domenica 28 agosto 2011

252 - AL RIPARO

Le luci danzanti di Gimble svaniscono proprio quando i nostri eroi raggiungono la base del faro, mentre Juan si fionda sulla porta strattonandola. Il rumore metallico della serratura non lascia dubbi.
"E' chiusa! Copritemi, proverò a scassinarla!"
In un batter d'occhio il coloviano inizia ad armeggiare aiutandosi con la bacchetta metallica trovata nelle segrete. Juan suda per la tensione nonostante la brezza marina.
I compagni si dispongono a semicerchio per proteggerlo, mentre i mostriciattoli si accalcano a centinaia. Tengono la posizione alla meglio, affidandosi soprattutto alla furia omicida di Hearst. Il guerriero rotea senza pietà l'ascia sui nemici, lasciandosi dietro una scia sanguigna, mentre l'arma affilata mutila orrendamente le creature farfuglianti.
Tuttavia la marea di quelle bestie è inarrestabile. Per tanti che ne muoiono, il doppio scavalcano i loro cadaveri.
"Juan! Non resisteremo per sempre!" urla Rune, mentre spezza il collo di una delle scimmie.
"Sto facendo del mio meglio... ma questa porta di mer... porca puttana!" Juan impreca sonoramente mentre dalle mani sudate gli scivola l'attrezzo metallico. Il coloviano s'affretta a recuperarlo per rimettersi all'opera.
"Juan! sbrigati... argh!" Hearst grida di dolore. Il guerriero, impegnato ad estrarre la lama da un cadavere aiutandosi col piede, non si era accorto di uno di quegli esseri alla sua destra, ora aggrappato al suo braccio con i denti affondati nel bicipite.
"Maledetto idiota!!!" sbraita Hearst, sebbene non si capisca se ce l'ha con l'avversario o con il coloviano. Il guerriero scuote il braccio contro la parete del faro, usandola per vedere il contenuto della testa del suo aggressore, mentre a calci tiene indietro le altre bestie che sopraggiungono.
Con un clangore secco, la serratura cede, strappando un grido d'esultanza a Juan. Il coloviano non perde un secondo per fiondarsi nel faro, seguito dai compagni che indietreggiano lentamente mantenendo l'orda a distanza.
L'ultimo ad entrare è Gilead, che dopo aver allontanato i nemici agitando una torcia accesa davanti a sé, si getta all'interno lasciando che Hearst chiuda la porta. Il guerriero vi si appoggia con tutto il suo peso, mentre i muscoli si gonfiano nell'immane sforzo di contrastare la spinta.
Grolac attira l'attenzione di Rune su un tavolo dall'aspetto solido in mezzo al pianterreno. I due si affrettano a portarlo fino all'entrata, incastrandolo sotto il chiavistello.
L'interno del faro non presenta piani intermedi, e dopo una prima rampa di scali in pietra, la risalita lungo le pareti interne è un'alternanza di passerelle di legno e scale a pioli che le collegano, fino alla botola che conduce alla sommità.
"Che diavolo sono quelle bestie?" chiede Hearst col fiatone, rosso di sangue dalla testa ai piedi.
"Credo che si chiamino gibberling... ne ho sentito parlare qualche volta..." risponde Gimble. "Quanto meno non sono non-morti, altrimenti Juan se la sarebbe già fatta sotto... ma... dov'è Juan?"
I compagni cercano il coloviano con lo sguardo, vedendolo già alla terza passerella, impegnato nella risalita del faro. Non-morti o no, meglio portarsi avanti.

domenica 21 agosto 2011

251 - L'ORDA

Gilead scalcia per far perdere la presa al piccolo umanoide. La creatura, una specie di scimmia dalla pelle grigiastra e pelosa e dalle orecchie appuntite, emette un grugnito stridulo cadendo a pochi passi di distanza. Il suo tentativo di rialzarsi viene stroncato da una freccia dell'elfo in mezzo agli occhi, scoccata con la grazia tipica dei Guardiani di Frontiera.
"Che diavolo...?" Grolac impreca sonoramente, indietreggiando spalla a spalla con gli avventurieri.
Il fruscio nel grano aumenta d'intensità, nell'oscurità si scorgono le spighe ondeggiare, spinte dai movimenti di centinaia di creature striscianti. Un farfugliare sommesso fatto di grugniti bassi si mischia al rumore della risacca.
"Quanti... quanti sono?" esclama Rune, nello stesso istante in cui uno di questi esseri balza nella sua direzione, emettendo il suo stridulo urlo di battaglia. Il monaco lo respinge assestandogli un pugno tra le fauci che non gli lascia scampo. Il corpo grigio senza vita del mostriciattolo ricade nel grano subito calpestato da nuovi assalitori. Per niente intimorite per la perdita di due dei loro, le bestie avanzano con le zanne sbavanti esposte e occhi famelici.
Sono dappertutto, sbucano da ogni dove, attaccano senza timore. Gli avventurieri respingono i loro attacchi, accerchiati, spalla a spalla. Juan colpisce rapido in supporto a Rune e Gilead, Isabel contiene gli assalti supportata da Grolac, mentre Gimble usa il sonno per addormentare avversari e ridurre l'impatto delle cariche. Hearst falcia nemici a decine senza pietà. Sebbene singolarmente queste creature non siano una minaccia per i nostri eroi, il loro numero è soverchiante.
"Non possiamo resistere! Sono troppi! Sono ovunque!" urla Gilead, mentre con il tacco dello stivale fracassa il volto di una scimmia ai suoi piedi.
Hearst bestemmia incessantemente mentre spicca del teste dei pelosi primati, lordo di sangue dalla testa ai piedi. Il guerriero con un urlo bestiale carica la moltitudine davanti a sé, calpestandola, spingendola via.
"Rune!!! Non stare lì impalato come un imbecille! Dammi una mano!"
Nonostante i modi rudi di Hearst, il monaco ne capisce le intenzioni: "State pronti a correre, tenteremo di aprire la via! Cercate di contenere gli attacchi da dietro!"
Rune si alterna al guerriero caricando gli avversari in modo da aprirne le fila senza che abbiano il tempo di riorganizzarsi. L'oscurità, la paura, la tensione, le ferite, rendono tutto più difficile. Almeno per il buio però arriva provvidenziale l'aiuto di Gimble. Il bardo evoca le luci danzanti, che sortiscono anche un effetto inatteso: la luce sembra infastidire non poco i mostriciattoli, li confonde, ne rende goffi e incerti i movimenti.
"Ora!" urla lo gnomo, incitando i compagni. "Il mio incantesimo non durerà per sempre!"
La successiva carica di Hearst è devastante. La lama affilata dell'ascia del boia falcia le carni che si oppongono con la facilità di un coltello caldo nel burro. Rune segue il guerriero impedendo alle fila di richiudersi, facendo cenno ai compagni di seguirlo.
Superate le prime file dell'accerchiamento, la concentrazione di nemici si fa più rada, composta semmai di bestie ancora in movimento alla ricerca della preda.
I nostri eroi corrono, corrono verso il faro. La luce è la loro unica salvezza.

lunedì 15 agosto 2011

250 - UN FARO NELLA NOTTE

Gimble si gratta pensieroso la barba, mentre segue i compagni attraverso le immense distese di grano che li separano dal faro. Non riesce a togliersi dalla testa il messaggio che Juan ha mostrato. Che sia un nuovo inganno di Carnegie? O davvero qualcuno sta cercando di aiutarli? Ma chi?
"Elfo, questi campi sembrano non finire mai!" barbotta Grolac dalle retrovie, punzecchiando Gilead che fa strada. Il ranger non lo degna di risposta.
Gimble torna ai suoi pensieri e alle congetture che già da diverso tempo lo assillano. Il messaggio ne è una conferma. Diversi elementi sembrano confermare che attorno a loro sia tutto irreale, sebbene il paesaggio sia visivamente ineccepibile: non ci sono animali, tranne gli insetti, la brezza soffia sempre lontano, il grano è insapore - o almeno così il bardo interpreta le colorite affermazioni di Hearst a riguardo. Eppure c'è qualcosa di più, non si tratta di una semplice illusione. Benché Gimble si sforzi, non c'è modo di far breccia nel velo di finzione, anche avendo scoperto le sue incongruenze. Questo è il cardine della questione: se le incongruenze esistono nella realtà in cui si trovano e pur individuandole non è possibile miscredere il falso, è evidente che ciò che vivono è sì artefatto, ma pur sempre reale!
Le lamentele di Grolac distolgono nuovamente lo gnomo dalle sue elucubrazioni. Il nano comunque ha ragione. Camminano da diverso tempo, il sole s'è spostato dallo zenit, e il faro è ancora lontano a occidente. E' come se le distanze fossero dilatate.
Gilead incita i compagni a non perdersi d'animo e riprende la marcia nel grano.

L'ultimo spicchio infuocato di sole sparisce nell'orizzonte marino, lasciando nel cielo i riflessi rossi del tramonto. La brezza lontana aumenta d'intensità, portando con sé il freddo della sera. Ancora pochi minuti e l'oscurità divorerà tutto.
"Non manca molto ormai, forza!" esclama Gilead, esortando i compagni ad accelerare il passo. Il faro disterà pressappoco un miglio.
I nostri eroi marciano rapidi verso la meta, facendo frusciare le spighe di grano al loro passaggio. Lentamente il tramonto si spegne, lasciando che i contorni infuocati del faro, degli alberi, del grano si affievoliscano e si confondano nel crepuscolo.
Ma prima che il buio inghiotta tutto quanto, il faro s'illumina. Una fiamma s'accende misteriosamente sulla sua sommità, guida e riferimento di invisibili marinai e sperduti viandanti.
"Avete visto?" chiede inutilmente Rune, fermatosi come i compagni ad osservare sorpreso l'evento.
"Sssshhht!" lo zittisce Gilead. L'elfo tende le orecchie. "Sentite anche voi?"
Sotto la risacca, tra le pieghe del vento... si sente un fruscio nel grano... si sente qualcosa farfugliare...
Un brivido corre lungo la schiena degli avventurieri in ascolto. Il buio ha trasformato questo luogo dall'atmosfera calda e spensierata del giorno in un posto a dir poco lugubre.
"Andiamo!" dice deciso Gilead. "Dobbiamo raggiungere il faro il prima possibile, qui siamo troppo scoperti!"
L'elfo muove alcuni passi rapidi ma quasi subito urta qualcosa con la gamba. Si sente una specie di grugnito. Gilead balza all'indietro, mentre un piccolo essere peloso dai denti aguzzi salta fuori dal grano emettendo un urlo animalesco. La creatura si aggrappa alla gamba del ranger, affondando le sue fauci nelle carni.

mercoledì 10 agosto 2011

249 - IL MESSAGGIO

Juan si immerge nel calore del giorno, il suo sguardo si perde nella distesa di campi di grano che si estende a perdita d'occhio dinanzi a lui, intervallata solo qua e là da rocce affioranti dal terreno e alcuni alberi.
I compagni lo affiancano, uscendo assieme a lui dalla piccola costruzione rurale in cui erano sbucati, guardandosi attorno.
In lontananza si scorgono montagne lontane, tranne ad occidente, dove grazie al cielo terso si scorge all'orizzonte una scogliera, sovrastata da un faro.
Il sole al suo zenit riempie di placida tranquillità il paesaggio, una brezza isolata culla il grano a poca distanza, al ritmo della risacca del mare, in lontananza.
Hearst si lascia cadere seduto, Rune inspira profondamente, lasciando che i raggi gli scaldino la pelle. Tuttavia Gilead è inquieto.
"Elfo, cosa c'è che non va?"
Il ranger sa il fatto suo quando si tratta di spazi aperti: "E' strano... la risacca del mare giunge fin qua, ma la scogliera è molto lontana... e il vento... guardate, soffia sempre *poco più in là* rispetto a noi."
I compagni guardano perplessi Gilead, ma non possono far altro che constatare che ha ragione.
"E c'è dell'altro: non notate questo strano silenzio? Non si sentono ne rumori, né odori oltre alla brezza marina. Niente cinguettii di uccelli, frinire di cicale, squittii di roditori. Niente vita."
Nel silenzio che segue le affermazioni dell'elfo, Juan afferra Isabel per un braccio, richiamandola in disparte. La sacerdotessa è sorpresa mentre il coloviano svolge davanti a lei il brandello di pergamena trovato nel pane, rivelandone il contenuto.
*La realtà è il riflesso dell'illusione*
Isabel osserva Juan con aria interrogativa, mentre il giovane si affretta a spiegare la provenienza del messaggio dal significato criptico.
"Perché non ce ne hai parlato prima?" chiede la chierica.
"Eravamo sotto gli occhi del quadro... di Carnegie..." Juan fa una pausa.
"Perché ne parli solo con me? Dovremmo condividerlo con gli altri..."
"No... cioè, non saprei... ne ho parlato con te perché il tuo credo è la conoscenza e potevi capirci qualcosa più di me. Quanto agli altri, preferirei dirlo solo a Gimble..."
"Perché solo lo gnomo? Non capisco..."
"Non so più di chi fidarmi... Hearst non è certo affidabile..."
Isabel fa una smorfia: "Chi meglio di me potrebbe dirlo. Tuttavia se non collaboriamo rischiamo di non uscirne vivi, è il caso di mettere da parte rancori e incomprensioni. E poi capisco Hearst, ma Rune e Gilead..."
"Il fatto è che loro sono così... così..."
Rigidi!
pensa Juan. Rigidi nel giudizio su Hearst, ancora più di quanto lo sia la stessa Isabel. Hanno una visione così lontana dalla sua, una visione del mondo dove è tutto bianco o nero, il bene è bene e il male è male. Juan si morde la lingua: "Lascia perdere Isabel, hai ragione. Facciamo come dici tu."