giovedì 29 gennaio 2009

68 - ARRUOLATI!

La curiosità spinge i nostri eroi ad allungare la strada per la fortezza del Governatore, passando vicino alle caserme dove sta avvenendo il reclutamento per Pinàr del Rio.
Dinanzi ai cancelli in ferro battuto alcune guardie centellinano il passaggio di un nutrito gruppo di aspiranti mercenari, un nugolo eterogeneo di persone di diversa estrazione, dal disperato alla caccia di denaro "facile", al combattente di professione.
Mentre gli avventurieri fanno per proseguire il loro cammino, si sento chiamare a gran voce da qualcuno nei pressi della cancellata. Girandosi, vedono avanzare attraverso la coda in attesa un soldato, appena uscito dal cortile della caserma. L'uomo si sbraccia per salutarli, sorridendo.
"Edbuin!" esclama Rune, riconoscendo la guardia di Tavistock.
"Ragazzi! Che piacere rincontrarvi! Dovevo immaginare che vi avrei ritrovati qui all'arruolamento! Avventurieri come voi non si lasciano scappare certe occasioni! Io sono venuto da Tavistock per portare alcuni miei uomini al Capitano Meis in supporto per la missione, e stavo per far ritorno a casa!"
"Veramente Edbuin, non eravamo qua per arruolarci..." precisa Rune.
"...ma in effetti un incontro con il Capitano Meis potrebbe non essere una cattiva idea" interrompe astutamente Gilead. "Edbuin, puoi farci parlare con lui direttamente?"
"Ma certo! Il Capitano Meis sarà felice di incontrarvi, e soprattutto potrebbe affidarvi incarichi speciali nella missione a Pinàr: sono pagati molto bene, e vi consiglio di ascoltare ciò che il Capitano avrà da dirvi e rifletterci bene, prima di continuare per la vostra strada!" esclama ammiccante Edbuin.

L'ambiente scuro del piccolo edificio secondario della caserma, una costruzione squadrata di pietra chiara, contribuisce a resistere al caldo opprimente della tarda mattinata di Salamanca.
Vincent Meis squadra attento gli avventurieri, mentre in sottofondo Edbuin ne tesse le lodi per l'aiuto portato a Tavistock. Lo sguardo fermo del Capitano denota intelligenza e esperienza nel suo lavoro. Ascolta attento. Il suo bicchiere di succo di frutti esotici è ancora intatto, a differenza di quello degli altri.
"Ciò che dice Edbuin conferma solamente ciò che avevo già sentito sul vostro conto" dice Meis "e non posso negare che gente come voi mi farebbe comodo in questa missione. Ma lasciatemi spiegare..."
Il Capitano si alza in piedi mentre racconta il retroscena degli eventi. Pinàr del Rio è una delle uniche due colonie indipendenti delle Isole, insieme a Hay-Quesada. La sua posizione la rende l'ultimo avamposto di civiltà prima delle terre inesplorate dell'isola di Alznar.
Negli ultimi tempi Pinàr ha subito alcune aggressioni da parte delle tribù di nativi che vivono nella foresta tropicale. Scaramucce a dire il vero, solo qualche spiacevole incontro tra alcune guardie e gli indigeni fuori dal centro abitato. Questo fatto non sembra riconducibile a nessun evento particolare, ed anzi, fino a poco tempo addietro i nativi non si erano mai spinti fuori dalla foresta.
Tuttavia la situazione si è fatta sempre più tesa, tanto che il Sindaco di Pinàr del Rio, Ronaldo Gutierrez, ha chiesto aiuto ai Governatori delle Isole Coloviane. E Salamanca è stata la prima a rispondere.
Per Salamanca aiutare Pinàr è un'astuta mossa politica, oltre che un dovere morale. Il Governatore Correia è ben consapevole che una potenziale alleanza con Gutierrez, e l'ingresso di Pinàr nel Governatorato di Salamanca, sarebbe un duro colpo al prestigio di Granada, oltre che un forte vantaggio geografico nelle rotte navali e nella lotta alla pirateria.
Pertanto Correia si è affrettato a fornire il suo appoggio al Sindaco, ma purtroppo i numeri della Guardia di Salamanca non sono sufficienti a far fronte anche a questa minaccia senza rinunciare al pattugliamento delle coste, alla sicurezza, alla lotta contro i pirati. Ecco il perché dell'arruolamento di mercenari.
"Questo è il quadro generale, ma accumulare soldati in difesa di Pinàr non risolverà il problema. Mi servono persone che Gutierrez possa utilizzare per risolvere alla radice il problema dei nativi, andando a fondo nella questione per far cessare gli attacchi una volta per tutte. Salamanca non vuole inutili stragi. Risolvere il problema senza spargimenti di sangue fa parte della linea di condotta di Salamanca e dei suoi militari... e cessare l'inimicizia con i nativi potrebbe essere ancora più vantaggioso."
Vincent Meis guarda gli avventurieri negli occhi: "Salamanca vi pagherà bene, il Governatore sa essere riconoscente con i suoi agenti migliori. Vi prego di rifletterci prima di prendere una decisione..."
I nostri eroi vengono lasciati soli con Edbuin mentre discutono sul da farsi, ma la decisione non tarda ad arrivare. Al ritorno di Meis, Gilead si fa avanti risoluto:
"Accettiamo!"

lunedì 26 gennaio 2009

67 - VOCI DI SALAMANCA

Quando Gimble rientra alla Stella del Sud, Hearst sta raccontando con entusiasmo le sue "avventure" della notte precedente ai compagni, i quali lo ascoltano assolutamente disinteressati.
Gimble sogghigna beffardo, e quando Hearst ha finito, gli comunica che tempo fa nei suoi viaggi venne a sapere di un bordello stregato, dove i frequentatori vi lasciano un pezzetto di anima ogni volta che vi si recano, fino a che incapaci di staccarsi dal loro spirito imprigionato nel luogo di piacere, vi restano vincolati come ombre di sé stessi.
Hearst lo guarda turbato, incapace di capire se si tratta di qualcosa di vero o meno. Gimble ride dentro di sé per lo scherzetto, anche se sperava in una reazione più plateale.
Il siparietto viene interrotto da Rune, che chiede allo gnomo: "Allora Gimble, che voci girano in città? Scoperto qualcosa?"
"Sì e no... per quanto riguarda mia sorella o Grolac, purtroppo no. Quel maledetto nano sembra scomparso nel nulla!" dice Gimble. "Ciò che invece è sulla bocca di tutti è l'arruolamento per Pinàr del Rio, per cui Salamanca cerca mercenari in supporto alla milizia cittadina. Sembra che il Sindaco di Pinàr abbia non pochi problemi con le tribù di nativi dell'Isola di Alznar. Ho sentito dire che pagano molto bene..."
Gimble prende fiato e ricomincia: "Poi... vediamo... beh, il licantropo, quello è un argomento consolidato, ho sentito qualcuno che si lamentava del fatto che il Capitano Meis non se ne stia occupando, ma di fatto non ci sono stati attacchi alla popolazione finora, e quindi la gente non se ne preoccupa molto... Infine ho chiesto un po' qua e là informazioni sull'abitante della torre di La Mayor, ma nessuno mi ha saputo dire granché, tranne un gentile mercante d'erbe che mi ha suggerito di chiedere al giardiniere del Governatore Correia, un arcanista stravagante di nome Ferendius."
"Mi dispiace che tu non abbia saputo nulla su tua sorella... non abbiamo indizi su dove cercarla, purtroppo" dice sincera Isabel.
La voce di Gimble trasmette rassegnazione: "Già... purtroppo..."
(Ill. Fallcrest, by Ralph Horsley)

venerdì 23 gennaio 2009

66 - OCCHI BLU

Gimble e Juan ordinano a Benito l'ennesimo bicchiere di rhum, con voce ormai impastata. Hearst li osserva: per quei due domattina prevede solo un gran mal di testa. Gli altri del gruppo sono rimasti per la notte da Larus, che ha offerto loro ospitalità.
Hearst non ha voglia di bere, e con la dannata storia del licantropo, non c'è nemmeno una fanciulla in taverna... meglio rivolgersi a Benito per sapere dove dedicarsi al proprio passatempo preferito.
L'oste sospira affranto quando Hearst gli pone la domanda: purtroppo la politica di Salamanca, ma soprattutto l'influenza del Monsignore, impediscono l'esercizio della prostituzione alla luce del sole. Tuttavia, Benito rivela con sorriso complice che conosce un posto dove Hearst può trovare ciò che cerca...

Gli stivali del guerriero sono gli unici rumori sul lastricato di questa zona di Salamanca. Durante il tragitto poche persone, uomini affrettati dal passo veloce, tesi, che come ombre senza volto si dirigono veloci verso una non meglio precisata meta.
Hearst si ferma davanti all'unica porta con il lumicino acceso di tutta la via. Bussa. Dopo pochi istanti uno spioncino si apre, e due occhi blu intensi squadrano il guerriero: "Non ti conosco. Vattene."
"Aspetta, mi manda Benito. Busso alla porta della 'Casa che non c'è'..." ribatte Hearst.
Gli occhi lo osservano ancora per alcuni lunghissimi istanti. Poi lo spioncino si chiude.
Il rumore del chiavistello dall'altro lato della porta ne anticipa l'apertura, ed Hearst entra.
"Benvenuto" dice la ragazza dai bellissimi occhi, elargendo un generoso quanto malizioso sorriso. "Benvenuto alla Casa che non c'è."
La "Casa che non c'è" è sicuramente il nome più indicato per un luogo che non dovrebbe esistere. L'atrio è arredato con classe, con poltrone riccamente ricamate e paraventi. Due scale laterali salgono al piano superiore. Attraverso una pesante tenda a sipario rossa si intravede un salone, dove, in questo bordello di alta classe, mercanti facoltosi, borghesi arricchiti e piccola nobiltà si intrattengono con ragazze magnifiche. Molti degli uomini indossano maschere ricamate e impreziosite da gioielli per nascondere la loro identità.
"Io sono Occhi Blu."
Hearst non se l'era dimenticata, anzi. Non poteva fare a meno di desiderare il suo sorriso, il suo sguardo, i suoi capelli biondi, i suoi movimenti. Il suo profumo lo inebriava confondendolo, lasciandolo in balia del suo fascino femminile.
"Io... desidero passare la notte con te..." dice quasi impacciato Hearst. Occhi Blu abbassa lo sguardo come lusingata. Ma la ragazza sa come giocare.
"Signore" dice con voce acuta e sensuale, "io non mi concedo a tutti, e non è un fatto di denaro. Solo chi è nei miei favori e nei favori della nostra matrona può avermi. Ma vi prego seguitemi nel salone, dove potrete conoscere altrettante belle fanciulle. Desiderate una maschera?"
Hearst acquista una maschera ricamata per una moneta d'oro, ma poi entra senza indossarla.

Il salone è intriso dei profumi intesi che si sprigionano dai ceri che regalano una luce soffusa all'ambiente. Queste fragranze si mescolano in scie inebrianti al passaggio di affascinanti ragazze, che con sguardi languidi osservano il corpo muscoloso di Hearst, fingendo poi l'indifferenza di chi vuol essere conquistata.
Drappi di seta di Sihja tinti di rosso e porpora pendono dal soffitto lungo le pareti, e sul pavimento sono sparsi petali di rosa. Grandi divani sono dislocati nel salone e vicino ad un camino spento giace una cassetta con un'ampia scelta di tabacchi.
Hearst si avvicina ad una sensuale fanciulla dagli occhi verdi e dai capelli raccolti, che lasciano intravedere la sua schiena perfetta. Il suo nome è Gemma, conosce la magia e la usa per estendere il piacere dei suoi amanti. Le parole sussurrate della giovane accendono i sensi di Hearst, che non esita a concedersi una notte d'amore al piano di sopra.
Per la ragguardevole somma di venticinque monete d'oro.

mercoledì 21 gennaio 2009

65 - UNA SCELTA SOFFERTA

Qualche avventore comincia ad arrivare alla Stella del Sud, mentre il cielo accenna una sfumatura di rosso ed il sole si appresta a tramontare.
Gli avventurieri sono lì, in silenzio. Juan stancamente appoggiato al bancone, Hearst che cammina avanti e indietro per il salone, gli altri seduti ad un tavolo. Si è già discusso molto, senza trovare una soluzione condivisa. Nessuno ha ancora le idee chiare.
Gilead, Rune e Isabel sarebbero portati a riconsegnare la Reliquia a Larus, mentre Juan e Hearst preferirebbero ridarla alla Chiesa, principalmente per evitare di mettersi contro l'istituzione ecclesiastica. Gimble invece non ha ancora un parere definitivo.
E' proprio lo gnomo a suggerire quindi di andare ancora una volta da Larus, questa volta per chiarire gli ultimi dubbi.

Davanti alla porta della casa di ospitalità diversi indigenti attendono di entrare per la cena. Persone umili, sporche, malate. Il solito inserviente li accompagna al piano superiore, dove incontrano Larus.
Isabel racconta in tutta franchezza quelle che sono state le argomentazioni del Monsignore al suo modo di agire, e la visione del bene della Chiesa. Quando la sacerdotessa termina il lungo monologo, Larus sorride.
"Sorella, ti capisco. Il Monsignore parla di cose giustissime, ma sono pur sempre parole, solo parole. Io voglio solo farvi vedere la realtà. Guardate quegli uomini fuori dalla mia porta: sono malati, senza famiglia, storpi, rifiutati dalla società. Molti non sono in grado di procurarsi da vivere lavorando. E per i restanti, chi offrirebbe loro un lavoro? Nessuno, perché nessuno li vuole, nessuno li accetta. Ecco perché li aiuto, nel mio piccolo, con le mie poche risorse. A questa gente poco importa di elevarsi alla salvezza, poco importa di pensare al grande e benevolo disegno della Chiesa, al loro posto nel mondo, al bene comune, se il giorno seguente non ha un piatto di zuppa con cui riempire la pancia! Questo è il loro bisogno primario e solo aiutandoli in questo si può dar loro la forza di continuare a vivere!"
Anche Isabel sorride: "Sì Larus, sono d'accordo con te."

Nella piccola sala che Larus ha messo a disposizione dei nostri eroi per consultarsi, ha luogo una animata discussione sul destino della Reliquia. Gimble, ago della bilancia, è intenzionato a tener fede al patto con Larus.
Non tutti gli avventurieri la pensano allo stesso modo, ma alla fine concordano di andare a maggioranza. Tuttavia Hearst e Juan comunicano ai compagni che è loro intenzione rendere nota la scelta del gruppo al Monsignore.

Hearst e Juan fanno il loro ingresso nell'ufficio del Monsignore, proprio mentre i compagni consegnano a Larus la Reliquia ricevendo in cambio la Borsa del Guaritore Incantata, come pattuito.
Il Monsignore ascolta in silenzio ciò che i due hanno da dire, poi risponde con freddezza: "Prendo atto di ciò che il vostro gruppo ha deciso. E' nelle vostre facoltà. Ma ora andate: non abbiamo più nulla da dirci."
Don Manuel, rimasto sulla porta, fa cenno di seguirlo, e accompagna gli avventurieri all'uscita.

giovedì 15 gennaio 2009

64 - ISABEL

I pensieri si agitavano confusi nella testa di Isabel. Per lei la decisione aveva un risvolto molto più importante che per chiunque altro. Isabel è una sacerdotessa, un'esponente della Chiesa: andare contro l'istituzione a cui appartiene può avere gravi conseguenze sul suo ruolo all'interno della stessa.
Scegliere è sempre difficile. Scegliere tra bene e male spesso è molto meno semplice di ciò che sembra. Spesso si è costretti a scegliere il male minore. Ma esiste una scelta giusta quando ci si trova a scegliere tra bene e bene?
Il pensiero della Chiesa guida il popolo dell'Impero da secoli. E' solido, certo, giusto. Non c'è ragione di metterlo in discussione. Isabel lo sa bene. Isabel da sempre cerca punti di riferimento chiari, e finora l'unica risposta limpida a questa sua ricerca è venuta dalla Chiesa.
La Chiesa le ha insegnato molto, tutto. Le ha dato la possibilità di sapere e conoscere, durante i suoi studi al Tempio di Erevos di Cedria nella marca di Telenia, vicino alla Biblioteca degli Attimi Arcaici. Le ha permesso di essere ordinata Contemplatrice del Santo della Conoscenza. Le ha dato certezze, senza chiedere nulla in cambio, senza tradirla mai.
Ma se la ragione non lascia dubbi, il cuore sembra essere lì apposta a contraddirla.
Isabel in fondo crede in ciò che fa Larus, i suoi viaggi verso le Isole le hanno insegnato a stare a contatto con la gente, con il popolo, a capire le sue necessità. Senza filosofie, senza teologie, solo con la cruda realtà.
Isabel vorrebbe non dover scegliere. Ancora una volta il sapere, emblema del suo Santo protettore, non le basta, non le dà certezze. Deve crescere ancora, ha ancora molto da imparare.
Ma se questa convinzione la sprona a continuare, allo stesso tempo ancora una volta si trova a dubitare dei suoi punti fermi, della sua morale, delle sue convinzioni...

mercoledì 14 gennaio 2009

63 - IL BENE MIGLIORE

"Continuo a non capire perché Larus non ci abbia spiegato tutto fin dall'inizio..." sussurra risentito Hearst, scuotendo la testa.
La Stella del Sud è tranquilla nel primo pomeriggio, mentre i raggi di sole che filtrano dalle imposte giocano con la polvere nel salone.
Gilead si avvicina: "Non voglio giustificare Larus, ma rifletti: la prova del cofanetto a cui ci ha sottoposto era per testare la nostra fedeltà ad un accordo. Larus aveva bisogno di gente che aiutasse Grey senza fare troppe domande, quanto meno in un primo tempo. Probabilmente anche lui era incerto su come le cose si sarebbero evolute. Aveva bisogno di mercenari, ma se avessimo saputo quali erano i poteri della Reliquia, come poteva Larus essere certo che non l'avremmo rivenduta o portata con noi? I motivi che hanno spinto Larus e Grey a nasconderci tutta la verità sono parecchi e non del tutto ingiustificati, e non mi sento di biasimarli oltremodo."
"E' vero" ribatte Hearst "anch'io penso che Grey e Larus siano brave persone, ma comunque sono indeciso."
Isabel interviene nella discussione: "Credo che l'unico modo di chiarirci le idee sia di andare a parlare con l'altro attore di questa vicenda... il Monsignore."

Don Manuel Candela bussa alla porta del Monsignore, e la apre delicatamente. Il suono dolce di un mandolino proveniente dall'interno dello studio dell'ecclesiastico si interrompe bruscamente.
"Monsignore, ci sono visite per voi."
Hearst, Isabel, Gilead e Gimble entrano nella stanza, mentre il Monsignore li accoglie sorridente: "Bentornati miei cari, spero portiate buone nuove!"
Nessuno risponde. "Cosa succede, figlioli? Cosa vi turba?"
Isabel è la prima a parlare. L'inquietudine per questa scelta è duplice per la sacerdotessa: "Larus ci ha istruito sui poteri della Reliquia, e su quello che è il suo utilizzo da parte sua. Perchè voi, o meglio, la Chiesa, non lasciate che egli operi come ha fatto finora? Capisco che il suo destino era di essere un dono per la Basilica di Salamanca, ma perché ostinarsi ad ottenere la Reliquia per la venerazione?"
Il Monsignore congiunge le mani, rispondendo placido e sicuro di sé: "Sorella, ti sei mai chiesta chi è Larus per arrogarsi il diritto di fare tutto ciò?"
Isabel ribatte: "Larus non ha titoli, ma è comprovato che fa del bene..."
"Non basta fare del *bene*, Sorella" la interrompe il Monsignore. "Larus agisce al di fuori del sistema ecclesiastico credendo di poter salvare il mondo da solo, di poter aiutare tutti da solo con la sua casa di accoglienza... ma basta tutto ciò secondo te?"
Il Monsignore si schiarisce la voce, emettendo un rumore simile ad un borbottio provocato dalla vibrazione delle guance grasse.
"La Chiesa, l'Ordine costituito, si prefiggono obiettivi di ben più ampio respiro, agendo di concerto all'interno dell'istituzione ecclesiastica per massimizzare i risultati dei singoli sforzi. Questo è il disegno di Dio, quello di andare oltre il bisogno primario per ottenere il bene superiore. Spesso il singolo può non essere d'accordo con la visione della Chiesa, ma è qui che la Fede entra in gioco: la Chiesa serve appunto come guida laddove gli occhi del singolo non vedono il fine ultimo."
Isabel interviene sul monologo di Monsignor Rodrigo: "Scusate l'impertinenza, capisco l'importanza di queste filosofie, ma allora vi chiedo di guidarmi nella pratica."
Il Monsignore continua, come non fosse mai stato interrotto: "La Reliquia è un dono per tutti e la sua venerazione da parte dei fedeli porta a benefici indiretti. Innanzitutto, rafforza lo spirito e la fede del popolo, allontanandolo dal Peccato e avvicinandolo alla beatitudine. Secondariamente, e in maniera decisamente più venale, la Chiesa potrà beneficiare di un aumento delle offerte grazie alla presenza dell'oggetto di culto."
"Aaaah... mi pareva!" sussurra Gimble, senza essere udito.
"Sorella, ti pare che la Chiesa abbia mai abbandonato gli indigenti? L'incremento di entrate verrà utilizzato per opere pie che andranno ben oltre la casa di accoglienza di Larus! Capisci, Larus fa del bene egoista, si arroga il diritto di decidere come farlo, convinto che la sua visione delle cose sia l'unica e la migliore! E non solo... egli sfama i poveri, ed è cosa buona, ma fa forse qualcosa per risollevarli spiritualmente? No! Essi si accalcano tutti i giorni dinanzi alla sua porta sapendo di ricevere il loro pasto, quasi fosse cosa dovuta! La povertà di molti non è più lo stimolo per elevarsi da quella condizione, ma l'attesa accidiosa del giorno dopo! Quante fattorie attorno a Salamanca cercano braccianti, eppure nessuno di loro vi si reca per lavorare! E Larus è complice di tutto questo... Ricordate l'insegnamento della Chiesa: essere poveri non significa Santità, il denaro non è un demonio! Il denaro è un mezzo per elevarsi verso la salvezza, a patto di non cadere nel Peccato dell'Avarizia! Mi raccomando Sorella, non fermarti mai alle considerazioni primarie, cerca di guardare lontano, verso Dio. Cerca di vedere, di raggiungere, di ottenere, il Bene Migliore."

venerdì 9 gennaio 2009

62 - IL POTERE DELLA RELIQUIA

La mattina di Salamanca è piena di vita: la frenetica attività dei mercanti, i profumi delle distillerie, le bancarelle e i negozi nelle vie centrali.
Hearst, Gimble e Isabel si dirigono verso la casa di Larus de Warance, mentre i compagni li attenderanno alla taverna "Stella del Sud".
La via lastricata dove vive Larus è molto meno trafficata delle vie principali, ma altrettanto caratteristica con il suo inerpicarsi curvo sulla collina di Salamanca.
Quando gli avventurieri bussano alla porta vengono accolti dal solito inserviente, che li conduce al salotto al primo piano.
Quando Larus vede entrare i nostri eroi, il suo volto si illumina: "Bentornati! Sono veramente lieto di rivedervi!", ma subito si rabbuia, notando l'assenza di Grey.
"Per favore, ditemi, è successo qualcosa di grave a Grey? Come mai non è con voi?"
Gli avventurieri spiegano a Larus per filo e per segno gli avvenimenti alle Isole Blu, del combattimento con Sharuk, della sua fuga e dell'intenzione di Grey di inseguirlo.
"Noi ci siamo fidati di te, mentre tu dopo aver messo alla prova la nostra fiducia, ci hai preso in giro con tutta la storia del voto di non violenza di Grey... perché?" chiede Hearst.
Larus tace per lunghissimi istanti. "Come Grey vi avrà già spiegato, la sua spada è la nemesi di Sharuk, ma allo stesso tempo egli può percepirla. Era necessario che qualcuno lo scortasse senza sapere che poteva affidarsi alle abilità di un potente paladino. Scegliere voi è stata una sua idea, sapendo ciò che avevate fatto a Tavistock per il Sindaco. Non so altro..."
"Sembra che non ci sia altro da sapere su questa questione, anche se tu e Grey non siete stati così convincenti... ma siamo gente di mondo, lasciamo correre. Piuttosto, abbiamo la Reliquia..." taglia corto Gimble.
"Questa è un'ottima notizia! Ero sicuro che ce l'avreste fatta!" esclama Larus.
"... ma non è qui e non te la daremo per il momento." continua lo gnomo.
Larus guarda sorpreso e dispiaciuto gli avventurieri: "Ma... perché?"
Isabel interviene risoluta: "Perché la Reliquia appartiene alla Chiesa, lo sai bene, e il Monsignore la reclama! Perché vuoi a tutti i costi la Reliquia? A cosa ti serve? Conosci i suoi poteri? Perché è in tuo possesso? Larus, io ritengo te e Grey brave persone, noi ci siamo fidati di te. Ma ora dobbiamo prendere una decisione, e ci serve chiarezza da parte tua."
Larus risponde sicuro delle sue ragioni: "E' vero, il Monsignore ha molto insistito perché donassi la Reliquia alla Chiesa per l'adorazione da parte dei fedeli, ma ho rifiutato. Dovete sapere che Grey aveva già la Reliquia quando lo conobbi, e fu grazie a Grey che capii il significato del Credo dell'Umile. Non so perché fosse in suo possesso. Quando Grey ed io arrivammo sulle Isole Coloviane ci accorgemmo di quanta gente era bisognosa di aiuto, nonostante le promesse di ricchezza di queste terre. Decisi quindi di impegnare tutti i miei averi nella costruzione di questo edificio per sfamare i poveri e gli afflitti. La Reliquia ha un ruolo importantissimo in tutto ciò: ha il potere di creare il cibo. Il mio denaro da solo non basta, e ormai me ne resta poco. La casa di ospitalità non ha entrate. Ecco perché non voglio restituire la Reliquia alla Chiesa: perché la renderebbe inutile per la preghiera dei fedeli, mentre qui non verrà adorata, ma il Beato Berdingal sarà sicuramente felice di sapere che grazie a lui possiamo sfamare le bocche dei bisognosi. Io non vivo nel lusso come il Monsignore, non voglio gloria, non voglio fama , né potere, né schiere di fedeli, né riconoscimenti dal clero. Io aiuto gli altri, senza pretese, con i mezzi che il Signore mi ha dato. Tutto qui. Per questo vi chiedo di riflettere bene su ciò che farete: siete certi di voler ridare l'oggetto sacro alla Chiesa sapendo che qui c'è chi ne ha davvero bisogno?"

lunedì 5 gennaio 2009

61 - LA TORRE E IL MAIALETTO

Il caldo rovente del mattino accompagna i nostri eroi lungo la strada in terra battuta che costeggia La Mayor. E' stata decisione comune quella di non fermarsi nella cittadina, per evitare di dare nell'occhio: la Reliquia è troppo importante e viene prima del resto.
La Mayor è un luogo che, nonostante appartenga al Governatorato di Salamanca, sembra essere un posto isolato dal resto del mondo. Gli scambi con la capitale sono molto scarsi, sicuramente inferiori a quelle che Salamanca ha con Tavistock, complice la posizione sfavorevole ai commerci.
Ma alla popolazione di La Mayor sembra stare bene così. Vita semplice, pesca e pochi problemi.
La compagnia raggiunge un incrocio a nord della cittadina: un sentiero si diparte dalla via principale, verso ovest. Una folata di vento caldo solleva la terra rossastra e secca dalla strada.
"Guardate là" dice Gimble indicando in fondo al sentiero. Due filari di alberi accompagnano lo sguardo fino ad una torre tozza che, solitaria, si erge in modo discreto, anonima, senza certamente dare l'impressione di dominare La Mayor.
Poco distante sulla strada principale, un contadino sta lavorando il piccolo orto della sua fattoria.
"Saluti, buon uomo" dice Gilead avvicinandosi. Il contadino smette di lavorare tergendosi il sudore della fronte, e guarda l'elfo ricambiando il saluto con un cenno del capo.
"Messere, sareste così gentile da dirmi cos'è quel torrione laggiù in fondo al sentiero?"
Il contadino scrolla le spalle: "Boh, Signore, non so dirti molto... come di sicuro gli altri qui a La Mayor. Si dice che il torrione è di un mago, un tipo strano che non si vede quasi mai qui attorno. Io non l'ho mai visto. Forse solo il sindaco sa qualcosa di più, ma io non gliel'ho mai chiesto."
Gimble richiama Gilead: "Non perdiamo altro tempo, andiamo. Meglio lasciar perdere e non fare domande strane in giro, per ora."

Gli avventurieri arrivano ai piedi della collina di Salamanca con il calar della sera. Affrontare la salita adesso significherebbe probabilmente non entrare in città, considerata la consueta lunga fila di mercanti ferma ai controlli della guardia cittadina. I nostri eroi concordano che la soluzione migliore è rifocillarsi e riposare alla locanda "Piè della Collina".
La locanda è un edificio grande, pensato per accogliere il gran numero di mercanti di passaggio. All'interno sono disponibili pagliericci nel salone centrale e camere private al piano superiore. Un grosso bancone si affaccia sul prato esterno, dove sono disposti una gran quantità di tavoli e panche all'aperto, sovrastati da gazebo di iuta per riparare gli avventori dal sole o dalla pioggia. Attorno ai tavoli sono disposte molte torce, ora accese per illuminare la buia notte tropicale in arrivo.
Hearst si avvicina seguito dagli altri al padrone della locanda.
"Buonasera oste, vorremo alcune stanze per la notte e una cena sostanziosa!" "Non abbiamo più stanze, solo pagliericci" risponde l'oste.
"Ma io ho chiesto delle stanze! Anche solo una, comune, ma..."
L'oste interrompe Hearst rispondendo con garbo, ma evidentemente seccato: "Signore, mi dispiace moltissimo di non potervi offrire il meglio della mia ospitalità, ma tant'è, dovrete accontentarvi. E per la cena non esitate a rivolgervi al banco!"
Lo sguardo degli avventurieri si posa sconsolato sulla ressa di persone che si accalca sul banco in attesa della cena. Quando un maialetto viene tolto dallo spiedo (subito sostituito con il porcello successivo da cuocere), gli avventori si accalcano per avere il loro pezzo, urlando e spintonandosi.
Hearst, o meglio il suo stomaco, non crede di poter resistere a tutto ciò. Il guerriero si avvicina spingendo e facendosi largo tra la folla fino al banco, tra le proteste dei mercanti attorno a lui.
"Quanto costa la cena?" dice Hearst, attirando l'attenzione di una pasciuta cameriera.
L'inserviente risponde sgarbata: "Sono due monete d'argento al pezzo... come dici? Vuoi tutto il maiale?! Ti costerà due monete d'oro! Ma devi comunque aspettare il tuo turno, il prossimo maialetto è già di questi signori..."
"Te lo pago cinque monete d'oro, ma non voglio aspettare di più! Il prossimo maialetto è mio!" urla Hearst. La frase del guerriero solleva le proteste dei mercanti in attesa: "Aspetta il tuo turno!", "Ma chi ti credi di essere!", "Ehi! Io il mio maiale l'ho già pagato e non voglio aspettare!"
L'oste si affretta dietro il banco in aiuto all'inserviente: "Calmi, calmi! Che succede?! Aaahh... il signore offre cinque monete d'oro per il prossimo maialetto?!"
"Già ma il prossimo è nostro! L'abbiamo già pagato!" urla irritato un mercante.
L'oste lo guarda e ribatte avidamente: "Sì sì, mercante, ma come m'insegnano quelli come te, io scelgo il mio miglior guadagno. Non sono mica qui a far beneficenza! Se il signore mi paga meglio di voi, il porcello è suo! E se qualcuno lo vuole, offra di più!"
Quando il maialetto ben abbrustolito viene tolto dallo spiedo e consegnato a Hearst su un vassoio metallico, si leva un rassegnato mormorio di protesta e sguardi torvi di mercanti infuriati si posano su di lui e sui compagni.
Quando il guerriero si avvicina al gruppo, Isabel lo riprende: "Hearst, dobbiamo stare attenti, non era il caso di ostentare così la tua ricchezza solo per cenare un po' prima."
Hearst la guarda, e con innocente naturalezza risponde: "Avevo fame..."