sabato 25 maggio 2013

361 - IL PASSO DI SARIR

La strada si apre su un'ampio spiazzo alla sommità del passo, circondato da alte pareti di roccia rossastra e arida. Venendo da Bakaresh la grande locanda "Confine del Deserto" è il primo edificio che si incontra. C'è molto movimento, lo spiazzo è affollato di viandanti che vanno sistemando le bestie nelle stalle, aiutati da un giovanotto robusto, mentre si scambiano saluti o si discute di affari. Dal retro dello stabile si leva un fumo intenso carico di aromi invitanti di spezie e carne grigliata.
Avvicinandosi alla locanda tuttavia lo sguardo viene rapito dalla meraviglia che si scopre man mano che le pareti rocciose lasciano intravedere il passo nella sua interezza.
Con un'architettura dal sapore mistico che sembra avvolgere tutto il passo, un magnifico santuario incastonato nella roccia arida si erge davanti agli occhi dei nostri eroi. A poca distanza sorge un piccolo monastero a ridosso delle pareti scoscese della montagna, circondato da alte mura che lo rendono simile ad un fortino, ma che in questo contesto non fanno che aumentare il senso di pace e preghiera che caratterizza il luogo. Persino la confusione della locanda sembra ridimensionata, attutita, avvolta da questa atmosfera di raccoglimento.
"Il passo di Sarir è un luogo di importanza storica per Kal Mahda" spiega Bovak, ripetendo quel che ha imparato da Octalius durante la sua permanenza presso la bottega del cartografo. "Si dice che qui Arash Naxxar, durante la campagna di liberazione di Kal Mahda dal dominio di Yar-Mazar, tenne testa alle truppe degli infedeli resistendo per cinque giorni con i suoi pochi e mal equipaggiati uomini, i guerrieri Ashfar, aprendo un varco alle truppe imperiali verso la riconquista di Bakaresh."
Un'improvvisa ventata fredda segna l'arrivo del crepuscolo, le lanterne del monastero ondeggiano metalliche.
"Ma adesso muoviamoci, o dovremo dormire nella stalla. Anticipatemi in taverna, io vado a sistemare Batuffolo lontano dalla civiltà, non vorrei trovarmi troppe reazioni come quella di Juan..."
"Sì, sì... fai lo spiritoso!" ribatte stizzito il coloviano. "Guarda che andare in giro con una pantera non è normale, ecco! Già consideravo strano quello di prima con il corvo..."

La taverna è gestita da un uomo baffuto di nome Isam, tanto melenso con i clienti quanto perentorio negli ordini impartiti alla figlia dodicenne incaricata di servire ai tavoli. L'altro figlio del locandiere, Saleh, un ragazzone un po' tardo, si occupa invece della stalla e delle bestie.
La sala del ristoro è molto pittoresca, fatta di tavoli bassi e spazi arredati con grandi cuscini, piena del fumo aromatico delle shisha dei molti mercanti e pellegrini che affollano la locanda. Isam sistema gli avventurieri ad uno dei pochi tavoli liberi, dove già siedono due estranei. Hearst mugugna infastidito, a nessuno dei compagni passa inosservato l'insolito malumore del guerriero, particolarmente taciturno e chiuso nei suoi pensieri. Per alcune monete d'argento prendono delle stanze, quindi aspettano Bovak per ordinare la cena.
Nell'attesa Isam, su esplicita richiesta di Isabel e Rune, spiega che il tempio incastonato nella roccia è un Santuario di Mujon di origini antichissime. Nessuno sa quando fu costruito, ma di certo ha rappresentato uno dei punti cardine della fede prima della costruzione del Tempio del Drago d’Oro di Bakaresh negli anni successivi alla cacciata degli infedeli di Yar-Mazar.
"Il santuario del passo fu una delle mete del leggendario pellegrinaggio del Santo Felm, che si fermò in questi luoghi ospite dei sacerdoti del Drago Martire per trovare ristoro dopo aver attraversato il deserto. Mentre era qui, Felm salì sulla sommità del monte Zaghra di notte, dove si dice meditò fino all'alba perché Dio gli concedesse chiarezza sulla successiva meta del suo viaggio."
"Infatti" continua Isam mostrando esperienza di cicerone "sul monte Zaghra si trova uno dei dodici altari di Felm che costituiscono la Strada del Pellegrino, ora divenuto meta dei molti fedeli che la percorrono ed onorano il Santo aspettando sulla vetta il sorgere del sole. Per la risalita ci vogliono un paio d'ore, ed il sentiero parte proprio da qua, dal passo."
"Immagino quindi che il monastero ospiti i sacerdoti dei due culti" deduce Isabel.
"Esatto. Una piccola rappresentanza dedita alla preghiera. I sacerdoti di Mujon sono guidati da Zer’i Koztan, un mezzelfo di origini Ashfar, mentre quelli di Felm dal Padre Pellegrino Tarek."
Il ritorno di Bovak coincide con l'arrivo di alcuni antipasti, mentre Isam propone il piatto principale per la cena, congedandosi quindi dagli avventurieri.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ho usato recentemente anche io, nella mia campagna, Petra come base per la descrizione d'un tempio!

è molto evocativa!

:)

Llukas

Ale ha detto...

La zona di dal mahda è molto simile come caratteristiche alla penisola del sinai,sarebbe stato uno spreco nn usare Petra!

Mr. Mist ha detto...

Devo ammettere che mi hai incuriosito con la tua descrizione caro Ale! Per la prima volta visitando un luogo fantasy mi viene voglia di visitarne uno reale!

Ale ha detto...

Ti confesso che pur avendo utilizzato Petra come ispirazione non ci sono mai stato nemmeno io. Tuttavia ho attinto a piene mani dai ricordi di vacanza sul mar Rosso a Dahab, nella penisola del Sinai, se si evita la bolgia dei posti turistici ultragettonati si scoprono paesaggi di un fascino pazzesco.
Per Kal-Mahda ho miscelato frammenti dei suddetti luoghi (che caratterizzano la costa e le montagne aride) con le impressioni e le immagini di Marrakech e del deserto marocchino (che invece caratterizzano le città e il deserto).
La realtà ci offre un'abbondanza tale di spunti che anche per un fantasy non c'è bisogno di inventarsi nulla...