sabato 24 dicembre 2011
269 - ALL'ARREMBAGGIO!
Il sole ha già superato lo zenit quando Lucas, la vedetta, richiama l'attenzione urlando dalla coffa. L'avvistamento del bastimento di Salamanca carico di tabacco all'orizzonte strappa un boato euforico tra i pirati, mentre Black Bart si affretta a impartire ordini per l'avvicinamento e l'abbordaggio.
Tuttavia, l'eccitazione dei primi minuti si trasforma presto in un'amara sorpresa, quando Lucas si sgola in preda all'agitazione per avvertire il capitano della presenza di una seconda nave di dimensioni inferiori, una veloce fregata da battaglia di scorta al mercantile, nascosta inizialmente dietro la sua imponente mole.
Black Bart bestemmia sonoramente. E' una trappola!
Nonostante gli ordini perentori del capitano e il prodigarsi dell'equipaggio, la manovra di avvicinamento era in fase troppo avanzata e la Sable Drake fatica a prendere le distanze, mentre la fregata di Salamanca cavalca le onde guadagnando terreno.
"Venite con me, presto!" dice Juan ai compagni. "Nella stiva!"
"Perché Juan? Cosa..."
Il coloviano non dà a Rune il tempo di finire la frase, ma lo degna di una risposta mentre scende di sotto.
"Siamo troppo lenti, ci prenderanno. E tra poco sul ponte sarà un inferno. Dobbiamo armarci, non sappiamo come può andare a finire. Se non è cambiato nulla da quando me ne sono andato, qua sotto ci dovrebbe essere una discreta scorta di armi..."
In effetti i ricordi di Juan sono esatti. Tra rastrelliere e cassapanche colme di scimitarre, coltellacci, spadini, corpetti di cuoio, balestre, i nostri eroi recuperano quanto può essere utile in caso di emergenza.
Ad un tratto si sente un tonfo, e dopo pochi istanti la nave ondeggia violentemente. Gli avventurieri cercano di mantenere a fatica l'equilibrio.
"Maledizione!" impreca Juan. "Hanno le catapulte!"
Il coloviano, spada corta alla mano, si fionda sulle scale che portano al ponte.
"Juan!" urla Gimble correndogli dietro. "Ti farai ammazz--!!!"
Un rumore secco, improvviso, di assi spezzate, e schegge di legno impazzite che volano dappertutto. Gli avventurieri si gettano sul pavimento per ripararsi, e quando il loro sguardo si rialza, la punta arpionata di un grosso dardo da ballista spunta dalla parete sfondata.
Gilead si rialza, la fronte gli sanguina per un taglietto provocato da una scheggia: "Gli schiavi! Dobbiamo liberarli! Se ci affondano saranno in trappola come topi!"
L'elfo si precipita verso i ponti inferiori seguito da Hearst, intenzionato a dargli man forte. Al loro passaggio altri arpioni schiantano le pareti della nave, perforando il legno, facendone schizzare i pezzi come proiettili.
Nel frattempo sul ponte superiore Black Bart si sgola ordinando di tagliare le cime legate agli arpioni, grazie alle quali la fregata si avvicina sempre di più, in quella sorta di danza che è la manovra di arrembaggio.
Luìs fa partire le scariche dei balestrieri, il mago mercenario di Berenzan scaglia dardi luminosi sull'equipaggio avversario, ma la risposta di Salamanca è pari se non più energica. Le frecce volano lacerando le vele e provocando dolorose ferite tra i pirati, lingue di fuoco scorticatrici si staccano letali dalle dita degli incantatori della fregata.
La voce del capitano nemico si alza imperiosa tra i primi fuochi della battaglia, intimando una resa inaccettabile per la Sable Drake. Una voce e una presenza ben note a Gimble e Juan, segno che Salamanca ha deciso di fare veramente sul serio per contrastare la piaga della pirateria.
Nicolau Garzes.
martedì 13 dicembre 2011
268 - LA SENTINA
Le lanterne appese a sostegni ricurvi sul ponte dondolano al ritmo delle
onde, come minuscole lucciole nell'immensa notte del mare aperto.
L'ora
è tarda, quasi tutti dormono. Per un elfo tuttavia, il sonno non ha
significato. Non che il corpo non necessiti di riposo, ma questa tipica
necessità comune a tutte le altre razze negli elfi è sostituita da uno
stato di vigile dormiveglia. E attraverso la trance, Gilead
ascolta distrattamente l'ennesima provocazione di Luìs nei confronti di
Juan riguardo la sua presunta virilità, e il conseguente scambio di
veleni. Nonostante la violenza verbale, la discussione si spegne quasi
subito senza addentrarsi nelle reali motivazioni che hanno spinto il
padre a sbattere Juan a mare, sebbene il fratello vi faccia frequenti
allusioni.
Quando Luìs si allontana e Juan si accuccia, senza dare
nell'occhio l'elfo muove passi silenziosi, scivolando come un'ombra
sottocoperta.
Nella sottostiva, un pirata russa sonoramente
stravaccato su un sacco di granaglie a lato di una botola. La borraccia
di rum prosciugata al suo fianco è garanzia che il suo sonno non verrà
certo disturbato dal tintinnare delle chiavi attaccate alla sua cintura,
che l'elfo preleva prima di avventurarsi nella sentina.
Gilead
scende la minuscola scala a pioli accedendo ad un misero atrio sul fondo della nave, dove le acque di infiltrazione si accumulano in un rigagnolo maleodorante. Gilead
si trova di fronte ad una porta robusta. Le chiavi servono
inequivocabilmente per aprirla, e l'elfo le fa scivolare nella serratura
cercando di non fare il minimo rumore. La luce debolissima che viene
dalla candela della guardia al piano superiore filtra appena, ma per gli
occhi del ranger è
sufficiente.
Nell'oscurità intravede sagome addormentate l'una
sull'altra, mentre il lezzo di cibo rancido ed escrementi lo investe.
Gilead sente una stretta allo stomaco, ma la sensazione di pietà viene
brutalmente spazzata via dall'adrenalina. Non tutti dormono, e qualcuno
tra gli schiavi nota lo spiraglio di luce dalla porta, si alza e si
getta verso l'uscio implorando di farli uscire, senza badare ai cenni di
silenzio dell'elfo.
Gilead è costretto a richiudere, mentre i prigionieri chiedono misericordia e battono sulla porta.
"Che diavolo succede!" borbotta una voce impastata e allarmata di sopra.
L'elfo
sente il cuore accelerare, mentre la sua mente ragiona fulminea. Quasi
istintivamente getta il mazzo di chiavi nel cono di luce della botola,
prima di appiattirsi nelle ombre in un angolo.
Un volto rintronato
si affaccia nel'apertura illuminata sul soffitto, intimando il silenzio
a suon di bestemmie. La guardia, inascoltata, si affaccia ancora di
più, a mezzobusto.
"Brutti figli di puttana! Sctate zitti!!!
Hic...! Devo sc-scendere?!? Ehi, che cazzo sci fanno le mie chiavi
laggiù? Mi sciono scivolate mentre urlavo... brutti basctardi devo
scendere per forza... è tutta colpa vosctra, che devo scendere per
forza..."
Il pirata impegna a fatica i pioli, raccoglie le chiavi,
sputa nel rigagnolo d'acqua e infine pianta tre pugni violenti sulla
porta: "Ziiittiiii! O vi ammazzo tutti!!!"
Le voci dentro la
sentina si placano, una dopo l'altra, con spocchiosa soddisfazione della
guardia. Il bruto torna al suo posto e dopo meno di un quarto d'ora
russa pesantemente, come se nulla fosse accaduto.
Grazie a Dio era ubriaco, pensa Gilead tirando un sospiro di sollievo.
Con passo leggero, l'elfo torna sul ponte.
mercoledì 7 dicembre 2011
267 - IL LAVORO SPORCO
Il sole in mare aperto è una palla di fuoco che arrostisce la pelle, che costringe gli avventurieri a cercare frequentemente un minimo sollievo sotto le vele. Juan è particolarmete schivo e silenzioso; nonostante qualcuno sulla nave accenni a un saluto, la maggior parte dell'equipaggio lo evita. Questo tuttavia non impedisce ai compagni di fare conoscenza con alcuni individui dell'equipaggio: il cuoco Juanillo, la vedetta Lucas e il timoniere Esteban. A detta di quest'ultimo, un tipo particolarmente avvezzo alla chiacchiera mentre lascia ondeggiare il timone, a bordo c'è anche un mago mercenario di Berenzan, un tizio poco socievole aggregatosi di recente per volere di Manuel Hidalgo con il beneplacito di Black Bart, per il momento rintanato sottocoperta.
Il galeone naviga lento verso est, in direzione dello stretto tra Salamanca e Granada, a velocità ridotta a
causa dei venti Anteliesi che soffiano contrari.
"Ci vorrà una settimana, sapete..." blatera Esteban distratto.
"Una settimana per cosa?" chiede Isabel incuriosita. Il timoniere si volta per fissarla, non solo negli occhi.
"Per arrivare a Bakaresh. E' là che siamo diretti."
Juan ascolta stupito e incuriosito. Bakaresh? Una delle grandi città del Granducato di Kal-Mahda? Una meta insolita, lontana, ben al di fuori delle normali tratte dei bucanieri.
Isabel incalza Esteban sul perché di quella destinazione, ma il timoniere alza le spalle, e improvvisamente silenzioso torna ai suoi compiti.
Hearst invece passa il suo tempo nel tentativo di racimolare qualche moneta svendendo ad un pirata l'armatura delle
guardie di Isla del Quitrin. Il suo acquirente tuttavia gli offre come
controparte la possibilità di abusare di una delle schiave trasportate
dalla Sable Drake. Il guerriero declina, reprimendo l'istinto, anche
quello di spaccargli la faccia, accordandosi alla fine per una ventina di monete.
Nel frattempo, a poppa, Gimble minaccia Grolac di confessare tutto ciò che sa di sua sorella entro un giorno o la pagherà cara. Il nano non pare in realtà molto spaventato dalle intimidazioni dello gnomo. Sa di avere il coltello dalla parte del manico, sa che la sua morte significa il suo silenzio sulla sorte di Bleena, per sempre. E il nervosismo di Gimble da forza a questa sua consapevolezza.
Sono passate poche ore quando un mozzo comunica ai nostri eroi che il capitano li vuole vedere.
Black Bart si fa trovare in una piccola sezione della stiva sottocoperta. Fuma una pipa, con fare riflessivo, ad ampie boccate, emettendo abbondanti volute di fumo.
"Come siete finiti in quelle prigioni" chiede senza preamboli.
"Eravamo sulle tracce del traffico di cui sei fatto partecipe" risponde freddamente Juan. "Ci ha catturati uno dei tuoi complici delle Lacrime Rosse a Puerto, Henox, assieme ad un negromante."
"Complice?" chiede con un mezzo sorriso Bart. Un'espressione che Juan comprende al volo.
"Tu *non sai* come vengono presi gli schiavi..."
"Non mi interesso né della loro provenienza, né del loro destino... ma visto che ormai ci siamo, sono curioso..."
Gimble si fa carico di riassumere per il pirata. Del resto non c'è motivo di nascondergli qualcosa di cui fa parte; anzi, lo gnomo spera di poter cavar fuori qualche informazione utile da questa discussione.
Senza risparmiare commenti feroci sul ruolo di Grolac, Gimble spiega come per mezzo della malattia fasulla inoculata da Zaranzargûl gli schiavi vengano finti morti, imbarcati sulla Verconnes e trasferiti a Isla del Quitrin con la complicità di Carnegie, che probabilmente in questo traffico ha la sua buona fetta di guadagni. In questo modo la Verconnes, che batte bandiera di Arx e risulta carica di casse di minerali e manufatti in metallo, va e viene "pulita" e indisturbata da Puerto del Principe.
"E qui entriamo in gioco noi, a fare il lavoro sporco" conclude Black Bart, emettendo una grande nuvola grigia. "Sospettavo che Manuel avesse stretto accordi con le Lacrime Rosse, ma non ne avevo certezza."
"Vi siete lasciati trascinare in tutto questo..." sussurra Juan con disprezzo.
"Suvvia Juan, non siamo dei santi, questo lo si sapeva già! La tratta non è certamente qualcosa che mi rende orgoglioso, ma l'oro è oro, e in questo momento per Madera è importante conquistare terreno rispetto al covo di Valparaiso. E' un'attività rischiosa, soprattutto ora che Salamanca - terminata l'emergenza a Pinàr del Rio - è tornata con tutte le sue forze a contrastare la pirateria. Ma è anche un'attività che porta fiumi di denaro nelle tasche di Hidalgo. Quelli di Bakaresh, chiunque essi siano e qualunque cosa facciano degli schiavi, pagano molto, ma molto bene."
Black Bart inspira un'altra boccata, soffiandola poi fuori dalle narici.
"E poi c'è il tabacco. Merce rara e ambita sulla terraferma, che a Bakaresh pagano profumatamente. Ci posso fare una cresta mostruosa. E a dire la verità ci siete anche voi. Appena si saprà della vostra fuga, chissà quanto varranno le vostre teste per le Lacrime Rosse..."
Lo sguardo del pirata si sposta sul figlio. Il messaggio è chiaramente rivolto a lui: "Ho avuto una gran soffiata. Tra un paio di giorni incroceremo la rotta di un mercantile di Salamanca di ritorno dalle piantagioni di Darien, a cui sottrarre il prezioso carico prima di fare rotta verso il continente."
I due si guardano in silenzio, ma il resto è ben chiaro per il giovane coloviano: se sei dei nostri, bene. Se invece non sei d'accordo, fai in modo che i tuoi amici non interferiscano.