Trocla solleva il braccio sinistro cercando di pararsi con il sacco. Ruggisce di dolore. La lama di Hearst, parzialmente deviata, le apre un'orrenda ferita sull'arto che la costringe a mollare la grossa bisaccia.
In tutta risposta la gigantessa fa roteare la sua rudimentale clava attorno a sé. Hearst, ancora sbilanciato dal balzo, non può evitarla, finendo scaraventato contro la parete rocciosa.
"Hearst vieni via!" Juan aggiunge una serie di improperi irripetibili. Quindi scatta in direzione di Trocla, salta sul gradino naturale. La gigantessa si gira vibrando il randello verso di lui, Juan scarta di lato, fa una capriola. Trocla grugnisce, ci riprova, ma i suoi movimenti sono troppo lenti, e Juan le danza attorno come una trottola.
Hearst, ignorato, ha il tempo di riprendersi dalla botta poderosa e di portarsi a distanza di sicurezza. Quando il coloviano vede che il compagno è fuori pericolo, sfrutta un paio di acrobazie per battere in ritirata.
Juan decide di tentare il tutto per tutto: "Hearst, dammi il sacco con la Spinarossa."
Il guerriero accenna a una timida protesta, ma alla fine acconsente.
Juan getta le proprie armi sulla sabbia, in vista al centro della gola. Trocla smette per un attimo di grugnire e battere.
"Trocla, non vogliamo combattere. Il mio amico ha sbagliato e ti chiede scusa. Veniamo in pace e vogliamo farci perdonare! Vedi questa pozione?" Juan sventola una fiala di colore azzurro. "E' per te, può curare le ferite che Hearst ti ha inflitto, come prova di buona volontà. Inoltre prometto di restituirti tutte le foglie rosse che il mio amico ha preso, sono in questo sacco."
Trocla ascolta pensierosa, poi si accuccia sul bordo del gradino: "Portali qua"
Juan esce dal nascondiglio. Sa cosa rischia, ma dopo il colpo di testa di Hearst non c'è altro modo di riconquistare la sua fiducia. Il coloviano avanza con le braccia larghe in segno di resa, il sacco e la pozione bene in vista.
Quando Juan è a pochi passi dalla gigantessa, Trocla lo afferra con entrambe le mani. Il coloviano si agita cercando di liberarsi dalla morsa d'acciaio, ma in tutta risposta rimedia un ceffone tale da lasciarlo intontito per diversi minuti, con la vista sdoppiata e un fischio persistente nell'orecchio.
L'immagine confusa della gabbia con Larbi e del gigante bambino Druub gli suggerisce di essere arrivato al bivacco della grassona. Sente la voce di Trocla come un'eco: la gigantessa si rende conto di aver lasciato il suo sacco allo scalino, deve tornare indietro, ma se molla Juan potrebbe scappare. Afferra un grosso macigno.
Il dolore esplode lancinante, riportando lucidità nel coloviano. Cerca di muoversi, ma non può. Urla, la bava gli cola dalla bocca, sente gli occhi esplodere. Piega la testa, vede con orrore il masso che gli schiaccia le gambe, le sente pulsare sotto il suo peso, ad ogni battito del suo cuore gli sembra che la roccia sfreghi contro le ossa. Il sangue si spande da sotto la pietra.
Juan, disperato, si rivolge al piccolo gigante: "Liberami per l'amor del cielo! Aiutami! Sto morendo dissanguato!"
"Non posso! La mamma non vuole!"
Juan insiste. Il dolore sempre più forte aggiunge alle sue richieste i peggiori insulti mai pronunciati. La voce dell'uomo nella gabbia che gli dice di piantarla di sbraitare o saranno guai per tutti si fa sempre più distante. Poi tutto si fa nero.
3 commenti:
quando si dice mettersi nei guai... ma questa volta Juan l'aveva sparata veramente grossa.
Peccato per la sua gamba...
Per LE sue gambe... ihihih!
Ahia ahia adesso serve un bell'incantesimo di guarigione per il povero Juan.
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