austera aura di santità, garantisce tutte le comodità del caso al perfetto pellegrino.
Il pio oste che li accoglie, Nestu, è un uomo pacato e molto devoto, mentre la proprietaria è una sacerdotessa di mezz'età di etnia Ashfar, Zer’a Nahita. Isabel sorride ricordando il tipico appellativo dato ai sacerdoti in queste terre: zer'a al femminile, zer'i al maschile.
Gli avventurieri si accomodano nella loro stanza due piani sopra, ma in men che non si dica Hearst si è già tolto l'armatura ed è pronto a ridiscendere la scala a chiocciola interna che conduce alla sala da pranzo. Con quello che costano non ha nessuna intenzione di rinunciare a una seconda cena e a un bagno rilassante.

Gilead scuote la testa. Attraverso le volute di vapore della sezione maschile dei bagni Hearst non fa nulla per nascondere le sue doti, raccogliendo sguardi di disapprovazione dagli altri pellegrini immersi nelle vasche, ma anche qualche occhiata invidiosa.
Nella controparte femminile, invece, Isabel si diverte ad ascoltare quel che accomuna le donne di tutto il creato: i pettegolezzi. Le dicerie spaziano dal miglior sarto di Bakaresh, uno gnomo di Arx chiamato Metegé, alle imminenti nozze della figlia primogenita del Granduca, Malika Naxxar. Le signore presenti parlano del futuro sposo, chi con disprezzo, chi con ammirazione. La cosa che più sorprende la sacerdotessa è che non si tratta di un nobile, ma di un ricchissimo mercante dell'alta borghesia, simbolo della vocazione commerciale di questa città. Inoltre pare che ci sia anche un'importante differenza di età tra i due, lei solo diciassettenne, lui attorno alla quarantina.
Isabel lascia le matrone alle loro conversazioni, distesa come non si sentiva da tempo. Impaziente si riveste e torna in camera, dove sono già rientrati anche i compagni: un letto fresco e morbido non è cosa di tutti i giorni.